p. Giovanni Nicoli – Commento al Vangelo del 27 Ottobre 2019

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Gesรน parla e forse noi non riusciamo a identificarci con nulla di quello che dice. Dice questa parabola per coloro che avevano โ€œlโ€™intima presunzione di essere giustiโ€, cosa che noi in apparenza non facciamo, forse nellโ€™intimo lo sappiamo, ma non si puรฒ nรฉ dire nรฉ manifestare. Gesรน parla per coloro che disprezzavano gli altri e forse qui ci ritroviamo di piรน e meglio. Il nostro bisogno di disprezzare gli altri per non rispondere di noi stessi, sembra oramai il meccanismo di difesa maggiormente diffuso nelle nostre societร . รˆ un meccanismo di difesa che, come tale, serve per difenderci ed ha anche una certa efficacia, ma lascia dietro di sรฉ campi di morti e di stragi, prima personali perchรฉ siamo noi ad essere distrutti da questa modalitร  di fare e poi sociali perchรฉ sembra proprio che nulla vada bene e che nulla possa andare bene. Tale meccanismo di difesa รจ lโ€™omicida di ogni possibilitร  di speranza e dunque di futuro. Gesรน parla a gente che va al tempio a pregare, parla per noi che preghiamo, con questo marasma nel cuore, per potere confermare questo loro/nostro modo di essere e di fare.

Lui vuole portarci oltre il tempio, oltre la preghiera. Ci chiede coraggio per lasciarci condurre per mano in quel nostro essere โ€œintimamente presuntuosiโ€. Gesรน vuole scavalcare le convenzioni sociali, vuole portarci oltre, vuole portarci in quello spazio di libertร  che ancora parla alla nostra umanitร . Non gli interessa il nostro salvare le apparenze fedeli alle leggi con una pletora di avvocati alle spalle, che ci difendono dalla nostra ferocia economica che in nome di bilanci sempre piรน feroci passano sopra le persone schiacciandole con la legge dellโ€™offerta e della richiesta di mercato, prendendo ogni scusa per potere guadagnare di piรน uccidendo gente che si guadagna da vivere col proprio lavoro, scacciandoli da quel luogo che รจ per loro vita. Siamo feroci nella nostra falsitร  e deboli nella nostra codardia che non ci porta mai a ribellarci a questa vita che diventa unโ€™arena dove ciรฒ che รจ importante รจ che tu ammazzi lโ€™altro per salvare te. Gesรน ci vuole portare lรฌ dentro, dentro a questa nostra intimitร  piรน o meno velata, piรน o meno nascosta. Entrare lรฌ significa accettare di incontrare il nostro umano. Non ci interessa criticare le apparenze salvate dal fariseo e quelle triturate dal pubblicano, ci interessa comprendere il nostro bisogno di essere farisei e pubblicani con noi stessi, ancor prima che con gli altri. Scendere nel nostro spazio intimo per ritornare a guardare in faccia alle nostre presunzioni che avvelenano tutto, compresa la nostra preghiera. Preghiamo ma ci manca lโ€™aria. Gesรน lรฌ ci vuole portare perchรฉ possiamo cogliere come il non sapere piรน ascoltare sia un livello di inquinamento talmente alto dellโ€™aria, che ci asfissia, rendendoci incapaci di respirare. Questa mancanza di aria ci porta a cercare aria fritta, che slava le apparenze, dove noi emergiamo giusti.

โ€œO Signore, ti ringrazio perchรฉ non sono come gli altri uominiโ€: qui sta la radice di ogni imbroglio sociale e personale, politico ed ecclesiale. Non lo diciamo questo, ma lo preghiamo. Non lo sbandieriamo ma lo pensiamo e ne siamo intimamente convinti. E perdiamo il coraggio di guardarci allo specchio, perdiamo la speranza di potere ritornare ancora a guardarci in faccia; di guardare negli occhi il fratello con cui parliamo. Cosรฌ la preghiera, quella vera, non รจ salire al tempio o andare in chiesa, la preghiera vera รจ scendere nellโ€™intimo nostro selvaggio dove la nostra disumanitร  alberga, vive e si sviluppa. Scendere, guardare e rimboccarsi le maniche, questa รจ preghiera vera, intima, relazionale di amore con me prima e col prossimo poi.

Non importano i digiuni, le preghiere, le tasse pagate anche per gli altri, se disprezziamo il fratello come espressione del disprezzo della nostra intimitร . Il disprezzo nientifica, รจ annientamento di noi prima e del nostro fratello poi. รจ uccisione, la nientificazione, di ogni capacitร  di amare. Di conseguenza nientifichiamo ogni possibilitร  di essere figli e di essere fratelli.

