Il commento alle letture di domenica 6 OTTOBRE 2019 a cura di Carlo Miglietta, biblista; il suo sito รจ “Buona Bibbia a tutti“.
SERVI INUTILI O SERVI COCCOLATI?
Da: C. MIGLIETTA, LโINGIUSTIZIA DI DIO e altre anomalie del suo Amoreโฆ, Gribaudi, Milano, 2013
In Luca ci sono due parabole sul rapporto tra padrone e servi che sono tra loro contraddittorie. La prima in genere ci lascia sconcertati: โChi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirร quando rientra dal campo: <<Vieni subito e mettiti a tavola?>>. Non gli dirร piuttosto: <<Preparami da mangiare, rimboccati la veste e servimi, finchรฉ io abbia mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai anche tu>>? Si riterrร obbligato verso il suo servo, perchรฉ ha eseguito gli ordini ricevuti? Cosรฌ anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi รจ stato ordinato, dite: <<Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare>>โ (Lc 17,7-10).
E i diritti dei lavoratori?
Ci sono parecchie obiezioni da muovere a questo ragionamento. La prima รจ che lโatteggiamento del padrone sembra perlomeno โantisindacaleโ: dopo una giornata di lavoro, per di piรน duro come quello di arare o di portare le greggi al pascolo, il diritto alla โpausa mensaโ appare proprio sacrosanto.
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Secondo: il padrone tratta i servi davvero… da schiavi, mentre ogni buona logica di gestione del personale ormai ci sottolinea come sia bene avere rapporti cordiali con i dipendenti, cercando di metterli il piรน possibile a loro agio, anche ai fini di una migliore produttivitร .
Terzo: non si valorizzano certo le risorse umane se, invece di far partecipi i lavoratori del โPiano Aziendaleโ, li si obbliga a definirsi โinutiliโ: altro che implementare la loro autostima!
โLa parabola, per quanto teologicamente ineccepibile, lascia unโimpressione amara, quasi che Dio si comporti con lโuomo da padrone o tratti la creatura prediletta da schiavo. Lโautore รจ cosciente di tale pericolo ed evita per questo di nominarlo direttamente. Ad ogni modo il paragone a cui ricorre รจ del tutto infelice, non quadra con nessuna delle precedenti immagini con cui si รจ sforzato di presentare o di delineare i rapporti e i comportamenti di Dio con lโuomo. Egli รจ lโamico che si puรฒ disturbare a tutte le ore, anche di notte[1], il buon pastore[2], il padre del figliol prodigo[3], ecc…. Il discorso, applicato alla lettera, diventa insostenibile, paradossale. Eโ difficile supporre che lโuomo che ha assolto i suoi compiti davanti a Dio non abbia raggiunto maggior vicinanza e amicizia con lui. Si puรฒ tuttโal piรน concludere che ciรฒ non sia dovuto in termini contrattuali, a rigore di giustizia, ma per graziaโ (O. da Spinetoli[4]).
Anche Papa Francesco ha di recente sottolineato che nella Chiesa tutti siamo utili: โNessuno รจ inutile nella Chiesa e se qualcuno a volte dice ad un altro: <<Vai a casa, tu sei inutile>>, questo non รจ vero, perchรฉ nessuno รจ inutile nella Chiesa, tutti siamo necessari per costruire questo Tempio che รจ la Chiesa […]. Nessuno รจ anonimo: tutti formiamo e costruiamo la Chiesa. Questo ci invita anche a riflettere sul fatto che se manca il mattone della nostra vita cristiana, manca qualcosa alla bellezza della Chiesa.โ[5].
La gratuitร della salvezza
Il brano รจ allora certamente un richiamo forte allโumiltร , alla modestia, al nascondimento. Ma รจ anche sottolineatura, ancora una volta, della gratuitร della salvezza, che giunge non per le nostre opere, ma solo per la grazia di Dio. Ciรฒ che ciascuno fa nel Regno di Dio non ci permette di accampare diritti o privilegi, รจ solo risposta al โcomandoโ (Lc 17,10) di Dio, al suo disegno di salvezza, per cui Dio ci riempie del suo amore e vuole che ne trabocchiamo ai fratelli, portando frutti di operositร e di bene.
La traduzione: โSiamo servi inutiliโ non รจ esatta: โachrรจioiโ non significa che essi non hanno nessuna importanza, ma che sono โsenza utileโ (โa-chrรจiosโ), cioรจ senza guadagno, gratuiti. โSignifica che non facciamo il nostro lavoro per guadagno o per utile, ma per dovere e gratuitamente: semplicemente perchรฉ siamo suoi e apparteniamo a lui […]. Il ministero apostolico รจ di sua natura gratuito, perchรฉ rivela la fonte da cui scaturisce: <<Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date>> (Mt 10,8). Per Paolo la ricompensa piรน alta รจ predicare gratuitamente il Vangelo[6]. Lโapostolo รจ associato al ministero di grazia e di misericordia del suo Signore per il mondo. Origine del suo servizio รจ la fede, come esperienza personale di colui che lo ha amato e ha dato se stesso per lui[7]. Per questo, a differenza del fratello maggiore, non รจ piรน nella logica del dare/avere, ma in quella del dono gratuito […]. Non si tratta di doverismo o di interesse: lโamore sperimentato lo rende libero di servire come il suo Signoreโ (S. Fausti[8]).
