Fabio Quadrini – Commento al Vangelo di domenica 22 Settembre 2019

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Con Scaltrezza

Nella prima lettura che abbiamo ascoltato la settimana scorsa, il Signore si rivolgeva a Mosรจ dicendo: โ€œโ€ฆecco, รจ un popolo dalla dura cervรฌceโ€ (Es 32, 9).

Insistendo questโ€™oggi a narrare unโ€™altra parabola, dopo lโ€™abbuffata del capitolo precedente (Lc 15, 1-32), si diverte lo scrittore ad immaginare che Gesรน, dinanzi ai suoi discepoli, pensava la stessa cosa che Adonai manifestรฒ a Mosรจ, ma con molta delicatezza, al contrario dellโ€™episodio veterotestamentario, avrร  tenuto a freno la propria delusione, non esplicitando la sua amarezza, ma continuando a prodigare pazientemente il suo insegnamento con un ulteriore racconto.

Tuttavia, la supposta tenerezza con cui Gesรน accoglieva il lento comprendonio dei suoi discepoli (noi compresi), sembra non impedirgli di essere duro nei contenuti. Forse dovremmo essere piรน docili nel compatire Pietro e compagni, quando rimanevano abbacinati dinanzi alle parole di Cristo.

Oppure: era proprio Gesรน che voleva, in questo modo, farla pagare loro, almeno un poโ€™, per lโ€™indomabile cocciutaggine? Avremo forse interpretato male lโ€™intenzione con cui Gesรน cambiรฒ il nome di Simone in โ€œKรจfaโ€?

Al di lร  delle goffe suggestioni dello scrittore (che confidiamo possano suscitare anche il sorriso del Signore), la Parola di Dio di questa domenica non รจ di immediata percezione, e data la difficoltร  e la profonditร  del testo evangelico che la Liturgia ci presenta, rimettiamo alle omelie dei sacerdoti lโ€™adeguata spiegazione di senso e contenuto, e alla meditazione del lettore lโ€™ispirazione piรน opportuna.

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Sia questo scritto, come sempre, lโ€™umile offerta di una tenue scintilla.

Vero รจ, tuttavia, che per quanto aspre fossero le parole di Gesรน, almeno i discepoli potevano ottenere qualsiasi chiarimento direttamente dalla Fonte. Noi, invece, dobbiamo accontentarci del germoglio del nostro raccoglimento, o del pollone omiletico che gemma dalla meditazione del celebrante.

Eppure anche ciascuno di noi, come i discepoli, puรฒ ricevere direttamente dal Cristo la luce della Parola: guardiamo le Sue mani e i Suoi piedi (cfr. Lc 24, 39) e la nostra mente si aprirร  allโ€™intelligenza delle Scritture (cfr. Lc 24, 45).

Che lo Spirito Santo renda buono il senso di chi scrive e governi lโ€™intelletto di chi legge.

La parola su cui vogliamo porre lโ€™attenzione questa settimana รจ un avverbio: con-SCALTREZZA (il greco usato al versetto 8 รจ โ€œfronรฌmosโ€).

(A titolo di nota, troviamo โ€œfronรฌmosโ€ anche come aggettivo comparativo sempre nel versetto 8 โ€“ โ€œpiรน scaltri [fronimรฒteroi] dei figli della luceโ€, e lo troviamo con la stessa radice nel verbo nel versetto 13 โ€“ โ€œdisprezzerร  [katafronรจsei] lโ€™altroโ€)

Usualmente, o per lo meno รจ cosรฌ per lo scrivente, โ€œscaltrezzaโ€ rimanda a cineree eccezioni, dando a questa caratteristica tinte e sfumature connesse ad una astuzia maliziosa. Certamente tale nota grigiastra non รจ del tutto sconsiderata: nel passo evangelico odierno questa peculiaritร  viene proprio associata ad un soggetto โ€œdisonestoโ€.

Eppure, per la precisione, il lemma โ€œfronรฌmosโ€ indica โ€œassennato/saggio/prudenteโ€: un colore tuttโ€™altro che bigio.

Date queste puntualizzazioni, interessante รจ il percorso etimologico che parte da โ€œfronรฌmosโ€.

Allโ€™interno dellโ€™aggettivo-avverbio in questione pulsa il sostantivo โ€œfrรจnโ€ che in terza-quarta accezione si rende con โ€œsenno/intellettoโ€, ma il suo primo significato รจ โ€œdiaframmaโ€, e deriva da una radice lessicale che esprime il concetto del โ€œmuoversiโ€. E il moto proprio (respiratorio-addominale) del muscolo del diaframma si esercita con atti di โ€œchiusura/contrazioneโ€.

