PRESENTAZIONE DEI 5 VOLUMI DI “SCRITTI” (ESCRITOS) DI
P. MIGUEL รNGEL FIORITO S.I. (1916-2005)
Aula della Congregazione Generale della Compagnia di Gesรน
Venerdรฌ, 13 dicembre 2019
Maestro di dialogo
Papa Francesco
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Quando padre Spadaro mi ha dato i cinque volumi con gli Escritos del Maestro Fiorito โ cosรฌ lo chiamavamo, familiarmente, noi gesuiti argentini e uruguayani โ, mi ha parlato di una possibile presentazione. Infatti, li ha pubblicati la Civiltร Cattolica a cura di padre Josรฉ Luis Narvaja. Allora a me รจ venuto il desiderio di esserci di persona. Glielโho detto subito: ยซE perchรฉ non far fare la presentazione a uno dei suoi discepoli?ยป. Lui mi ha chiesto: ยซChi, per esempio?ยป. Allora gli ho risposto: ยซIo!ยป. Ed eccomi qui.
Nellโintroduzione Josรฉ Luis approfondisce la figura di padre Fiorito come ยซmaestro del dialogoยป. Quel titolo mi รจ piaciuto perchรฉ descrive bene il Maestro mettendo in rilievo un paradosso: Fiorito infatti parlava poco, ma aveva una grande capacitร di ascolto, un ascolto capace di discernimento, che รจ una delle colonne del dialogo.
Rinvio quindi a quello studio preliminare, che tratta tutti gli aspetti del dialogo come padre Fiorito lo praticava e lo insegnava: il dialogo tra maestro e discepoli nello spirito comune della Scuola, il dialogo con gli autori e con i testi, il dialogo con la storia e il dialogo con Dio. Esporrรฒ due punti che mi hanno aiutato a strutturare questa presentazione, allargando alcune riflessioni che faccio nel Prologo contenuto nel primo volume.
Parto da una espressione che Fiorito impiega nel suo articolo dal titolo ยซLโAccademia di Platone come Scuola idealeยป. Lโespressione รจ Magister dixerit, ยซil Maestro direbbeยป[1]. Se sorge una difficoltร che non รจ specificamente prevista da quello che ยซha detto il Maestroยป, il buon discepolo, sentendosi responsabile del valore della dottrina che ha ricevuto e volendo difenderla, se la cava affermando: ยซIl Maestro direbbeยป[2]. Mentre rileggevo vari articoli, pensavo che cosa direbbe il Maestro in una circostanza come questa. Non tanto ยซche cosa direbbeยป, in effetti, ma ยซcomeยป lo direbbe. Su questo mi ha ispirato unโaltra cosa che Narvaja mette in evidenza, e cioรจ che a Fiorito piaceva considerarsi un commentatore, nel senso preciso della parola: uno che ยซcommenta co-pensando (ยซcom-mentumยป); vale a dire pensando insieme allโ(altro) autoreยป[3].
Quello che oggi voglio fare, pertanto, รจ un commento: un pensare insieme a Fiorito, insieme a Narvaja, ad alcune cose che mi hanno fatto molto bene e possono aiutare altri. Mi avvarrรฒ dei testi liberamente, agevolato dallโottimo lavoro che ha portato a pubblicarli tutti insieme e con lโadeguato apparato critico.
Che cosa si domanderebbe Fiorito riguardo a unโedizione dei suoi Escritos come questa? Forse in primo luogo se ne valesse la pena, dato che non รจ un autore conosciuto, salvo forse nellโambito ristretto degli studiosi di santโIgnazio. Ma credo concorderebbe sul fatto che i suoi scritti possono interessare quanti accompagnano spiritualmente e danno gli Esercizi, tutte persone desiderose di un aiuto pratico per guidare altri e per proporre gli Esercizi con piรน frutto.
Fiorito non ha fatto molto per farsi conoscere, ma da buon maestro ha fatto conoscere molti buoni autori ai suoi discepoli. Direi anzi che ci faceva gustare il meglio dei migliori, selezionando i testi e commentandoli sul Boletรญn de espiritualidad della provincia gesuitica dellโArgentina, che pubblicava ogni mese. Era un uomo sempre a caccia dei segni dei tempi, attento a ciรฒ che lo Spirito dice alla Chiesa per il bene degli uomini, tramite la voce di una grande varietร di autori, attuali e classici. E i testi che commentava rispondevano alle preoccupazioni โ non soltanto a quelle del momento, ma anche alle piรน profonde โ e risvegliavano proposte nuove, creative. In questo senso gli pareva fruttuoso continuare a far conoscere quelli che faceva conoscere.
