Con Scaltrezza
Nella prima lettura che abbiamo ascoltato la settimana scorsa, il Signore si rivolgeva a Mosรจ dicendo: โโฆecco, รจ un popolo dalla dura cervรฌceโ (Es 32, 9).
Insistendo questโoggi a narrare unโaltra parabola, dopo lโabbuffata del capitolo precedente (Lc 15, 1-32), si diverte lo scrittore ad immaginare che Gesรน, dinanzi ai suoi discepoli, pensava la stessa cosa che Adonai manifestรฒ a Mosรจ, ma con molta delicatezza, al contrario dellโepisodio veterotestamentario, avrร tenuto a freno la propria delusione, non esplicitando la sua amarezza, ma continuando a prodigare pazientemente il suo insegnamento con un ulteriore racconto.
Tuttavia, la supposta tenerezza con cui Gesรน accoglieva il lento comprendonio dei suoi discepoli (noi compresi), sembra non impedirgli di essere duro nei contenuti. Forse dovremmo essere piรน docili nel compatire Pietro e compagni, quando rimanevano abbacinati dinanzi alle parole di Cristo.
Oppure: era proprio Gesรน che voleva, in questo modo, farla pagare loro, almeno un poโ, per lโindomabile cocciutaggine? Avremo forse interpretato male lโintenzione con cui Gesรน cambiรฒ il nome di Simone in โKรจfaโ?
Al di lร delle goffe suggestioni dello scrittore (che confidiamo possano suscitare anche il sorriso del Signore), la Parola di Dio di questa domenica non รจ di immediata percezione, e data la difficoltร e la profonditร del testo evangelico che la Liturgia ci presenta, rimettiamo alle omelie dei sacerdoti lโadeguata spiegazione di senso e contenuto, e alla meditazione del lettore lโispirazione piรน opportuna.
- Pubblicitร -
Sia questo scritto, come sempre, lโumile offerta di una tenue scintilla.
Vero รจ, tuttavia, che per quanto aspre fossero le parole di Gesรน, almeno i discepoli potevano ottenere qualsiasi chiarimento direttamente dalla Fonte. Noi, invece, dobbiamo accontentarci del germoglio del nostro raccoglimento, o del pollone omiletico che gemma dalla meditazione del celebrante.
Eppure anche ciascuno di noi, come i discepoli, puรฒ ricevere direttamente dal Cristo la luce della Parola: guardiamo le Sue mani e i Suoi piedi (cfr. Lc 24, 39) e la nostra mente si aprirร allโintelligenza delle Scritture (cfr. Lc 24, 45).
Che lo Spirito Santo renda buono il senso di chi scrive e governi lโintelletto di chi legge.
La parola su cui vogliamo porre lโattenzione questa settimana รจ un avverbio: con-SCALTREZZA (il greco usato al versetto 8 รจ โfronรฌmosโ).
(A titolo di nota, troviamo โfronรฌmosโ anche come aggettivo comparativo sempre nel versetto 8 โ โpiรน scaltri [fronimรฒteroi] dei figli della luceโ, e lo troviamo con la stessa radice nel verbo nel versetto 13 โ โdisprezzerร [katafronรจsei] lโaltroโ)
Usualmente, o per lo meno รจ cosรฌ per lo scrivente, โscaltrezzaโ rimanda a cineree eccezioni, dando a questa caratteristica tinte e sfumature connesse ad una astuzia maliziosa. Certamente tale nota grigiastra non รจ del tutto sconsiderata: nel passo evangelico odierno questa peculiaritร viene proprio associata ad un soggetto โdisonestoโ.
Eppure, per la precisione, il lemma โfronรฌmosโ indica โassennato/saggio/prudenteโ: un colore tuttโaltro che bigio.
Date queste puntualizzazioni, interessante รจ il percorso etimologico che parte da โfronรฌmosโ.
Allโinterno dellโaggettivo-avverbio in questione pulsa il sostantivo โfrรจnโ che in terza-quarta accezione si rende con โsenno/intellettoโ, ma il suo primo significato รจ โdiaframmaโ, e deriva da una radice lessicale che esprime il concetto del โmuoversiโ. E il moto proprio (respiratorio-addominale) del muscolo del diaframma si esercita con atti di โchiusura/contrazioneโ.
