Commento al Vangelo di domenica 28 Aprile 2019 – Enzo Bianchi

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Lโ€™amore fedele del Risorto

Enzo Bianchi

Il capitolo finale del vangelo secondo Giovanni, Gv 20 (Gv 21 รจ unโ€™aggiunta posteriore), andrebbe letto tutto intero, per comprendere in profonditร  il primo giorno della settimana, il terzo giorno dopo la morte di Gesรน, avvenuta il venerdรฌ (sesto giorno) 4 aprile dellโ€™anno 30 della nostra era. La menzione che quello era โ€œil primo giornoโ€ ritma tutto il racconto: la si ritrova allโ€™inizio del racconto dellโ€™apparizione alla Maddalena (Gv 20,1), allโ€™inizio del racconto dellโ€™apparizione ai discepoli (Gv 20,19) e poi รจ sottintesa nellโ€™espressione โ€œotto giorni dopoโ€ (Gv 20,26).

Il primo giorno della settimana รจ il giorno della resurrezione del Signore ma รจ anche quello in cui il Risorto si rende presente in mezzo ai suoi: รจ il giorno del Signore (kyriakรฉ hemรฉra), il giorno dellโ€™intervento decisivo di Dio che, risuscitando Gesรน, ha vinto la morte. Dal Nuovo Testamento sappiamo inoltre che proprio โ€œil primo giorno della settimanaโ€ (At 20,7; 1Cor 16,2) รจ quello scelto dai cristiani per essere โ€œnello stesso luogoโ€ (epรฌ tรฒ autรณ: At 1,15; 2,1.44.47; 1Cor 11,20; 14,23), per essere assemblea di fratelli e sorelle insieme, che sperimentano la venuta del Risorto in mezzo a loro.

Scesa la sera di quel primo giorno, lo sconforto e lo scoraggiamento regnano nei cuori dei discepoli che non hanno creduto nรฉ a Maria di Magdala che ha annunciato loro la resurrezione di Gesรน e lโ€™incontro con lui (cf. Gv 20,18), nรฉ al discepolo amato che, al solo vedere il sepolcro vuoto, era giunto alla fede (cf. Gv 20,8). Ma Gesรน aveva promesso loro: โ€œDopo la mia scomparsa, โ€˜ancora un poco e mi vedreteโ€™ (Gv 16,16; cf. 14,18)โ€, e fedele alla parola data โ€œviene e sta in mezzoโ€. Gesรน รจ visto dai discepoli in mezzo a loro, al centro della loro assemblea, come colui che crea e dร  unitร , che โ€œattira tutti a sรฉโ€ (cf. Gv 12,32). La comunitร  cristiana ha cosรฌ la sua icona autentica: ha il suo centro solo in Gesรน risorto, in modo che tutti guardino a lui (cf. Gv 19,37; Zc 12,10).

In quella posizione di Kรฝrios, di Signore, il Risorto dice allora: โ€œShalom โ€˜aleikhem! Pace a voi!โ€, il saluto messianico, parola efficace che porta pace, vita piena, e scaccia la paura. E affinchรฉ le parole siano autenticate dalla sua persona di Maestro, Profeta e Messia conosciuto dai discepoli nella loro vita insieme a lui, Gesรน mostra le mani e il fianco che portano ancora i segni della sua passione e morte (cf. Gv 19,34). Visione paradossale: Gesรน รจ presente con un corpo che non รจ un cadavere rianimato ma che viene anche a porte chiuse, non obbedendo alle leggi del tempo e dello spazio; un โ€œcorpo di gloriaโ€ (Fil 3,21), un โ€œcorpo spiritualeโ€ (1Cor 15,44.46), nel quale perรฒ restano i segni della passione, dellโ€™aver sofferto la morte per amore. Sono segni di passione e insieme di gloria, di vittoria sulla morte, segni dellโ€™amore vissuto โ€œfino alla fine, allโ€™estremoโ€ (eis tรฉlos: Gv 13,1). A quelli che temono di essere perseguitati, Gesรน si mostra come il perseguitato che รจ rimasto fedele e che, vincitore della morte a causa del suo amore fedele e pieno, puรฒ venire in mezzo a loro portando pace, saldezza e forza.