Credo di aver fatto il suo nome per la prima volta in un incontro con i gesuiti del Myanmar e del Bangladesh. Uno di loro, un formatore, mi aveva domandato che modello avessi da proporre a un gesuita giovane. Mi sono venute in mente due immagini. La prima riguardava una persona non molto positiva, mentre lโaltra sรฌ, ed era quella di Fiorito. Era un ingegnere, poi รจ entrato in Compagnia. Professore di filosofia, preside della Facoltร , ma amava la spiritualitร . Insegnava a noi studenti la spiritualitร di santโIgnazio. ร stato lui a insegnarci la via del discernimentoยป[4]. Ricordo di avere aggiunto che mi faceva piacere nominarlo proprio lรฌ, in Myanmar, perchรฉ secondo me lui non si sarebbe mai immaginato che il suo nome venisse citato in quei luoghi cosรฌ lontani. E figurarsi in un avvenimento come quello di oggi.
Eppure sarebbe ben contento, ne sono sicuro, che i suoi Escritos siano stati pubblicati da uno dei suoi discepoli. E che oggi vengano presentati da un altro di loro. Il vero maestro in senso evangelico รจ contento che i suoi discepoli diventino anche loro dei maestri, e a sua volta conserva sempre la sua condizione di discepolo.
Come mostra Narvaja, รจ stato Fiorito a trasmetterci lo ยซspirito di scuolaยป in cui ยซla proprietร intellettuale ha un senso comunitarioยป, infatti ยซnessun discepolo si sente padrone assoluto dellโereditร del suo maestro, al punto da escluderne gli altri. Al contrario, vuole comunicarla, moltiplicando i felici possessori dello stesso tesoro spirituale. E, piรน ancora, vuole comunicare proprio quella stessa comunicabilitร ยป. Qui Fiorito citava la luminosa espressione di Agostino al riguardo, in De doctrina christiana: ยซOgni cosa, infatti, che non si esaurisce quando la si dona, se la si possiede senza distribuirla, non la si possiede come occorrerebbe possederlaยป (I, 1)[5].
Il fatto stesso di presentare gli Scritti in questโaula della Curia generalizia รจ per me un modo per esprimere la mia gratitudine per tutto ciรฒ che la Compagnia di Gesรน mi ha dato e ha fatto per me. Nella persona del Maestro Fiorito sono compresi tanti gesuiti che sono stati miei formatori, e qui voglio fare una menzione particolare di tanti fratelli coadiutori, Maestri con lโesempio gioioso di restare semplici servitori per tutta la vita.
Allo stesso tempo รจ anche un modo per ringraziare e per incoraggiare tanti uomini e donne che, fedeli al carisma dellโaccompagnamento spirituale, guidano, sostengono e appoggiano i loro fratelli in quel compito che nella recente Lettera ai sacerdoti ho descritto come la strada che comporta ยซfare l’esperienza di sapersi discepoliยป[6]. Non solo quella di esserlo, che รจ giร tanto, ma anche di saperlo (riflettendo spesso su questa grazia per ricavarne frutto, come dice Ignazio negli Esercizi). Infatti il Signore non insegna da solo e nemmeno da una cattedra lontana, ma fa ยซScuolaยป e insegna attorniato dai suoi discepoli che a loro volta sono maestri di altri, e in noi questa consapevolezza rende feconda la sua Parola e la moltiplica.
Nel Prologo scrivo: ยซLโedizione degli Escritos di padre Miguel รngel Fiorito รจ motivo di consolazione per noi che siamo stati e siamo suoi discepoli e ci nutriamo dei suoi insegnamenti. Sono scritti che faranno un gran bene a tutta la Chiesaยป. Ne sono convinto.
Un poco di storia
Per noi gesuiti argentini rileggere i testi di questi volumi significa ripercorrere la nostra storia: comprendono settantโanni della nostra vita di famiglia e lโordine cronologico in cui appaiono ci permette di evocarne il contesto. Non soltanto quello immediato e particolare, ma anche quello piรน ampio, della Chiesa universale, che Fiorito seguendo Hugo Rahner chiama ยซla metastoria di una spiritualitร ยป[7]. Questo รจ un concetto-chiave, in Fiorito: quello della โmetastoriaโ.
ยซEsiste una metastoria, che non si scopre a volte direttamente nei documenti, ma si basa sullโidentitร di una intelligenza mistica ed รจ dovuta allโazione continua di uno stesso Spirito Santo, invisibilmente presente nella sua Chiesa visibile, e che รจ la ragione ultima, ma trascendente, di questa omogeneitร spiritualeยป che si dร tra cristiani diversi di epoche differenti. Fiorito fa sua la prospettiva da cui un santo che ho canonizzato di recente, John Henry Newman, contemplava la Chiesa: ยซLa Chiesa cattolica non perde mai ciรฒ che ha posseduto una volta […]. Piuttosto che passare da una fase a unโaltra della vita, essa si porta dietro la sua giovinezza e la sua maturitร nella propria vecchiaia. La Chiesa non ha cambiato ciรฒ che possedeva, ma lo ha accumulato e, a seconda della circostanza, estrae dal suo tesoro cose nuove o cose anticheยป [8]. Viene alla mente la bella frase di Gustav Mahler: โLa tradizione รจ la garanzia del futuro e non la custodia delle ceneriโ.
