Mi ha sempre stupito vedere la grande partecipazione che noi cristiani diamo alla processione per le vie del paese o della cittร , il venerdรฌ santo. Processioni con statue, processioni col Cristo morto. Al mio paese pur con un percorso lungo, mentre i primi ritornavano in piazza della chiesa, gli ultimi stavano ancora partendo. Allo stesso tempo mi ha sempre stupito vedere le chiese vuote alla veglia pasquale la sera del sabato santo.
Noi sentiamo piรน vicina alla nostra esperienza la sofferenza e la morte di Cristo, piuttosto che la sua vita e la sua risurrezione. ร cosa naturale, in fondo. La sofferenza e la morte la consociamo e a volte, vediamo i talebani di ogni religione e razza, diventa per noi un passaggio catartico. Naturalmente parliamo soprattutto della morte degli altri. Ma ciรฒ che conosciamo, ciรฒ che sperimentiamo, ciรฒ che vediamo, non รจ fede. La sofferenza e la morte sono dati di fede, sono dati di vita. Non abbiamo bisogno di crederli, semplicemente li sentiamo e li conosciamo.
La fede รจ qualcosa che va oltre: ha le sue radici nel conosciuto ma ritrova la sua luce nellโinconosciuto. La fede parte dal nostro quotidiano e lรฌ si radica, ma trova la sua luce nella vita e, ancor meglio, nella vita di resurrezione. Tale fede nella resurrezione non รจ una fuga in avanti, non รจ un dimenticare i nostri problemi, non รจ chiudere gli occhi sulle violenze di ogni genere e tipo. Tale fede che ha le sue radici nella sofferenza e nella morte del venerdรฌ santo, trova senso nella domenica di Pasqua, nellโesperienza della risurrezione.
Cogliere lโimportanza di questo aspetto significa cogliere la vita in modo nuovo e piรน vero. Non siamo chiamati, alla luce della Pasqua, a chiudere gli occhi sulle sofferenze e sui nostri errori e peccati. Alla luce della Pasqua siamo chiamati a vedere in modo nuovo sofferenze e sbagli. Non vogliamo dimenticare nulla, vogliamo, alla luce della risurrezione, fare esperienza di perdono.
I discepoli sono mandati nel mondo non a scegliere chi perdonare e chi no, ma a portare perdono. Tommaso, con le sue richieste di vedere e di toccare le ferite di Gesรน, ci ricorda che il perdono non รจ cosa astratta, non รจ cosa che si dร a chi รจ degno di riceverlo, non รจ negazione del male. Il perdono รจ ricordare il male, riportare al cuore il male, baciando questo stesso male guardato non piรน con occhi condannatori, quanto invece con sguardo benevolo. Tommaso ricorda ai suoi soci che solo baciando il nostro passato, il nostro venerdรฌ santo, le nostre ferite, noi ci apriamo al dono della vita di resurrezione nel perdono.
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Baciare le nostre ferite e non dimenticarle; baciare le nostre ferite e non farle diventare la fine di tutto; baciare le nostre ferite per sperimentare la liberazione dai nostri sensi di colpa per potere vivere una coscienza libera che vede il male commesso ma ha il coraggio del passo di fede della risurrezione che si concretizza nel ritornare a credere in noi stessi come dono del Risorto.
Non crogiolarsi nel proprio passato, nelle proprie ferite, nei propri drammi, magari con terapie infinite che vivono solo di dipendenza dal passato senza mai adire ad una liberazione del passato. Le continue analisi senza mai il perdono di esse e il bacio su di esse, sono cose dispendiose e inutili che ci inchiodano al nostro passato, che non ci donano libertร , che chiudono le porte sul venerdรฌ santo uccidendo la nostra fede che ci spinge al giorno di Pasqua. Basta con lโattaccamento morboso alle nostre ferite, al percuotersi il petto per le vie piene di processioni che sanno di spettacolo non certo di fede. Smettiamola di credere che i nostri dolori servono per placare un Dio bastardo e non certo Padre. Basta con il bisogno morboso di credere che il male venga da Dio come castigo per noi innocenti.
ร tempo di fede, รจ tempo di resurrezione, รจ tempo di ritornare a credere in noi stessi non tanto perchรฉ siamo bravi o piรน bravi, roba infantile. ร tempo di ritornare ad amare noi stessi perchรฉ nella risurrezione emerge solo lโamore che il Padre ha per noi. Se non giungiamo a questo vana รจ la nostra fede. Lโincredulitร di Tommaso รจ cosa sana e profondamente umana che puรฒ spalancare le porte a quella fede che ancora ci sfugge di mano perchรฉ troppo attaccati ai nostri mali resi pervasivi o negati, poco importa, sempre legati al male siamo.
Allora la resurrezione รจ esperienza di liberazione e di libertร per noi e per i fratelli. Finalmente liberi di lasciarci amare dal Padre, non dimenticando i nostri padri non sempre tali, ma non fissando la nostra vita su eventuali errori del passato a cui vogliamo dare la colpa e dietro i quali nascondiamo la nostra vita, la nostra responsabilitร che utilizziamo per uccidere la nostra e altrui libertร .
Commento a cura di p. Giovanni Nicoli.
Fonte – Scuola Apostolica Sacro Cuore
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Otto giorni dopo venne Gesรน.
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 20, 19-31
La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesรน, stette in mezzo e disse loro: ยซPace a voi!ยป. Detto questo, mostrรฒ loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesรน disse loro di nuovo: ยซPace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voiยป. Detto questo, soffiรฒ e disse loro: ยซRicevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonatiยป.
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dรฌdimo, non era con loro quando venne Gesรน. Gli dicevano gli altri discepoli: ยซAbbiamo visto il Signore!ยป. Ma egli disse loro: ยซSe non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credoยป.
Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e cโera con loro anche Tommaso. Venne Gesรน, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: ยซPace a voi!ยป. Poi disse a Tommaso: ยซMetti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!ยป. Gli rispose Tommaso: ยซMio Signore e mio Dio!ยป. Gesรน gli disse: ยซPerchรฉ mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!ยป.
Gesรน, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perchรฉ crediate che Gesรน รจ il Cristo, il Figlio di Dio, e perchรฉ, credendo, abbiate la vita nel suo nome.
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
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