Cari confratelli ed amici,
tra i tanti frutti che ci ha lasciato il recente viaggio di Papa Francesco in Cile e in Perรน ce nโรจ uno che chiama direttamente in causa il nostro ministero episcopale: รจ lโinvito a ยซchiedere a Dio che ci dia la luciditร di chiamare la realtร col suo nome, il coraggio di chiedere perdono e la capacitร di imparare ad ascoltare quello che Lui ci sta dicendoยป. Essere padri nella fede significa essere umili servitori di tutto il popolo cristiano; pastori che sanno ascoltare, perdonare e, soprattutto, affrontare ยซla realtร cosรฌ come ci si presentaยป e non come vorremmo che fosse, in base alle nostre idee o ai nostri progetti[1].
Paolo VI diceva che ยซuno degli atteggiamenti caratteristici della Chiesa dopo il Concilio รจ quello dโuna particolare attenzione sopra la realtร umana, considerata storicamente; cioรจ sopra i fatti, gli avvenimenti, i fenomeni del nostro tempoยป. Non a caso, ยซuna parola del Concilioยป che รจ ormai ยซentrata nelle nostre abitudiniยป consiste nello scrutare ยซi segni dei tempiยป. Attraverso questa locuzione, concludeva Montini, ยซil mondo per noi diventa libroยป perchรฉ la ยซscoperta dei โsegni dei tempiโ รจ un fatto di coscienza cristiana; risulta da un confronto della fede con la vitaยป[2].
La nostra lettura del libro del mondo, ieri come oggi, non รจ, in alcun modo, quella dei politici, degli scienziati o degli intellettuali, ma รจ quella di pastori che si impegnano a discernere questo libro con la luce di Cristo. Del resto, sono proprio la nostra esperienza cristiana, la frequentazione del Vangelo e la celebrazione dei sacramenti a chiederci โ vorrei dire: a imporci โ di non restare ai margini di quanto vivono la nostra gente e il nostro Paese.
- Pubblicitร -
Ricostruire, ricucire, pacificare
Una sapienza antica ci insegna che ยซper ogni cosa cโรจ il suo momentoยป: cโรจ ยซun tempo per demolire e un tempo per costruireยป, un ยซtempo per stracciare e un tempo per cucireยป e, infine, un ยซtempo per la guerra e un tempo per la paceยป[3]. Questi passi del Qoรจlet vanno oggi riformulati con tre verbi che ci guideranno nella riflessione di questi giorni e nellโazione pastorale del prossimo futuro: ricostruire, ricucire e pacificare.
Cโรจ unโurgenza morale di ricostruire ciรฒ che รจ distrutto. LโItalia รจ il Paese di una bellezza antica e prodigiosa, ricca di umanitร e fede, di paesaggi incantevoli e con un patrimonio culturale unico al mondo. Una bellezza, perรฒ, estremamente fragile nel suo territorio, nei suoi borghi medievali, nelle sue cittร . Tra lโaltro, ancora oggi non possiamo dimenticare quelle migliaia di persone che hanno perso tutto con il terremoto. Sentiamo una vicinanza intima e profonda con questi uomini e queste donne. Ricostruire quelle case, riedificare quelle cittร , significa donare un futuro a quelle famiglie e vuol dire ricostruire la speranza per lโItalia intera.
Cโรจ poi unโurgenza spirituale di ricucire ciรฒ che รจ sfilacciato. Ricucire la comunitร ecclesiale italiana, esortandola a interpretarsi nellโorizzonte della Chiesa universale. Ricucire la societร italiana, aiutandola a vivere come corpo vivo che cammina assieme. Occorre riprendere la trama dei fili che si dipana per tutto il Paese con lโattenzione a valorizzarne le tradizioni, le sensibilitร e i talenti. Ricucire significa, quindi, unire. Unire la comunitร ecclesiale, unire il Paese: da Lampedusa ad Aosta, da Trieste a Santa Maria di Leuca.
Cโรจ infine unโurgenza sociale di pacificare ciรฒ che รจ nella discordia. Il nostro Paese sembra segnato da un clima di ยซrancore socialeยป, alimentato da una complessa congiuntura economica, da una diffusa precarietร lavorativa e dallโemergere di paure collettive. Pacificare la societร significa incamminarsi con spirito profetico lungo una strada nuova: quella strada che Giorgio La Pira chiamava ยซil sentiero di Isaiaยป. Un sentiero di pace che si propone di abbattere ยซil muro della diffidenzaยป e di costruire ponti di dialogo.
