Il commento alle letture di domenica 14 Aprile 2019 a cura di don Enzo Pacini cappellano del carcere ยซLa Dogaiaยป di Prato.
Teniamo accesa la luce del sabato
La celebrazione della domenica delle Palme apre la grande e santa settimana nella quale contempleremo il mistero centrale della nostra fede, lโevento che รจ il fulcro della nostra speranza e la manifestazione dellโamore misericordioso di Dio per lโuomo, in ogni tempo. Si tratta, come sempre, di una celebrazione che riassume e concentra i momenti che saranno oggetto di celebrazione e contemplazione nei prossimi giorni, in particolare nel Triduo Sacro, Giovedรฌ, Venerdรฌ, Sabato Santo.
Giร fin da oggi, infatti, ascolteremo lโannuncio del dono di Cristo, pane spezzato nella sera della cena, la libera offerta della sua vita che troverร la sua realizzazione nella morte in croce, la deposizione e la sepoltura come il chicco di grano nella terra, in attesa dello sbocciare di un frutto nuovo. Si tratta, quindi, di una celebrazione molto densa, difficile da commentare in breve, probabilmente lโatteggiamento migliore potrebbe essere quello del contemplare, del guardare, sentendosi spettatori, nel senso migliore del termine, di questo dramma che, come ogni dramma, innanzitutto avvolge, interroga, sconvolge e forse solo in seguito a questo sguardo partecipe puรฒ sedimentarsi nel nostro intimo e diventare nutrimento quotidiano.
Non per nulla in questa domenica e nella settimana, molti sono i momenti dalla forte valenza simbolica, visiva, che tende al coinvolgimento della persona: la processione delle palme, la lavanda dei piedi al giovedรฌ, lโadorazione della croce il venerdรฌ, come pure altri momenti piรน tradizionali, la via crucis, la visita ai sepolcri, realizzando quella ยซcomposizione di luogoยป, quellโยซesserciยป che S. Ignazio raccomandava nei suoi esercizi spirituali.
Volendo comunque sottolineare solo pochi elementi, tipici di Luca, che questโ anno ci accompagna con la sua narrazione, potremmo soffermarci sullโasserzione di Gesรน al momento del suo ingresso nella cittร santa, dopo essere stato invitato a far tacere i suoi discepoli: ยซse questi taceranno, grideranno le pietreยป (Lc 19,40). Come faranno le pietre a gridare? Forse rotolando, sgretolandosi, franando, come abbiamo ascoltato recentemente nel vangelo della terza domenica, la torre caduta citata da Gesรน (cf. Lc 13,1-9). ร un modo rozzo di esprimersi (dalle pietre non possiamo aspettarci una grammatica raffinata), ma ci parla di necessitร che non possono essere tacitate, di un mondo vecchio che ha bisogno di rinnovamento, di segni dei tempi che non possono rimanere inascoltati. Le grandi questioni, gli assetti del mondo e le sue crisi, i problemi dellโambiente non sono cose per specialisti, ognuno puรฒ aprire bocca per evitare che siano le pietre le uniche testimoni di questo bisogno; Cristo apre nuovi spazi e nuove parole, perchรฉ i suoi testimoni possano dare voce alle speranze e le angosce del mondo.
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Unโaltra notazione tipica di Luca la troviamo alla fine del racconto della Passione: ยซgiร splendevano le luci del sabatoยป (Lc 23,54). Sono luci serene che ci parlano di famiglia, di unione per celebrare il giorno festivo, piccola pasqua della settimana. Cristo รจ entrato nel suo riposo, ma le luci sono accese e da lรฌ a poco sorgerร un giorno nuovo, il sole della Pasqua. Cosรฌ anche il mondo in cui viviamo, spesso contorto, ripiegato su se stesso e impaurito ha bisogno di qualcuno che tenga accesa la luce del sabato, comunitร di testimoni che sanno parlare, tacere, contemplare, donare calore e speranza.
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Cappellano del carcere, vicedirettore dellโufficio pastorale dei migranti (per la pastorale dei nomadi), consulente ecclesiastico diocesano Movimento Apostolico Ciechi, segretario del vicariato Prato Sud-Est.
Dati aggiornati al 14/02/2019
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