Alle ore 9 di questa mattina, nella Cappellaย Redemptoris Mater, il Predicatore della Casa Pontificia, Rev.do P. Raniero Cantalamessa, O.F.M. Cap., ha tenuto la terza Predica di Quaresima.
Tema delle meditazioni quaresimali รจ il seguente: โIn te ipsum rediโ Rientra in te stessoย (SantโAgostino).
Le successive prediche di Quaresima avranno luogo venerdรฌ 5, 12 aprile.
La idolatria, antitesi del Dio vivente
Ogni mattina, al risveglio, noi facciamo unโesperienza singolare, alla quale non facciamo quasi mai caso. Durante la notte, le cose intorno a noi esistevano, erano come le avevamo lasciate la sera prima: il letto, la finestra, la stanza. Forse fuori giร splende il sole, ma non lo vediamo perchรฉ abbiamo gli occhi chiusi e le tendine abbassate. Solo adesso, al risveglio, le cose cominciano o tornano ad esistere per me, perchรฉ ne prendo coscienza, mi accorgo di esse. Prima era come se esse non esistessero, come se io stesso non esistessi.
Avviene la stessa cosa con Dio. Lui cโรจ sempre; โin lui ci muoviamo, respiriamo e siamoโ, diceva Paolo agli ateniesi (Atti 17, 28); ma di solito ciรฒ avviene come nel sonno, senza che ce ne rendiamo conto. Occorre anche per lo spirito un risveglio, un soprassalto di coscienza. Ecco perchรฉ la Scrittura ci esorta cosรฌ spesso a svegliarci dal sonno: โSvegliati tu che dormi, destati dai morti e Cristo ti illuminerร โ (Ef 5, 14), โEโ ormai tempo di svegliarvi dal sonno!โ (Rom 13, 11).
Lโidolatria antica e nuova
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Il Dio โviventeโ della Bibbia รจ cosรฌ definito per distinguerlo dagli idoli che sono cose morte. ร la battaglia che accomuna tutti i libri dellโAntico e del Nuovo Testamento. Basta aprire quasi a caso una pagina dei profeti o dei salmi per trovarvi i segni di questa epica lotta in difesa del Dio unico dโIsraele. Lโidolatria รจ lโesatta antitesi del Dio vivente. Degli idoli, un salmo dice:
Gli idoli delle genti sono argento e oro,
opera delle mani dellโuomo.
Hanno bocca e non parlano,
hanno occhi e non vedono,
hanno orecchi e non odono,
hanno narici e non odorano.
Hanno mani e non palpano,
hanno piedi e non camminano;
dalla gola non emettono suoni. (Sal 114, 3-7).
Dal contrasto con gli idoli, il Dio vivente appare come un Dio che โopera ciรฒ che vuoleโ, che parla, che vede, che ode, un Dio โche respiraโ! Il respiro di Dio ha anche un nome nella Scrittura: si chiama la Ruah Jahwe, lo Spirito di Dio.
La battaglia contro lโidolatria non รจ purtroppo terminata con la fine del paganesimo storico; รจ sempre in atto. Gli idoli hanno cambiato nome, ma sono piรน che mai presenti. Anche dentro ognuno di noi, vedremo, ne esiste uno che รจ il piรน temibile di tutti. Vale la pena perciรฒ soffermarci per una volta su questo problema, come problema attuale, e non solo del passato.
Chi ha fatto dellโidolatria lโanalisi piรน lucida e piรน profonda รจ lโapostolo Paolo. Da lui ci lasciamo guidare alla scoperta del โvitello dโoroโ che si annida dentro ognuno di noi. Allโinizio della lettera ai Romani leggiamo queste parole:
โIn realtร lโira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietร e ogni ingiustizia di uomini che soffocano la veritร nellโingiustizia, poichรฉ ciรฒ che di Dio si puรฒ conoscere รจ loro manifesto; Dio stesso lo ha loro manifestato. Infatti, dalla creazione del mondo in poi, le sue perfezioni invisibili possono essere contemplate con lโintelletto nelle opere da lui compiute, come la sua eterna potenza e divinitร ; essi sono dunque inescusabili, perchรฉ, pur conoscendo Dio, non gli hanno dato gloria nรฉ gli hanno reso grazie come a Dio, ma hanno vaneggiato nei loro ragionamenti e si รจ ottenebrata la loro mente ottusaโ (Rm 1,18-21).