Dal sostantivo โ€œfrรจnโ€ si puรฒ facilmente individuare, con immediato intuito grazie alla fonetica, una parola italiana: โ€œfrenoโ€.

In tale nome ritroviamo compendiato tutto il percorso etimologico fin ora osservato: lโ€™atto del frenare concerne lโ€™alveo del moto; รจ un atto di โ€œchiusura/contrazioneโ€; inoltre รจ risaputo che chi adopera il freno รจ una persona che dosa bene il suo senno.

Tuttavia tra il greco โ€œfronรฌmos/frรจnโ€ e lโ€™italiano โ€œfreno (il)โ€ ci sono il sostantivo latino โ€œfrenumโ€ e il verbo corrispettivo โ€œfreno (as)โ€.

La curiositร  del latino รจ che ci rimanda al mondo equestre.

Entrambi i termini appena riferiti, infatti, hanno come senso primario quello di โ€œmettere le briglieโ€, e in ciรฒ si ritrovano perfettamente tutte le accezioni sin ora evidenziate; ma il verbo da cui โ€œfrenumโ€ e โ€œfreno (as)โ€ traggono radice รจ โ€œfrendoโ€ che precisamente vale โ€œdigrignare/stridere i dentiโ€, e per traslato โ€œfremere (solitamente) per rabbia o per minacciaโ€.

Il lettore si domanderร  come conciliare il โ€œdigrignare i dentiโ€ con tutto il costrutto fin ora esaminato.

Ma, non รจ forse vero che i denti digrignati sono sinonimo di assennatezza, poichรฉ imbrigliano, frenano, chiudono il moto di rabbia, impedendo alle fauci contratte di azzannare?

Completata tutta questa evoluzione linguistica, torniamo al Vangelo: lโ€™amministratore disonesto viene lodato dal โ€œpadroneโ€ (che in greco รจ โ€œkรนriosโ€, ovvero lโ€™ebraico โ€œAdonaiโ€, cioรจ โ€œil Signoreโ€).

รˆ lecito provare disorientamento al cospetto del fatto che il โ€œkรนriosโ€ abbia lodato la disonestร , ma il versetto 8 argomenta lโ€™approccio del padrone, manifestando che ciรฒ avviene in quanto lโ€™amministratore ha agito โ€œcon-scaltrezzaโ€. Quindi la lode non รจ connessa allโ€™attributo dellโ€™amministratore, ma a quello del suo agire.

(Riferiamo in questa sede, solo a titolo di nota, che in greco letteralmente non รจ โ€œamministratore disonestoโ€, ma โ€œtรฒn oikonรฒmon tรจs adikรฌasโ€ ovvero โ€œamministratore dellโ€™ingiustiziaโ€. Una mera sfumatura?)

Tutto quanto premesso, in quale situazione, dunque, riscontriamo la โ€œscaltrezza/assennatezzaโ€ (con tutto il senso che abbiamo sviscerato) in capo allโ€™amministratore disonesto?

Lo scrivente trae la sua risposta invocando un personale rigor di logica.

Se lโ€™amministratore avesse voluto reagire โ€œdissennatamenteโ€ al provvedimento del padrone, non avrebbe potuto annullare totalmente i crediti di questโ€™ultimo, facendolo rimanere senza titoli da incassare?

Inveceโ€ฆsi รจ โ€œfrenatoโ€.

Avrebbe potuto cancellare tutti e due i debiti, ma dinanzi al primo ha โ€œfrenatoโ€ la sua reazione al 50%, e giunto al cospetto del secondo ha ulteriormente โ€œfrenatoโ€ fino al 20%.

Ordunque, โ€œlโ€™amministratore dellโ€™ingiustiziaโ€ ha servito Dio o la ricchezza?

Per dare una risposta, facciamoci aiutare dal verbo โ€œservireโ€. Il termine greco, ripetuto due volte al versetto 13, รจ โ€œdoulรจueinโ€ con cui si intende precisamente โ€œservire/essere soggiogatoโ€. Tuttavia, se ben riflettiamo, il โ€œservireโ€ ha anche unโ€™altra accezione: se io โ€œservoโ€, non significa, forse, che โ€œsono utile/necessarioโ€?

Poniamo unโ€™altra precisazione: โ€œricchezzaโ€ (vv. 9, 11, 12, 13) รจ espressa con il termine greco (dallโ€™aramaico) โ€œmamonร โ€ che letteralmente vale โ€œdenaro/guadagnoโ€. Al versetto 1, nondimeno, si parla di un uomo โ€œriccoโ€, ma in questo caso il termine รจ โ€œploรนsiosโ€ che precisamente vale โ€œabbondanteโ€. Inoltre quellโ€™uomo รจ il โ€œpadroneโ€ cioรจ il โ€œkรนriosโ€.

