don Antonello Iapicca – Commento al Vangelo del 16 Aprile 2019 – Gv 13, 21-33.36-38

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LA MENTE RECLINATA SUL PETTO DI GESU’ DOVE SPEGNERE I DARDI DEI PENSIERI LANCIATI DAL DEMONIO

Gesรน sapeva tutto. Sapeva chi lo avrebbe tradito, e come lo avrebbe consegnato,ย e non fa nulla per cambiarne la rotta. Il mondo, e noi in esso, farebbe carte false per sapere in anticipo, non dico i numeri del lotto, ma anche solo le proprie vicende sentimentali, il futuro dei figli, l’epilogo di storie intricate. Le cartomanti invadono le televisioni, gli oroscopi appaiono sulle prime pagine dei giornali, sedute spiritiche e pellicole di fantasia legate alla magia riempiono le sale cinematografiche. Il desiderio di appropriarsi del futuro e di manipolarlo secondo i propri progetti di felicitร  ci accomuna tutti.

Vorremmo sapere, per regolarci, per parlare, per aggiustare, per non sbagliare; per non morire. E ci inventiamo prevenzioni, diete che promettono salute e benessere fatte per essere smentite, assicurazioni sulla vita, contratti a tempo indeterminato, tutte cose alle quali ci aggrappiamo illudendoci di “aggiungere un’ora sola alla nostra vita”. C’รจ addirittura chi si priva preventivamente di alcune parti del proprio corpo per non ammalarsi di cancro…ย Gesรน invece sa e non fa nulla. Anzi. Lui conosce il destino che lo attende e, attraverso il crogiuolo del Getsemani, vi entra sereno, senza dire parola,ย come chi ha giร  vinto.ย Era consapevole che la sua vita non aveva altro senso e direzione che Gerusalemme, il Golgota e il sepolcro dove “glorificare il Padre” passando dalla morte alla vita. Sapeva perchรฉ portavaย sigillatoย nel cuoreย il segreto del Padre,ย l’amore che riempiva quella volontร , che appariva alla carne cosรฌ cruenta.ย 

Gesรน non aveva bisogno di maghi, di indovini e di oroscopi, neanche di illusionisti che vendono fumo spacciandolo per qualitร  della vita, o di politici che promettono denaro e lavoro; non aveva bisogno di personal trainer e di motivatori, filosofi e tuttologi dispensatori di consigli e segreti per cavarsela e riuscire nella vita. Gesรน sapeva di essere Figlio di Dio,ย e questo era tutto: la volontร  del Padre era la sua, ed era amore perchรฉ nessuno si perdesse. Come Abramo e Isacco, โ€œi due si guardavano negli occhiโ€ come in uno specchio, perchรฉ avevano lo stesso cuore, la stessa mente, e lo stesso Spirito.ย Esattamente ciรฒ che manca a noi, che invece di fissare il Padre contempliamo narcisisticamente noi stessi. Per questo, tristi e insoddisfatti, siamo come obbligati a dare ogni giorno un senso alla marcia della vita, sforzandoci di cambiarne l’orientamento quando non รจ secondo le nostre carte di bordo. Ci illudiamo di stabilire la meta, tracciamo di conseguenza il percorso, dimenticando perรฒ chi siamo, da dove veniamo, dove stiamo andando.ย 

Per questo oggi, accanto a Gesรน, appare, con โ€œil capo reclinato sul suo pettoโ€, la figura del โ€œdiscepolo che Lui amavaโ€.ย Tu, ed io: la sua dolcezza, la sua tenerezza infinita, la sua mitezza di fronte alla storia che lo conduce alla morte, il suo amore, ci attirano a sรฉ,ย nel profondo del suo cuore. La luce per la nostra vita, per comprenderne il senso e discernere il cammino, รจ la luce di Pasqua che emerge dal suo cuore squarciato, immagine del sepolcro aperto sulla vita e definitivamente serrato in faccia alla morte. Siamo chiamati a deporre la nostra mente sul cuore di Gesรน, come un corpo nel sepolcro, come un catecumeno si immerge nella piscina battesimale:ย “Rapisca, ti prego, o Signore,ย lโ€™ardente e dolce forza del tuo amoreย la mente miaย da tutte le cose che sono sotto il cielo,ย perchรฉ io muoia ย per amore dellโ€™amor tuo,ย come tu ti sei degnato morireย per amore dellโ€™amor mio”ย (San Francesco).ย 

