Alle ore 10.00 di questa mattina, XXXIII Domenica del Tempo Ordinario, il Santo Padre Francesco ha presieduto, allโAltare della Cattedra della Basilica Vaticana, la Celebrazione Eucaristica in occasione della IV Giornata Mondiale dei Poveri, alla quale ha partecipato una rappresentanza di persone povere ed indigenti, insieme ai volontari che li accompagnano e ad esponenti delle realtร caritative che li assistono quotidianamente.
Omelia del Santo Padre
La parabola che abbiamo ascoltato ha un inizio, un centro e una fine, che illuminano lโinizio, il centro e la fine della nostra vita.
Lโinizio . Tutto comincia da un grande bene : il padrone non tiene per sรฉ le sue ricchezze, ma le dร ai servi; a chi cinque, a chi due, a chi un talento, ยซsecondo la capacitร di ciascunoยป ( Mt 25,15). ร stato calcolato che un solo talento corrispondeva al salario di circa ventโanni di lavoro: era un bene sovrabbondante, che allora bastava per tutta la vita. Ecco lโinizio: anche per noi tutto รจ cominciato con la grazia di Dio โ tutto, sempre, incomincia con la grazia, non con le nostre forze โ con la grazia di Dio che รจ Padre e ha messo nelle nostre mani tanto bene, affidando a ciascuno talenti diversi. Siamo portatori di una grande ricchezza, che non dipende da quante cose abbiamo, ma da quello che siamo: dalla vita ricevuta, dal bene che cโรจ in noi, dalla bellezza insopprimibile di cui Dio ci ha dotati, perchรฉ siamo a sua immagine, ognuno di noi รจ prezioso ai suoi occhi, ognuno di noi รจ unico e insostituibile nella storia! Cosรฌ ci guarda Dio, cosรฌ ci sente Dio.
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Quantโรจ importante ricordare questo: troppe volte, guardando alla nostra vita, vediamo solo quello che ci manca e ci lamentiamo di quello che ci manca. Allora cediamo alla tentazione del โ magari!… โ: magari avessi quel lavoro, magari avessi quella casa, magari avessi soldi e successo, magari non avessi quel problema, magari avessi persone migliori attorno a me!โฆ Ma lโillusione del โmagariโ ci impedisce di vedere il bene e ci fa dimenticare i talenti che abbiamo. Sรฌ, tu non hai quello , ma hai questo , e il โmagariโ fa sรฌ che dimentichiamo questo. Ma Dio ce li ha affidati perchรฉ conosce ognuno di noi e sa di cosa siamo capaci; si fida di noi, nonostante le nostre fragilitร . Si fida anche di quel servo che nasconderร il talento: Dio spera che, malgrado le sue paure, anche lui utilizzi bene quanto ha ricevuto. Insomma, il Signore ci chiede di impegnare il tempo presente senza nostalgie per il passato, ma nellโattesa operosa del suo ritorno. Quella brutta nostalgia, che รจ come un umore giallo, un umore nero che avvelena lโanima e la fa guardare sempre indietro, sempre agli altri, ma mai alle proprie mani, alle possibilitร di lavoro che il Signore ci ha dato, alle nostre condizioniโฆ, anche alle nostre povertร .
Arriviamo cosรฌ al centro della parabola: รจ lโopera dei servi, cioรจ il servizio . Il servizio รจ anche la nostra opera, quello che fa fruttare i talenti e dร senso alla vita: non serve infatti per vivere chi non vive per servire. Dobbiamo ripetere questo, ripeterlo tanto: non serve per vivere chi non vive per servire. Dobbiamo meditare questo: non serve per vivere chi non vive per servire. Ma qual รจ lo stile del servizio? Nel Vangelo i servi bravi sono quelli che rischiano . Non sono cauti e guardinghi, non conservano quel che hanno ricevuto, ma lo impiegano. Perchรฉ il bene, se non si investe, si perde; perchรฉ la grandezza della nostra vita non dipende da quanto mettiamo da parte, ma da quanto frutto portiamo. Quanta gente passa la vita solo ad accumulare, pensando a stare bene piรน che a fare del bene . Ma comโรจ vuota una vita che insegue i bisogni , senza guardare a chi ha bisogno ! Se abbiamo dei doni, รจ per essere noi doni per gli altri. E qui, fratelli e sorelle, ci facciamo la domanda: io seguo i bisogni, soltanto, o sono capace di guardare a chi ha bisogno? A chi รจ nel bisogno? La mia mano รจ cosรฌ [la stende aperta] o cosรฌ [la ritrae chiusa]?