Ne consegue che pregare, caro fariseo che presumi di essere tutto, caro pubblicano che credi di non essere nulla, รจ opporsi con tutto noi stessi alla tentazione di rendere il fratello un niente piegato ai miei bisogni di potere; di ritenere lโ€™altro un effetto negativo collaterale per potere salvare, ci dicono cosa che poi non risulta mai vera, lโ€™economia di unโ€™azienda. Cogliere il nostro bisogno di nientificazione di noi stessi come del prossimo, significa cogliere il nostro bisogno di mettere la legge al di sopra dellโ€™incontro, gli idoli economici al di sopra della compassione. Fare tutto giusto come faceva il fariseo, non vedendo lโ€™uomo, atteggiamento tipico di ogni religione senza fede, รจ il vecchio modo di agire di ogni mancanza di amore: รจ un fare perfetto che diventa semplicemente incarnazione del nostro giudizio. Cosรฌ nientificando il fratello, nientifichiamo noi stessi liberandoci dalla chiamata della Buona Notizia al fatto che prima di tutto viene la relazione, viene lโ€™ascolto, viene lโ€™accoglienza dentro di noi dellโ€™altro, viene il fare nostro il prossimo, viene la misericordia, viene il fratello. Se non capiamo questo la nostra preghiera e la nostra religione nientificante ci porterร  ad essere ladri dellโ€™identitร  di Dio: tu Dio sei lโ€™Io Sono, io fariseo nientificante sono lโ€™io non sono come gli altri. il mio dio รจ il dio del niente fatto a immagine e somiglianza delle mie perversioni. Cosรฌ noi rubiamo a Dio ciรฒ che รจ solo dono, pensiamo di guadagnarci la vita e di avere diritto alla ricompensa, rubando ciรฒ che invece รจ dono che chiede solo di essere accolto, senza alcun merito. E pensiamo di giustificare il nostro latrocinio con la preghiera. Preghiera che diventa adulterio perchรฉ la mia preghiera giustifica il mio agire che รจ tentativo di pagare lโ€™amore, convinti come siamo che il cuore di Dio si possa prostituire al miglior offerente.

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Entriamo nel nostro intimo, preghiamo, senza timore di incontrare il nostro fariseismo come il nostro essere pubblicani pieni di errori e di fragilitร . La Buona Notizia ci verrร  incontro come dono di liberazione e invito a ritornare alla vita, quella vera. Cosรฌ ritorneremo a pregare nel tempio della vita celebrando lโ€™eucaristia della condivisione. Liberi dal doverci nientificare uccidendo ogni nostra umanitร , ritorneremo ad amare cioรจ a pregare, a pregare cioรจ ad amare, liberi dal bisogno di presumerci giusti, nientificatori di ogni umanitร .

Commento a cura di p. Giovanni Nicoli.

Fonte – Scuola Apostolica Sacro Cuore

LEGGI IL BRANO DEL VANGELO DI OGGI

Letture della
XXX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO โ€“ ANNO C

Prima Lettura

La preghiera del povero attraversa le nubi

Dal libro del Sirร cide
Sir 35,15b-17.20-22a

ย 
Il Signore รจ giudice
e per lui non cโ€™รจ preferenza di persone.
ย 
Non รจ parziale a danno del povero
e ascolta la preghiera dellโ€™oppresso.
Non trascura la supplica dellโ€™orfano,
nรฉ la vedova, quando si sfoga nel lamento.
Chi la soccorre รจ accolto con benevolenza,
la sua preghiera arriva fino alle nubi.
ย 
La preghiera del povero attraversa le nubi
nรฉ si quieta finchรฉ non sia arrivata;
non desiste finchรฉ lโ€™Altissimo non sia intervenuto
e abbia reso soddisfazione ai giusti e ristabilito lโ€™equitร .

Parola di Dio

Salmo Responsoriale

Dal Sal 33 (34)
R. Il povero grida e il Signore lo ascolta.

Benedirรฒ il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
Io mi glorio nel Signore:
i poveri ascoltino e si rallegrino. R.
ย 
Il volto del Signore contro i malfattori,
per eliminarne dalla terra il ricordo.
Gridano e il Signore li ascolta,
li libera da tutte le loro angosce. R.
ย 
Il Signore รจ vicino a chi ha il cuore spezzato,
egli salva gli spiriti affranti.
Il Signore riscatta la vita dei suoi servi;
non sarร  condannato chi in lui si rifugia. R.

Seconda Lettura

Mi resta soltanto la corona di giustizia.

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo a Timรฒteo
2 Tm 4,6-8.16-18

ย 
Figlio mio, io sto giร  per essere versato in offerta ed รจ giunto il momento che io lasci questa vita. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta soltanto la corona di giustizia che il Signore, il giudice giusto, mi consegnerร  in quel giorno; non solo a me, ma anche a tutti coloro che hanno atteso con amore la sua manifestazione.
ย 
Nella mia prima difesa in tribunale nessuno mi ha assistito; tutti mi hanno abbandonato. Nei loro confronti, non se ne tenga conto. Il Signore perรฒ mi รจ stato vicino e mi ha dato forza, perchรฉ io potessi portare a compimento lโ€™annuncio del Vangelo e tutte le genti lo ascoltassero: e cosรฌ fui liberato dalla bocca del leone.
ย 
Il Signore mi libererร  da ogni male e mi porterร  in salvo nei cieli, nel suo regno; a lui la gloria nei secoli dei secoli. Amen.

Parola di Dio

Vangelo

Il pubblicano tornรฒ a casa giustificato, a differenza del fariseo.

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 18,9-14

ย 
In quel tempo, Gesรน disse ancora questa parabola per alcuni che avevano lโ€™intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri:
ย 
ยซDue uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e lโ€™altro pubblicano.
ย 
Il fariseo, stando in piedi, pregava cosรฌ tra sรฉ: โ€œO Dio, ti ringrazio perchรฉ non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adรนlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedoโ€.
ย 
Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: โ€œO Dio, abbi pietร  di me peccatoreโ€.
ย 
Io vi dico: questi, a differenza dellโ€™altro, tornรฒ a casa sua giustificato, perchรฉ chiunque si esalta sarร  umiliato, chi invece si umilia sarร  esaltatoยป.

Parola del Signore

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