Nella mente di quelli che hanno studiato teologia, queste parole sono legate quasi esclusivamente alla tesi della conoscibilitร naturale dellโesistenza di Dio a partire dalle creature. Perciรฒ, una volta risolto questo problema, o dopo che esso ha cessato di essere attuale come in passato, avviene che molto raramente queste parole vengano ricordate e valorizzate. Ma quello della conoscibilitร naturale di Dio รจ, nel contesto, un problema del tutto marginale. Le parole dellโApostolo hanno ben altro da dirci; esse contengono uno di quei โtuoni di Dioโ capaci di schiantare anche i cedri del Libano.
LโApostolo รจ intento a dimostrare qual รจ la situazione dellโumanitร prima di Cristo e fuori di lui; in altre parole, da dove parte il processo della redenzione. Esso non parte da zero, dalla natura, ma da sottozero, dal peccato. Tutti hanno peccato, nessuno escluso. LโApostolo divide il mondo in due categorie: Greci e Giudei, cioรจ pagani e credenti, e comincia la sua requisitoria proprio dal peccato dei pagani. Individua il peccato fondamentale del mondo pagano nellโempietร e nella ingiustizia. Dice che esso รจ un attentato alla veritร ; non a questa o quella veritร , ma alla veritร originaria di tutte le cose.
Il peccato fondamentale, lโoggetto primario dellโira divina, รจ individuato nellโasebeia, cioรจ nellโempietร . In che consiste, esattamente, tale empietร , lโApostolo lo spiega subito, dicendo che essa consiste nel rifiuto di โglorificareโ e di โringraziareโ Dio. In altre parole, nel rifiuto di riconoscere Dio come Dio, nel non tributare a lui la considerazione che gli รจ dovuta. Consiste, potremmo dire, nellโโignorareโ Dio, dove, perรฒ, ignorare non significa tanto โnon sapere che esisteโ, quanto โfare come se non esistesseโ.
NellโAntico Testamento sentiamo Mosรจ che grida al popolo: โRiconoscete che Dio รจ Dio!โ (cf Dt 7, 9) e un salmista riprende tale grido, dicendo: โRiconoscete che il Signore รจ Dio: egli ci ha fatti e noi siamo suoi!โ (Sal 100, 3). Ridotto al suo nucleo germinativo, il peccato รจ negare questo โriconoscimentoโ; รจ il tentativo, da parte della creatura, di annullare lโinfinita differenza qualitativa che cโรจ tra la creatura e il Creatore, rifiutando di dipendere da lui. Tale rifiuto ha preso corpo, concretamente, nellโidolatria, per la quale si adora la creatura al posto del Creatore (cf Rm 1, 25). I pagani, prosegue lโApostolo, โhanno vaneggiato nei loro ragionamenti e si รจ ottenebrata la loro mente ottusa. Mentre si dichiaravano sapienti, sono diventati stolti e hanno cambiato la gloria dellโincorruttibile Dio con lโimmagine e la figura dellโuomo corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e di rettiliโ (Rm 1,22-23).
LโApostolo non vuole dire che tutti i pagani, indistintamente, siano vissuti soggettivamente in questo tipo di peccato (piรน avanti parlerร di pagani che si rendono accetti a Dio seguendo la legge di Dio scritta nei loro cuori, cf Rm 2,14 s); vuole solo dire qual รจ la situazione oggettiva dellโuomo davanti a Dio dopo il peccato. Lโuomo, creato โrettoโ (nel senso fisico di eretto e in quello morale di giusto), con il peccato รจ diventato โcurvoโ, cioรจ ripiegato su se stesso, e โperversoโ, cioรจ orientato verso se stesso, anzichรฉ verso Dio.
Nellโidolatria, lโuomo non โaccettaโ Dio, ma si fa un dio. Le parti vengono invertite: lโuomo diventa il vasaio e Dio il vaso che egli modella a suo piacimento (cf Rm 9, 20 ss). Cโรจ in tutto ciรฒ un rimando, almeno implicito, al racconto della creazione (cf. Gen 1,26-27). Lรฌ si dice che Dio creรฒ lโuomo a sua immagine e somiglianza; qui si dice che lโuomo ha scambiato per Dio lโimmagine e la figura dellโuomo corruttibile. In altre parole, Dio fece lโuomo a sua immagine, ora lโuomo fa Dio a sua immagine. Poichรฉ lโuomo รจ violento, ecco che farร della violenza un dio, Marte; poichรฉ รจ lussurioso, farร della lussuria una dea, Venere, e cosรฌ via. Fa di Dio la proiezione di se stesso.