โ€œE i discepoli gioirono al vedere il Signoreโ€. Accade ciรฒ che Gesรน aveva profetizzato: โ€œOra siete nel dolore; ma vi vedrรฒ di nuovo e il vostro cuore si rallegrerร  e nessuno potrร  rapirvi la vostra gioiaโ€ (Gv 16,22). In questa nuova situazione della comunitร , il Risorto, che aveva promesso di non lasciarla orfana (cf. Gv 14,18) e di donarle un altro Consolatore (cf. Gv 14,16), fa il dono dei doni, il dono per sempre. Ripete il saluto โ€œPace a voi!โ€ e annuncia: โ€œCome il Padre ha inviato me, anche io invio voiโ€. I discepoli hanno accolto lโ€™Inviato di Dio, lo hanno seguito e hanno creduto in lui; ora sono anchโ€™essi inviati in tutto il mondo, per essere come lui, Gesรน, รจ stato in tutta la sua vita: testimoni della veritร , della fedeltร  di Dio, cioรจ del suo amore per lโ€™umanitร . Con la loro vita devono mostrare che โ€œDio ha tanto amato il mondo da donargli il suo unico Figlioโ€ (Gv 3,16). รˆ solo questione di vivere lโ€™amore di Gesรน Cristo per lโ€™umanitร : chi รจ inviato deve diventare volto, bocca, mani, orecchi di chi lo ha inviato, e cosรฌ i discepoli devono essere corpo di Cristo tra gli altri, nel mondo.

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Per essere abilitati a questa missione, devono essere ricreati, rigenerati: occorreva unโ€™immersione nello Spirito santo, occorreva lo Spirito come nuovo soffio nel cuore di carne (cf. Ez 36,26), occorreva una nuova creazione (cf. Is 43,18-19). Allora Gesรน, il Risorto che respira lo Spirito santo, lo effonde sulla sua comunitร . Se questo Soffio santo รจ soffio vitale per Gesรน, una volta alitato sui discepoli diventa il loro soffio vitale: un solo Soffio, un solo Spirito in lui e in loro! Noi cristiani, vasi di creta fragili e peccatori (cf. 2Cor 4,7), per dono di Gesรน risorto respiriamo lo Spirito santo che a noi dร  la vita, perdona i peccati, ci abilita alla vita eterna nel Regno di Cristo. Siamo dunque il corpo di Cristo, il โ€œtempio dello Spirito santoโ€ (1Cor 6,19). Questa per il quarto vangelo รจ la Pentecoste, la chiesa dono dello Spirito santo alitato dal Risorto. Lo stesso Spirito che ha risuscitato da morte Gesรน (cf. Rm 1,4; 8,11) รจ datore di vita ai discepoli, e da โ€œcompagno inseparabile di Cristoโ€ (Basilio di Cesarea), diventa compagno, amico inseparabile per ogni cristiano. รˆ lui, presente in ogni discepolo e discepola, che ricorda le parole di Gesรน (cf. Gv 14,26), che lo rende presente e testimonia che egli รจ il Signore (cf. 1Cor 12,3).

Lo Spirito santo, Spirito di Dio e Soffio di Cristo, ci รจ donato nella nostra condizione di corpo umano, di carne. Non si dimentichi che nel quarto vangelo la carne (sรกrx) รจ il luogo dellโ€™umanizzazione di Dio: โ€œLa Parola si รจ fatta carneโ€ (Gv 1,14). Per Giovanni la carne non รจ solo luogo di tentazione e di peccato, ma รจ luogo non disprezzabile nรฉ indegno, perchรฉ scelto da Dio per stare con noi e in mezzo a noi. La carne รจ luogo di conoscenza a servizio della Parola di Dio che la abita: ecco la dimora dello Spirito santo. Per questo, come Gesรน รจ stato concepito carne dallo Spirito santo e da una donna, cosรฌ anche la chiesa รจ generata da Spirito santo e da umanitร  e del soffio dello Spirito fa il suo respiro.

Ma questo ha una ricaduta decisiva nella vita dei cristiani: significa remissione dei peccati, perchรฉ lโ€™esperienza della salvezza che possiamo fare qui e ora nella storia, prima della trasfigurazione di tutte le cose nella gloriosa venuta di Cristo, รจ lโ€™esperienza della remissione dei peccati. Lo cantiamo ogni mattina nel Benedictus: โ€œโ€ฆ per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza nella remissione dei suoi peccatiโ€ (Lc 1,77). Ricevere lo Spirito santo รจ ricevere la remissione dei peccati, cioรจ vivere quellโ€™azione del Signore che non solo perdona, ma cancella, dimentica i nostri peccato, facendo di noi delle creature nuove (cf. Ger 31,34; Ez 18,22; 33,16). Questa รจ lโ€™epifania della misericordia di Dio, quellโ€™amore di Dio profondo, viscerale e infinito che, quando ci raggiunge, ci libera dalle colpe e ci ricrea in una novitร  che noi non possiamo darci! La comunitร  dei discepoli รจ la comunitร  del perdono reciproco, e non solo in quanto comunitร  che ha la capacitร  di cancellare il peccato. Questa capacitร  viene data a tutti i discepoli da Gesรน ed essi la mantengono e la esercitano fino a quando sono in comunione con lui per mezzo dello Spirito santo. La capacitร  di rimettere i peccati, cioรจ di liberare dalla colpa e di fare misericordia, รจ data da Gesรน a tutti i discepoli: non solo agli Undici, perchรฉ nel cenacolo il giorno di Pentecoste ci sono anche le donne, cโ€™รจ Maria insieme ad altri discepoli e discepole (cf. At 1,13-15; 2,1).