Dal sostantivo โfrรจnโ si puรฒ facilmente individuare, con immediato intuito grazie alla fonetica, una parola italiana: โfrenoโ.
In tale nome ritroviamo compendiato tutto il percorso etimologico fin ora osservato: lโatto del frenare concerne lโalveo del moto; รจ un atto di โchiusura/contrazioneโ; inoltre รจ risaputo che chi adopera il freno รจ una persona che dosa bene il suo senno.
Tuttavia tra il greco โfronรฌmos/frรจnโ e lโitaliano โfreno (il)โ ci sono il sostantivo latino โfrenumโ e il verbo corrispettivo โfreno (as)โ.
La curiositร del latino รจ che ci rimanda al mondo equestre.
Entrambi i termini appena riferiti, infatti, hanno come senso primario quello di โmettere le briglieโ, e in ciรฒ si ritrovano perfettamente tutte le accezioni sin ora evidenziate; ma il verbo da cui โfrenumโ e โfreno (as)โ traggono radice รจ โfrendoโ che precisamente vale โdigrignare/stridere i dentiโ, e per traslato โfremere (solitamente) per rabbia o per minacciaโ.
Il lettore si domanderร come conciliare il โdigrignare i dentiโ con tutto il costrutto fin ora esaminato.
Ma, non รจ forse vero che i denti digrignati sono sinonimo di assennatezza, poichรฉ imbrigliano, frenano, chiudono il moto di rabbia, impedendo alle fauci contratte di azzannare?
Completata tutta questa evoluzione linguistica, torniamo al Vangelo: lโamministratore disonesto viene lodato dal โpadroneโ (che in greco รจ โkรนriosโ, ovvero lโebraico โAdonaiโ, cioรจ โil Signoreโ).
ร lecito provare disorientamento al cospetto del fatto che il โkรนriosโ abbia lodato la disonestร , ma il versetto 8 argomenta lโapproccio del padrone, manifestando che ciรฒ avviene in quanto lโamministratore ha agito โcon-scaltrezzaโ. Quindi la lode non รจ connessa allโattributo dellโamministratore, ma a quello del suo agire.
(Riferiamo in questa sede, solo a titolo di nota, che in greco letteralmente non รจ โamministratore disonestoโ, ma โtรฒn oikonรฒmon tรจs adikรฌasโ ovvero โamministratore dellโingiustiziaโ. Una mera sfumatura?)
Tutto quanto premesso, in quale situazione, dunque, riscontriamo la โscaltrezza/assennatezzaโ (con tutto il senso che abbiamo sviscerato) in capo allโamministratore disonesto?
Lo scrivente trae la sua risposta invocando un personale rigor di logica.
Se lโamministratore avesse voluto reagire โdissennatamenteโ al provvedimento del padrone, non avrebbe potuto annullare totalmente i crediti di questโultimo, facendolo rimanere senza titoli da incassare?
Inveceโฆsi รจ โfrenatoโ.
Avrebbe potuto cancellare tutti e due i debiti, ma dinanzi al primo ha โfrenatoโ la sua reazione al 50%, e giunto al cospetto del secondo ha ulteriormente โfrenatoโ fino al 20%.
Ordunque, โlโamministratore dellโingiustiziaโ ha servito Dio o la ricchezza?
Per dare una risposta, facciamoci aiutare dal verbo โservireโ. Il termine greco, ripetuto due volte al versetto 13, รจ โdoulรจueinโ con cui si intende precisamente โservire/essere soggiogatoโ. Tuttavia, se ben riflettiamo, il โservireโ ha anche unโaltra accezione: se io โservoโ, non significa, forse, che โsono utile/necessarioโ?
Poniamo unโaltra precisazione: โricchezzaโ (vv. 9, 11, 12, 13) รจ espressa con il termine greco (dallโaramaico) โmamonร โ che letteralmente vale โdenaro/guadagnoโ. Al versetto 1, nondimeno, si parla di un uomo โriccoโ, ma in questo caso il termine รจ โploรนsiosโ che precisamente vale โabbondanteโ. Inoltre quellโuomo รจ il โpadroneโ cioรจ il โkรนriosโ.