In questa dinamica estraggo qui a modo di esempio alcune date e pubblicazioni significative.
Ho conosciuto Fiorito nel 1961, al ritorno dal mio juniorato in Cile. Era professore di Metafisica nel Collegio Massimo di san Giuseppe, la nostra casa di formazione a San Miguel, in provincia di Buenos Aires. Da allora cominciai a confidarmi con lui, divenne il mio direttore spirituale. Attraversava un processo profondo che lo avrebbe portato a lasciare lโinsegnamento della filosofia per dedicarsi totalmente a scrivere di spiritualitร e a dare Esercizi. Il volume II, nellโanno 1961-62, riporta lโarticolo: ยซIl cristocentrismo del โPrincipio e fondamentoโ di santโIgnazioยป[9]. Mi aveva molto ispirato. ร stato lร che ho cominciato a prendere confidenza con alcuni autori che mi accompagnano da allora: Guardini, Hugo Rahner, col suo libro sulla genesi storica della spiritualitร di santโIgnazio[10], Fessard e la sua Dialettica degli Esercizi.
Fiorito faceva notare, in quel contesto, ยซla coincidenza tra lโimmagine del Signore, soprattutto in san Paolo, come la spiega Guardini, e lโimmagine del Signore come noi a nostra volta crediamo di trovarla negli Esercizi di santโIgnazioยป[11]. Fiorito sosteneva che il ยซPrincipio e fondamentoยป non contiene soltanto un cristocentrismo, ma una vera e propria ยซCristologia in germeยป. E mostrava che quando santโIgnazio usa lโespressione ยซDio nostro Signoreยป sta parlando concretamente di Cristo, del Verbo fatto carne, Signore non soltanto della storia ma anche della nostra vita pratica.
Voglio sottolineare anche la figura di Hugo Rahner. Non posso fare a meno di trascrivere un passo in cui il Maestro, che era di poche parole e ancora di piรน nel parlare di sรฉ, narra la sua conversione alla spiritualitร . Lo racconto perchรฉ ha segnato una tappa della vita della nostra Provincia e segna ciรฒ che nel mio pontificato concerne il discernimento e lโaccompagnamento spirituale.
Scriveva Fiorito nel 1956: ยซDa parte mia, confesso che da tempo rifletto sulla spiritualitร ignaziana. Per lo meno fin da quando ho fatto con serietร i miei primi Esercizi spirituali, sentendo un avvicendarsi di spiriti contrari, che a poco a poco andavano personalizzandosi nei due termini di una scelta personaleยป. Quella riflessione proseguรฌ ยซFino a che la lettura di un libro, arrivato nelle mie mani nel modo piรน banale e prosaico โ come libro di lettura per imparare il tedesco โ รจ stata per me non tanto la rivelazione luminosa di una possibilitร di espressione, ma lโespressione compiuta di quellโideale da tempo intuitoยป. Fiorito aggiunge: ยซQuello che avrebbe dovuto essere il mio lavoro di molti anni, era lโistantanea accettazione dei risultati di un lavoro altruiยป, quello di Hugo Rahner.
Nellโanima del maestro, e poi in quella di molti altri, Hugo Rahner fece sรฌ che prendessero posto tre grazie: quella del ยซmagis ignaziano, che era il suggello e la portata dellโanima di Ignazio e il confine senza limite delle sue aspirazioni; quella del discernimento degli spiriti, che permetteva al santo di incanalare tanta potenza senza esperimenti inutili e senza inciampi. E quella della charitas discreta, che cosรฌ affiorava nellโanima di Ignazio come contributo personale alla lotta in corso tra Cristo e Satana; e quel fronte di battaglia non era esterno al santo, ma passava nel mezzo della sua anima, divisa pertanto in due โioโ che erano le due uniche alternative possibili per la sua opzione fondamentaleยป[12]. Da qui Fiorito trarrร non soltanto il contenuto, ma anche lo stile dei suoi ยซcommentiยป, come dicevamo allโinizio.
Unโaltra data: 1983. Fu lโanno della XXXIII Congregazione generale, in cui ascoltammo le ultime omelie di padre Arrupe. Fiorito scrisse di ยซPaternitร e discrezione spiritualeยป[13]. Riprendo quellโarticolo perchรฉ vi dร una definizione di ciรฒ che intende quando usa il termine ยซspiritualeยป. Lโho usato parlando della sua conversione ยซalla spiritualitร ยป e mi pare utile recuperarne la definizione, in quanto oggi spesso si sente interpretare questa parola in modo riduttivo. Fiorito la riprendeva da Origene, per il quale ยซlโuomo spirituale รจ quello in cui si uniscono โteoriaโ e โpraticaโ, cura del prossimo e carisma spirituale per il bene del prossimo. E tra questi carismiยป, mostrava Fiorito, ยซOrigene rimarca soprattutto quel carisma che chiama diakrisis, ovvero il dono di discernere la varietร di spiritiยป…[14]. Nellโarticolo Fiorito approfondisce ciรฒ che รจ la paternitร e maternitร spirituale e ciรฒ che comporta. Che cosa serve per farla propria? Se lo domanda e risponde: ยซAvere due carismi: il discernimento degli spiriti, o discrezione, e riuscire a comunicarlo con le parole nella conversazione spiritualeยป[15]. Non basta il discernimento, ยซbisogna saper esprimere le idee giuste e discrete; altrimenti non sono al servizio degli altriยป[16]. Questo รจ il carisma della ยซprofeziaยป, inteso non come conoscenza del futuro ma come comunicazione di unโesperienza spirituale personale.
