Commento al Vangelo di domenica 14 Aprile 2019 – Monastero di Marango

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Ogni anno la liturgia ci introduce nella Settimana Santa contemplando Gesรน che entra a Gerusalemme acclamato come il Messia. Questo episodio mi interroga sempre molto, pensando all’estrema renitenza, al pudore piรน profondo, all’ostinato silenzio che Gesรน ha tenuto, per tutta la sua vita, riguardo al suo essere il Messia, soprattutto per non alimentare attese sbagliate nel popolo. Ma ora รจ Lui stesso che prende l’iniziativa nel porre i segni della proclamazione messianica della sua persona, proprio ora che questa figura rischia di essere piรน equivocata che negli altri momenti della sua vita. Infatti siamo nei giorni della Pasqua, quando, nei Giudei, la celebrazione della liberazione dell’Egitto si coniugava senza soluzione di continuitร  come istanza di essere liberati dai romani.

E siamo nei giorni che precedono l’arresto e la passione di Gesรน, di cui Lui aveva piena coscienza: la proclamazione messianica non rischiava di alimentare false attese anche nei suoi discepoli? Come tenere insieme la figura della ยซre che viene nel nome del Signoreยป con quella del disgraziato appeso alla croce con la scritta ยซcostui รจ il re dei Giudeiยป? Possiamo attribuire tutto alla colpevole volubilitร  della gente che prima lo acclama e poi lo condanna? Certamente il ยซpopoloยป cerca sempre vittime da sacrificare. Perchรฉ la gente ama il potere e adora chi lo esercita, come appare in modo chiarissimo oggi, nella nostra societร . Al contrario, la gente detesta il debole perchรฉ รจ uno specchio di se stessa, nel quale non vuole riflettersi: da qui l’intolleranza, la disumanitร  e il razzismo dei nostri giorni. Ma, proprio per questo, Gesรน non doveva essere piรน avvertito e piรน prudente nel farsi proclamare il Messia, all’ingresso di Gerusalemme e all’ingresso della Pasqua?

Eppure, il racconto evangelico รจ chiarissimo nell’indicarci che Gesรน non si รจ lasciato prendere la mano dell’entusiasmo della gente, bensรฌ รจ Lui che ha provocato tutto: dei 12 versetti di cui รจ composto il brano, i 9 iniziali sono dedicati alla descrizione di ciรฒ che Gesรน stabilisce che deve avvenire e poi effettivamente avviene. รˆ Lui che provoca e governa gli avvenimenti. E quando, alla fine del racconto, i farisei lo invitano a rimproverare i suoi discepoli per le proclamazioni messianiche che affermavano di Lui, Gesรน dice perentoriamente: ยซSe questi taceranno, grideranno le pietreยป. รˆ perciรฒ evidente che รจ Gesรน stesso a voler essere riconosciuto come Messia, a Pasqua e prima della sua Pasqua.

Certamente la simbologia messianica di cui si fa regista rinvia a una figura di inviato di Dio che non รจ come i re della terra: non si serve dell’autoritร  e della forza. รˆ un Messia debole e povero, come avevano profetizzato i testi antichi, scritti in quelle epoche nelle quali si era tragicamente sperimentata la durezza e la cattiveria del potere umano, quando questo si faceva piรน assoluto e totalizzante. In tali contesti non si poteva pensare a un Dio che intervenisse a favore del suo popolo essendo piรน forte negli eserciti, nelle armi, nelle strategie politiche che asservivano la gente. Cosรฌ la coscienza di fede si alimentava di valori di non contrapposizione, di non violenza, di apertura positiva, di fraternitร , che solo un Messia che arrivava su un povero puledro preso in prestito – invece che sui carri da guerra – poteva portare. La pace non la possono realizzare le armi, la fraternitร  non si puรฒ instaurare con la divisione.
Perciรฒ Gesรน ci tiene in modo essenziale di rivestire tale figura di Messia e si fa Signore degli eventi cosรฌ piccoli come il prevedere di trovare un puledro e far sรฌ che venga lasciato in prestito dai suoi proprietari.

Dunque un Messia cosรฌ diverso dalle logiche umane, ma, comunque e soprattutto, un Messia. Evidentemente Gesรน vuole essere riconosciuto come tale soprattutto in quello che vivrร  da ora in avanti: le mani che laveranno i piedi ai discepoli saranno quelle del Messia, il corpo che verrร  legato come quello di un delinquente sarร  quello del Messia, le accuse che gli verranno mosse saranno quelle di essere il Messia, il capo che verrร  percosso sarร  quello del Messia, le membra che verranno inchiodate alla croce saranno quelle del Messia, l’umanitร  piena che risorgerร  da morte sarร  quella del Messia.

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Per noi cristiani, quello che ci unisce di piรน e, insieme, ci distanzia maggiormente dall’Israele della fede รจ proprio la figura del Messia: per loro e per noi รจ il tutto della fede, solo che loro lo attendono ancora, mentre noi lo contempliamo in un povero uomo crocifisso, il Figlio di Dio. Non so dire se la scommessa nella quale ci giochiamo sia piรน grande per loro oppure per noi.

Signore, sia loro che noi ti attendiamo: loro per veder cambiare il mondo, noi per riconoscerlo giร  cambiato.
Stiamo per vivere la settimana della Passione, che ci chiama a riconoscere la realtร  umana trasformata dagli eventi che celebriamo in essa. Eโ€™ la Passione di un Messia totalmente impastato con la condizione umana da assumerne tutta la tragedia e la sconfitta. Ma รจ il Messia: Colui che Dio ha consacrato e inviato. Quindi รจ Colui in cui Dio si riconosce pienamente in ordine al suo piano di salvezza per l’umanitร . Oggi, tutti coloro che cercano e trovano il consenso della gente, in sostanza, si presentano come nuovi e veri messia: ยซIo lavoro per risolvere tutti i vostri problemi e per garantirvi un futuro di felicitร …ยป. Il vero Messia, Gesรน, non ha risolto i problemi immediati della gente nรฉ ha promesso la felicitร  facile delle pubblicitร .

Invece, con la sua morte in croce, ha demolito una religione fatta di prescrizioni e di leggi, armi in mano alle buone anime contro i pubblici peccatori, e ha aperto la strada ad un’umanitร  che, seppur minoritaria, sa assumere la cura dei poveri e degli emarginati. In questi giorni penso molto alle persone che, in silenzio e con amore, si adoperano per aprire un futuro nella nostra societร  a quelli che, per solo odio, vengono rifiutati dai falsi messia e da chi li segue.

Buona Settimana Santa a tutti.

A cura di Alberto Vianello – Monastero di Marango

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