Papa Francesco – Omelia del 21 ottobre 2014 a Santa Marta

423

Gesù ci ha dato un’identità

Papa Francesco celebra la messa a Santa Marta e invita tutti a non essere egoisti, presi dalle tante cose del mondo, ma ad aspettare Gesù.

[ads2]

“Il cristiano è un uomo o una donna che sa aspettare Gesù e per questo è uomo o donna di speranza”. Lo ha ribadito Papa Francesco all’omelia della Messa del mattino, celebrata in Casa S. Marta. Col suo sacrificio, ha affermato il Papa, Cristo ci ha resi “amici, vicini, in pace”. Il servizio di Alessandro De Carolis:

[powerpress]

Persone che sanno aspettare e, nell’attesa, coltivano una solida speranza. Questi sono i cristiani, un popolo – spiega Papa Francesco – unito da Gesù oltre ogni “inimicizia”, da Lui servito e dotato di un nome. Il Papa riflette fondendo gli spunti del Vangelo di Luca con la Lettera di Paolo agli Efesini. Nel primo, Cristo parla ai discepoli paragonandosi al padrone che rientra a tarda notte dalla festa di nozze e chiama “beati” i servi che lo aspettano svegli e con le lampade accese. La scena che segue vede Gesù farsi servo dei suoi servitori e portare loro il pranzo a tavola. Osserva Papa Francesco: il primo servizio che il Maestro fa ai cristiani è dare loro “l’identità”. “Noi senza Cristo – dice – non abbiamo identità”. E sul punto, il Papa si connette con le parole di Paolo ai pagani – “ricordatevi che in quel tempo eravate senza Cristo, esclusi dalla cittadinanza d’Israele” – ribadendo: “Quello che è venuto a fare Gesù con noi è darci cittadinanza, appartenenza a un popolo, nome, cognome”. Così, da “nemici senza pace”, afferma Papa Francesco, Cristo “ci ha accomunato” col “suo sangue”, “abbattendo il muro di separazione che divide”:

“Tutti noi sappiamo che quando non siamo in pace con le persone, c’è un muro. C’è un muro che ci divide. Ma Gesù ci offre il suo servizio di abbattere questo muro, perché possiamo incontrarci. E se siamo divisi, non siamo amici: siamo nemici. E di più ha fatto, per riconciliare tutti in Dio. Ci ha riconciliato con Dio: da nemici, amici; da estranei, figli”.

Da “gente di strada”, da persone che non erano neanche “ospiti”, a “concittadini dei Santi e familiari di Dio”, per dirla ancora come San Paolo. Questo è ciò che ha creato Gesù con la sua venuta. “Ma qual è la condizione?”, si chiede Papa Francesco. “Aspettarlo”, attenderlo come i servi col loro padrone:

“Aspettare Gesù. Chi non aspetta Gesù, chiude la porta a Gesù, non lo lascia fare quest’opera di pace, di comunità, di cittadinanza, di più: di nome. Ci dà un nome. Ci fa figli di Dio. Questo è l’atteggiamento di aspettare Gesù, che è dentro la speranza cristiana. Il cristiano è un uomo o una donna di speranza. Sa che il Signore verrà.  Davvero verrà, eh? Non sappiamo l’ora, come questi. Non sappiamo l’ora, ma verrà, verrà a trovarci, ma non a trovarci isolati, nemici, no. A trovarci come Lui ci ha fatto con il suo servizio: amici vicini, in pace”.

[…]

Coninua su Radio Vaticana