Lโultima volta che lโho visto โ questo non posso dimenticarlo โ รจ stato poco prima della sua morte, avvenuta il 9 agosto 2005. Ricordo che era un mattino di domenica e che il suo compleanno era trascorso da poco. Lui faceva il compleanno il giorno di Santa Maria Maddalena, il 22 luglio. Era ricoverato allโHospital Alemรกn. Ormai da vari anni non parlava piรน. Aveva perso la capacitร di parlare. Guardava soltanto. Intensamente. E piangeva. Con lacrime tranquille che comunicavano lโintensitร con cui viveva ogni singolo incontro. Fiorito aveva il dono delle lacrime, che รจ espressione di consolazione spirituale[17].
Parlando dello sguardo del Signore nella prima settimana degli Esercizi, Fiorito commentava lโimportanza che san Benedetto dava alle lacrime e diceva che ยซle lacrime sono un piccolo segno tangibile della dolcezza di Dio che a malapena si manifesta allโesterno, ma non cessa di impregnare il cuore nel raccoglimento interioreยป[18].
Mi nasce nel cuore una cosa che ho scritto in Gaudete et exsultate: ยซLa persona che vede le cose come sono realmente, si lascia trafiggere dal dolore e piange nel suo cuore รจ capace di raggiungere le profonditร della vita e di essere veramente felice. Quella persona รจ consolata, ma con la consolazione di Gesรน e non con quella del mondoยป (GE76).
Un aneddoto simpatico. Aveva anche il dono dello sbadiglio. Mentre gli aprivi la tua coscienza, a volte il Maestro cominciava a sbadigliare. Lo faceva apertamente, senza nasconderlo. Ma non รจ che si stesse annoiando, semplicemente gli veniva e lui diceva che a volte serviva a ยซtirarti fuori il cattivo spiritoยป. Espandendo lโanima contagiosamente, come fa lo sbadiglio a livello fisico, aveva quellโeffetto al livello spirituale.
Maestro del dialogo
Commento liberamente alcune cose che mi suggerisce il titolo di ยซMaestro del dialogoยป. Nella Compagnia quello di ยซmaestroยป รจ un nome particolare, lo riserviamo al Maestro dei novizi e allโIstruttore di terza probazione. Il Padre Generale lo aveva nominato appunto Istruttore di terza probazione, compito che mantenne per molti anni. Non รจ mai stato Maestro dei novizi, ma da Provinciale lo assegnai a vivere nel noviziato; era un buon consigliere per il Maestro e un riferimento per i novizi.
Essere maestro, esercitare il munus docendi, non consiste soltanto nel trasmettere il contenuto degli insegnamenti del Signore, nella loro purezza e integritร , ma nel far sรฌ che questi insegnamenti, inculcati con lo stesso Spirito con cui li si riceve, ยซfacciano discepoliยป, cioรจ trasformino coloro che li ascoltano in seguaci di Gesรน, in discepoli missionari, liberi, non proseliti, appassionati a ricevere, praticare e uscire ad annunziare gli insegnamenti dellโunico Maestro come lui ci ha comandato: agli uomini e alle donne di tutti i popoli.
Il vero maestro, nel senso evangelico, รจ sempre discepolo: mai finisce di esserlo. Il Signore, in Luca, parlando dei ciechi che vogliono guidare altri ciechi, dando cosรฌ unโimmagine dellโยซanti-maestroยป, dice: ยซUn discepolo non รจ piรน del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarร come il suo maestroยป (Lc 6,40).
Mi piace leggere cosรฌ questo passo: non mettersi al di sopra del maestro non รจ soltanto non mettersi al di sopra di Gesรน โ il nostro unico Maestro โ, ma nemmeno metterci al di sopra dei nostri maestri umani. Il buon discepolo onora il maestro, anche quando da discepoli ci succede di oltrepassarlo in qualche insegnamento, o piuttosto proprio in quello: il progresso nella conoscenza infatti รจ possibile perchรฉ il buon maestro ha seminato la semente, col suo stile personale, proprio contando sul fatto che quel seme viva, cresca e lo superi. E quando noi discerniamo bene ciรฒ che dice lo Spirito applicando il Vangelo nel momento e nel modo opportuno per la salvezza di qualcuno, siamo ยซcome il maestroยป. Il Signore accosta questโaffermazione a quel tipo di insegnamento che non รจ fatto soltanto di parole, ma di opere di misericordia. ร stato al momento della lavanda dei piedi che il Maestro lโha detto: se, sapendo queste cose, operiamo come Lui, saremo come Lui (cfr Gv 13,14-15).