Ricostruire la speranza, ricucire il Paese, pacificare la societร . Tre verbi, tre azioni pastorali, tre sfide concrete per il futuro.
Unโunica famiglia umana
ร un futuro che si misura direttamente anche con un fenomeno globale che ha ormai assunto unโenorme rilevanza: mi riferisco alle migrazioni internazionali. Un tema complesso e cruciale, la cui discussione pubblica, perรฒ, รจ troppo spesso influenzata da equivoci, incomprensioni e contese politiche. Per fugare ogni dubbio e per amore alla veritร , mi sembra opportuno richiamare un aspetto per noi decisivo. La Chiesa cattolica, sin dalla fondazione, si prende cura dei poveri, degli ยซscartatiยป e degli ยซsconfitti della storiaยป, con uno spirito di totale obbedienza al Vangelo, perchรฉ vede nelle loro piaghe il riflesso di quelle di Cristo sulla Croce. I poveri, tutti i poveri, anche quelli forestieri di cui non sappiamo nulla,Q appartengono alla Chiesa ยซper diritto evangelicoยป come disse Paolo VI nel discorso di apertura della II sessione del Concilio Vaticano II. In virtรน di questo ยซdiritto evangelicoยป โ e non certo in nome di una rivendicazione sociale โ ogni cristiano รจ chiamato ad andare verso di loro con un atteggiamento di comprensione e compassione.
Proprio per questo, bisogna reagire a una ยซcultura della pauraยป che, seppur in taluni casi comprensibile, non puรฒ mai tramutarsi in xenofobia o addirittura evocare discorsi sulla razza che pensavamo fossero sepolti definitivamente. Non รจ chiudendo che si migliora la situazione del Paese. ยซAvere dubbi e timori non รจ un peccatoยป ha affermato Papa Francesco nella Giornata del migrante. Tuttavia, ยซil peccato รจ lasciare che queste paure determinino le nostre risposteยป.
Questโanno, in particolare, ci ricorda una pagina buia della storia del nostro Paese: le leggi razziali del 1938. In quellโoccasione, in un clima di pavida indifferenza collettiva, Pio XI ebbe il coraggio di affermare che ยซlโantisemitismo รจ inammissibileยป e poi aggiunse: ยซnoi siamo spiritualmente semitiยป. Oggi, in un contesto estremamente differente, noi possiamo far nostre, senza esitazioni, le parole di Paolo VI nella Populorum progressio. Di fronte allโostacolo del ยซrazzismoยป che impediva di edificare ยซun mondo piรน giusto e piรน strutturato secondo una solidarietร universaleยป, Montini invocรฒ la ยซcaritร universale che abbraccia tutti i membri della famiglia umanaยป[4]. E anche noi, oggi, in nome di Dio e della giustizia, possiamo riconoscerci con gioia come fratelli e sorelle di unโยซunica famiglia umanaยป[5].
In questa direzione non mancano, infatti, risposte positive e generose. Papa Francesco ha voluto parlarne con gratitudine al corpo diplomatico, auspicando che ยซle difficoltร che il Paese ha attraversato in questi anni, le cui conseguenze permangono, non portino a chiusure e preclusioni, ma anzi ad una riscoperta di quelle radici e tradizioni che hanno nutrito la ricca storia della Nazione e che costituiscono un inestimabile tesoro da offrire al mondo interoยป. Sono grato di questo bel riconoscimento del Papa al nostro Paese.
Lavoro, famiglia, giovani
Nel contempo, sono grato anche al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che nel suo discorso di fine anno, ha sottolineato con forza che il lavoro resta la prioritร per lโItalia. Ormai da molto tempo anche come Chiesa italiana stiamo insistendo su questo tema, considerandolo una delle ยซprioritร irrinunciabiliยป. Da Cagliari, dove lo scorso ottobre abbiamo vissuto la 48ยช Settimana sociale dei cattolici italiani, siamo ripartiti con alcune proposte concrete sul lavoro. Questโesperienza, ampiamente positiva, non va sprecata, ma rafforzata e fatta crescere insieme con tutti coloro che vorranno impegnarsi in questo campo. Gli obiettivi sono grandi e impellenti: creare lavoro, combattere la precarietร e rendere compatibile il tempo di lavoro con il tempo degli affetti e del riposo. Come ha detto Francesco, ยซil lavoro รจ sacroยป, fornisce ยซdignitร ยป ad ogni ยซpersona umanaยป e alla ยซfamigliaยป. Vorrei riassumere questi obiettivi con unโaffermazione ambiziosa: lavorare meglio, lavorare tutti.
