Papa Francesco – XXXIII Domenica del Tempo Ordinario – Santa Messa in occasione della Giornata Mondiale dei Poveri

Data:

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Basilica Vaticana ore 10

Giornata Mondiale dei poveri

CAPPELLA PAPALE

SANTA MESSA

OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO

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XXXIII Domenica del Tempo Ordinario, 19 novembre 2017

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Abbiamo la gioia di spezzare il pane della Parola, e tra poco di spezzare e ricevere il Pane eucaristico, nutrimenti per il cammino della vita. Ne abbiamo bisogno tutti, nessuno escluso, perchรฉ tutti siamo mendicanti dellโ€™essenziale, dellโ€™amore di Dio, che ci dร  il senso della vita e una vita senza fine. Perciรฒ anche oggi tendiamo la mano a Lui per ricevere i suoi doni.

Proprio di doni parla la parabola del Vangelo. Ci dice che noi siamo destinatari dei talenti di Dio, ยซsecondo le capacitร  di ciascunoยป (Mt 25,15). Prima di tutto riconosciamo questo: abbiamo dei talenti, siamo โ€œtalentuosiโ€ agli occhi di Dio. Perciรฒ nessuno puรฒ ritenersi inutile, nessuno puรฒ dirsi cosรฌ povero da non poter donare qualcosa agli altri. Siamo eletti e benedetti da Dio, che desidera colmarci dei suoi doni, piรน di quanto un papร  e una mamma desiderino dare ai loro figli. E Dio, ai cui occhi nessun figlio puรฒ essere scartato, affida a ciascuno una missione.

Infatti, da Padre amorevole ed esigente qual รจ, ci responsabilizza. Vediamo che, nella parabola, a ogni servo vengono dati dei talenti da moltiplicare. Ma, mentre i primi due realizzano la missione, il terzo servo non fa fruttare i talenti; restituisce solo quello che aveva ricevuto: ยซHo avuto paura โ€“ dice โ€“ e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciรฒ che รจ tuoยป (v. 25). Questo servo riceve in cambio parole dure: ยซmalvagio e pigroยป (v. 26). Che cosa non รจ piaciuto al Signore di lui? In una parola, forse andata un poโ€™ in disuso eppure molto attuale, direi: lโ€™omissione. Il suo male รจ stato quello di non fare il bene. Anche noi spesso siamo dellโ€™idea di non aver fatto nulla di male e per questo ci accontentiamo, presumendo di essere buoni e giusti. Cosรฌ, perรฒ, rischiamo di comportarci come il servo malvagio: anche lui non ha fatto nulla di male, non ha rovinato il talento, anzi lโ€™ha ben conservato sotto terra. Ma non fare nulla di male non basta. Perchรฉ Dio non รจ un controllore in cerca di biglietti non timbrati, รจ un Padre alla ricerca di figli, cui affidare i suoi beni e i suoi progetti (cfr v. 14). Ed รจ triste quando il Padre dellโ€™amore non riceve una risposta generosa di amore dai figli, che si limitano a rispettare le regole, ad adempiere i comandamenti, come salariati nella casa del Padre (cfr Lc 15,17).

Il servo malvagio, nonostante il talento ricevuto dal Signore, che ama condividere e moltiplicare i doni, lโ€™ha custodito gelosamente, si รจ accontentato di preservarlo. Ma non รจ fedele a Dio chi si preoccupa solo di conservare, di mantenere i tesori del passato. Invece, dice la parabola, colui che aggiunge talenti nuovi รจ veramente ยซfedeleยป (vv. 21.23), perchรฉ ha la stessa mentalitร  di Dio e non sta immobile: rischia per amore, mette in gioco la vita per gli altri, non accetta di lasciare tutto comโ€™รจ. Solo una cosa tralascia: il proprio utile. Questa รจ lโ€™unica omissione giusta.

