DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
AI MEMBRI DEL CORPO DIPLOMATICO ACCREDITATO PRESSO LA SANTA SEDE
PER LA PRESENTAZIONE DEGLI AUGURI PER IL NUOVO ANNO
Sala Regia
Lunedรฌ, 7 gennaio 2019
Eccellenze, Signore e Signori,
lโinizio di un nuovo anno ci consente di fermare per qualche istante il frenetico susseguirsi delle attivitร quotidiane per trarre alcune considerazioni sugli accadimenti passati e riflettere sulle sfide che ci attendono nel prossimo futuro. Vi ringrazio di essere presenti numerosi a questo nostro consueto incontro, che intende essere soprattutto lโoccasione propizia per rivolgerci un pensiero cordiale e benaugurante. Attraverso di Voi, giunga la mia vicinanza ai popoli che rappresentate, unitamente allโaugurio che lโanno appena iniziato porti pace e benessere a ciascun membro della famiglia umana.
Particolare gratitudine esprimo allโAmbasciatore di Cipro, S.E. il Signor George Poulides, per le cortesi parole che mi ha rivolto per la prima volta a nome di Voi tutti, in qualitร di Decano del Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede. A ciascuno di Voi desidero indirizzare un particolare apprezzamento per lโopera che quotidianamente prestate nel consolidare le relazioni fra i Vostri rispettivi Paesi e Organizzazioni e la Santa Sede, ulteriormente rafforzate dalla sottoscrizione o ratifica di nuove intese.
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Mi riferisco in particolare alla ratifica dellโAccordo Quadro tra la Santa Sede e la Repubblica del Benin sullo Statuto Giuridico della Chiesa Cattolica in Benin, nonchรฉ alla firma e alla ratifica dellโAccordo tra la Santa Sede e la Repubblica di San Marino per lโInsegnamento della Religione cattolica nelle scuole pubbliche.
Nellโambito multilaterale la Santa Sede ha ratificato pure la Convenzione Regionale dellโUNESCO sul riconoscimento delle qualifiche dellโinsegnamento superiore in Asia e nel Pacifico, e nel marzo scorso ha aderito allโAccordo Parziale allargato sugli Itinerari Culturali del Consiglio dโEuropa, unโiniziativa che si prefigge di mostrare come la cultura sia al servizio della pace e rappresenti un fattore unificante delle diverse societร europee, in grado di accrescere la concordia tra i popoli. Si tratta di un segno di particolare attenzione verso unโOrganizzazione, di cui questโanno ricorre il 70ยฐ anniversario dalla fondazione, con la quale la Santa Sede collabora da molti decenni e di cui riconosce il ruolo specifico nella promozione dei diritti umani, della democrazia e dello Stato di diritto, in uno spazio che vuole abbracciare lโintero Continente europeo. Infine, il 30 novembre scorso, lo Stato della Cittร del Vaticano รจ stato ammesso allโArea Unica per i Pagamenti in Euro (SEPA).
Lโobbedienza alla missione spirituale, che sgorga dallโimperativo che il Signore Gesรน ha rivolto allโapostolo Pietro: ยซPasci i miei agnelliยป (Gv 21,15), spinge il Papa โ e dunque la Santa Sede โ a preoccuparsi dellโintera famiglia umana e delle sue necessitร anche dโordine materiale e sociale. Tuttavia, la Santa Sede non intende ingerire nella vita degli Stati, bensรฌ ambisce ad essere un ascoltatore attento e sensibile alle problematiche che interessano lโumanitร , con il sincero e umile desiderio di porsi al servizio del bene di ogni essere umano.
ร questa premura che contraddistingue lโappuntamento odierno e che mi sostiene negli incontri con i molti pellegrini che giungono in Vaticano da ogni parte del mondo, come pure con i popoli e le comunitร che ho avuto la gioia di raggiungere lo scorso anno attraverso i viaggi apostolici compiuti in Cile, Perรน, Svizzera, Irlanda, Lituania, Lettonia ed Estonia.
ร questa premura che spinge la Chiesa in ogni luogo ad adoperarsi per favorire lโedificazione di societร pacifiche e riconciliate. In questa prospettiva penso particolarmente allโamato Nicaragua, la cui situazione seguo da vicino, con lโauspicio che le diverse istanze politiche e sociali trovino nel dialogo la strada maestra per confrontarsi per il bene dellโintera Nazione.
In tale orizzonte si colloca pure il consolidamento delle relazioni tra la Santa Sede e il Vietnam, in vista della nomina, nel prossimo futuro, di un Rappresentante Pontificio residente, la cui presenza vuole essere anzitutto una manifestazione della sollecitudine del Successore di Pietro per la Chiesa locale.
