Commento al Vangelo del 20 dicembre 2017 – Monastero di Bose

Meditiamo in questi giorni i diversi annunci di nascite prodigiose che hanno segnato la storia di noi credenti. Ci uniamo a quanti ricevono o comunicano una nascita, alla loro trepidazione, alla preoccupazione, alla promessa di futuro, al dramma di coloro che apprendono una malattia o malformazione. Paure e gioie che esprimono comunque una vita, una vita a cui credere, in cui riporre la nostra fiducia e che interpella la nostra responsabilità. È la storia di ogni uomo, di ogni donna in ogni tempo.

Leggiamo questo testo però anche guardando alla nostra vita di credenti che nati alla fede abbiamo accolto una parola e l’abbiamo fatta crescere dentro di noi.

Maria prima di vivere su di sé l’essere madre è donna che ha saputo ascoltare, meditare e accogliere la profezia delle Scritture e per questo insegna a noi come leggere la Scrittura, come contemplare e conservare queste cose nel proprio intimo.

Maria, figlia di Sion è prima di tutto figlia del suo popolo, di una stirpe (cf. Sof 3,14-17; Zc 9,9-10: “Esulta grandemente, figlia di Sion, giubila, figlia di Gerusalemme! Ecco, a te viene il tuo re”). È il credente che si riconosce scelto e amato. Come Abramo è padre dei credenti, inviato a essere padre di una discendenza, così Maria è madre e discepola di una moltitudine di credenti, per questo la chiameranno beata di generazione in generazione.

Maria ha trovato grazia. La grazia è accogliere il dono di un annuncio in cui riporre fiducia. Fidarsi dell’impossibile, fidarsi di una promessa più grande della nostra piccolezza e finitudine. E se c’è fiducia non c’è paura perché si è sorretti dalla presenza di un amore incondizionato, accolto e basta. Amore che abbraccia ogni nostra pretesa ma che non scende a compromessi con essa, amore che non valuta secondo una applicazione di regole (“come avverrà”: v. 34), amore che dona tutto ma lascia libertà di risposta.

Maria è figura di questo. È colta alla sprovvista da una visita e da un saluto altrettanto inusuale con parole comuni soli ai profeti. È donna integra in cui abitano stupore e turbamento, incomprensione ma anche consapevolezza. Chissà quante domande in pochi secondi! E poi, tutto d’un fiato, la spiegazione della visita e del saluto: una donna benedetta dalla presenza del Signore non per chissà quali capacità ma perché semplicemente scelta come dimora del Figlio.

La spiegazione risulta ancora più incomprensibile! Non si tratta solo di generare ma di dare alla luce la Luce che illumina tutte le genti. Il credente fa spazio dentro di sé a una promessa che cresce per la gioia e per la pace di una moltitudine. Il credente non ha paura della sua piccolezza di spirito, della sua limitatezza umana; si fa voce della misericordia del Signore.

“Avvenga su di me secondo la tua parola”. Maria consegna il vuoto del suo grembo affinchè venga riempito dalla pienezza della parola del Signore. Il credente è chiamato a vedere il vuoto della solitudine al cuore della sua interiorità affinchè venga riempito di un amore che, attraverso quello umano, lo oltrepassa.

sorella Francesca della comunità monastica di Bose

Lc 1, 26-38
Dal Vangelo secondo Luca

Al sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

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