Ora torniamo allโultima frase della pericope: โNon potete servire Dio e la ricchezzaโ. Letteralmente si potrebbe tradurre: โNon potete essere soggiogati a Dio e al guadagnoโ.
Ma Dio non โsoggiogaโ mai alcuno: il โservire a Dioโ vuol dire โessere utiliโ al Suo progetto, alla Sua volontร .
Quindi il senso della frase sarebbe: โNon potete mettere allo stesso livello Dio e il guadagno, perchรฉ lโessere soggiogati รจ al guadagno, mentre a Dio รจ lโessere utiliโ.
Ebbene, detto tutto ciรฒ, se il padrone รจ un โuomo che sta nellโabbondanzaโ (v. 1), non significa che lโamministrazione dei suoi beni รจ fruttuosa? Non significa che lโamministratore รจ โutileโ al โkรนriosโ?
La domanda a questo punto รจ la seguente: perchรฉ allora il padrone ha allontanato lโamministratore dal suo ruolo se รจ โutileโ?
Non cadiamo nella scontata e banale risposta: perchรฉ lโamministratore ha sperperato i beni del padrone. Riflettiamo bene: lโamministratore รจ stato accusato (da chi?) di sperperare i beni del padrone, ma tale accusa รจ stata provata?
Tuttavia si dirร : ma se questa accusa era solo una voce (calunnia da invidia?), come mai il padrone ha estromesso decisamente lโamministratore senza nemmeno appurare se la soffiata fosse vera?
La versione che lo scrivente propone รจ la seguente: forse il โkรนriosโ voleva saggiare il valore (lโamore?) del suo amministratore, mettendolo alla prova dinanzi alla sventura.
Essere โutiliโ al โkรนriosโ partecipando della sua abbondanza รจ facile; ma il padrone vuole vedere se lโamministratore รจ โutileโ a lui anche nella miseria, nella difficoltร .
Se il โkรนriosโ permette la prova, scaturita addirittura da semplici (o false?) voci di accusa (vera e propria โingiustiziaโ [adikรฌa]), รจ perchรฉ vuol saggiare se lโamore a lui รจ interessato (โguadagnoโ [mamonร ]) o devoto (โabbondanteโ [ploรนsios]), poichรฉ se dinanzi alle prove ci si abbandona senza freno al giogo dellโegoismo, non vi sarร โscaltrezzaโ da lodare.
(A titolo di nota: โamministratore dellโingiustiziaโ non potrebbe intendere โamministratore della circostanza ingiustaโ?)
La โscaltrezzaโ dellโamministratore ha meritato la lode del โkรนriosโ perchรฉ, dinanzi alla prova, ha โfrenatoโ progressivamente la sua reazione, impedendo al suo egoismo di prendere il sopravvento.
Non รจ forse vero che il discepolo (servo) del (utile al) Signore รจ un pellegrino che continuamente si adopera a ravvedere, a โfrenareโ il proprio โegoโ al cospetto delle prove del mondo? Non รจ forse vero che โessereโ discepolo del Signore รจ un continuo โdiventare-assennati/utiliโ al cospetto di Dio?
Ecco, allora, che lโamministratore era stato โutileโ nellโabbondanza, ma si รจ dimostrato abbondantemente โutileโ, quindi degno di lode, nella situazione della prova, poichรฉ ha saputo โfrenarsiโ in occasione dellโingiustizia.
Come la parabola del โPadre misericordiosoโ (letta domenica scorsa e immediatamente precedente, nello scritto evangelico, al racconto odierno) รจ un racconto che rimane โapertoโ nella sua definizione (viene rimesso al lettore scegliere quale delle vesti assumere, e scrivere con la sua vita il finale), รจ cosa gradita allo scrittore pensare lo stesso della vicenda narrata nel Vangelo odierno.
(Si noti che i versetti e i capitoli nelle Scritture sono inserimenti postumi rispetto alla redazione dello scrittore sacro, quindi la parabola odierna รจ senza soluzione di continuitร con le tre parabole del capitolo 15)
E come alla parabola del โFigliol prodigoโ รจ stato precisato il titolo, perchรฉ non lo si fa anche per lโepisodio di oggi, calibrando la parabola โdellโamministratore disonestoโ in parabola โdellโamministratore scaltroโ?