Analogamente si deve intendere la firma dellโAccordo Provvisorio tra la Santa Sede e la Repubblica Popolare Cinese sulla nomina dei Vescovi in Cina, avvenuta il 22 settembre scorso. Come รจ noto, questโultimo รจ frutto di un lungo e ponderato dialogo istituzionale, mediante il quale si รจ giunti a fissare alcuni elementi stabili di collaborazione tra la Sede Apostolica e le Autoritร civili. Come ho avuto modo di menzionare nel Messaggio che ho indirizzato ai cattolici cinesi e alla Chiesa universale,[1] giร in precedenza avevo riammesso nella piena comunione ecclesiale i restanti Vescovi ufficiali ordinati senza mandato pontificio, invitandoli a operare generosamente per la riconciliazione dei cattolici cinesi e per un rinnovato slancio di evangelizzazione. Ringrazio il Signore perchรฉ, per la prima volta dopo tanti anni, tutti i Vescovi in Cina sono in piena comunione con il Successore di Pietro e con la Chiesa universale. E un segno visibile di ciรฒ รจ stata anche la partecipazione di due Vescovi dalla Cina Continentale al recente Sinodo dedicato ai giovani. Si auspica che il prosieguo dei contatti sullโapplicazione dellโAccordo Provvisorio siglato contribuisca a risolvere le questioni aperte e ad assicurare quegli spazi necessari per un effettivo godimento della libertร religiosa.
Cari Ambasciatori,
lโanno appena iniziato vede affacciarsi diversi significativi anniversari, oltre a quello del Consiglio dโEuropa pocanzi ricordato. Tra questi vorrei menzionarne particolarmente uno: il centenario della Societร delle Nazioni, istituita con il trattato di Versailles, firmato il 28 giugno 1919. Perchรฉ ricordare unโOrganizzazione che oggi non esiste piรน? Perchรฉ essa rappresenta lโinizio della moderna diplomazia multilaterale, mediante la quale gli Stati tentano di sottrarre le relazioni reciproche alla logica della sopraffazione che conduce alla guerra. Lโesperimento della Societร delle Nazioni conobbe ben presto quelle difficoltร , a tutti note, che portarono esattamente ventโanni dopo la sua nascita a un nuovo e piรน lacerante conflitto, quale fu la Seconda Guerra Mondiale. Nondimeno essa ha aperto una strada, che verrร percorsa con maggiore decisione con lโistituzione nel 1945 dellโOrganizzazione delle Nazioni Unite: una strada sicuramente irta di difficoltร e di contrasti; non sempre efficace, poichรฉ i conflitti purtroppo permangono anche oggi; ma pur sempre unโinnegabile opportunitร per le Nazioni di incontrarsi e di ricercare soluzioni comuni.
Premessa indispensabile del successo della diplomazia multilaterale sono la buona volontร e la buona fede degli interlocutori, la disponibilitร a un confronto leale e sincero e la volontร di accettare gli inevitabili compromessi che nascono dal confronto tra le Parti. Laddove anche uno solo di questi elementi viene a mancare, prevale la ricerca di soluzioni unilaterali e, in ultima istanza, la sopraffazione del piรน forte sul piรน debole. La Societร delle Nazioni entrรฒ in crisi proprio per questi motivi e, purtroppo, si nota che i medesimi atteggiamenti anche oggi stanno insidiando la tenuta delle principali Organizzazioni internazionali.
Ritengo dunque importante che anche nel tempo presente non venga meno la volontร di un confronto sereno e costruttivo fra gli Stati, pur essendo evidente come i rapporti in seno alla comunitร internazionale, e il sistema multilaterale nel suo complesso, stiano attraversando momenti di difficoltร , con il riemergere di tendenze nazionalistiche, che minano la vocazione delle Organizzazioni internazionali ad essere spazio di dialogo e di incontro per tutti i Paesi. Ciรฒ รจ in parte dovuto a una certa incapacitร del sistema multilaterale di offrire soluzioni efficaci a diverse situazioni da tempo irrisolte, come alcuni conflitti โcongelatiโ, e di affrontare le sfide attuali in modo soddisfacente per tutti. In parte, รจ il risultato dellโevoluzione delle politiche nazionali, sempre piรน frequentemente determinate dalla ricerca di un consenso immediato e settario, piuttosto che dal perseguimento paziente del bene comune con risposte di lungo periodo. In parte, รจ pure lโesito dellโaccresciuta preponderanza nelle Organizzazioni internazionali di poteri e gruppi di interesse che impongono le proprie visioni e idee, innescando nuove forme di colonizzazione ideologica, non di rado irrispettose dellโidentitร , della dignitร e della sensibilitร dei popoli. In parte, รจ la conseguenza della reazione in alcune aree del mondo ad una globalizzazione sviluppatasi per certi versi troppo rapidamente e disordinatamente, cosรฌ che tra la globalizzazione e la localizzazione si produce una tensione. Bisogna dunque prestare attenzione alla dimensione globale senza perdere di vista ciรฒ che รจ locale. Dinanzi allโidea di una โglobalizzazione sfericaโ, che livella le differenze e nella quale le particolaritร sembrano scomparire, รจ facile che riemergano i nazionalismi, mentre la globalizzazione puรฒ essere anche unโopportunitร nel momento in cui essa รจ โpoliedricaโ, ovvero favorisce una tensione positiva fra lโidentitร di ciascun popolo e Paese e la globalizzazione stessa, secondo il principio che il tutto รจ superiore alla parte.[2]
Alcuni di questi atteggiamenti rimandano al periodo tra le due guerre mondiali, durante il quale le propensioni populistiche e nazionalistiche prevalsero sullโazione della Societร delle Nazioni. Il riapparire oggi di tali pulsioni sta progressivamente indebolendo il sistema multilaterale, con lโesito di una generale mancanza di fiducia, di una crisi di credibilitร della politica internazionale e di una progressiva marginalizzazione dei membri piรน vulnerabili della famiglia delle nazioni.
