Suor Jakeline Nogueira – Commento al Vangelo del 23 Luglio 2023

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In questa XVI Domenica del Tempo Ordinario l’evangelista Matteo ci offre la continuazione delle tre parabole attraverso le quali il Maestro Gesù continua ad insegnare. Domenica scorsa lo sguardo era rivolto alla qualità del nostro terreno (le quattro diverse condizioni del cuore). Oggi, in queste due parabole, Gesù ci insegna l’importanza e il valore dei semi. Non è importante solo il tipo di terreno ma i frutti dipendono anche dalla qualità e dal tipo di seme. Gesù paragona i figli del Regno al levito nell’impasto. Significa ciò che ognuno di noi può essere nella vita e nel mondo in cui viviamo.

Col suo modo semplice di far capire alla folla cosa è il Regno di Dio, Lui ci dà degli esempi che prendono spunto dall’esperienza quotidiana delle persone. Se domenica scorsa ci ha insegnato che il terreno sta alla base di ogni semina, oggi ci dice che “Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò”.

Non basta solo seminare ma occorre stare attenti alla qualità dei semi, cioè alla qualità di ciò che si offre alla società, nel mondo, nella famiglia… Bisogna essere vigilanti anche dopo la semina. Ogni pianta buona ha bisogno ogni giorno di essere innaffiata e custodita. Ma ogni seme buono (ogni azione) cresce sempre insieme a quelli non buoni (la zizzania). Prima di separare il buon grano dalla zizzania bisogna pazientare e attendere il tempo della raccolta. Solo quando i frutti sono maturi si riconosce ciò che è buono e si separa da ciò che è male. Ognuno di noi possiede dentro di sé due tipi di semi uno buono e uno “malato”. Gesù perciò vuole aiutarci a capire che durante tutta la vita ognuno di noi convive col bene e col male. Dio è paziente con noi, attende che i tempi siano maturi per separare i nostri buoni frutti da quelli cattivi.

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Il terzo esempio è quello del lievito. Chi ha fatto l’esperienza di fare il pane o la pizza capisce bene ciò che Gesù, in forma semplice, vuole dire. Il levito, anche se in pochissima quantità, ha una grande utilità e svolge la sua funzione solo se viene mescolato con la farina e l’acqua. Così siamo noi, la nostra vita, la nostra missione. Siamo chiamati ad essere fermento in mezzo al mondo per far crescere il Regno di Dio.

Per noi cristiani non basta solo lo sguardo al presente ma bisogna lavorare nel presente guardando al futuro e renderci conto che la qualità della nostra vita terrena è ciò che influenza e determina la vita futura. Ciò che portiamo nel cuore, ciò che si semina e ciò che siamo in grado di far crescere è ciò che ci rende eredi del Regno. Non è facile proteggere il nostro buon seme dall’essere soffocato dai semi non buoni. Bisogna vigilare! Dio conosce ogni palpito del nostro cuore,1a anche se viviamo in mezzo a tanta cattiveria e malvagità. Lui conosce la qualità del nostro terreno (cuore), del nostro seme (le azioni) e con quale lievito stiamo facendo crescere il suo Regno che è già in mezzo a noi.

Quello che possiamo chiedere a Gesù oggi è di insegnarci ad avere la logica del seminatore, saper lavorare il terreno del nostro cuore, seminare nel mondo i migliori semi che abbiamo: l’amore, la pace, la carità, la fraternità, l’amicizia…e di essere umile lievito nella storia di coloro che incontriamo nel cammino della vita.

Suor Jakeline Nogueira
Istituto Figlie di Maria Immacolata – Roma