Lโ€™omissione รจ anche il grande peccato nei confronti dei poveri. Qui assume un nome preciso: indifferenza. รˆ dire: โ€œNon mi riguarda, non รจ affar mio, รจ colpa della societร โ€. รˆ girarsi dallโ€™altra parte quando il fratello รจ nel bisogno, รจ cambiare canale appena una questione seria ci infastidisce, รจ anche sdegnarsi di fronte al male senza far nulla. Dio, perรฒ, non ci chiederร  se avremo avuto giusto sdegno, ma se avremo fatto del bene.

Come, concretamente, possiamo allora piacere a Dio? Quando si vuole far piacere a una persona cara, ad esempio facendole un regalo, bisogna prima conoscerne i gusti, per evitare che il dono sia piรน gradito a chi lo fa che a chi lo riceve. Quando vogliamo offrire qualcosa al Signore, troviamo i suoi gusti nel Vangelo. Subito dopo il brano che abbiamo ascoltato oggi, Egli dice: ยซTutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli piรน piccoli, lโ€™avete fatto a meยป (Mt 25,40). Questi fratelli piรน piccoli, da Lui prediletti, sono lโ€™affamato e lโ€™ammalato, il forestiero e il carcerato, il povero e lโ€™abbandonato, il sofferente senza aiuto e il bisognoso scartato. Sui loro volti possiamo immaginare impresso il suo volto; sulle loro labbra, anche se chiuse dal dolore, le sue parole: ยซQuesto รจ il mio corpoยป (Mt 26,26). Nel povero Gesรน bussa al nostro cuore e, assetato, ci domanda amore. Quando vinciamo lโ€™indifferenza e nel nome di Gesรน ci spendiamo per i suoi fratelli piรน piccoli, siamo suoi amici buoni e fedeli, con cui Egli ama intrattenersi. Dio lo apprezza tanto, apprezza lโ€™atteggiamento che abbiamo ascoltato nella prima Lettura, quello della ยซdonna forteยป che ยซapre le sue palme al misero, stende la mano al poveroยป (Pr 31,10.20). Questa รจ la vera fortezza: non pugni chiusi e braccia conserte, ma mani operose e tese verso i poveri, verso la carne ferita del Signore.

Lรฌ, nei poveri, si manifesta la presenza di Gesรน, che da ricco si รจ fatto povero (cfr 2 Cor 8,9). Per questo in loro, nella loro debolezza, cโ€™รจ una โ€œforza salvificaโ€. E se agli occhi del mondo hanno poco valore, sono loro che ci aprono la via al cielo, sono il nostro โ€œpassaporto per il paradisoโ€. Per noi รจ dovere evangelico prenderci cura di loro, che sono la nostra vera ricchezza, e farlo non solo dando pane, ma anche spezzando con loro il pane della Parola, di cui essi sono i piรน naturali destinatari. Amare il povero significa lottare contro tutte le povertร , spirituali e materiali.

E ci farร  bene: accostare chi รจ piรน povero di noi toccherร  la nostra vita. Ci ricorderร  quel che veramente conta: amare Dio e il prossimo. Solo questo dura per sempre, tutto il resto passa; perciรฒ quel che investiamo in amore rimane, il resto svanisce. Oggi possiamo chiederci: โ€œChe cosa conta per me nella vita, dove investo?โ€ Nella ricchezza che passa, di cui il mondo non รจ mai sazio, o nella ricchezza di Dio, che dร  la vita eterna? Questa scelta รจ davanti a noi: vivere per avere in terra oppure dare per guadagnare il cielo. Perchรฉ per il cielo non vale ciรฒ che si ha, ma ciรฒ che si dร , e ยซchi accumula tesori per sรฉ non si arricchisce presso Dioยป (Lc 12,21). Non cerchiamo allora il superfluo per noi, ma il bene per gli altri, e nulla di prezioso ci mancherร . Il Signore, che ha compassione delle nostre povertร  e ci riveste dei suoi talenti, ci doni la sapienza di cercare ciรฒ che conta e il coraggio di amare, non a parole ma coi fatti.

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