Nel suo memorabile discorso allโAssemblea delle Nazioni Unite โ il primo di un Pontefice dinanzi a quel consesso โ san Paolo VI, che ho avuto la gioia di canonizzare lo scorso anno, tracciรฒ le finalitร della diplomazia multilaterale, le sue caratteristiche e responsabilitร nel contesto contemporaneo, evidenziando anche gli elementi di contatto che esistono con la missione spirituale del Papa e dunque della Santa Sede.
Il primato della giustizia e del diritto
Il primo elemento di contatto che vorrei richiamare รจ il primato della giustizia e del diritto: ยซVoi โ diceva Papa Montini โ sancite il grande principio che i rapporti fra i popoli devono essere regolati dalla ragione, dalla giustizia, dal diritto, dalla trattativa, non dalla forza, non dalla violenza, non dalla guerra, e nemmeno dalla paura, nรฉ dallโingannoยป.[3]
Nella nostra epoca, preoccupa il riemergere delle tendenze a far prevalere e a perseguire i singoli interessi nazionali senza ricorrere a quegli strumenti che il diritto internazionale prevede per risolvere le controversie e assicurare il rispetto della giustizia, anche attraverso le Corti internazionali. Tale atteggiamento รจ talvolta frutto della reazione di quanti sono chiamati a responsabilitร di governo dinanzi a un accentuato malessere che sempre piรน si sta sviluppando tra i cittadini di non pochi Paesi, i quali percepiscono le dinamiche e le regole che governano la comunitร internazionale come lente, astratte e in ultima analisi lontane dalle loro effettive necessitร . ร opportuno che le personalitร politiche ascoltino le voci dei propri popoli e che ricerchino soluzioni concrete per favorirne il maggior bene. Ciรฒ esige tuttavia il rispetto del diritto e della giustizia tanto allโinterno delle comunitร nazionali che in seno a quella internazionale, perchรฉ soluzioni reattive, emotive e affrettate potranno sรฌ accrescere un consenso di breve respiro, ma non contribuiranno di certo alla soluzione dei problemi piรน radicali, anzi li aumenteranno.
Proprio a partire da questa preoccupazione ho inteso dedicare il Messaggio per la LII Giornata Mondiale della Pace, celebratasi lo scorso 1ยฐ gennaio, al tema: โLa buona politica รจ al servizio della paceโ, poichรฉ vi รจ unโintima relazione fra la buona politica e la pacifica convivenza fra i popoli e le nazioni. La pace non รจ mai un bene parziale, ma abbraccia tutto il genere umano. Un aspetto essenziale, dunque, della buona politica รจ quello di perseguire il bene comune di tutti, in quanto ยซbene di tutti gli uomini e di tutto lโuomoยป[4] e condizione sociale che permette a ciascuna persona e allโintera comunitร di raggiungere il proprio benessere materiale e spirituale.
Alla politica รจ richiesto di essere lungimirante, di non limitarsi a cercare soluzioni di corto respiro. Il buon politico non deve occupare spazi, ma avviare processi; egli รจ chiamato a far prevalere lโunitร sul conflitto, alla cui base vi รจ ยซla solidarietร , intesa nel suo significato piรน profondo e di sfidaยป. Essa ยซdiventa cosรฌ uno stile di costruzione della storia, un ambito vitale dove i conflitti, le tensioni e gli opposti possono raggiungere una pluriforme unitร che genera nuova vitaยป.[5]
Tale considerazione tiene conto dalla dimensione trascendente della persona umana, creata ad immagine e somiglianza di Dio. Il rispetto, dunque, della dignitร di ogni essere umano รจ la premessa indispensabile per ogni convivenza realmente pacifica, e il diritto costituisce lo strumento essenziale per il conseguimento della giustizia sociale e per alimentare vincoli fraterni tra i popoli. In questโambito, un ruolo fondamentale รจ svolto dai diritti umani, enunciati nella Dichiarazione Universale dei Diritti dellโUomo, di cui abbiamo da poco celebrato il 70ยฐ anniversario, il cui carattere universale, oggettivo e razionale sarebbe opportuno riscoprire, affinchรฉ non prevalgano visioni parziali e soggettive dellโuomo, le quali rischiano di aprire la via a nuove disuguaglianze, ingiustizie, discriminazioni e, in estremo, anche a nuove violenze e soprusi.