Gesรน ci chiama oggi aย lasciare che i pensieri, i progetti, i criteri, fossero anche i piรน santi e ragionevoli, siano assorbiti nel fuoco del suo cuore, per vederli trasformati in palpiti d’amore; nulla di smielato e sentimentale perรฒ, piuttosto l’amore autentico e fatto carne nella vita che “muore per amore” dell’amore di Cristo; l’amore che offre la mente alle spine della stessa sua corona, per non dimenticare il dolore dei peccati che sorgono sempre da un pensiero mondano, e tenere desta la memoria della sua misericordia. “Reclinare il capo sul petto di Gesรน” significa entrare nello scrigno del suo intimo, dove รจ custodito il senso di ogni evento, anche il piรน banale. Perchรฉ, come scrisse il Beato Card. Newman, “il cuore parla al cuore”, e solo chi lo ascolta puรฒ accoglierne i tesori.ย Sul petto di Gesรน, tutto in noi รจ santo, cosรฌ come รจ, non dobbiamo toccare nulla; niente da togliere, niente da aggiungere.ย Giuda invece “รจ finito sotto il dominio di qualcun altro: chi rompe lโ€™amicizia con Gesรน, chi si scrolla di dosso il suo ยซdolce giogoยป, non diventa libero, ma diventa invece schiavo di altre potenze” (Benedetto XVI).

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Quando poi,ย comprendendo l’errore,ย Giuda tenterร  un ritorno, l’orgoglio a cui si era consegnato gli impedirร  di credere all’amore smisurato di Cristo.ย Non aveva mai reclinato il suo capo sul petto di Gesรน, non aveva udito i battiti del suo cuore che si commuoveva per lui, non aveva quindi potuto comprendere la sua Parola e il suo amore. Giuda โ€œmangia il boccone intintoโ€ da Gesรน, ma dubitando di Lui; e, dice San Paolo, “chi mangia dubitando si condanna”. Gesรน, pur conoscendo la malizia del suo cuore, non esita a โ€œprendereโ€ quel boccone sacramento del suo corpo, e a โ€œdarglieloโ€, perchรฉ sa che senza quel boccone non avrebbe compiuto la sua missione. Eโ€™ tremendo: da una parte emerge lโ€™amore di Gesรน che, in quel boccone, si offre da se stesso a Giuda e alla Croce prima ancora di essere consegnato; dallโ€™altra si rivela lโ€™abisso a cui puรฒ arrivare il cuore dellโ€™uomo: invece di reclinare il capo sul petto di Gesรน, tutti possiamo prendere e mangiare i segni del suo amore con un cuore doppio, dubitando che sia davvero amore, e aprendo cosรฌ a satana la porta del nostro cuore.

Eโ€™ dopo aver mangiato quel boccone, infatti, che โ€œsatana entra in Giudaโ€. Prima cโ€™era solo la sua debolezza che poteva ancora abbandonarsi alla misericordia di Cristo. Prima cโ€™erano i suoi dubbi, i suoi ragionamenti, i suoi criteri, che avrebbe potuto gettare nel cuore di Cristo. E invece si รจ chiuso in se stesso, e quel boccone di vita si รจ trasformato in cibo di morte. Attenzione eh, si tratta di un pericolo in agguato per tutti noi. Giuda, infatti, รจย l’immagine di quanti, chiusi gli occhi alla luce dell’amore, si infilano “nella notte” della giustizia umana che non conosce misericordia. Attenti allora, perchรฉ Giuda, ovvero lo spirito malvagio e incredulo del demonio, ci aspetta al varco, nella notte di questo mondo: รจ in ufficio, a scuola, forse in famiglia; in un tradimento, nel disprezzo, nella solitudine. O nelle malattie, nelle difficoltร , nei fallimenti e nella precarietร .

