ยซMolte cose ho ancora da dirviยป. Mi chiedo cosa siano queste ยซmolte coseยป che Gesรน vorrebbe condividere nella relazione con i suoi discepoli, ma per ora non puรฒ farlo. Infatti, in un passo di poco precedente, Gesรน ha formalmente dichiarato che tutto ciรฒ che ha ascoltato dal Padre lo ha giร fatto conoscere ai suoi discepoli (cfr. Gv 15,15). La rivelazione รจ chiusa: Gesรน ha detto tutto su Dio e sulla sua opera di salvezza. Credo, allora, che queste ยซmolte coseยป esprimano, prima che un contenuto, il desiderio che Gesรน mantiene di intrattenersi in relazione con i suoi discepoli. Quando vogliamo bene a delle persone cerchiamo di far perdurare il dialogo con esse. Anche se non abbiamo cose “nuove” da dirci, continuiamo parlarci, magari ripetendo le cose giร dette, oppure parlando di cose non essenziali. Il dialogo, il dirsi delle cose, non รจ funzionale alla semplice comunicazione, ma รจ a servizio della relazione. In secondo luogo, le ยซmolte coseยป che Gesรน vorrebbe ancora comunicare ai suoi possono essere non delle novitร su Dio e sulla salvezza, ma su come tradurre e vivere, nella dimensione umana quotidiana, tutto ciรฒ che Egli ha rivelato e che sta ormai al cuore dell’esistenza del mondo. Se Dio รจ sempre lo stesso ยซieri, oggi e sempreยป, perรฒ il come viverlo si traduce in modi sempre nuovi e provocanti. ร questo che Gesรน vorrebbe comunicare: perchรฉ Dio non sia una specie di gran monumento, ma, piuttosto, una carne viva, la sua, che continua a pulsare dentro la storia.
ยซPer il momento non siete capaci di portarne il pesoยป. La parola di Dio sembra essere qui un notevole fardello. Per dare idea del significato del termine usato, il verbo greco ยซbastรกzoยป ha dato origine anche a una parola italiana, ormai abbastanza desueta: il ยซbastoยป, per indicare ciรฒ che si caricava sugli animali da soma. Lo stesso verbo lo troviamo nella vocazione di Paolo, quando Dio indica ad Anania la missione del neo-convertito Saulo: ยซEgli porterร (bastรกzei) il mio nome dinanzi alle nazioniยป (At 9,15). Far conoscere Gesรน Cristo ai mondi e alle culture lontane non รจ un’allegra scampagnata fuori le mura. Soprattutto oggi, l’annuncio del Vangelo รจ urgente, impegnativo e assolutamente non scontato: come un grosso peso da portare. Quando proprio Paolo ha pensato di annunciare la rivelazione cristiana nel cuore della cultura mondiale del tempo, Atene, ha dovuto subire una durissima sconfitta: ha incontrato un quasi totale rifiuto, attraverso un’arrogante sufficienza. Nel nostro mondo, la maggioranza delle persone ma ha tanto un rifiuto di Dio, quanto un totale disinteresse: non sentono di averne bisogno. Oggi si vive una fragilitร umana non piรน accettata. Sempre l’uomo, nella storia, ha dovuto fare i conti con la limitatezza della sua condizione: una malattia, una guerra, una disgrazia, e tutto quello a cui diamo un’importanza essenziale svanisce. Solo che, per millenni, la piccolezza dell’uomo l’ha aperto alla grandezza di Dio. Ora, invece, ci si ripiega nell’egoismo e nel godimento immediato, facendosi un piccolo dio a se stessi. Perciรฒ รจ necessario stare vicini alle persone, condividerne le situazioni e testimoniare loro un amore gratuito: un Vangelo fatto piรน solidarietร , che di annunci.
Per portare tale ยซpesoยป, Gesรน promette ancora lo Spirito Santo. La sua funzione sarร di ยซguidare a tutta la veritร ยป. La ยซveritร ยป รจ Gesรน Cristo stesso: Egli รจ tutta la veritร di Dio, il suo rivelarsi e donarsi. Il nostro rapporto di fede รจ con Gesรน e la sua carne. Un rapporto dunque diretto: “da carne a carne”. Ma ha bisogno di tutta la forza dello Spirito per poter essere vissuto. La conoscenza del Figlio di Dio fatto uomo non puรฒ essere scontata e banale nรฉ, d’altra parte, impossibile e impraticabile. Lo Spirito rende visibile e attuabile la presenza di Cristo nella vita delle persone.
Lo Spirito ยซvi annuncerร le cose futureยป: non รจ una specie di oroscopo cristiano. Lo Spirito fa sollevare lo sguardo dell’uomo: lo conquista a una misura piรน grande. Lo Spirito dร all’uomo quello che lo distingue dal resto delle creature: l’apertura ad un oltre, a ciรฒ che lo supera, a ciรฒ che destina l’uomo al di lร del suo stesso limite.
Infine, le parole di Gesรน descrivono il bellissimo gioco del passaggio di mano fra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. ยซPrenderร da quel che รจ mio e ve lo annuncerร ยป. Lo Spirito attinge totalmente dal Figlio: non ha lo spazio di una sua autonomia, se non di far suo ciรฒ che il Figlio ha realizzato e comunicarlo agli uomini. Eโ la vita stessa del Figlio che lo Spirito ci comunica: ciรฒ che ci fa riconoscere in Lui non tanto un Maestro ma un Dio fattosi nostro fratello.
Ma รจ il Figlio stesso che si riconosce essenzialmente costituito di dono: ยซTutto quello che il Padre possiede รจ mioยป. Se Gesรน non si รจ ritenuto un ยซtesoro gelosoยป tale da tenersi stretto, ma si รจ fatto dono fino alla perdita totale di se stesso (cfr. Fil 2,6-11), รจ anche vero che il Figlio, dall’eternitร , sperimenta come sia il Padre a farsi continuamente dono: tanto da identificarsi totalmente nel Figlio, visto come si dร completamente e continuamente a Lui. Non sono speculazioni teologiche astratte: รจ contemplare come in Dio ci sia la piรน autentica dinamica di dono e di scambio. Ma il fine รจ esterno alla Trinitร , รจ donarsi all’uomo.
A cura di Alberto Vianello – Monastero di Marango
