Oggi celebriamo con lutto e tristezza la Crocifissione e la morte di Gesรน.
ร sempre difficile guardare una persona che amiamo soffrire, specialmente qualcuno cosรฌ buono e innocente.
Liturgicamente รจ chiamato “il Venerdรฌ Santo della Passione del Signore”. Passione deriva dalla parola latina passio, che suggerisce sofferenza e morte, ma non รจ solo confinata alla sofferenza, ma implica una sofferenza che conduce alla gloria. ร un passaggio necessario per una nuova vita, non solo per Cristo, ma anche per noi.
La Liturgia del Venerdรฌ Santo, che non รจ una Santa Messa, poichรฉ la Santa Eucaristia non puรฒ essere celebrata oggi o domani, รจ divisa in tre parti cruciali: la Liturgia della Parola, la Venerazione del Legno della Croce e la distribuzione della Santa Comunione.
Nella prima lettura del profeta Isaia, nota come il quarto cantico del servo sofferente, vorrei concentrarmi solo su tre versetti.
“Tanto era sfigurato per essere dโuomo il suo aspetto e diversa la sua forma da quella dei figli dellโuomo”. Questo non vale solo per Cristo, il Servo sofferente, ma per tutti noi dopo la caduta dell’uomo dalla grazia. Siamo creati a sua immagine e somiglianza, ma quella “somiglianza” dell’umanitร a Dio รจ stata rovinata e ferita dal peccato originale.
La bellezza dell’innocenza originale, l’unitร , la santitร , la solitudine e la nuditร senza vergogna รจ stata segnata dalle distorsioni causate dal peccato. Papa Giovanni Paolo II riflette magnificamente su questa comprensione nella sua opera: “Teologia del corpo”, quando Cristo “fa appello al principio” nella nostra bellezza originale. Gesรน divenne “sfigurato” al punto che la sua Divinitร e il vero splendore e la sua gloria divina erano irriconoscibili. Egli “divenne peccato” per pagare il nostro riscatto al Padre. Senza di lui umiliato, e umiliatosi e lasciatosi privare della sua gloria celeste, non avremmo potuto avere un canale di grazia per noi.
“Il castigo che ci dร salvezza si รจ abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guaritiโ. Papa Giovanni Paolo II ha scritto una lettera apostolica chiamata in latino Salvifici Doloris, “Sul significato cristiano della sofferenza”. Se portiamo la nostra croce, come Cristo ci ha chiesto di fare, prendiamo parte al suo atto salvifico di redenzione e di salvezza continua del mondo. Ciรฒ significa che la nostra sofferenza ha un grande significato e guadagna meriti per le persone quando รจ unita al Suo atto redentivo sulla Santa Croce.
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Quante volte giudichiamo le persone dalle apparenze create da standard umani e le giudichiamo non degne della nostra attenzione, trattandole con indifferenza perchรฉ non sono attraenti per noi. Quanto siamo diventati ciechi e folli nei tempi moderni. “Non ha apparenza nรฉ bellezza per attirare i nostri sguardi, non splendore per poterci piacere. Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia; era disprezzato e non ne avevamo alcuna stimaโ.
Ci siamo lasciati convincere dalla cultura attuale che punta tutto sul sentirsi bene con se stessi e misurare tutto secondo i nostri standard e le nostre linee guida? Abbiamo creato una cultura del โsecondo meโ, piuttosto che seguire il magistero della Chiesa? La santitร arriverร sempre in un travestimento che non riconosciamo e non vogliamo seguire, perchรฉ ci vuole rinuncia a se stessi per farlo. Implica un dono completo di sรฉ, che รจ vero amore.
Gesรน puรฒ davvero compatire le nostre sofferenze come ci dice la Lettera agli Ebrei, perchรฉ “egli รจ stato messo alla prova in ogni cosa come noi, escluso il peccatoโ. Anche noi dobbiamo seguire questa strada, perchรฉ รจ l’unica via verso la santitร e la perfezione. ร cosรฌ che viviamo veramente la seconda parte della Liturgia di oggi: la Venerazione della Croce.
Chiunque puรฒ salire in processione e baciare il legno della Croce che viene tenuto alto, ma se la Croce รจ tenuta abbastanza in basso, dobbiamo inchinarci con umiltร per farlo. Gesรน invitรฒ Simone di Cirene a portare la sua croce per rivelarci il significato piรน profondo della sofferenza umana. Attraverso la sofferenza possiamo andare oltre noi stessi se permettiamo a Dio di portarci lรฌ. Dobbiamo essere disposti ad andare oltre la tirannia del sรฉ, l’autosufficienza e l’adorazione di sรฉ, il nuovo vitello d’oro per la societร occidentale.
Dobbiamo andare oltre il nostro auto-assorbimento per entrare in contatto con la trascendenza, il Divino, inchinandoci in basso come ha fatto Gesรน per noi.
Rimane un invito per noi a manifestare la nostra vera grandezza donata da Dio, che san Giovanni Paolo II chiama “uomo redento”. La sofferenza puรฒ rivelare un potere speciale precedentemente nascosto, una grazia, che attira una persona interiormente piรน vicina a Gesรน Cristo. Attraverso la sofferenza possiamo arrivare a conoscere, con la potente grazia trasformante di Dio, il nostro vero sรฉ e quindi la nostra vera dignitร umana e il potenziale per la santitร .
Per questo dobbiamo venerare quotidianamente la Croce di Cristo, venerando le nostre croci quotidianamente e quelle degli altri. Non abbiamo bisogno di disprezzare o evitare gli altri o noi stessi. Mentre nulla ci puรฒ attrarre alla loro sofferenza, dobbiamo ricordare che รจ Cristo che soffre in loro e tutti noi aspettiamo la redenzione dei nostri corpi alla fine dei tempi.
Per vivere questo abbiamo bisogno della terza parte della Liturgia di oggi – la ricezione della presenza reale di Gesรน nella Santa Eucaristia. Abbiamo tutti bisogno di amare piรน profondamente questo momento sacramentale della comunione personale. Se รจ cosรฌ, diventiamo sempre piรน come Cristo, servo sofferente, offerto al Padre.
Ci troveremo pronti e piรน onorati di servire gli altri, innamorati fino al punto di offrire le nostre vite per gli altri.
Questa รจ la Parola della Croce.
Questo รจ il significato del Venerdรฌ Santo.
Nato a Venezia il 20 Marzo 1966
Superiore della Congregazione dei Padri Cavanis