La difesa dei piรน deboli
Il secondo elemento che vorrei ricordare รจ la difesa dei deboli. ยซNoi facciamo Nostra โ affermava Papa Montini โ la voce dei poveri, dei diseredati, dei sofferenti, degli anelanti alla giustizia, alla dignitร della vita, alla libertร , al benessere e al progressoยป.[6]
La Chiesa รจ da sempre impegnata nel sovvenire chi รจ nel bisogno e la Santa Sede stessa si รจ fatta, nel corso di questi anni, promotrice di diversi progetti a sostegno dei piรน deboli, che hanno ricevuto appoggio anche da diversi soggetti a livello internazionale. Tra questi vorrei citare lโiniziativa umanitaria in Ucraina in favore della popolazione sofferente, soprattutto nelle regioni orientali del Paese, a causa del conflitto che perdura da quasi cinque anni e che ha avuto alcuni recenti preoccupanti sviluppi nel Mar Nero. Con unโattiva partecipazione delle Chiese cattoliche dโEuropa e dei fedeli di altre parti del mondo che hanno raccolto il mio appello del maggio 2016, e con la collaborazione di altre Confessioni e delle Organizzazioni internazionali, si รจ cercato di venire incontro, in modo concreto, alle prime necessitร degli abitanti dei territori colpiti, che sono le prime vittime della guerra. La Chiesa e le sue varie istituzioni proseguiranno questa loro missione, nellโintento di attirare una maggiore attenzione anche su altre questioni umanitarie, tra cui quella riguardante la sorte dei prigionieri, tuttora numerosi. Col proprio operato e la vicinanza alla popolazione, la Chiesa cerca di incoraggiare, direttamente e indirettamente, percorsi pacifici per la soluzione del conflitto, percorsi rispettosi della giustizia e della legalitร , compresa quella internazionale, fondamento della sicurezza e della convivenza nellโintera regione. A tal fine, sono importanti gli strumenti che garantiscono il libero esercizio dei diritti religiosi.
Da parte sua, anche la comunitร internazionale con le sue organizzazioni รจ chiamata a dare voce a chi non ha voce. E tra i senza voce del nostro tempo vorrei ricordare le vittime delle altre guerre in corso, specialmente di quella in Siria, con lโimmenso numero di morti che ha causato. Ancora una volta faccio appello alla comunitร internazionale perchรฉ si favorisca una soluzione politica ad un conflitto che alla fine vedrร solo sconfitti. Soprattutto รจ fondamentale che cessino le violazioni del diritto umanitario, che provocano indicibili sofferenze alla popolazione civile, specialmente donne e bambini, e colpiscono strutture essenziali come gli ospedali, le scuole e i campi-profughi, nonchรฉ gli edifici religiosi.
Non si possono poi dimenticare i numerosi profughi che il conflitto ha causato, mettendo anzitutto a dura prova i Paesi limitrofi. Ancora una volta voglio esprimere gratitudine alla Giordania e al Libano che hanno accolto con spirito fraterno e con non pochi sacrifici, numerose schiere di persone, esprimendo in pari tempo lโauspicio che i rifugiati possano fare rientro in patria, in condizioni di vita e di sicurezza adeguate. Il mio pensiero va pure ai diversi Paesi europei che hanno generosamente offerto ospitalitร a chi si รจ trovato in difficoltร e pericolo.
Tra quanti sono stati toccati dallโinstabilitร che da anni coinvolge il Medio Oriente vi sono specialmente i cristiani, che abitano quelle terre dai tempi degli Apostoli e che nei secoli hanno contribuito a edificarle e forgiarle. ร oltremodo importante che i cristiani abbiano un posto nel futuro della Regione, e dunque incoraggio quanti hanno cercato rifugio in altri luoghi di fare il possibile per ritornare alle loro case e comunque a mantenere e a rinsaldare i legami con le comunitร dโorigine. In pari tempo, auspico che le autoritร politiche non manchino di garantire loro la necessaria sicurezza e tutti gli altri requisiti che permettano ad essi di continuare a vivere nei Paesi di cui sono cittadini a pieno titolo e contribuire alla loro costruzione.
Purtroppo, nel corso di questi anni, la Siria e in generale tutto il Medio Oriente si sono trovati ad essere teatro di scontro di molteplici interessi contrapposti. Oltre a quelli preminenti di natura politica e militare, non bisogna tralasciare pure il tentativo di frapporre inimicizia fra musulmani e cristiani. Anche se ยซnel corso dei secoli, non pochi dissensi e inimicizie sono sorte tra cristiani e musulmaniยป,[7] in diversi luoghi del Medio Oriente essi hanno potuto per lungo tempo convivere pacificamente. Prossimamente avrรฒ lโoccasione di recarmi in due Paesi a maggioranza musulmana, il Marocco e gli Emirati Arabi Uniti. Si tratterร di due importanti opportunitร per sviluppare ulteriormente il dialogo interreligioso e la reciproca conoscenza fra i fedeli di entrambe le religioni, nellโottavo centenario dello storico incontro tra san Francesco dโAssisi e il sultano al-Malik al-Kฤmil.