Va sottolineato che i servi che investono, che rischiano, per quattro volte sono chiamati ยซ fedeli ยป (vv. 21.23). Per il Vangelo non cโรจ fedeltร senza rischio. โMa, padre, essere cristiano significa rischiare?โ โ โSรฌ, caro o cara, rischiare. Se tu non rischi, finirai come il terzo [servo]: sotterrando le tue capacitร , le tue ricchezze spirituali, materiali, tuttoโ. Rischiare: non cโรจ fedeltร senza rischio. Essere fedeli a Dio รจ spendere la vita, รจ lasciarsi sconvolgere i piani dal servizio. โIo ho questo piano, ma se servoโฆโ. Lascia che si sconvolga il piano, tu servi. ร triste quando un cristiano gioca sulla difensiva, attaccandosi solo allโosservanza delle regole e al rispetto dei comandamenti. Quei cristiani โmisuratiโ che mai fanno un passo fuori dalle regole, mai, perchรฉ hanno paura del rischio. E questi, permettetemi lโimmagine, questi che si prendono cura cosรฌ di sรฉ stessi da non rischiare mai, questi incominciano nella vita un processo di mummificazione dellโanima, e finiscono mummie. Questo non basta, non basta osservare le regole; la fedeltร a Gesรน non รจ solo non commettere errori, รจ negativo, questo. Cosรฌ pensava il servo pigro della parabola: privo di iniziativa e creativitร , si nasconde dietro unโinutile paura e seppellisce il talento ricevuto. Il padrone lo definisce addirittura ยซmalvagioยป (v. 26). Eppure non ha fatto nulla di male! Giร , ma non ha fatto niente di bene. Ha preferito peccare di omissione piuttosto che rischiare di sbagliare. Non รจ stato fedele a Dio, che ama spendersi; e gli ha recato lโoffesa peggiore: restituirgli il dono ricevuto. โTu mi hai dato questo, io ti do questoโ, niente di piรน. Il Signore ci invita invece a metterci in gioco generosamente, a vincere il timore con il coraggio dellโamore, a superare la passivitร che diventa complicitร . Oggi, in questi tempi di incertezza, in questi tempi di fragilitร , non sprechiamo la vita pensando solo a noi stessi, con quellโatteggiamento dellโindifferenza. Non illudiamoci dicendo: ยซCโรจ pace e sicurezza!ยป ( 1 Ts 5,3). San Paolo ci invita a guardare in faccia la realtร , a non lasciarci contagiare dallโindifferenza.
Come dunque servire secondo i desideri di Dio? Il padrone lo spiega al servo infedele: ยซAvresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e cosรฌ, ritornando, avrei ritirato il mio con lโinteresseยป (v. 27). Chi sono per noi questi โbanchieriโ, in grado di procurare un interesse duraturo? Sono i poveri . Non dimenticate: i poveri sono al centro del Vangelo; il Vangelo non si capisce senza i poveri. I poveri sono nella stessa personalitร di Gesรน, che essendo ricco annientรฒ sรฉ stesso, si รจ fatto povero, si รจ fatto peccato, la povertร piรน brutta. I poveri ci garantiscono una rendita eterna e giร ora ci permettono di arricchirci nellโamore. Perchรฉ la piรน grande povertร da combattere รจ la nostra povertร dโamore. La piรน grande povertร da combattere รจ la nostra povertร dโamore. Il Libro dei Proverbi loda una donna operosa nellโamore, il cui valore รจ superiore alle perle ; รจ da imitare questa donna che, dice il testo, ยซstende la mano al poveroยป ( Pr 31,20): questa รจ la grande ricchezza di questa donna. Tendi la mano a chi ha bisogno, anzichรฉ pretendere quello che ti manca: cosรฌ moltiplicherai i talenti che hai ricevuto.
Si avvicina il tempo del Natale, il tempo delle feste. Quante volte, la domanda che si fa tanta gente รจ: โCosa posso comprare? Cosa posso avere di piรน? Devo andare nei negozi a comprareโ. Diciamo lโaltra parola: โCosa posso dare agli altri?โ. Per essere come Gesรน, che ha dato sรฉ stesso e nacque proprio in quel presepio.