A proposito della misericordia, gli scritti di Fiorito distillano misericordia spirituale: insegnamenti per chi non sa, buoni consigli per chi ne ha bisogno, correzione per chi sbaglia, consolazione per chi รจ triste e aiuti per conservare la pazienza nella desolazione ยซsenza mai fare cambiamentiยป, come dice santโIgnazio. Tutte queste grazie si aggregano e si sintetizzano nella grande opera di misericordia spirituale che รจ il discernimento. Esso ci guarisce dalla malattia piรน triste e degna di compassione: la cecitร spirituale, che ci impedisce di riconoscere il tempo di Dio, il tempo della sua visita.
Alcune caratteristiche particolari del Maestro Fiorito
Descriverei una caratteristica molto evidente di Fiorito con questa espressione: nellโaccompagnamento spirituale, quando gli raccontavi le tue cose, lui ยซsi teneva fuoriยป. Ti rispecchiava quanto ti accadeva e poi ti dava libertร , senza esortare e senza dare giudizi. Ti rispettava. Credeva nella libertร .
Quando dico che ยซsi teneva fuoriยป non intendo che non si interessasse o che non si commuovesse per le tue cose, ma che ne restava fuori, in primo luogo, per riuscire ad ascoltare bene. Fiorito era maestro del dialogo in primo luogo con lโascolto. Tenersi fuori dal problema era il suo modo di dare spazio allโascolto, affinchรฉ si potesse dire tutto ciรฒ che si aveva dentro, senza interruzioni, senza domande… Ti lasciava parlare. E non guardava lโorologio.
Ascoltava mettendo il cuore a disposizione, affinchรฉ lโaltro potesse sentire, nella pace che aveva il Maestro, ciรฒ che inquietava il proprio cuore. E in questo modo ti veniva voglia di ยซandare a conferire con Fioritoยป, come dicevamo, di ยซandare a raccontargliยป, ogni volta che sentivi lotta spirituale nellโintimo, movimenti contrastanti di spiriti riguardo a qualche decisione che dovevi affrontare. Sapevamo che ad ascoltare queste cose si appassionava come o piรน di quanto si appassionano le persone normali a sentire le ultime notizie. Al Collegio Massimo, quella di andare a conferire con Fiorito era una frase ricorrente. La dicevamo ai superiori, ce la dicevamo fra di noi e lo raccomandavamo a quelli che erano in formazione.
Il suo ยซtenersi fuoriยป, oltre che una questione di ascolto, era anche un atteggiamento di padronanza verso i conflitti, un modo di prenderne le distanze per non restarne coinvolto, come spesso accade, col risultato che chi dovrebbe ascoltare e aiutare invece diventi parte del problema, prendendo posizione o mescolando i propri sentimenti e perdendo obiettivitร .
In questo senso, senza pretese teoretiche, ma in modo pratico, Fiorito รจ stato il grande ยซdisideologizzatoreยป della Provincia in unโepoca molto ideologizzata.
Ha disideologizzato risvegliando la passione a dialogare bene, con se stessi, con gli altri e con il Signore. E a ยซnon dialogareยป con la tentazione, a non dialogare con lo spirito cattivo, con il Maligno. Questo รจ rimasto tanto impresso in me: con il diavolo non si dialoga. Gesรน mai ha dialogato con il diavolo. Gli ha risposto con tre versetti della Bibbia, e poi lo ha cacciato via. Mai. Con il diavolo non si dialoga.
Lโideologia รจ sempre un monologo con una sola idea e Fiorito aiutava il suo interlocutore a distinguere dentro di sรฉ le voci del bene e del male dalla sua propria voce, e ciรฒ apriva la mente perchรฉ apriva il cuore a Dio e agli altri.
Nel dialogo con gli altri aveva fra lโaltro lโabilitร di ยซpescareยป e di far vedere allโaltro la tentazione dello spirito cattivo in una parola o in un gesto, di quelli che sโinfilano in mezzo a un discorso molto ragionevole e in apparenza benintenzionato. Fiorito ti domandava di ยซquellโespressione che hai usatoยป (che generalmente denotava disprezzo per altri) e ti diceva: ยซSei tentato!ยป e, mostrando lโevidenza, rideva con franchezza e senza scandalizzarsi. Ti esibiva lโoggettivitร dellโespressione che tu stesso avevi usato, senza giudicarti.
Si puรฒ dire che il Maestro coltivava il dialogo comunitario nella sua conversazione personale con ciascuno. Non era molto incline a intervenire in pubblico. Nelle riunioni comunitarie a cui partecipava si dedicava a prendere appunti, ascoltando in silenzio. E poi ยซrispondevaยป โ e noi eravamo tutti in attesa โ con il tema del successivo Boletรญn de espiritualidad o in qualche foglietto di ยซStudio, preghiera e azioneยป. In qualche modo questo lo si sapeva e lo si trasmetteva, e ci si andava a leggere nel Boletรญn ยซquello che ne pensava il Maestroยป sui temi che ci preoccupavano o che erano in auge, leggendo ยซtra le righeยป.