Questa parabola esprime quindi in modo al solito paradossale la nostra totale dipendenza dallโiniziativa divina.
Un Dio che si fa Servo
Ma il rapporto tra Dio e noi รจ delineato da unโaltra parabola, apparentemente antitetica alla prima: โSiate simili a coloro che aspettano il padrone quando torna dalle nozze, per aprirgli subito, appena arriva e bussa. Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverร ancora svegli; in veritร vi dico, si cingerร le sue vesti, li farร mettere a tavola e passerร a servirliโ (Lc 12,36-37).
Qui invece stupisce lโeccessiva bontร del padrone. Egli รจ lo sposo che torna dalle nozze. Ci si aspetterebbe che venga trattato con ogni riguardo: รจ il festeggiato, a lui vanno tutte le attenzioni e gli onori. Invece questo padrone-sposo si mette a fare il servo e, dismesso lโabito nuziale e indossata la divisa del lavoratore, serve a tavola i suoi dipendenti.
Non รจ casuale che il padrone sia โlo Sposoโ: la nuzialitร รจ una delle metafore preferite dalla Scrittura per esprimere lโamore di Dio per il suo popolo e per ogni singolo uomo. Solo un Dio amante puรฒ rifiutare il dovuto servizio degli uomini e farsi โServoโ.
Eโ un comportamento sconcertante, sbalorditivo, che ci viene spontaneo rifiutare per la sua grandezza: come fa Pietro, quando Gesรน, nellโultima cena, โsi alzรฒ da tavola, depose le vesti e, preso un asciugatoio, se lo cinse attorno alla vita. Poi versรฒ dell’acqua nel catino e cominciรฒ a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugatoio di cui si era cintoโ (Gv 13,4-5). Il lavare i piedi al padrone era riservato a uno schiavo pagano[9]: era un gesto di tale abbassamento che, ci dice il Midrash[10], non poteva essere richiesto nemmeno a uno schiavo ebreo. Oppure era un gesto di immenso amore: poteva essere praticato dalla moglie nei confronti del marito o anche dalle figlie verso il loro padre. In unโopera giudaica alessandrina si racconta che Asenath, promessa sposa a Giuseppe, figlio di Giacobbe, e che diventerร la madre di Efraim e di Manasse[11], si offre di lavare i piedi del futuro marito: ma Giuseppe si rifiuta che la sua donna faccia un gesto da schiava. Allora Asenath ribatte dolcemente: โI tuoi piedi sono i miei piedi […]. Nessun altro laverร i tuoi piediโ. Lavare i piedi, infine, poteva essere un segno di profonda devozione, e talora con questo segno i discepoli omaggiavano il loro Maestro o Rabbi.
La lavanda dei piedi avveniva quando si entrava in casa, non durante il pasto. E il rituale della cena pasquale non prevede nessuna lavanda dei piedi, ma solo il lavarsi delle mani dopo il rito della seconda coppa. Gesรน quindi compie un gesto irrituale e inaspettato, che scatena la reazione di Pietro, che allibito dichiara: โNon mi laverai mai i piedi!โ (Gv 13,8).
Qui abbiamo non solo un gesto esemplare del servizio che i credenti dovranno vivere come dimensione fondamentale della loro Fede: โVi ho dato infatti l’esempio, perchรฉ come ho fatto io, facciate anche voiโ (Gv 13,15). Qui abbiamo unโimmensa rivelazione teologica: โDopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amรฒ sino alla fineโ (Gv 13,1): Dio ama i suoi โeรฌs tรจlosโ, โsino alla fineโ. Come dice Giovanni Crisostomo, โsino alla fineโ ha valenza temporale, indicando che tutta la vita di Gesรน fu amore, ma anche significato quantitativo: โNessuno ha un amore piรน grande di questo: dare la vita per i propri amiciโ (Gv 15,3). Gesรน ci rivela quindi che Dio รจ amore totale.