Arriviamo cosรฌ al finale della parabola: ci sarร chi avrร in abbondanza e chi avrร sprecato la vita e resterร povero (cfr v. 29). Alla fine della vita, insomma, sarร svelata la realtร : tramonterร la finzione del mondo, secondo cui il successo, il potere e il denaro danno senso allโesistenza, mentre lโamore, quello che abbiamo donato, emergerร come la vera ricchezza. Quelle cose cadranno, invece lโamore emergerร . Un grande Padre della Chiesa scriveva: ยซCosรฌ avviene nella vita: dopo che รจ sopraggiunta la morte ed รจ finito lo spettacolo, tutti si tolgono la maschera della ricchezza e della povertร e se ne vanno via da questo mondo. E sono giudicati solamente in base alle loro opere, alcuni realmente ricchi, altri poveriยป (S. Giovanni Crisostomo, Discorsi sul povero Lazzaro , II, 3). Se non vogliamo vivere poveramente, chiediamo la grazia di vedere Gesรน nei poveri, di servire Gesรน nei poveri.
Vorrei ringraziare tanti servi fedeli di Dio, che non fanno parlare di sรฉ, ma vivono cosรฌ, servendo. Penso, ad esempio, a don Roberto Malgesini. Questo prete non faceva teorie; semplicemente, vedeva Gesรน nel povero e il senso della vita nel servire. Asciugava lacrime con mitezza, in nome di Dio che consola. Lโinizio della sua giornata era la preghiera, per accogliere il dono di Dio; il centro della giornata la caritร , per far fruttare lโamore ricevuto; il finale , una limpida testimonianza del Vangelo. Questโuomo aveva compreso che doveva tendere la sua mano ai tanti poveri che quotidianamente incontrava, perchรฉ in ognuno di loro vedeva Gesรน. Fratelli e sorelle, chiediamo la grazia di non essere cristiani a parole, ma nei fatti. Per portare frutto, come desidera Gesรน. Cosรฌ sia.
ANGELUS
Piazza San Pietro
Domenica, 15 Novembre 2020
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
In questa penultima domenica dellโanno liturgico, il Vangelo ci presenta la celebre parabola dei talenti (cfr Mt 25,14-30). Fa parte del discorso di Gesรน sugli ultimi tempi, che precede immediatamente la sua passione, morte e risurrezione. La parabola racconta di un ricco signore che deve partire e, prevedendo una lunga assenza, affida i suoi beni a tre dei suoi servi: al primo affida cinque talenti, al secondo due, al terzo uno. Gesรน specifica che la distribuzione รจ fatta ยซsecondo le capacitร di ciascunoยป (v. 15). Cosรฌ fa il Signore con tutti noi: ci conosce bene, sa che non siamo uguali e non vuole privilegiare nessuno a scapito degli altri, ma affida a ciascuno un capitale commisurato alle capacitร .
Durante lโassenza del padrone, i primi due servi si danno molto da fare, sino al punto di raddoppiare la somma loro affidata. Non cosรฌ il terzo servo, il quale nasconde il talento in una buca: per evitare rischi, lo lascia lรฌ, al riparo dai ladri, ma senza farlo fruttare. Arriva il momento del ritorno del padrone, il quale chiama i servi al rendiconto. I primi due presentano il buon frutto del loro impegno, hanno lavorato e il padrone li loda, li ricompensa e li invita a partecipare alla sua festa, alla sua gioia. Il terzo, invece, accorgendosi di essere in difetto, comincia subito a giustificarsi, dicendo: ยซSignore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciรฒ che รจ tuoยป (vv. 24-25). Si difende della sua pigrizia accusando il padrone di essere โduroโ. Questa รจ unโabitudine che anche noi abbiamo: ci difendiamo, tante volte, accusando gli altri. Ma loro non hanno colpa: la colpa รจ nostra, il difetto รจ nostro. E questo servo accusa gli altri, accusa il padrone per giustificarsi. Anche noi, tante volte, facciamo lo stesso. Allora il padrone lo rimprovera: lo chiama servo ยซmalvagio e pigroยป (v. 26); gli fa togliere il talento e lo fa gettare fuori dalla sua casa.
