don Antonello Iapicca – Commento al Vangelo del 27 Settembre 2019

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LA FEDE DELLA COMUNITA’ CRISTIANA NELLA QUALE DIO COMPIE LA VOCAZIONE DI CIASCUNO

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Per parlarci delle cose serie e decisive per la nostra vita, il Signore ci conduce oggi ad aprire gli occhi sulla Chiesa, sulla comunitร  cristiana concreta nella quale siamo chiamati, il luogo solitario senza il quale non esiste relazione con Lui. Per ascoltare la sua voce e non indurire il cuore, abbiamo bisogno di un luogo separato dal mondo ateo e pagano (anche nel senso di una certa religiositร  fai da te, orientaleggiante, gnostica e del tutto irrilevante per lโ€™anima; come lo รจ quella dellโ€™impegno sociale e civile, che, tra il plauso mondano, sposta di un millimetro le sorti dellโ€™umanitร  ma incastra lโ€™anima nel risentimento e nel giudizio). In esso, infatti, รจ lโ€™uomo che fa domande a Dio, mentre nella Chiesa รจ Gesรน che fa domande allโ€™uomo. A cominciare dalla prima, fondamentale: โ€œDove sei?โ€, per passare a quella del brano di oggi: โ€œvoi, chi dite che io sia?โ€, sino allโ€™ultima, decisiva: โ€œmi ami tu piรน di costoro?โ€. La preghiera, che significa liturgia, ascolto e sacramenti uniti alla vita cristiana, celebra Dio, e non lโ€™uomo. Eโ€™ Cristo al centro, non il nostro io. Per questo non si puรฒ avere una relazione con Dio e con il suo Figlio senza una comunitร  nella quale lโ€™io รจ continuamente chiamato a decentrarsi, a lasciare la cattedra riservata a Dio per sedersi al suo posti, lโ€™ultimo. Anche quando preghiamo nella nostra stanza, lo facciamo insieme alla comunitร  cristiana; le fughe intimistiche alienano e spingono verso lโ€™eresia, che รจ lโ€™assolutizzazione soggettiva di un aspetto della fede, quello piรน consono alla propria sensibilitร  e piรน legato alla propria storia, sempre a scapito dellโ€™insieme e della comunione. Eโ€™ quando, illudendomi di indossare il vestito della fede, mi chiudo per chiedere a Dio di compiere la mia volontร , senza tenere conto della sua, che, proprio perchรฉ abbraccia tutti nella stessa salvezza, รจ lโ€™unica buona anche per me. Per questo oggi il Signore, ci chiede: โ€œMa voi, chi dite che io sia?โ€, e quel โ€œmaโ€œ รจ una sforbiciata che taglia di netto ogni compromesso tra il pensiero mondano e quello di Dio.

โ€œMa voiโ€, che ho convocato e chiamato per nome per ascoltare la mia Parola in unโ€™assemblea dove vi ho unito a me; โ€œma voiโ€ che nella comunitร  cristiana vi nutrite del compimento della mia Parola che sono i sacramenti; โ€œma voiโ€ che siete una comunione di โ€œtuโ€ che si amano, si perdonano, portano i pesi e i peccati degli altri; โ€œma voiโ€ che non pensate secondo il mondo, che cosa pensate e testimoniate di me? Attenzione fratelli, perchรฉ non ci sono risposte soggettive; esiste solo una risposta esatta, quella detta da Pietro a nome della comunitร : โ€œTu sei il Cristo di Dioโ€. Tranquilli, non vi scandalizzate, non si tratta di omologazione; questa รจ tipica del mondo nel quale proprio la presunta autodeterminazione รจ la cifra tragica dellโ€™omologazione: chi ha tagliato con Dio, infatti, puรฒ pensare, dire e fare solo una cosa, peccare, come tutti gli altri. Nella Chiesa, invece, i peccati che omologano i fratelli sono perdonati, e ciascuno รจ riconsegnato alla sua identitร  autentica e irriducibile, libero per amare; e quando si ama, nessuna parola e nessun gesto รจ uguale allโ€™altro, perchรฉ lโ€™amore รจ creativo per raggiungere e donarsi allโ€™altro nella sua originalitร , proprio come Cristo ha fatto con ciascuno di noi, amandoci cosรฌ come siamo, peccatori e traditori.

Nella comunitร  cristiana infatti, come Adamo, possiamo scoprire โ€œdove siamoโ€ ogni giorno, in famiglia, al lavoro, con gli amici; forse lontani da Cristo perchรฉ lo abbiamo tradito nei fratelli. E contemporaneamente, sperimentare che Dio non ci ha condannato, ma ha inviato il suo Cristo (unto) per salvarci. Sperimentare cioรจ quello che per la sapienza del mondo รจ stolto e per quella religiosa รจ scandaloso: la necessitร  ineludibile della sofferenza, del rifiuto e della morte di Gesรน. Per te e per me. Per noi, che, avendo rifiutato Dio, soffriamo immensamente nel rifiutarci lโ€™un lโ€™altro, morendo nei peccati. Dio doveva scendere nel nostro rifiuto, come profetizzato nella figura di Giuseppe, il figlio di Giacobbe. Leggete la sua storia (dal capitolo 37 al capitolo 48 della Genesi), vi aiuterร  a comprendere il mistero di Gesรน; soprattutto lโ€™ultima parte (Gen 45,1-15), che possiamo leggere in filigrana nellโ€™episodio del Vangelo di oggi : โ€œAllora Giuseppe non potรฉ piรน contenersi dinanzi ai circostanti e gridรฒ: ยซ Fate uscire tutti dalla mia presenza! ยป. Cosรฌ non restรฒ nessuno presso di lui, mentre Giuseppe si faceva conoscere ai suoi fratelli. Ma diede in un grido di pianto e tutti gli Egiziani lo sentirono e la cosa fu risaputa nella casa del faraone. Giuseppe disse ai fratelli: ยซ Io sono Giuseppe! Vive ancora mio padre? ยป.