Il lavoro รจ dunque una prioritร ma รจ soprattutto una vera emergenza sociale. Unโemergenza resa ancora piรน impellente dai dati relativi alla disoccupazione giovanile: sono troppi i nostri ragazzi che vengono ingiustamente mortificati nel loro talento e duramente provati nelle loro aspettative di vita, costringendoli spesso ad unโamara e dolorosa emigrazione. ร un grido di dolore e di aiuto quello che viene dai nostri giovani. Che va raccolto e va fatto nostro. Come faremo nel prossimo Sinodo dei Vescovi.
Un altro dato che inquieta รจ quello relativo alla condizione di povertร assoluta delle famiglie โ si parla di oltre un milione e mezzo โ con un aumento di ben il 97% rispetto a dieci anni fa. Se si fermano le famiglie, si ferma il motore sociale del Paese. Smette di battere il cuore della societร . ร necessario ripeterlo con forza: รจ urgente e doveroso aiutare, curare e sostenere, in ogni modo possibile, le famiglie italiane. Perchรฉ nelle famiglie risiede la struttura portante della nostra societร e si pongono le basi del futuro. Da questo punto di vista, fa ben sperare lโampia condivisione che il โPatto per la natalitร โ, presentato la scorsa settimana dal Forum delle Associazioni Familiari, ha raccolto tra tutti gli esponenti di partito: chiediamo che alle dichiarazioni compiaciute segua la volontร concreta di porre le politiche familiari come prioritร allโinterno dei vari programmi in vista delle elezioni.
Un appuntamento per lโItalia
Il riferimento appena fatto mi permette di toccare lโultimo spunto di riflessione: le prossime elezioni politiche. Come Vescovi ci uniamo innanzitutto allโappello del Capo dello Stato a superare ogni motivo di sfiducia e di disaffezione per partecipare alle urne con senso di responsabilitร nei confronti della comunitร nazionale.
Richiamato il valore morale e democratico del voto, voglio essere altrettanto chiaro sul fatto che la Chiesa non รจ un partito e non stringe accordi con alcun soggetto politico. Il ยซrisveglio della Chiesa nelle animeยป evocato da Romano Guardini, lo ยซsviluppo integrale dellโuomoยป promosso da Paolo VI e il dialogo con tutti costituiscono il nostro orizzonte di riferimento. Con unโulteriore specificazione riguardo al dialogo. Come ha detto Papa Francesco al Convegno ecclesiale di Firenze ยซdialogare non รจ negoziareยป. Negoziare, infatti, consiste soltanto nel ยซcercare di ricavare la propria โfettaโ della torta comuneยป. Ma non รจ questo, ovviamente, ciรฒ che intendiamo. Dialogare significa, invece, ยซcercare il bene comune per tuttiยป.
Il bene comune per tutti: in questa prospettiva โ la sola che ci sta a cuore โ possiamo tracciare un orizzonte di idee e proposte che vogliono essere un contributo fattivo e concreto alla discussione pubblica.
Con questo spirito, voglio rivolgere a tutti i candidati un invito a riflettere sulla natura della vocazione politica. Perchรฉ di questo si tratta: una vocazione, una missione e non un trampolino di lancio verso il potere. Come ha scritto Francesco, ยซla politica, tanto denigrata, รจ una vocazione altissima, รจ una delle forme piรน preziose di caritร , perchรฉ cerca il bene comuneยป[6].
In secondo luogo, un invito alla sobrietร . Una sobrietร nelle parole e nei comportamenti. La campagna elettorale sta rendendo serrato il dibattito, ma non si puรฒ comunque scordare quanto rimanga immorale lanciare promesse che giร si sa di non riuscire a mantenere. Altrettanto immorale รจ speculare sulle paure della gente: al riguardo, bisogna essere coscienti che quando si soffia sul fuoco le scintille possono volare lontano e infiammare la casa comune, la casa di tutti.
