Dio ha un debole per i deboli
โLa bella notizia รจ che Dio ha un debole per i deboliโ
Ho trovato questo bellissimo passaggio sintetico in un commento di padre Ermes Ronchi nel suo commento a questa pagina evangelica. Trovo che sia una sintesi perfetta delle beatitudini, uno dei piรน grandi e coinvolgenti discorsi di Gesรน, che i suoi discepoli hanno tramandato nei Vangeli. Nel Vangelo di Luca troviamo le beatitudini in una forma un poโ diversa da quella del Vangelo di Matteo al capitolo quinto. Questo ci fa pensare che le beatitudini sono un discorso che Gesรน ha proclamato piรน volte non solo con queste parole ma anche con tutto il suo insegnamento di vita. Le beatitudini sono la sintesi di Gesรน.
Anche qui in Luca come anche in Matteo (come pure negli altri evangelisti) รจ chiaro come Gesรน vuole rivoluzionare il nostro modo di percepire la vita, il rapporto con il mondo, con le cose e con gli altri e con noi stessi. Piรน si sta con Gesรน assimilando la sua vita, piรน le logiche umane si rovesciano. Come si fa infatti a dire โbeati i poveri, gli affamati e chi piangeโ? Come si fa a dire โbeati quando vi insulteranno e vi cacceranno a causa del suo nomeโ? Ma che religione รจ mai questa?
La logica umana ci fa dire che รจ beato chi รจ ricco, chi ha tutti i beni a disposizione, chi sta bene e puรฒ godere della vita e del consenso! Quante volte abbiamo chiesto a Dio di stare bene, di superare momenti di difficoltร sia interiore che materiale? Quante volte abbiamo cercato di farci accettare dal prossimo e di avere una buona fama? Tutto sbagliato?
A rafforzare questa sensazione di smarrimento sono le altre parole di Gesรน quando in modo speculare pronuncia i suoi โguai!โ: guai a chi รจ ricco, sazio, a colui che ride e gode di consenso.
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Sono parole che provocano e che vogliono toglierci dalla tranquillitร della nostra logica umana, quella che regola da sempre il mondo, e che forse proprio per questo non lo fa andare bene!
Ma se ci pensiamo bene noi cristiani con il battesimo siamo legati a uno che ha rovesciato la prima delle regole umane: la morte! Proprio San Paolo nella seconda lettura, nella lettera ai Corinti, dice che se dalla nostra fede in Gesรน togliamo la resurrezione alla fine non abbiamo praticamente nulla! Se non crediamo che Gesรน รจ risorto dai morti noi cristiani siamo davvero da commiserare.
Ma noi invece crediamo nella resurrezione di Gesรน e quindi di ogni essere umano. Lโultima parola non รจ la morte ma la vita. Quindi รจ possibile che anche la situazione piรน umanamente negativa sia in realtร una porta aperta verso la vita vera, la gioia vera, verso il Regno di Dio che รจ presente anche qui in mezzo al mondo.
Credere nella resurrezione ci porta a credere che non รจ dalle tasche piene, dalla pancia piena, dal divertimento fine a sรฉ stesso e dalla fama che viene la vera gioia, la vera vita.
Credere nella resurrezione porta noi cristiani a trovare Dio forte e onnipotente proprio nella debolezza umana, nelle situazioni di fragilitร e povertร , nelle situazioni anche di persecuzione e incomprensione. Il โguaiโ pronunciato da Gesรน non รจ un annuncio di punizione, ma un avvertimento. Gesรน ci avverte che se poniamo la nostra vita nei successi personali, nelle ricchezze e nella felicitร egoistica, corriamo il rischio di trovarci alla fine vuoti, tristi e senza futuro.
Dio ha un debole per i deboli, perchรฉ proprio in quella loro debolezza ha manifestato la sua potenza di amore, perdono, resurrezione.
Mi vengono in mente alcune situazioni che parlano di resurrezione proprio quando umanamente non sembra esserci nulla di buono. Proprio in questi giorni mi ha colpito il fatto terribile di quel ragazzo giovanissimo, Manuel Bortuzzo, promessa italiana del nuoto sportivo, che per lโassurda cattiveria di due giovani balordi che gli hanno sparato per sbaglio dopo una rissa, scambiandolo per unโaltra persona, si รจ ritrovato ad un passo dalla morte e paralizzato. Mi hanno colpito le sue prime parole riportate dai giornali che nonostante tutto parlano di voglia di vivere, di lottare, di non odio verso chi lo ha colpito. Sembra che proprio questa sia la sua scelta, cioรจ non macerare in un โlogicoโ risentimento verso i suoi feritori, ma di guardare avanti unendo attorno a sรฉ tanti altri per aiutarsi reciprocamente. Mi รจ parso di vedere in questa storia, che รจ ancora allโinizio e tutta da scrivere, un bagliore di quella beatitudine di cui parla Gesรน per chi รจ povero e sofferente.
Dio scrive la sua storia con i deboli, i poveri, i rifiutati, perchรฉ Gesรน stesso รจ diventato cosรฌ. Si รจ fatto debole, povero e rifiutato per annunciare dalla croce lโinizio del suo Regno di vita e resurrezione. Guai a noi se non ci crediamoโฆ

