p. Giovanni Nicoli – Commento al Vangelo del 10 Giugno 2019 – Gv 19, 25-34

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Finalmente la sete di sangue che pervade il nostro cuore giunge a compimento. Chi ha voluto la morte per mantenere il possesso del proprio potere e si mostra preoccupato di salvare le apparenze della festa durante la quale non รจ bene che dei cadaveri rimangano esposti, viene alla luce. Non รจ bene vedere i cadaveri per non rovinare la festa, mentre non cโ€™รจ problema nellโ€™ avere prodotto dei cadaveri per la nostra sete di sangue coperta dalle piรน belle intenzioni. รˆ giusta la morte data per difendere le nostre cose, รจ bene che prima pensiamo a noi e poi agli altri, รจ bene che difendiamo le nostre coste non guardando i cadaveri che galleggiano e, magari, pregando per loro col rosario in mano. Diamine, salviamo almeno le apparenze.

Quando le cose, cosa che avviene continuamente, hanno piรน valore delle persone, i bisogni delle cose diventano presto o tardi bisogno di sangue. Fino a che il nostro concetto di libertร  รจ moltiplicazione e soddisfazione di bisogni sempre piรน numerosi e piรน grandi, la nostra umanitร  sarร  sempre stravolta, ingenerando in noi una moltitudine di insensati e stupidi bisogni scambiati per desideri, di insulse abitudini e fantasie, non ci rimane che vivere per lโ€™invidia. Le cose e lโ€™ubriacatura ingenerata dalle stesse, lascerร  ben presto unโ€™ubriacatura, un bisogno di sangue ben velato da un bisogno di giustizia dove io e le mie cose valgo piรน di ogni vita e di ogni persona che non sia mia o dei miei.

Credo proprio che sia tempo di ritornare col cuore allโ€™obbedienza a Dio che รจ Padre; al digiuno dalla moltiplicazione inutile di cose cercando il meno, la demoltiplicazione, e lasciando il piรน, la moltiplicazione disumanizzante che chiede ferocemente sangue; abbiamo bisogno di ritornare alla preghiera come gesto primo di amore verso il Padre e i fratelli. O facciamo questo passo o presto o tardi questa ubriacatura moderna chiederร  sangue: prima quello dei fratelli e poi il nostro.

Gesรน lascia tutto, lascia la vita, lascia questo mondo, spossessato di tutto, anche della madre, alla fine.

Di fronte a Lui vi sono i nemici, accanto a Lui stanno gli amici. Quattro donne, tra cui la madre, e il discepolo amato.

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Gesรน pensa alla madre che sta perdendo Lui, Colui che lei ama. Pensa al discepolo che perde Colui che lo ama. Sa che รจ giunta lโ€™ora di lasciare entrambe e, con la sua capacitร  di lasciare, crea un ponte. Colui che รจ amato da Lui รจ dato come figlio amato dalla madre che amava Cristo. La madre vien data al discepolo come colei che ama. Per questo dร  alla madre il discepolo come figlio amato e dร  al discepolo come madre la propria madre che ama.

Il discepolo rappresenta tutti noi che diventiamo fratelli di Gesรน, figli dello stesso Padre.

Cosรฌ la morte non diventa separazione estrema, non diventa perdita o solo perdita, diventa consegna, diventa comunione piena. Il consegnare e il lasciare invece del prendere e del moltiplicare i nostri bisogni, diventa un digiuno dalle cose che ci porta ad avere di nuovo fame del Pane vero disceso dal cielo, ad avare fame di vita e di umanitร , riaprendo in tal modo la via alla gioia.

Cosรฌ ai piedi della croce, in una situazione che noi riteniamo disperata e cosa da evitare chiudendoci nelle false sicurezze dei nostri cenacoli di cose inutili e disumanizzanti, cโ€™รจ lโ€™incontro tra amore amante e amore amato: piรน bello di cosรฌ! Lโ€™amore amato e lโ€™amore amante, la madre e il discepolo, diventano motivo di continuazione della vita del Figlio in noi e per noi. Viene superata anche la barriera della morte vivendo la vita vera che รจ obbedienza al Padre vivendo da figli, che รจ digiuno dalla distruzione del mondo con la moltiplicazione di cose e bisogni, con la vita di preghiera che รจ fare allโ€™amore con Dio e coi fratelli, in un abbraccio vitale che tutto comprende e non ha bisogno di escludere nessuno, non necessita piรน di indifferenza, non ha bisogno di bere il sangue di nessuno per essere vivo e in vita.

รˆ il tempo oggi in cui tutto รจ compiuto perchรฉ nasce finalmente oggi sulla terra ciรฒ che da sempre cโ€™รจ in Dio.

Commento a cura di p. Giovanni Nicoli.

Fonte – Scuola Apostolica Sacro Cuore

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Ecco tuo figlio! Ecco tua madre!

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 19, 25-34

In quel tempo, stavano presso la croce di Gesรน sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clรจopa e Maria di Mร gdala.

Gesรน allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: ยซDonna, ecco tuo figlio!ยป. Poi disse al discepolo: ยซEcco tua madre!ยป. E da quellโ€™ora il discepolo lโ€™accolse con sรฉ.
Dopo questo, Gesรน, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinchรฉ si compisse la Scrittura, disse: ยซHo seteยป. Vi era lรฌ un vaso pieno di aceto; posero perciรฒ una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. Dopo aver preso lโ€™aceto, Gesรน disse: ยซรˆ compiuto!ยป. E, chinato il capo, consegnรฒ lo spirito.
Era il giorno della Parasceve e i Giudei, perchรฉ i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato โ€“ era infatti un giorno solenne quel sabato โ€“, chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe allโ€™uno e allโ€™altro che erano stati crocifissi insieme con lui. Venuti perรฒ da Gesรน, vedendo che era giร  morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpรฌ il fianco, e subito ne uscรฌ sangue e acqua.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

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