โTu sei quellโuomo!โ
Sarebbe facile dimostrare che questa รจ anche la situazione in cui, per certi versi, ci siamo venuti a trovare, in occidente, dal punto di vista religioso e da cui ha preso avvio lโateismo moderno con la celebre massima di Feuerbach: โNon รจ Dio che ha creato lโuomo a sua immagine, ma รจ lโuomo che crea Dio a sua immagineโ. In un certo senso bisogna ammettere che questa affermazione รจ vera! Sรฌ, dio รจ davvero un prodotto della mente umana. Il problema perรฒ รจ sapere di quale dio si tratta. Non certo del Dio vivente della Bibbia, ma solo di un suo surrogato.
Immaginiamo che oggi uno squilibrato prenda a martellate la statua del David di Michelangelo che si trova allโaperto, davanti al Palazzo della Signoria a Firenze, e poi si metta a gridare con aria di trionfo: โHo distrutto il David di Michelangelo! Il David non cโรจ piรน! Il David non cโรจ piรน!โ. Non sa, povero illuso, che quello era soltanto un calco, una copia per turisti frettolosi, perchรฉ il vero David di Michelangelo, in seguito a un attentato del genere avvenuto in passato, era stato ritirato dalla circolazione e messo al sicuro nella Galleria dellโAccademia. ร quello che รจ successo a Nietzsche quando, per bocca di un suo personaggio, ha proclamato: โAbbiamo ucciso Dio!โ . Non si rendeva conto che non aveva ucciso il vero Dio, ma una copia โin gessoโ di lui.
Basta una semplice osservazione per convincersi che lโateismo moderno non ha avuto a che fare con il Dio della fede cristiana, ma con una idea deformata di esso. Se si fosse tenuto viva in teologia lโidea del Dio Uno e Trino (anzichรฉ parlare di un vago โEssere supremoโ) non sarebbe stato tanto facile per Feuerbach far trionfare la sua tesi che Dio รจ una proiezione che lโuomo fa di se stesso e della propria essenza. Che bisogno avrebbe lโuomo di scindersi in tre: in Padre, Figlio e Spirito Santo? ร il vago deismo che รจ demolito dallโateismo moderno, non la fede in Dio uno e trino.
Ma passiamo ad altro. Noi non siamo qui per confutare lโateismo moderno o per un corso di teologia pastorale; siamo qui per fare un cammino di conversione personale. Che parte abbiamo noi โ intendo adesso โnoiโ nel senso di noi che siamo qui, di noi credenti -, nella tremenda requisitoria della Bibbia contro lโidolatria? Stando a quanto detto fin qui, sembrerebbe, infatti, che noi abbiamo, piรน che altro, un ruolo di accusatori. Ma ascoltiamo bene ciรฒ che segue nella Lettera di Paolo ai Romani. Dopo aver strappato la maschera dal volto del mondo, in essa lโApostolo strappa la maschera anche dal nostro volto e vediamo come.
โSei dunque inescusabile chiunque tu sia, o uomo che giudichi, perchรฉ mentre giudichi gli altri condanni te stesso; infatti tu che giudichi fai le medesime cose. Eppure noi sappiamo che il giudizio di Dio รจ secondo veritร contro quelli che commettono tali cose. Pensi, forse, o uomo che giudichi quelli che commettono tali azioni e intanto le fai tu stesso, di sfuggire al giudizio di Dio?โ (Rm 2,1-3).
La Bibbia narra questa storia. Il re David aveva commesso un adulterio; per coprirlo aveva fatto morire in guerra il marito della donna, sicchรฉ, a quel punto, il prendersela per moglie poteva apparire addirittura un atto di generositร , da parte del re, nei confronti del soldato morto combattendo per lui. Una vera catena di peccati. Venne allora da lui il profeta Natan, mandato da Dio, e gli narrรฒ una parabola (ma il re non sapeva che era una parabola). Cโera โ disse โ, in cittร , un uomo ricchissimo che aveva greggi di pecore e cโera anche un poveretto che aveva una sola pecorella a lui molto cara, dalla quale traeva il suo sostentamento e che dormiva con lui. Arrivรฒ al ricco un ospite ed egli, risparmiando le sue pecore, prese per sรฉ la pecorella del povero e la fece uccidere per imbandire la mensa allโospite. Allโudire questa storia, lโira di David si scatenรฒ contro quellโuomo e disse: โChi ha fatto questo merita la morte!โ. Allora Natan, abbandonando di colpo la parabola e puntando il dito contro di lui, disse a David: โTu sei quellโuomo!โ (cf 2 Sam 12, 1 ss).
ร ciรฒ che fa con noi lโapostolo Paolo. Dopo averci trascinato dietro di sรฉ in un giusto sdegno e orrore per lโempietร del mondo, passando dal capitolo primo al capitolo secondo della sua Lettera, come se si volgesse di colpo verso di noi, egli ci ripete: โTu sei quellโuomo!โ. La ricomparsa, a questo punto, del termine โinescusabileโ (anapologetos), usato sopra per i pagani, non lascia dubbi sulle intenzioni di Paolo. Mentre giudicavi gli altri โ egli viene a dire โ, tu condannavi te stesso. Lโorrore che hai concepito per lโidolatria รจ ora di rivolgerlo contro di te.