Tra i deboli del nostro tempo che la comunitร internazionale รจ chiamata a difendere ci sono, insieme ai rifugiati, anche i migranti. Ancora una volta desidero richiamare lโattenzione dei Governi affinchรฉ si presti aiuto a quanti sono dovuti emigrare a causa del flagello della povertร , di ogni genere di violenza e di persecuzione, come pure delle catastrofi naturali e degli sconvolgimenti climatici, e affinchรฉ si facilitino le misure che permettono la loro integrazione sociale nei Paesi di accoglienza. Occorre poi che ci si adoperi perchรฉ le persone non siano costrette ad abbandonare la propria famiglia e nazione, o possano farvi ritorno in sicurezza e nel pieno rispetto della loro dignitร e dei loro diritti umani. Ogni essere umano anela a una vita migliore e piรน felice e non si puรฒ risolvere la sfida della migrazione con la logica della violenza e dello scarto, nรฉ con soluzioni parziali.
Non posso dunque che essere grato per gli sforzi di tanti governi e istituzioni che, mossi da generoso spirito di solidarietร e di caritร cristiana, collaborano fraternamente in favore dei migranti. Tra questi desidero menzionare la Colombia, che, insieme con altri Paesi del continente, negli ultimi mesi ha accolto un ingente numero di persone provenienti dal Venezuela. In pari tempo, sono consapevole che le ondate migratorie di questi anni hanno causato diffidenza e preoccupazione tra la popolazione di molti Paesi, specialmente in Europa e nel Nord America, e ciรฒ ha spinto diversi governi a limitare fortemente i flussi in entrata, anche se in transito. Tuttavia, ritengo che a una questione cosรฌ universale non si possano dare soluzioni parziali. Le recenti emergenze hanno mostrato che รจ necessaria una risposta comune,concertata da tutti i Paesi, senza preclusioni e nel rispetto di ogni legittima istanza, sia degli Stati, sia dei migranti e dei rifugiati.
In tale prospettiva, la Santa Sede si รจ adoperata attivamente nei negoziati e per lโadozione dei due Global Compacts sui Rifugiati e sulla Migrazione sicura, ordinata e regolare. In particolare, il Patto sulle migrazioni costituisce un importante passo avanti per la comunitร internazionale che, nellโambito delle Nazioni Unite, affronta per la prima volta a livello multilaterale il tema in un documento di rilievo. Nonostante la non-obbligatorietร giuridica di questi documenti e lโassenza di vari Governi alla recente Conferenza delle Nazioni Unite a Marrakech, i due Compacts saranno importanti punti di riferimento per lโimpegno politico e per lโazione concreta di organizzazioni internazionali, legislatori e politici, come pure per coloro che sono impegnati per una gestione piรน responsabile, coordinata e sicura delle situazioni che riguardano i rifugiati e i migranti a vario titolo. Di entrambi i Patti, la Santa Sede apprezza lโintento e il carattere che ne facilita la messa in pratica, pur avendo espresso riserve circa quei documenti, richiamati nel Patto riguardante le migrazioni, che contengono terminologie e linee guida non corrispondenti ai suoi principi circa la vita e i diritti delle persone.
Tra gli altri deboli, ยซsentiamo di fare Nostra โ continuava Paolo VI โ la voce [โฆ] dei giovani delle presenti generazioni, che sognano a buon diritto una migliore umanitร ยป.[8] Ai giovani, che tante volte si sentono smarriti e privi di certezze per lโavvenire, รจ stata dedicata la XV Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi. Essi saranno pure i protagonisti del viaggio apostolico che compirรฒ a Panama tra qualche giorno in occasione della XXXIV Giornata Mondiale della Gioventรน. I giovani sono il futuro, e compito della politica รจ aprire le strade del futuro. Per questo รจ quanto mai necessario investire in iniziative che permettano alle prossime generazioni di costruirsi un avvenire, avendo la possibilitร di trovare lavoro, formare una famiglia e crescere dei figli.