In terzo luogo, la ricerca sincera del bene comune. Non a parole ma con i fatti. Per il futuro del Paese e dellโintera sua popolazione, da Nord a Sud, occorre mettere da parte le vecchie pastoie ideologiche del Novecento e abitare questo tempo con occhi sapienti e nuovi propositi di ricostruzione del tessuto sociale ed economico dellโItalia. In questa grande opera, รจ auspicabile lโimpegno di tutte le persone di buona volontร , chiamate a superare le pur giustificate differenze ideologiche per raggiungere una reale collaborazione nel servizio del bene comune. E, se posso indicare un ambito privilegiato su cui impegnarsi, raccomando la scuola, dove si gioca la partita decisiva del percorso formativo dei nostri ragazzi. Di questa scuola sono parte integrante e qualificata le scuole pubbliche paritarie, ancora in attesa dellโadempimento di promesse relative a sostegni doverosi, da cui dipende la loro stessa sopravvivenza.
Vorrei, infine, rivolgere tre indicazioni ai cattolici in politica.
La prima: vivete la politica con gratuitร e spirito di servizio. Testimoniate questa gratuitร con gesti concreti e con una vita politica degna della vostra missione, ricordando che i cristiani di ogni tempo ยซvivono sulla terra, ma hanno la loro cittadinanza in cieloยป[7].
La seconda: guardate al passato per costruire il futuro. Guardate ad una stagione alta e nobile del cattolicesimo politico italiano. Prendete come esempi uomini e donne di diverso schieramento politico che, nella storia della Repubblica, hanno saputo indicare percorsi concreti e interventi mirati per affrontare le questioni e i problemi della nostra gente.
La terza: abbiate cura, senza intermittenza, dei poveri e della difesa della vita. Sono due temi speculari, due facce della stessa medaglia, due campi complementari e non scindibili. Non รจ in alcun modo giustificabile chiudere gli occhi su un aspetto e considerare una parte come il tutto. Un bambino nel grembo materno e un clochard, un migrante e una schiava della prostituzione hanno la stessa necessitร di essere difesi nella loro incalpestabile dignitร personale. E di essere liberati dalla schiavitรน del commercio del corpo umano, dallโaffermazione di una tecnoscienza pervasiva e dalla diffusione di una mentalitร nichilista e consumista. Lo dico anche a riguardo delle recenti ยซNorme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamentoยป: ci preoccupa la salvaguardia della speciale relazione tra paziente e medico, la giusta proporzionalitร delle cure โ che non deve mai dar luogo alla cultura dello scarto โ, la possibilitร di salvaguardare lโobiezione di coscienza del singolo medico e di evitare il rischio di ยซaziendalismoยป per gli ospedali cattolici.
In definitiva, vorrei ricordare a tutti: la vita non si uccide, non si compra, non si sfrutta e non si odia!
Un ultimo punto โ che accenno soltanto, ripromettendomi di affrontarlo nel corso dei nostri lavori โ รจ una proposta che mi sta particolarmente a cuore e che, in un orizzonte davvero europeo, riguarda il rilancio dellโimpegno per la pace nel Mediterraneo: ne riparleremo in queste giornate.
Cari confratelli, lo Spirito Santo ci sostenga nellโaffrontare con umiltร la nostra chiamata ad essere docili servitori della Chiesa e dellโintera famiglia umana; la Vergine Maria ci assista e ci protegga sempre, donandoci lโamore per Suo figlio e un autentico spirito missionario!
[1] ย Francesco, Incontro con sacerdoti, religiosi e religiose, consacrati e seminaristi, Santiago del Cile, 16 gennaio 2018.
[2] ย Paolo VI, Udienza generale, 16 aprile 1969.
[3] ย Qoรจlet 3, 1-8.
[4] ย Populorum progressio, 62, 1967.
[5] ย Cfr. Benedetto XVI, Messaggio per la XLI giornata mondiale della pace, 1ยฐ gennaio 2008.
[6] ย Evangelii gaudium, 205.
[7] ย Epistola a Diogneto, 5, 9.