Ora torniamo allโ€™ultima frase della pericope: โ€œNon potete servire Dio e la ricchezzaโ€. Letteralmente si potrebbe tradurre: โ€œNon potete essere soggiogati a Dio e al guadagnoโ€.

Ma Dio non โ€œsoggiogaโ€ mai alcuno: il โ€œservire a Dioโ€ vuol dire โ€œessere utiliโ€ al Suo progetto, alla Sua volontร .

Quindi il senso della frase sarebbe: โ€œNon potete mettere allo stesso livello Dio e il guadagno, perchรฉ lโ€™essere soggiogati รจ al guadagno, mentre a Dio รจ lโ€™essere utiliโ€.

Ebbene, detto tutto ciรฒ, se il padrone รจ un โ€œuomo che sta nellโ€™abbondanzaโ€ (v. 1), non significa che lโ€™amministrazione dei suoi beni รจ fruttuosa? Non significa che lโ€™amministratore รจ โ€œutileโ€ al โ€œkรนriosโ€?

La domanda a questo punto รจ la seguente: perchรฉ allora il padrone ha allontanato lโ€™amministratore dal suo ruolo se รจ โ€œutileโ€?

Non cadiamo nella scontata e banale risposta: perchรฉ lโ€™amministratore ha sperperato i beni del padrone. Riflettiamo bene: lโ€™amministratore รจ stato accusato (da chi?) di sperperare i beni del padrone, ma tale accusa รจ stata provata?

Tuttavia si dirร : ma se questa accusa era solo una voce (calunnia da invidia?), come mai il padrone ha estromesso decisamente lโ€™amministratore senza nemmeno appurare se la soffiata fosse vera?

La versione che lo scrivente propone รจ la seguente: forse il โ€œkรนriosโ€ voleva saggiare il valore (lโ€™amore?) del suo amministratore, mettendolo alla prova dinanzi alla sventura.

Essere โ€œutiliโ€ al โ€œkรนriosโ€ partecipando della sua abbondanza รจ facile; ma il padrone vuole vedere se lโ€™amministratore รจ โ€œutileโ€ a lui anche nella miseria, nella difficoltร .

Se il โ€œkรนriosโ€ permette la prova, scaturita addirittura da semplici (o false?) voci di accusa (vera e propria โ€œingiustiziaโ€ [adikรฌa]), รจ perchรฉ vuol saggiare se lโ€™amore a lui รจ interessato (โ€œguadagnoโ€ [mamonร ]) o devoto (โ€œabbondanteโ€ [ploรนsios]), poichรฉ se dinanzi alle prove ci si abbandona senza freno al giogo dellโ€™egoismo, non vi sarร  โ€œscaltrezzaโ€ da lodare.

(A titolo di nota: โ€œamministratore dellโ€™ingiustiziaโ€ non potrebbe intendere โ€œamministratore della circostanza ingiustaโ€?)

La โ€œscaltrezzaโ€ dellโ€™amministratore ha meritato la lode del โ€œkรนriosโ€ perchรฉ, dinanzi alla prova, ha โ€œfrenatoโ€ progressivamente la sua reazione, impedendo al suo egoismo di prendere il sopravvento.

Non รจ forse vero che il discepolo (servo) del (utile al) Signore รจ un pellegrino che continuamente si adopera a ravvedere, a โ€œfrenareโ€ il proprio โ€œegoโ€ al cospetto delle prove del mondo? Non รจ forse vero che โ€œessereโ€ discepolo del Signore รจ un continuo โ€œdiventare-assennati/utiliโ€ al cospetto di Dio?

Ecco, allora, che lโ€™amministratore era stato โ€œutileโ€ nellโ€™abbondanza, ma si รจ dimostrato abbondantemente โ€œutileโ€, quindi degno di lode, nella situazione della prova, poichรฉ ha saputo โ€œfrenarsiโ€ in occasione dellโ€™ingiustizia.

Come la parabola del โ€œPadre misericordiosoโ€ (letta domenica scorsa e immediatamente precedente, nello scritto evangelico, al racconto odierno) รจ un racconto che rimane โ€œapertoโ€ nella sua definizione (viene rimesso al lettore scegliere quale delle vesti assumere, e scrivere con la sua vita il finale), รจ cosa gradita allo scrittore pensare lo stesso della vicenda narrata nel Vangelo odierno.

(Si noti che i versetti e i capitoli nelle Scritture sono inserimenti postumi rispetto alla redazione dello scrittore sacro, quindi la parabola odierna รจ senza soluzione di continuitร  con le tre parabole del capitolo 15)

E come alla parabola del โ€œFigliol prodigoโ€ รจ stato precisato il titolo, perchรฉ non lo si fa anche per lโ€™episodio di oggi, calibrando la parabola โ€œdellโ€™amministratore disonestoโ€ in parabola โ€œdellโ€™amministratore scaltroโ€?