Sarร mica a causa della nostra โdura cervรฌceโ?

Letture della
XXV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO โ ANNO C
Prima Lettura
Contro coloro che comprano con denaro gli indigenti.
Dal libro del profeta Amos
Am 8,4-7
ย
Il Signore mi disse:
ย
ยซAscoltate questo,
voi che calpestate il povero
e sterminate gli umili del paese,
voi che dite: โQuando sarร passato il novilunio
e si potrร vendere il grano?
E il sabato, perchรฉ si possa smerciare il frumento,
diminuendo lโefa e aumentando il siclo
e usando bilance false,
per comprare con denaro gli indigenti
e il povero per un paio di sandali?
Venderemo anche lo scarto del granoโยป.
ย
Il Signore lo giura per il vanto di Giacobbe:
ยซCerto, non dimenticherรฒ mai tutte le loro opereยป.
Parola di Dio
Salmo Responsoriale
Dal Sal 112 (113)
R. Benedetto il Signore che rialza il povero.
Lodate, servi del Signore,
lodate il nome del Signore.
Sia benedetto il nome del Signore,
da ora e per sempre. R.
ย
Su tutte le genti eccelso รจ il Signore,
piรน alta dei cieli รจ la sua gloria.
Chi รจ come il Signore, nostro Dio,
che siede nellโalto
e si china a guardare
sui cieli e sulla terra? R.
ย
Solleva dalla polvere il debole,
dallโimmondizia rialza il povero,
per farlo sedere tra i prรฌncipi,
tra i prรฌncipi del suo popolo. R.
Seconda Lettura
Si facciano preghiere per tutti gli uomini a Dio il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati.
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo a Timรฒteo
1 Tm 2,1-8
ย
Figlio mio, raccomando, prima di tutto, che si facciano domande, suppliche, preghiere e ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che stanno al potere, perchรฉ possiamo condurre una vita calma e tranquilla, dignitosa e dedicata a Dio. Questa รจ cosa bella e gradita al cospetto di Dio, nostro salvatore, il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della veritร .
ย
Uno solo, infatti, รจ Dio e uno solo anche il mediatore fra Dio e gli uomini, lโuomo Cristo Gesรน, che ha dato se stesso in riscatto per tutti. Questa testimonianza egli lโha data nei tempi stabiliti, e di essa io sono stato fatto messaggero e apostolo โ dico la veritร , non mentisco โ, maestro dei pagani nella fede e nella veritร .
ย
Voglio dunque che in ogni luogo gli uomini preghino, alzando al cielo mani pure, senza collera e senza contese.
Parola di Dio
Vangelo
Non potete servire Dio e la ricchezza.

Lc 16, 1-13
ย
In quel tempo, Gesรน diceva ai discepoli:
ย
ยซUn uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamรฒ e gli disse: โChe cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perchรฉ non potrai piรน amministrareโ.
ย
Lโamministratore disse tra sรฉ: โChe cosa farรฒ, ora che il mio padrone mi toglie lโamministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farรฒ perchรฉ, quando sarรฒ stato allontanato dallโamministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa suaโ.
ย
Chiamรฒ uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: โTu quanto devi al mio padrone?โ. Quello rispose: โCento barili dโolioโ. Gli disse: โPrendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquantaโ. Poi disse a un altro: โTu quanto devi?โ. Rispose: โCento misure di granoโ. Gli disse: โPrendi la tua ricevuta e scrivi ottantaโ.
ย
Il padrone lodรฒ quellโamministratore disonesto, perchรฉ aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono piรน scaltri dei figli della luce.
ย
Ebbene, io vi dico: fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perchรฉ, quando questa verrร a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne.
ย
Chi รจ fedele in cose di poco conto, รจ fedele anche in cose importanti; e chi รจ disonesto in cose di poco conto, รจ disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderร quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darร la vostra?
ย
Nessun servitore puรฒ servire due padroni, perchรฉ o odierร lโuno e amerร lโaltro, oppure si affezionerร allโuno e disprezzerร lโaltro. Non potete servire Dio e la ricchezzaยป.
Parola del Signore
Oppure forma breve: Lc 16,10-13