I Musulmani chiamano Dio con novantanove nomi, che corrispondono a definizioni bellissime che troviamo anche nellโAntico Testamento: il Misericordioso, il Pietoso, il Santo, la Pace, il Custode, il Potente, il Creatore, il Perdonatore, il Munifico, il Sostentatore, il Sublime, il Generoso, il Perfetto, il Dolcissimo […]. Nelle confraternite mistiche islamiche si dice che il centesimo Nome di Dio sarร noto solo agli eletti[12]. In Gesรน si rivela questo Nome che riempie e compie tutti gli altri: โDio รจ Amoreโ (1 Gv 4,8). โDio si rivela in quello che costituisce lโaspetto piรน profondo della sua divinitร e manifesta la sua gloria, proprio facendosi nostro servitore, lavando i piedi alle sue creatureโ (H. U. Von Balthasar[13]). โDio non รจ il sommo padrone che possiede tutto. Dio รจ il piรน grande povero che non possiede nulla… Ha donato tutto eternamente e non puรฒ donare di piรน, perchรฉ questo dono lo costituisce nel suo essere persona fondato unicamente sulla caritร โ (M. Zundel[14]).
Un Dio โcapovoltoโ
La rivelazione dellโepisodio della lavanda dei piedi รจ anche cristologica: โCristo Gesรน, pur essendo di natura divina […], spogliรฒ se stesso, assumendo la condizione di servoโ (Fil 2,5-8). Fece โkรจnosisโ, svuotamento, rinuncia totale: โIo sto in mezzo a voi come colui che serveโ (Lc 22,27). Maggioni afferma che la lavanda dei piedi non รจ semplicemente lโicona del servizio, ma quella del โDio capovoltoโ, che non vuole essere servito ma che nel Figlio si fa Servo. โGesรน apre gli apostoli a riconoscere che la suprema dedizione di Dio agli uomini non deve essere cercata in una vittoria conseguita nella soppressione dei nemici e nellโaffermazione di sรฉ, come essi continuano ad aspettarsi fino allโultimo momento, ma in quella vittoria della caritร che consiste nel portare fino alle estreme conseguenze il dono di sรฉ anche di fronte al rifiuto dellโaltro […]. Qualsiasi altra rappresentazione non testimonierebbe il Padre, perchรฉ ciรฒ che definisce nel piรน profondo la sua identitร di <<fons et origo totius divinitatis>> รจ lโessere pura, gratuita, incondizionata oblazione di sรฉโ (A. Bozzolo[15]).
Lasciamoci pervadere dallโemozione con cui Romano il Melode, diacono siriano del VI secolo, canta la lavanda dei piedi: โPietro trattenne lโUnigenito quando questi si presentava per la lavanda dei piedi e disse: <<Signore! Signore! No, non mi laverai i piedi>>. Il catino era a terra giร riempito: il Salvatore stava in piedi, il Redentore portava intorno ai fianchi il telo, come uno schiavo. Le schiere degli angeli guardavano dallโalto del cielo e gettarono grida di stupore, invece lo spudorato (Giuda) non ne fu commosso, al contrario si voltรฒ contro di lui! Inibiti da timore, gli spiriti di fuoco stupivano quando i loro cori invisibili vedevano lโincomprensibile che si piegava spontaneamente a servire il fango (cioรจ lโuomo plasmato dalla polvere del suolo). Gabriele diceva in apprensione: <<Angeli santi, compagni miei, guardate, stupitevi! Pietro tende il piede e Colui che รจ nato da un seno verginale lo prende e lo lava. E non lava soltanto Pietro, ma con lui anche Giuda. Guardate la grande benevolenza del Creatore ed il contegno del Plasmatore nei confronti delle proprie creature. Essi siedono a tavola ed egli sta in piedi; essi si lasciano nutrire ed egli li serve; si lasciano lavare ed egli li asciuga. Ed i piedi fatti di polvere non restano dissolti tra le mani di fuoco!>>โ[16].
- [1] Lc 11,5
- [2] Lc 15,3-7
- [3] Lc 15,11-32
- [4] Da Spinetoli O., Luca, Cittadella, Assisi, 1994, pg. 542-543
- [5] Papa Francesco, Udienza generale del mercoledรฌ, 26 Giugno 2013, www.zenit.org
- [6] 1 Cor 9,18
- [7] Gal 2,20
- [8] Fausti S., Una comunitร legge il Vangelo di Luca, Dehoniane, Bologna, 2011, pg. 589-590
- [9] 1 Sam 25,41
- [10] Mekilta su Es 21,2
- [11] Gen 41,45.50-52; 46,20
- [12] La lavanda dei piedi, Parrocchia di Cristo Re, www.parrocchiacristore.com/…/Lezione%205(2)%20Giov%20cap%2
- [13] Von Balthasar H. U., Teologia di tre giorni, Queriniana, Brescia, 1995, pg. 23
- [14] Zundel M., Stupore e povertร , Messaggero, Padova, 1991
- [15] Bozzolo A., La Voce del Popolo, 11 aprile 2004, pg. 4
- [16] Romano il Melode, Kontakia, Cittร Nuova, Roma, 2007