Sarร  mica a causa della nostra โ€œdura cervรฌceโ€?

Fonte

A cura di Fabio Quadrini che cura, insieme a sua moglie, anche la rubrica ALLA SCOPERTA DELLA SINDONE: https://unaminoranzacreativa.wordpress.com/category/sindone/

Letture della
XXV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO โ€“ ANNO C

Prima Lettura

Contro coloro che comprano con denaro gli indigenti.

Dal libro del profeta Amos
Am 8,4-7

ย 
Il Signore mi disse:
ย 
ยซAscoltate questo,
voi che calpestate il povero
e sterminate gli umili del paese,
voi che dite: โ€œQuando sarร  passato il novilunio
e si potrร  vendere il grano?
E il sabato, perchรฉ si possa smerciare il frumento,
diminuendo lโ€™efa e aumentando il siclo
e usando bilance false,
per comprare con denaro gli indigenti
e il povero per un paio di sandali?
Venderemo anche lo scarto del granoโ€ยป.
ย 
Il Signore lo giura per il vanto di Giacobbe:
ยซCerto, non dimenticherรฒ mai tutte le loro opereยป.

Parola di Dio

Salmo Responsoriale

Dal Sal 112 (113)

R. Benedetto il Signore che rialza il povero.

Lodate, servi del Signore,
lodate il nome del Signore.
Sia benedetto il nome del Signore,
da ora e per sempre. R.
ย 
Su tutte le genti eccelso รจ il Signore,
piรน alta dei cieli รจ la sua gloria.
Chi รจ come il Signore, nostro Dio,
che siede nellโ€™alto
e si china a guardare
sui cieli e sulla terra? R.
ย 
Solleva dalla polvere il debole,
dallโ€™immondizia rialza il povero,
per farlo sedere tra i prรฌncipi,
tra i prรฌncipi del suo popolo. R.

Seconda Lettura

Si facciano preghiere per tutti gli uomini a Dio il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo a Timรฒteo
1 Tm 2,1-8

ย 
Figlio mio, raccomando, prima di tutto, che si facciano domande, suppliche, preghiere e ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che stanno al potere, perchรฉ possiamo condurre una vita calma e tranquilla, dignitosa e dedicata a Dio. Questa รจ cosa bella e gradita al cospetto di Dio, nostro salvatore, il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della veritร .
ย 
Uno solo, infatti, รจ Dio e uno solo anche il mediatore fra Dio e gli uomini, lโ€™uomo Cristo Gesรน, che ha dato se stesso in riscatto per tutti. Questa testimonianza egli lโ€™ha data nei tempi stabiliti, e di essa io sono stato fatto messaggero e apostolo โ€“ dico la veritร , non mentisco โ€“, maestro dei pagani nella fede e nella veritร .
ย 
Voglio dunque che in ogni luogo gli uomini preghino, alzando al cielo mani pure, senza collera e senza contese.

Parola di Dio

Vangelo

Non potete servire Dio e la ricchezza.

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 16, 1-13
ย 
In quel tempo, Gesรน diceva ai discepoli:
ย 
ยซUn uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamรฒ e gli disse: โ€œChe cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perchรฉ non potrai piรน amministrareโ€.
ย 
Lโ€™amministratore disse tra sรฉ: โ€œChe cosa farรฒ, ora che il mio padrone mi toglie lโ€™amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farรฒ perchรฉ, quando sarรฒ stato allontanato dallโ€™amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa suaโ€.
ย 
Chiamรฒ uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: โ€œTu quanto devi al mio padrone?โ€. Quello rispose: โ€œCento barili dโ€™olioโ€. Gli disse: โ€œPrendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquantaโ€. Poi disse a un altro: โ€œTu quanto devi?โ€. Rispose: โ€œCento misure di granoโ€. Gli disse: โ€œPrendi la tua ricevuta e scrivi ottantaโ€.
ย 
Il padrone lodรฒ quellโ€™amministratore disonesto, perchรฉ aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono piรน scaltri dei figli della luce.
ย 
Ebbene, io vi dico: fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perchรฉ, quando questa verrร  a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne.
ย 
Chi รจ fedele in cose di poco conto, รจ fedele anche in cose importanti; e chi รจ disonesto in cose di poco conto, รจ disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderร  quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darร  la vostra?
ย 
Nessun servitore puรฒ servire due padroni, perchรฉ o odierร  lโ€™uno e amerร  lโ€™altro, oppure si affezionerร  allโ€™uno e disprezzerร  lโ€™altro. Non potete servire Dio e la ricchezzaยป.

Parola del Signore

Oppure forma breve: Lc 16,10-13

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