Ci aspetta soprattutto con il suo ghigno beffardo, quando ci scopriamo peccatori, incapaci di amare, un blocco granitico di orgoglio e superbia; รจ allora che, prendendo spunto dalla nostra debolezza, ci induce a dubitare, anzi a disperare e a disprezzarci, e cosรฌ a rinnegare Cristo e il suo amore, troppo grande per essere vero. Giuda si nasconde anche nella paura di fronte alla grandezza della chiamata, al matrimonio o al celibato, nel terrore dinanzi alla possibilitร  di un amore indissolubile che urta con la provvisorietร  delle nostre affezioni. Ma proprio le nostre debolezze e le contraddizioni della storia sono il luogo dove sperimentare che in tutto e in ogni istante, scorre l’amore di Dio, come un fiume di Grazia. Ma per riconoscerlo, dobbiamo accogliere in noi lo sguardo diย Gesรน che vedeva la trama positiva, di Grazia e di Gloria anche negli occhi assassini di Giuda.

Lo sguardo del suo cuore che, oltrepassando i deboli sentimenti d’affetto e di giustizia di Pietro, lo vedevaย giร ย piangente sui suoi peccati,ย perchรฉ lo avevaย giร ย perdonato.ย Fratelli, per trasfigurare il nostro sguardo in quello di Cristo, entriamo con Lui nel Cenacolo in questa vigilia della sua Passione; e impariamo ad entrarci ogni giorno, prima della nostra passione: prima di unโ€™operazione delicata, di una decisione da prendere, di fronte alle difficoltร  di relazione con il coniuge e i figli, dinanzi alla Croce che ci attende. Prima del Getsemani cโ€™รจ il Cenacolo, dove reclinare il capo sul petto di Gesรน, perchรฉ solo cosรฌ impareremo ad entrare nella storia e a reclinare il nostro sulla Croce, l’unico posto dove Cristo stesso ha potuto reclinare il suoโ€ฆ

Quando siamo crocifissi con Cristo, scocca l’ora nella quale “glorificare il Padre” e Cristo in noi. Ogni ora nella quale la carne bestemmierebbe, รจ quella favorevole per rendere gloria a Dio. Ma dobbiamo preparaci nel Cenacolo, immagine della comunitร  cristiana, dove ci accoglieย la “profonda commozione” di Gesรน per ogni nostro tradimento perchรฉ ci abbandoniamo alle sue viscere di misericordia. In essa, infatti, si ascoltaย la sua Parola e ci si nutre di Cristo nei sacramenti; si diluiscono le angosce nella preghiera, e si depone lโ€™inconsapevole orgoglio di Pietro nellโ€™abbraccio amorevole del Signore, dove accettare la propria debolezza. Satana, infatti, lo si affronta solo nascosti nella fenditura della roccia da dove far udire allo Sposo la voce del nostro cuore.

Le tentazioni e le incredulitร  si vincono solo reclinati sul petto di Gesรน, come il tralcio รจ unito alla vite, nella consapevolezza umile che da soli non possiamo nulla. Lรฌ dentro infatti, nella fornace ardente del cuore di Cristo, sperimenteremo di essere i suoi discepoli amati, partecipi della sua stessa missione. Il fuoco del suo amore ci fonderร  in Lui perchรฉ si infranga su di noi, ormai divenuti una cosa con Cristo, il male di questa generazione. Chi vive nella comunione della Chiesa si abbevera ogni istante della misericordia che sgorga dal petto di Gesรน, โ€œe non รจ forse la misericordia un “secondo nome” dell’amore, colto nel suo aspetto piรน profondo e tenero, nella sua attitudine a farsi carico di ogni bisogno, soprattutto nella sua immensa capacitร  di perdono?ย Suor Faustina Kowalskaย ha lasciato scritto nel suo Diario: “Provo un dolore tremendo, quando osservo le sofferenze del prossimo.

Tutti i dolori del prossimo si ripercuotono nel mio cuore; porto nel mio cuore le loro angosce, in modo tale cheย mi annientano anche fisicamente. Desidererei che tutti i dolori ricadessero su di me, per portare sollievo al prossimo”. Ecco a quale punto di condivisione conduce l’amore quando รจ misurato sull’amore di Dio!” (Giovanni Paolo II). Ecco, nel cuore a cuore con Cristo che travasa in noi il suo amore, possiamo vivere il โ€œprimaโ€ di ogni evento della nostra vita discernendo in ciascuno il suo Mistero Pasqualeย che ci attende; e cosรฌ โ€œpotremoโ€ entrareย in quelย “piรน tardi”ย nel quale โ€œandare con Gesรน dove Lui รจ giร  andatoโ€,ย il Regno dove riposare eternamente sul suo petto, del quale anche in questa Pasqua ci verranno donate le primizie squisite.

Fonte e approfondimenti

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