Accanto ai giovani meritano particolare menzione i fanciulli, specialmente in questโanno in cui ricorre il 30ยฐ anniversario dellโadozione della Convenzione sui Diritti del Fanciullo. Si tratta di unโoccasione propizia per una seria riflessione sui passi compiuti per vigilare sul bene dei nostri piccoli e sul loro sviluppo sociale e intellettuale, come pure sulla loro crescita fisica, psichica e spirituale. In questa circostanza non posso tacere una delle piaghe del nostro tempo, che purtroppo ha visto protagonisti anche diversi membri del clero. Gli abusi contro i minori costituiscono uno dei crimini piรน vili e nefasti possibili. Essi spazzano via inesorabilmente il meglio di ciรฒ che la vita umana riserva ad un innocente, arrecando danni irreparabili per il resto dellโesistenza. La Santa Sede e la Chiesa tutta intera si stanno impegnando per combattere e prevenire tali delitti e il loro occultamento, per accertare la veritร dei fatti in cui sono coinvolti ecclesiastici e per rendere giustizia ai minori che hanno subรฌto violenze sessuali, aggravati da abusi di potere e di coscienza. Lโincontro che avrรฒ con gli episcopati di tutto il mondo nel prossimo febbraio intende essere un ulteriore passo nel cammino della Chiesa per fare piena luce sui fatti e lenire le ferite causate da tali delitti.
Duole constatare che nelle nostre societร , tante volte caratterizzate da contesti familiari fragili, si sviluppano comportamenti violenti anche nei confronti delle donne, la cui dignitร รจ stata al centro della Lettera Apostolica Mulieris dignitatem, pubblicata trentโanni or sono dal santo Pontefice Giovanni Paolo II. Davanti alla piaga degli abusi fisici e psicologici sulle donne, cโรจ lโurgenza di riscoprire forme di relazioni giuste ed equilibrate, basate sul rispetto e sul riconoscimento reciproci, nelle quali ciascuno possa esprimere in modo autentico la propria identitร , mentre la promozione di talune forme di indifferenziazione rischia di snaturare lo stesso essere uomo o donna.
Lโattenzione per i piรน deboli ci spinge a riflettere anche su unโaltra piaga del nostro tempo, ovvero le condizioni dei lavoratori. Se non adeguatamente tutelato, il lavoro cessa di essere il mezzo attraverso il quale lโuomo si realizza e diventa una moderna forma di schiavitรน. Cento anni fa nasceva lโOrganizzazione Internazionale del Lavoro, che si รจ adoperata per favorire condizioni adeguate di lavoro e accrescere la dignitร degli stessi lavoratori. Dinanzi alle sfide del nostro tempo, prime fra tutte il crescente sviluppo tecnologico che sottrae posti di lavoro e il venir meno di garanzie economiche e sociali per i lavoratori, esprimo lโauspicio che lโOrganizzazione Internazionale del Lavoro continui ad essere, al di lร degli interessi parziali, esempio di dialogo e concertazione per il raggiungimento dei suoi alti obiettivi. In questa sua missione essa รจ chiamata ad affrontare, con altre istanze della comunitร internazionale, anche la piaga del lavoro minorile e delle nuove forme di schiavitรน, cosรฌ come una progressiva diminuzione del valore delle retribuzioni, specialmente nei Paesi sviluppati, e la persistente discriminazione delle donne negli ambiti lavorativi.
Essere ponte tra i popoli e costruttori della pace
Nel suo intervento alle Nazioni Unite, san Paolo VI indicรฒ chiaramente lโobiettivo principale di quella Organizzazione internazionale. ยซVoi โ disse โ esistete ed operate per unire le Nazioni, per collegare gli Stati; [โฆ] per mettere insieme gli uni con gli altri. [โฆ] Siete un ponte fra i Popoli. [โฆ] Basta ricordare che il sangue di milioni di uomini e innumerevoli e inaudite sofferenze, inutili stragi e formidabili rovine sanciscono il patto che vi unisce, con un giuramento che deve cambiare la storia futura del mondo: non piรน la guerra, non piรน la guerra! La pace, la pace deve guidare le sorti dei Popoli e dellโintera umanitร ! [โฆ] E voi sapete che la pace non si costruisce soltanto con la politica e con lโequilibrio delle forze e degli interessi, ma con lo spirito, con le idee, con le opere della paceยป.[9]
Nel corso dellโultimo anno vi sono stati alcuni significativi segnali di pace, a cominciare dallo storico Accordo tra Etiopia ed Eritrea, che pone fine a ventโanni di conflitto e ripristina le relazioni diplomatiche fra i due Paesi. Anche lโintesa sottoscritta dai leader del Sud Sudan, che consente di riprendere la convivenza civile e di riattivare il funzionamento delle istituzioni nazionali, รจ un segno di speranza per il Continente africano, dove tuttavia permangono gravi tensioni e diffusa povertร . Seguo con speciale attenzione lโevolversi della situazione nella Repubblica Democratica del Congo, esprimendo lโauspicio che il Paese possa ritrovare la riconciliazione che da tempo attende e intraprendere un deciso cammino verso lo sviluppo, ponendo fine al persistente stato di insicurezza che interessa milioni di persone, tra cui tanti bambini. A tal fine, il rispetto del risultato elettorale รจ fattore determinante per una pace sostenibile. Parimenti esprimo la mia vicinanza a quanti soffrono a causa della violenza fondamentalista, specialmente in Mali, Niger e Nigeria, o per le perduranti tensioni interne al Camerun che seminano non di rado morte anche tra la popolazione civile.