Dโaltra parte, non sempre il Boletรญn era necessariamente legato alle circostanze. Ci sono scritti, come lโarticolo di Fiorito sullโAccademia di Platone da cui Narvaja ha tratto spunto per la sua analisi, che oggi sono attuali e permettono di ยซleggereยป tutta la nostra epoca nella chiave della relazione tra maestro e discepoli secondo lo spirito della Scuola.
Fiorito si preoccupava che nella Provincia e nella comunitร ci fosse buono spirito. Se cโera buono spirito, allora non soltanto ยซlasciava andareยป, ma scriveva di qualcosa che ยซinvitava ad andare oltreยป. Apriva orizzonti.
Inoltre, questo ยซtenersi fuoriยป si puรฒ descrivere anche mostrando come ci si riesce: ยซmantenendosi in paceยป affinchรฉ sia il Signore stesso a ยซmuovereยป lโaltro, a smuoverlo nel senso buono, e anche a pacificarlo nellโagire bene.
Si tratta di un attivo mantenersi in pace, respingendo le proprie tentazioni contro la pace per aiutare lโaltro a pacificare le sue: quelle della sua colpa e del rimorso per il passato, quella dellโansia per il futuro (i futuribili) e quelle dellโinquietudine e della distrazione nel presente. Fiorito ti pacificava non curandosi delle circostanze immediate. Prima ti pacificava col suo silenzio, col non spaventarsi di nulla, con il suo ascolto di ampio respiro, finchรฉ non avevi detto quello che avevi in fondo allโanima e lui decideva quello che gli ispirava lo spirito buono. Allora il Maestro ti confermava, a volte con un semplice ยซVa beneยป. Ti lasciava libero.
A chi dร gli Esercizi e deve guidare un altro, Ignazio consiglia che ยซnon si avvicini nรฉ propenda all’una o all’altra parte, ma resti in equilibrio come il peso sul braccio di una stadera, e lasci che il Creatore agisca direttamente con la creatura, e la creatura con il suo Creatore e Signoreยป (ES 15). Sebbene al di fuori degli Esercizi ยซmuovere lโaltroยป sia lecito, Fiorito privilegiava lโatteggiamento di non propendere per una parte o per lโaltra, affinchรฉ ยซsia lo stesso Creatore e Signore a comunicarsi alla persona, abbracciandola nel suo amore e alla sua lode, e disponendola alla via nella quale potrร meglio servirlo in futuroยป. Grazie a questo ยซmantenersi fuoriยป era di riferimento per tutti senza la minima ombra di parzialitร . E di certo, al momento opportuno, quando chi stava facendo Esercizi con lui ne aveva bisogno โ fosse perchรฉ era bloccato da qualche tentazione o perchรฉ al contrario si trovava in una buona disposizione per fare la sua ยซelezioneยป โ il Maestro interveniva con forza e decisione per dire la sua e poi, di nuovo, ยซsi teneva fuoriยป, lasciando che Dio operasse in chi svolgeva gli Esercizi.
In questo senso posso dire che sapeva mettere gli accenti. Ne ha incisi a fuoco alcuni nella Provincia, impressi come un marchio. Per esempio: che la lotta spirituale, il movimento di spiriti, รจ buon segno; che proporre ยซqualcosa di piรนยป muove gli spiriti, quando nella situazione cโรจ una calma sospetta; che bisogna cercare sempre la pace in fondo allโanima per riuscire a discernere questi movimenti di spiriti senza che ยซlโacqua sia troppo mossaยป… Quel ยซnon lasciarsi rimpicciolire dalle cose grandi, e tuttavia lasciarsi contenere in quelle piรน piccole, questo รจ divinoยป[19], che caratterizza Ignazio, era sempre presente nelle sue riflessioni.
Una seconda caratteristica: non esortava. Ti ascoltava in silenzio e poi, invece di parlare, ti dava un ยซfogliettoยป che prendeva dalla sua biblioteca. La biblioteca di Fiorito aveva questa particolaritร : oltre alla parte consueta, per cosรฌ dire, con scaffali e libri, ne aveva unโaltra che occupava tutta una parete di quasi sei metri per quattro in altezza, formata di cassettini in ciascuno dei quali classificava e metteva i suoi ยซfogliettiยป, schede di studio, preghiera e azione, ciascuna dedicata a un solo tema degli Esercizi o delle Costituzioni della Compagnia, per esempio. Lui si alzava a cercarle, a volte montando pericolosamente su una scala, per darle senza tante parole a chi faceva gli Esercizi in risposta a qualche inquietudine che questโultimo gli aveva manifestato o su cui lui stesso aveva fatto discernimento mentre lo ascoltava parlare delle sue cose.