Gesรน, โ€œlโ€™Agnello di Dio che toglie il peccato del mondoโ€ (Gv 1,29), battezzando nello Spirito santo (cf. Gv 1,33) i discepoli, li abilita alla sua missione: perdonare, fare misericordia, riconciliare con Dio e con i fratelli e le sorelle. Dalla croce e dalla resurrezione lโ€™umanitร  รจ stata riconciliata con Dio, ma tale evento va annunciato a tutti, e i discepoli sono inviati per questo: dove giungono, devono manifestare e far regnare la misericordia di Dio, devono vivere il comandamento ultimo e definitivo dellโ€™amore reciproco (cf. Gv 13,34; 15,12), devono rimettere i peccati gli uni agli altri, abilitati dunque a chiedere il perdono dei peccati a Dio. Dove cโ€™รจ un cristiano autentico, cโ€™รจ un ministro della misericordia che fa arretrare il male e il peccato e fa regnare la misericordia.

E sia chiaro: le parole di Gesรน che accompagnano il gesto del soffiare lo Spirito โ€“ โ€œA coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonatiโ€ โ€“ sono espresse attraverso uno stile tipicamente semitico che si serve di due espressioni contrastanti per affermare con piรน forza una realtร . Non significano dunque un potere che i discepoli potrebbero utilizzare secondo il loro arbitrio e il loro giudizio; al contrario, esprimono con forza che il loro compito รจ la remissione dei peccati, il perdono, la misericordia, come lo รจ stato per Gesรน, che in tutta la sua vita non ha mai condannato, ma ha sempre detto di essere venuto non per giudicare e condannare (cf. Gv 8,15; 12,47), ma perchรฉ tutti โ€œabbiano la vita e lโ€™abbiano in abbondanzaโ€ (Gv 10,10).

โ€œCome il Padre ha mandato me, anche io mando voiโ€, dove questo โ€œcomeโ€ rimanda anche a uno stile, al punto che potremmo pure parafrasare: โ€œCome io ho rimesso i peccati, anche voi dovete rimetterli; รจ con questo compito che vi mandoโ€. รˆ ciรฒ che Gesรน ha affermato in modo riassuntivo, secondo Luca, allโ€™inizio del suo ministero pubblico nella sinagoga di Nazaret:

Lo Spirito del Signore รจ sopra di me
perchรฉ egli mi ha unto
mi ha inviato ad annunciare ai poveri la buona notizia
a proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista
a mandare in libertร  gli oppressi
ad annunciare lโ€™anno di misericordia del Signore (Lc 4,18-19; cf. Is 61,1-2).

Fatta questa esperienza, i discepoli annunciano a Tommaso, non presente alla prima manifestazione del Risorto: โ€œAbbiamo visto il Signore!โ€. รˆ lโ€™annuncio pasquale che dovrebbe essere sufficiente per accogliere la fede nel Risorto. Ma Tommaso non crede, quelle parole gli sembrano vaneggiamenti inaffidabili, quindi replica con forza: โ€œSe non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credoโ€.