Ma i suoi fratelli non potevano rispondergli, perchรฉ atterriti dalla sua presenza. Allora Giuseppe disse ai fratelli: ยซ Avvicinatevi a me! ยป. Si avvicinarono e disse a loro: ยซ Io sono Giuseppe, il vostro fratello, che voi avete venduto per l’Egitto. Ma ora non vi rattristate e non vi crucciate per avermi venduto quaggiรน, perchรฉ Dio mi ha mandato qui prima di voi per conservarvi in vita. Perchรฉ giร  da due anni vi รจ la carestia nel paese e ancora per cinque anni non vi sarร  nรฉ aratura nรฉ mietitura. Dio mi ha mandato qui prima di voi, per assicurare a voi la sopravvivenza nel paese e per salvare in voi la vita di molta gente. Dunque non siete stati voi a mandarmi qui, ma Dio ed Egli mi ha stabilito padre per il faraone, signore su tutta la sua casa e governatore di tutto il paese d’Egittoโ€. I paralleli sono evidenti: la comunitร  dei fratelli di Giuseppe, come la comunitร  degli apostoli; entrambe hanno tradito, per cui la domanda di Gesรน suona cosรฌ: โ€œma voiโ€, che siete la comunitร  che mi ha tradito, che cosa dite di me? Pietro e la Chiesa non possono dire nulla di diverso da quello che avrebbero detto i fratelli di Giuseppe: โ€œsei il Cristoโ€ perchรฉ ti abbiamo visto nella cisterna e poi portato via verso lโ€™Egitto, e ora ti vediamo governatore di tutto lโ€™Egitto. Ti abbiamo visto soffrire a causa dei nostri rifiuti, quando abbiamo tradito moglie e marito, figli e amici crocifiggendoti in loro, e ora ti vediamo risorto e vivo accoglierci e perdonarci, senza altra condizione che quella di accogliere il tuo amore. Giuseppe scaccia tutti per restare solo con i fratelli, come Gesรน con gli apostoli e le nostre comunitร . Giuseppe grida, come anche Gesรน secondo il testo originale.

Ci sgrida intimandoci di non dire nulla su di Lui finchรฉ il suo Mistero Pasquale non si faccia carne in noi e nella nostra comunitร  non appaiano i segno della fede, lโ€™amore e lโ€™unitร . Altrimenti lโ€™annuncio del Vangelo sarebbe preda dello scandalo e dellโ€™incredulitร  per causa nostra. Ed รจ proprio quello che accade nella Messa: ascoltiamo la Parola di Dio e la predicazione che suscita in noi la fede che professiamo recitando il Credo. Ma qui, รจ come se Gesรน ci sgridasse per indirci ad accogliere il Mistero Pasquale che realizza la Parola ascoltata compiendosi sullโ€™altare eucaristico. Cosรฌ la fede, che รจ la conoscenza intima del Signore, si realizza nella liturgia della Chiesa, come profetizzato nellโ€™incontro intimo tra Giuseppe e i suoi fratelli: รจ solo nel cuore della comunitร  cristiana, infatti, che possiamo sperimentare la necessitร  dellโ€™amore di Dio che, nel sacrificio di Cristo, ci scagiona da ogni peccato. Eโ€™ folle, assurdo, impensabile; atterrisce, come accade ai fratelli di Giuseppe. Ma Gesรน รจ questo amore fatto carne da mangiare, capace di saziare i suoi fratelli, e in loro, ogni uomo di ogni generazione.

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Gesรน doveva soffrire molto, essere rifiutato e morire perchรฉ solo cosรฌ avrebbe potuto strappare i suoi fratelli alla condanna che gravava sulla loro vita. Coraggio, avviciniamoci a Cristo allora, senza paura e senza crucci: โ€œnon siamo stati noi a consegnare Cristo alla morteโ€, ma รจ stata la volontร  dโ€™amore di Dio che ha portato Gesรน nel paese della morte per essere costituito Signore sui peccati e sulla morte. Ciรฒ non significa che tu ed io non abbiamo peccato, ma che lโ€™amore di Dio ha trattato da peccato suo Figlio al posto nostro, per giustificarci e donarci una vita nuova. La comunitร  che lo sperimenta puรฒ professare e testimoniare, con Pietro, che Gesรน รจ davvero il Cristo di Dio, lโ€™inviato nella morte per strappare al peccato ogni figlio di Adamo.

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