In quei cassettini, ciascuno con i suoi foglietti, cโera qualcosa… Era come se quel consiglio di cui avevi bisogno, o il rimedio per qualche malattia dellโanima, fosse giร previsto da sempre… Quella biblioteca richiamava una farmacia. E Fiorito assomigliava a un saggio farmacista dellโanima. Ma era piรน di questo, perchรฉ Fiorito non era un confessore. Certo, confessava, ma aveva un altro carisma oltre a questo di essere ministro della misericordia del Signore che รจ comune a ogni sacerdote. ร quel carisma dellโuomo spirituale di cui parlavo allโinizio, citando Origene: il carisma del discernimento e della profezia, nel senso di comunicare bene le grazie del Signore che si sperimentano nella propria vita. Infatti da quei cassettini non uscivano soltanto rimedi ma soprattutto cose nuove, cose dello Spirito che erano state in attesa della domanda giusta, del desiderio fervido di qualcuno, il quale lร trovava il tesoro di una formulazione discreta che lo indirizzasse e che avrebbe potuto mettere in pratica con frutto per il futuro.
Una terza caratteristica che ricordo รจ che il Maestro Fiorito non era geloso. Non era un uomo geloso: scriveva e firmava con altri, pubblicava ed evidenziava il pensiero di altri, limitando molto spesso il suo a semplici note, che in realtร , come ora si puรฒ vedere meglio grazie a questa edizione dei suoi Escritos, erano di somma importanza, perchรฉ facevano vedere lโessenziale e lโattualitร del pensiero altrui.
Lโesempio piรน compiuto della feconditร di questo modo di lavorare intellettualmente in Scuola รจ, a mio giudizio, lโedizione annotata e commentata delle Memorie spirituali di Pierre Favre che Fiorito curรฒ insieme a Jaime Amadeo. Un vero e proprio classico. Senza tratti di ideologia nรฉ di quellโerudizione che รจ soltanto per eruditi, รจ unโopera che ci mette in contatto con lโanima di Favre, con la sua limpidezza e dolcezza, con la sua capacitร dialogica verso tutti, frutto della sua discrezione spirituale, e con la sua maestria nel dare gli Esercizi. Il Maestro condivideva molta della sensibilitร di Favre, in tensione polare con una mente in effetti piuttosto fredda e oggettiva, da ingegnere qual era.
La quarta caratteristica che mi pare necessario commentare, in questo tentativo di presentare la sua figura, รจ che non dava giudizi. Soltanto di rado. Con me, che io ricordi, lo ha fatto due volte. E il modo mi รจ rimasto inciso. Ecco come dava il giudizio. Ti diceva: ยซGuardi che quanto lei dice รจ uguale a quello che dice la Bibbia, a questa tentazione che cโรจ nella Bibbiaยป. E poi lasciava che tu pregassi e traessi le conseguenze.
Qui voglio sottolineare che Fiorito aveva una particolare naso per ยซsentireยป il cattivo spirito; sapeva riconoscerne lโazione, distinguerne i tic, smascherarlo dai frutti cattivi, dal retrogusto amaro e dalla scia di desolazione che si lascia dietro. In questo senso, si puรฒ dire che รจ stato un uomo in armi contro un solo nemico: lo spirito cattivo, Satana, il demonio, il tentatore, lโaccusatore, il nemico della nostra natura umana. Tra la bandiera di Cristo e quella di Satana, ha fatto la sua scelta personale per nostro Signore. In tutto il resto ha cercato di discernere il ยซtanto… quantoยป e con ogni persona รจ stato un padre amabile, un maestro paziente e โ quando รจ capitato โ un avversario fermo, ma sempre rispettoso e leale. Mai un nemico.
Infine, una cosa che in lui si notava molto. Con i ยซtesta duraยป aveva tanta pazienza. Davanti a quei casi, che spazientivano altri, soleva ricordare che Ignazio era stato molto paziente con Simรณn Rodrรญguez. Se eri testardo e insistevi a modo tuo, ti lasciava fare il tuo processo, ti dava tempo. Era un Maestro nel non affrettare i tempi, nellโattendere che lโaltro si rendesse conto delle cose da solo. Rispettava i processi.