Nel complesso, occorre pure rilevare che lโAfrica, al di lร di diverse drammatiche vicende, rivela un potenziale dinamismo positivo, radicato nella sua antica cultura e tradizionale accoglienza. Un esempio di solidarietร effettiva tra le Nazioni รจ costituito dallโapertura delle frontiere in diversi Paesi per accogliere generosamente i rifugiati e gli sfollati. ร da apprezzare il fatto che in molti Stati cresce la pacifica convivenza tra credenti di diverse religioni e si favoriscono iniziative solidali comuni. Inoltre, lโimplementazione di politiche inclusive e i progressi dei processi democratici stanno dando, in molteplici regioni, risultati efficaci per combattere la povertร assoluta e promuovere la giustizia sociale. Il sostegno della comunitร internazionale si rende, dunque, ancora piรน urgente per favorire lo sviluppo delle infrastrutture, la costruzione di prospettive per le giovani generazioni e lโemancipazione delle fasce piรน deboli.
Segnali positivi sono giunti dalla penisola coreana. La Santa Sede guarda con favore ai dialoghi e si augura che possano affrontare anche le questioni piรน complesse con atteggiamento costruttivo e condurre a soluzioni condivise e durature, cosรฌ da assicurare un futuro di sviluppo e di cooperazione per lโintero popolo coreano e per tutta la Regione.
Analogo auspicio formulo per lโamato Venezuela, affinchรฉ si trovino vie istituzionali e pacifiche per dare soluzione alla crisi politica, sociale ed economica, vie che consentano innanzitutto di assistere quanti sono provati dalle tensioni di questi anni e offrire a tutto il popolo venezuelano un orizzonte di speranza e di pace.
La Santa Sede auspica pure che possa riprendere il dialogo fra Israeliani e Palestinesi, cosรฌ che si riesca finalmente a raggiungere unโintesa e dare risposta alle legittime aspirazioni di entrambi i popoli, garantendo la convivenza di due Stati e il conseguimento di una pace lungamente attesa e desiderata. Lโimpegno concorde della comunitร internazionale รจ quanto mai prezioso e necessario per conseguire tale obiettivo, come pure per favorire la pace nellโintera Regione, particolarmente dello Yemen e dellโIraq, e permettere nel medesimo tempo di recare i necessari aiuti umanitari alle popolazioni bisognose.
Ripensare al nostro destino comune
Infine, vorrei richiamare un quarto tratto della diplomazia multilaterale: essa ci invita a ripensare il nostro destino comune. Paolo VI lo ebbe a dire in questi termini: ยซDobbiamo abituarci a pensare [โฆ] in maniera nuova la convivenza dellโumanitร , in maniera nuova le vie della storia e i destini del mondo. [โฆ] ร lโora in cui [โฆ] ripensare, cioรจ, alla nostra comune origine, alla nostra storia, al nostro destino comune. Mai come oggi, in unโepoca di tanto progresso umano, si รจ reso necessario lโappello alla coscienza morale dellโuomo! Il pericolo non viene nรฉ dal progresso nรฉ dalla scienza. [โฆ] Il pericolo vero sta nellโuomo, padrone di sempre piรน potenti strumenti, atti alla rovina ed alle piรน alte conquiste!ยป.[10]
Nel contesto dellโepoca, il Pontefice si riferiva essenzialmente alla proliferazione delle armi nucleari. ยซLe armi โ diceva โ, quelle terribili specialmente, che la scienza moderna [ci] ha date, ancor prima che produrre vittime e rovine, generano cattivi sogni, alimentano sentimenti cattivi, creano incubi, diffidenze e propositi tristi, esigono enormi spese, arrestano progetti di solidarietร e di utile lavoro, falsano la psicologia dei popoliยป.[11]
Purtroppo, duole constatare che non solo il mercato delle armi non sembra subire battute dโarresto, ma anzi che vi รจ una sempre piรน diffusa tendenza ad armarsi, tanto da parte dei singoli che da parte degli Stati. Preoccupa specialmente che il disarmo nucleare, ampiamente auspicato e in parte perseguito nei decenni passati, stia ora lasciando il posto alla ricerca di nuove armi sempre piรน sofisticate e distruttive. In questa sede, intendo ribadire che ยซnon possiamo non provare un vivo senso di inquietudine se consideriamo le catastrofiche conseguenze umanitarie e ambientali che derivano da qualsiasi utilizzo degli ordigni nucleari. Pertanto, anche considerando il rischio di una detonazione accidentale di tali armi per un errore di qualsiasi genere, รจ da condannare con fermezza la minaccia del loro uso โ mi viene da dire lโimmoralitร del loro uso โ nonchรฉ il loro stesso possesso, proprio perchรฉ la loro esistenza รจ funzionale a una logica di paura che non riguarda solo le parti in conflitto, ma lโintero genere umano. Le relazioni internazionali non possono essere dominate dalla forza militare, dalle intimidazioni reciproche, dallโostentazione degli arsenali bellici. Le armi di distruzione di massa, in particolare quelle atomiche, altro non generano che un ingannevole senso di sicurezza e non possono costituire la base della pacifica convivenza fra i membri della famiglia umana, che deve invece ispirarsi ad unโetica di solidarietร ยป.[12]
