“Vergine madre, figlia del tuo Figlio,
Umile ed alta piรน che creatura,
Termine fisso d’eterno consiglio.
Tu se’ colei che l’umana natura
Nobilitasti sรฌ, che il suo Fattore
Non disdegnรฒ di farsi sua fattura.
Nel ventre tuo si raccese l’amore
Per lo cui caldo nell’eterna pace
Cosรฌ รจ germinato questo fiore.
Qui se’ a noi meridรฏana face
Di caritate; e giuso, intra i mortali,
Se’ di speranza fontana vivace.
Donna, se’ tanto grande e tanto vali,
Che, qual vuol grazia e a te non ricorre,
Sua disรฏanza vuol volar senz’ali.
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La tua benignitร non pur soccorre
A chi domanda, ma molte fiate
Liberamente al domandar precorre.
In te misericordia, in te pietate,
In te magnificenza, in te s’aduna
Quantunque in creatura รจ di bontate!
Or questi, che dall’infima lacuna
De l’universo infin qui ha vedute
Le vite spiritali ad una ad una,
Supplica a te, per grazia, di virtute
Tanto, che possa con gli occhi levarsi
Piรน alto verso l’ultima Salute.
Ed io, che mai per mio vedere non arsi
Piรน ch’io fo per lo suo, tutti i miei prieghi
Ti porgo, e prego che non sieno scarsi.
Perchรจ tu ogni nube gli disleghi
Di sua mortalitร coi prieghi tuoi.
Sรฌ che il sommo Piacer gli si dispieghi.
Ancor ti prego, regina che puoi
Ciรฒ che tu vuoli, che conservi sani,
Dopo tanto veder, gli affetti suoi.
Vinca tua guardia i movimenti umani!
Vedi Beatrice con quanti beati
Per li miei prieghi ti chiudon le mani!”
Preghiera di San Bernardo di Chiaravalle a Maria (dalla Divina Commedia, Paradiso, canto XXXIII)
