Una donna di Dio mi chiamò da lontano

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L’originale vita di un focolarino argentino chiamato in Italia dalla fondatrice dei Focolari, Chiara Lubich, a lavorare strettamente con lei.

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Dall’introduzione:

Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari, è considerata una delle personalità italiane più significative del ventesimo secolo. Tante volte questa straordinaria donna di Dio, per spiegare l’amore di lui per noi, è ricorsa a quello che in terra gli si avvicina di più: l’amore di una madre.

Io ho avuto dei genitori che non solo si sono amati fra loro, ma hanno amato mio fratello e me dandoci il meglio di sé.

Mai dimenticherò un episodio che è stato riferito nel libro, nel capitolo Qualcosa di insolito. Quando ero ancora minorenne e il Movimento iniziava in Argentina, mio padre e mia madre mi lasciarono libero di fare un viaggio in Italia, benché soffrissero per il distacco. Grazie a quel gesto d’amore, che mi permise di contribuire alla costruzione della prima cittadella dei Focolari, trovai la strada per donarmi totalmente a Dio. Egli non poteva rimanere “avaro” e diede loro quanto promette a chi aiuta un seguace di Gesù: «Chi avrà dato anche solo un bicchiere di acqua fresca a uno di questi piccoli, perché è mio discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa» (Mc 9,41).

Al ritorno, mi trovai ad essere fra i primi focolarini dell’Argentina chiamati ad affrontare le sorprese che un’Opera di Dio richiede per mettere radici in una nuova terra. Così vissi in un “focolare”, nella città di Tucumán. Finiti i miei studi, incominciai a lavorare in fabbrica e come professore all’università. Questo per i miei genitori fu parte del ritorno dell’amore di Dio. La vita mi portò a vivere per diciotto anni in altre città dell’Argentina e poi, per quindici anni, in Uruguay e Paraguay. Mentre ero in Uruguay, mio padre morì, dopo essersi riconciliato con Dio e aver fatto un percorso di nuova vita cristiana. Anche in questo riconobbi l’amore di Dio per lui. Nel 2000 Chiara Lubich mi chiamò ad occuparmi dell’aspetto della “Testimonianza e irradiazione” al Centro del Movimento in Italia, quindi, in un rapporto molto stretto con lei.

Ogni spostamento, sempre più lontano fisicamente, finiva per risultare un nuovo “taglio” per mia madre. Dall’Italia, a causa del mio lavoro, viaggiai in diversi Paesi e svolsi varie attività che a lei sarebbe piaciuto conoscere. Allora mi venne l’idea di scriverle delle lettere per farla partecipe della mia vita e in tal modo ricambiare l’amore che mi aveva dato. Quando incominciai a farlo, lei mi disse che aveva l’impressione di viaggiare con me e che in quel momento della sua esistenza queste lettere erano per lei un motivo per continuare a vivere. In seguito ne resi partecipi anche i miei amici. Questa un po’ la storia delle lettere alla mamma e a loro.

Poco tempo fa ebbi un’altra sorpresa: un amico del Movimento fece leggere queste lettere a una casa editrice, che si disse disposta a pubblicarle. Questa è la genesi del libro che racconta di me e del mio rapporto con Chiara Lubich. Lei mi chiamò da lontano, sorpreso dall’azione dello Spirito Santo nella sua vita, che ha guidato anche la mia.

Spero che questo libro possa servire a condividere parte del mio cammino come focolarino verso Dio, accompagnato da tanti fratelli e sorelle, e in particolare da lei, nel mio impegno per la fraternità universale, incominciando dal rapporto con chi mi passa accanto.

Jorge Lionello Esteban