Ripensare il nostro destino comune nel contesto attuale significa anche ripensare il rapporto col nostro Pianeta. Anche questโanno indicibili disagi e sofferenze provocate da alluvioni, inondazioni, incendi, terremoti e siccitร hanno colpito duramente le popolazioni di varie regioni del continente americano e del sud-est asiatico. Tra le questioni su cui รจ particolarmente urgente trovare un accordo in seno alla comunitร internazionale vi รจ dunque la cura dellโambiente e il cambiamento climatico. Al riguardo, anche alla luce del consenso raggiunto alla recente Conferenza internazionale sul clima (COP-24) svoltasi a Katowice, auspico un impegno piรน deciso da parte degli Stati a rafforzare la collaborazione nel contrastare con urgenza il preoccupante fenomeno del riscaldamento globale. La Terra รจ di tutti e le conseguenze del suo sfruttamento ricadono su tutta la popolazione mondiale, con effetti piรน drammatici in alcune regioni. Tra queste vi รจ lโAmazzonia, che sarร al centro della prossima Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi prevista in Vaticano nel mese di ottobre, la quale, pur trattando principalmente dei cammini di evangelizzazione per il popolo di Dio, non mancherร anche di affrontare le problematiche ambientali in stretto rapporto con le ricadute sociali.
Eccellenze, Signore e Signori,
il 9 novembre 1989 cadeva il Muro di Berlino. Da lรฌ a pochi mesi si sarebbe posto fine allโultimo retaggio del secondo conflitto mondiale: la lacerante divisione dellโEuropa decisa a Yalta e la guerra fredda. I Paesi a est della cortina di ferro ritrovarono la libertร dopo decenni di oppressione e molti di essi iniziarono a incamminarsi lungo la strada che li avrebbe portati ad aderire allโUnione Europea. Nel contesto attuale, in cui prevalgono nuove spinte centrifughe e la tentazione di erigere nuove cortine, non si perda in Europa la consapevolezza dei benefici โ primo fra tutti la pace โ apportati dal cammino di amicizia e avvicinamento tra i popoli intrapreso nel secondo dopoguerra.
Un ultimo anniversario vorrei, infine, menzionare questโoggi. Lโ11 febbraio di novantโanni fa nasceva lo Stato della Cittร del Vaticano, in seguito alla firma dei Patti Lateranensi fra la Santa Sede e lโItalia. Si chiudeva cosรฌ il lungo periodo della โquestione romanaโ seguito alla presa di Roma e alla fine dello Stato Pontificio. Con il Trattato Lateranense la Santa Sede poteva disporre di ยซquel tanto di territorio materiale che รจ indispensabile per lโesercizio di un potere spirituale affidato ad uomini in beneficio di uominiยป,[13] come ebbe ad affermare Pio XI, e con il Concordato la Chiesa potรฉ nuovamente contribuire appieno alla crescita spirituale e materiale di Roma e di tutta lโItalia, una terra ricca di storia, di arte e di cultura, che il cristianesimo ha contribuito a forgiare. In questa ricorrenza, assicuro al popolo italiano una speciale preghiera affinchรฉ, nella fedeltร alle proprie tradizioni, mantenga vivo quello spirito di fraterna solidarietร che lo ha lungamente contraddistinto.
A tutti Voi, cari Ambasciatori e distinti Ospiti qui convenuti, e ai Vostri Paesi formulo il mio cordiale augurio che il nuovo anno consenta di rafforzare i vincoli di amicizia che ci legano e di adoperarci per edificare la pace a cui il mondo aspira.
Grazie!
[1] Cfr Messaggio ai Cattolici cinesi e alla Chiesa universale, 26 settembre 2018, n. 3.
[2] Cfr Esort. ap. Evangelii gaudium, 24 novembre 2013, 234.
[3] Paolo VI, Discorso alle Nazioni Unite, New York, 4 ottobre 1965, 2.
[4] Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, n. 165.
[5] Esort. ap. Evangelii gaudium, 24 novembre 2013, 228.
[6] Discorso alle Nazioni Unite, 1.
[7] Conc. Ecum. Vat. II, Dich. Nostra Aetate sulle relazioni della Chiesa con le religioni non cristiane, 28 ottobre 1965, 3.
[8] Discorso alle Nazioni Unite, 1.
[12] Discorso ai partecipanti al Simposio Internazionale sul Disarmo promosso dal Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, 10 novembre 2017.
[13] Pio XI, Alloc. โIl nostro piรน cordialeโai Parroci di Roma ed ai Predicatori del periodo quaresimale in occasione della firma del Trattato e del Concordato nel Palazzo Lateranense, 11 febbraio 1929.