Questa parabola vale per tutti ma, come sempre, in particolare per i cristiani. Anche oggi ha tanta attualitร : oggi, che รจ la Giornata dei Poveri, dove la Chiesa dice a noi cristiani: โTendi la mano al povero. Tendi la tua mano al povero. Non sei solo nella vita: cโรจ gente che ha bisogno di te. Non essere egoista, tendi la mano al poveroโ. Tutti abbiamo ricevuto da Dio un โpatrimonioโ come esseri umani, una ricchezza umana, qualunque sia. E come discepoli di Cristo, abbiamo ricevuto anche la fede, il Vangelo, lo Spirito Santo, i Sacramenti e tante altre cose. Questi doni bisogna utilizzarli per operare il bene, per operare il bene in questa vita, come servizio a Dio e ai fratelli. E oggi la Chiesa ti dice, ci dice: โUtilizza quello che ti ha dato Dio e guarda i poveri. Guarda: ce ne sono tanti; anche nelle nostre cittร , nel centro della nostra cittร , sono tanti. Fate il bene!โ.
Noi, a volte, pensiamo che essere cristiani sia non fare del male. E non fare del male รจ buono. Ma non fare del bene, non รจ buono. Noi dobbiamo fare del bene, uscire da noi stessi e guardare, guardare coloro che hanno piรน bisogno. Cโรจ tanta fame, anche nel cuore delle nostre cittร , e tante volte noi entriamo in quella logica dellโindifferenza: il povero รจ lรฌ, e guardiamo da unโaltra parte. Tendi la tua mano al povero: รจ Cristo. Alcuni dicono: โMa questi preti, questi vescovi che parlano dei poveri, dei poveriโฆ Noi vogliamo che ci parlino della vita eterna!โ. Guarda, fratello e sorella, i poveri sono al centro del Vangelo; รจ Gesรน che ci ha insegnato a parlare ai poveri, รจ Gesรน che รจ venuto per i poveri. Tendi la tua mano al povero. Hai ricevuto tante cose, e tu lasci che tuo fratello, tua sorella muoia di fame?
Cari fratelli e sorelle, ognuno dica nel suo cuore questo che Gesรน ci dice oggi, ripeta nel suo cuore: โTendi la tua mano al poveroโ. E ci dice unโaltra cosa, Gesรน: โSai, il povero sono ioโ. Gesรน ci dice questo: โIl povero sono ioโ.
La Vergine Maria ha ricevuto un grande dono: Gesรน stesso, ma non lโha tenuto per sรฉ, lo ha dato al mondo, al suo popolo. Impariamo da lei a tendere la mano ai poveri.
Dopo l’Angelus
Cari fratelli e sorelle!
Sono vicino con la preghiera alle popolazioni delle Filippine, che soffrono a causa delle distruzioni e soprattutto delle inondazioni provocate da un forte tifone. Esprimo la mia solidarietร alle famiglie piรน povere ed esposte a queste calamitร , e il mio sostegno a quanti si prodigano per soccorrerle.
Il mio pensiero va poi alla Costa dโAvorio, che celebra oggi la Giornata nazionale della pace, in un contesto di tensioni sociali e politiche che, purtroppo, hanno provocato numerose vittime. Mi unisco alla preghiera per ottenere dal Signore il dono della concordia nazionale, ed esorto tutti i figli e le figlie di quel caro Paese a collaborare responsabilmente per la riconciliazione e una convivenza serena. Incoraggio, in particolare, i diversi attori politici a ristabilire un clima di fiducia reciproca e di dialogo, nella ricerca di soluzioni giuste che tutelino e promuovano il bene comune.
Ieri, in una struttura ospedaliera in Romania, dove erano ricoverati vari pazienti colpiti dal coronavirus, รจ scoppiato un incendio che ha provocato alcune vittime. Esprimo la mia vicinanza e prego per loro. Preghiamo per loro.
Saluto tutti voi, fedeli di Roma e pellegrini provenienti da vari Paesi. Non dimenticatevi, oggi, che suoni nel nostro cuore quella voce della Chiesa: โTendi la tua mano al povero. Perchรฉ, sai, il povero รจ Cristoโ. Mi rallegro, in particolare, per la presenza del Coro di voci bianche di Hรถsel (Germania). Grazie per i vostri canti!
A tutti auguro una buona domenica e, per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci!
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