E visto che ho citato Simรณn Rodrรญguez, puรฒ venire a proposito ricordarne la vicenda. Simรณn Rodrรญguez fu sempre una persona ยซagitataยป. Non fece il mese intero in solitudine con gli altri, tardรฒ a fare la professione. Era destinato ad andare in India ma alla fine rimase in Portogallo, dove fece tutto il possibile per fermarsi per sempre nonostante che Ignazio, per il suo bene e per quello dei gesuiti di lร , volesse trasferirlo. Fiorito racconta che Ribadeneyra, in un manoscritto inedito intitolato Trattato delle persecuzioni che ha subito la Compagnia di Gesรน, considera che ยซuna delle piรน terribili e pericolose tormente attraversate dalla Compagnia, dalla sua fondazione, mentre ancora viveva il nostro beato padre Ignazio, fu una che era stata mossa non dai nemici, ma dai suoi stessi figli, non dai venti esterni, ma dal turbamento intrinseco dello stesso mare, che accadde in questo modo. […] Mentre la Compagnia navigava con venti tanto favorevoli, il nemico di ogni bene la agitรฒ, tentando lo stesso padre Simรณn e offuscandolo con quel frutto che Dio aveva operato per lui, e facendo sรฌ che volesse per sรฉ ciรฒ che era del suo beato padre Ignazio e di tutta la Compagnia. Cominciรฒ quindi a guardare le cose del Portogallo non come unโopera di questo corpo, ma come creazione e opera sua e voleva governarla senza lโobbedienza e la dipendenza dal suo capo, sembrandogli di avere nei re del Portogallo tanto favore che avrebbe potuto facilmente farlo senza piรน ricorrere a Roma; e siccome quasi tutti i religiosi della Compagnia che vivevano in quel regno erano figli e sudditi suoi e lui li aveva accolti e allevati, non conoscevano altro Padre e Superiore se non il Maestro Simรณn, e lo amavano e lo rispettavano come se fosse lui il principale fondatore della Compagnia; e a ciรฒ contribuiva anche il fatto che lui era di modi gentili e amorosi e non solito a pressare molto i suoi; queste sono cose efficaci per conquistarsi gli animi e le volontร dei sudditi, che, per comune debolezza umana, desiderano abitualmente che si conceda loro ciรฒ che vogliono, e venire condotti con amoreยป [20].
Ignazio era molto paziente. E Fiorito lo imitava. Perfino in questi racconti era capace di vedere del buono in Simรณn Rodrรญguez. Ne sottolineava la franchezza verso Ignazio, al quale diceva le cose in faccia. Di certo quella pazienza alla lunga diede i suoi frutti, perchรฉ di fatto le ยซribellioniยป di Simรณn Rodrรญguez sono rimaste aneddotiche, e non si sono consolidate o hanno preso piede oltre lui stesso, e ci hanno fruttato lettere come quella di santโIgnazio ai gesuiti di Coimbra. Questa grande pazienza รจ la virtรน fondamentale del vero Maestro, che conta sullโazione dello Spirito Santo nel tempo, e non sulla propria.
Conclusione
Come Provinciale, ho dovuto ricevere il racconto di coscienza annuale del Padre Fiorito. Era un novizio. Un novizio maturo. Era il discepolo del padre che era a sua volta il proprio discepolo. Non riesco a capirlo, ma era la testimonianza della sua grandezza di anima. Come gesuita, al Maestro Miguel รngel Fiorito si attaglia lโimmagine del Salmo 1, quella dellโalbero piantato lungo corsi dโacqua, che dร fiori e frutto a suo tempo. Come questโalbero della Scrittura, Fiorito ha saputo lasciarsi contenere nel minimo spazio del suo ruolo al Collegio Massimo di san Giuseppe, a San Miguel, in Argentina, e lร ha messo radici e ha dato fiori e frutto, come ben esprime il suo nome โ Fiorito -, nei cuori di noi discepoli della Scuola degli Esercizi. Spero che adesso, grazie a questa magnifica edizione dei suoi Escritos, che hanno lโaltezza di un grande sogno, metterร radici e darร fiori e frutti nella vita di tante persone che si nutrono della stessa grazia che lui ha ricevuto e ha saputo comunicare discretamente dando e commentando gli Esercizi spirituali.ย
[1] M. A. Fiorito, Escritos I (1952-1959), Roma, La Civiltร Cattolica, 2019, 188. (Citerรฒ Escritos, n. del volume e n. di pagina).
[2] Cfr. J. L. Narvaja, ยซIntroducciรณnยป, Escritos I, 16.
[3] Ivi, 20-21.
[4] Cfr. Francesco, ยซEssere nei crocevia della storiaยป, Conversazioni con i gesuiti del Myanmar e del Bangladesh, La Civiltร Cattolica, 2017 IV, 525.
[5] Escritos I, 18.
[6] Lettera del Santo Padre Francesco ai sacerdoti in occasione del 160ยฐ anniversario della morte del santo Curato d’Ars, 4 agosto 2019.
[7] Escritos I, cit., 165-170.
[8] J. H. Newman, La mission de saint Benoรฎt, Paris, 1909, 10.
[9] Escritos II, 27-51.
[10] Escritos I, 164.
[11] Escritos I, 51, nota 88.
[12] Escritos I, 163-164.
[13] Escritos V, 176-189.
[14] Escritos V, 177.
[15] Escritos V, 179.
[16] Escritos V, 181.
[17] ยซSi intende per consolazione quando […] l’anima si infiamma di amore per il suo Creatore e Signore […] cosรฌ pure quando uno versa lacrime che lo portano all’amore del Signoreยป (ES 316).
[18] M. A. Fiorito, Buscar y hallar la voluntad de Dios, Buenos Aires, Paulinas, 2000, 209.
[19] Non coerceri a maximo, contineri tamen a minimum, divinum est.
[20] Escritos V, 157, nota 85.