Ma โ€œotto giorni dopoโ€, dunque nel primo giorno della seconda settimana dopo la tomba vuota, ecco Tommaso e gli altri discepoli di nuovo insieme, in quella casa a Gerusalemme. รˆ il primo ma anche lโ€™ottavo giorno, giorno della pienezza, del compimento. I discepoli, che vivono ormai da una settimana in questo nuovo tempo iniziato dalla resurrezione, continuano a dimorare nella paura degli uccisori di Gesรน. Dovrebbero con franchezza portare lโ€™annuncio pasquale a tutta Gerusalemme e invece, nonostante lโ€™invio in missione, nonostante il dono dello Spirito santo, restano al chiuso, dominati dalla paura. Ma Gesรน si rende di nuovo presente: โ€œVenne Gesรน, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: โ€˜Pace a voi!โ€™โ€. Ecco la fedeltร  di Gesรน che viene, che รจ il Veniente tra i suoi anche quando essi non lo meritano e non sono in sua attesa. Egli viene in mezzo ai suoi, non si stanca di venire, facendo rinascere sempre la chiesa e la testimonianza della sua resurrezione. Innanzitutto consegna la pace, โ€œla sua pace, non quella del mondoโ€ (cf. Gv 14,27), poi si rivolge a Tommaso, โ€œdetto Didimoโ€, il โ€œgemelloโ€ di ciascuno noi. Sรฌ, Tommaso รจ il gemello in cui dovremmo specchiarci nei nostri entusiasmi in cui arriviamo a dire: โ€œAndiamo anche noi a morire con lui!โ€ (Gv 11,16), cosรฌ come nei nostri momenti oscuri, in cui non riusciamo a credere, ad aderire, a mettere fiducia nel Signore. Tommaso รจ il gemello nel quale cโ€™รจ, come in noi, la logica del voler vedere per credere, del constatare, dellโ€™avere prove. Tommaso รจ come noi: quando si profila lโ€™evento della resurrezione, vediamo morte (cf. Gv 11,15-16); quando Gesรน annuncia che ci precede, non sappiamo quale sia la via (cf. Gv 14,2-6); quando dobbiamo fidarci della testimonianza dei nostri fratelli e sorelle, vogliamo essere quelli che vedono e decidonoโ€ฆ

Gesรน viene perรฒ anche per Tommaso, pecora smarrita cercata dal pastore, e anche a lui si fa vedere con i segni del suo amore: le stigmate della sua passione impresse per sempre nella sua carne gloriosa. La carne di Gesรน, corpo di uomo, รจ passata attraverso la passione e morte, e ciรฒ che egli ha vissuto resta anche nella sua carne di corpo glorioso. La resurrezione cancella tutti i segni della morte e del peccato ma non i segni dellโ€™amore vissuto, perchรฉ lโ€™amore vince la morte e aver amato ha una forza che trascende la morte. Tutta la cura dei malati che le mani di Gesรน hanno praticato, tutte le carezze che egli ha dato, tutto il suo amore vissuto nel cuore, tutte le forze sprigionate dal suo seno sono visibili anche nel suo corpo risorto. Gesรน dunque invita Tommaso ad avvicinarsi e a mettere il suo dito in quelle stigmate.

E qui, attenzione, non sta scritto che Tommaso mise il suo dito nei buchi delle mani e nella ferita del costato, ma che disse: โ€œMio Signore e mio Dio!โ€. Riconoscendo lโ€™amore vissuto da Gesรน, di cui le stigmate sono il segno perenne, Tommaso crede e confessa: โ€œHo Kรฝriรณs mou ho Theรณs mou!โ€. Gesรน risorto รจ il Kรฝrios; di piรน, รจ Dio. Il Signore di Tommaso รจ il Dio di Tommaso. Non cโ€™รจ confessione di fede piรน alta in tutti i vangeli. Questa รจ la proclamazione piรน piena e schietta: Gesรน รจ il Signore, Gesรน รจ Dio. Ecco perchรฉ chi vede Gesรน, vede il Padre (cf. Gv 14,9); ecco perchรฉ Gesรน รจ lโ€™esegesi del Dio che nessuno ha mai visto nรฉ puรฒ vedere (cf. Gv 1,18); ecco perchรฉ Gesรน รจ โ€œil Viventeโ€ (Lc 24,5) per sempre. Tommaso non รจ certo un modello, anche se in lui possiamo riconoscerci. Per questo Gesรน gli dice: โ€œBeati quelli che, senza avere visto, giungono a credereโ€. Non vedendo, non constatando, ma contemplando il Crocifisso, dunque conoscendo il suo amore vissuto, si inizia a credere. Miracoli, visioni, apparizioni non ci fanno accedere alla vera fede. Solo la parola di Dio contenuta nelle sante Scritture, solo lโ€™amore di Gesรน di cui il Vangelo รจ annuncio e narrazione (โ€œsegno scrittoโ€, per dirla con la chiusura del vangelo), solo lo stare nello spazio della comunitร  dei discepoli del Signore, ci possono portare alla fede, ci possono far invocare Gesรน quale โ€œmio Signore e mio Dioโ€.

Tutto questo capitolo 20 del quarto vangelo รจ un canto alla misericordia del Signore che viene alla sua comunitร  con il perdono, con la remissione dei peccati, con la pazienza di un Dio che ci ama sempre, anche quando noi non lo meritiamo ed esitiamo a credere in lui.

p. Enzo Bianchi – Qui tutti i precedenti commenti al Vangelo della domenica

Fonte: Monastero di bose

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