Il โgiudicanteโ, nel corso del capitolo secondo, si rivela essere il giudeo che qui, perรฒ, รจ preso, piรน che altro, come tipo. โGiudeoโ รจ il non-greco, il non-pagano (cf Rm 2, 9-10); รจ lโuomo pio e credente che, forte dei suoi principi e in possesso di una morale rivelata, giudica il resto del mondo e, giudicando, si sente al sicuro. โGiudeoโ รจ, in questo senso, ognuno di noi. Origene diceva addirittura che, nella Chiesa, a essere presi di mira da queste parole dellโApostolo sono i vescovi, i presbiteri e i diaconi, cioรจ le guide, i maestri .
Paolo ha sperimentato egli stesso questo shock, quando, da fariseo, divenne cristiano, e perciรฒ puรฒ ora parlare con tanta sicurezza e additare ai credenti la strada per uscire dal fariseismo. Egli smaschera la strana e frequente illusione delle persone pie e religiose di ritenersi al riparo dalla collera di Dio, solo perchรฉ hanno una chiara idea del bene e del male, conoscono la legge e, allโoccasione, la sanno applicare agli altri, mentre, quanto a se stessi, essi pensano che il privilegio di stare dalla parte di Dio o, comunque, la โbontร โ e la โpazienzaโ di Dio, che conoscono bene, faranno unโeccezione per loro.
Immaginiamo questa scena. Un padre sta rimproverando uno dei suoi figli per qualche trasgressione; un altro figlio, che ha commesso la stessa colpa, credendo di accattivarsi la simpatia del padre e sfuggire al rimprovero, si mette a sgridare anche lui, ad alta voce, il fratello, mentre il padre si aspettava tuttโaltra cosa e cioรจ che, sentendolo rimproverare il fratello e vedendo la sua bontร e pazienza verso di lui, egli corresse a gettarglisi ai piedi, confessando di essere reo anche lui della stessa colpa e promettendogli di emendarsi.
โO ti prendi gioco della ricchezza della sua bontร , della sua tolleranza e della sua pazienza, senza riconoscere che la bontร di Dio ti spinge alla conversione? Tu, perรฒ, con la tua durezza e il tuo cuore impenitente, accumuli collera su di te per il giorno dellโira e della rivelazione del giusto giudizio di Dioโ (Rm 2, 4-5).
Che terremoto il giorno che ti accorgi che la parola di Dio sta parlando in questo modo proprio a te e che quel โtuโ sei proprio tu! Avviene come quando un giurista รจ tutto intento ad analizzare una famosa sentenza di condanna emessa in passato e che fa testo, quando, improvvisamente, osservando meglio, si accorge che quella sentenza si applica anche a lui ed รจ tuttora in pieno vigore: cambia di colpo lo stato dโanimo e il cuore cessa di essere sicuro di sรฉ. Qui la parola di Dio รจ impegnata in un vero e proprio tour de force; essa deve capovolgere la situazione di colui che la sta trattando. Qui non cโรจ scampo: bisogna โcrollareโ e dire come David: โHo peccato!โ (2 Sam 12, 13), oppure avviene un ulteriore indurimento del cuore e si rafforza la impenitenza. Dallโascolto di questa parola di Paolo si esce o convertiti o induriti.
Ma qual รจ lโaccusa specifica che lโApostolo muove contro i โpiiโ? Quella โ dice โ di fare โle medesime coseโ che giudicano negli altri. In che senso โle medesime coseโ? Nel senso di materialmente le stesse? Anche questo (cf Rm 2, 21-24); ma soprattutto le medesime cose, quanto alla sostanza, che รจ lโempietร e lโidolatria. LโApostolo lo mette meglio in luce nel corso del resto della sua Lettera, quando denuncia la pretesa di salvarsi con le proprie opere e cosรฌ fare di se stessi i creditori e di Dio il debitore. Se tu, viene a dire, osservi la legge e fai ogni sorta di opere buone, ma per affermare la tua giustizia, tu metti te stesso al posto di Dio. Paolo non fa che ripetere con altre parole quello che Gesรบ, nel Vangelo, aveva cercato di dire con la parabola del fariseo e del pubblicano al tempio e in infiniti altri modi.
Applichiamo il tutto a noi cristiani, visto che, come dicevamo, il bersaglio di Paolo non sono tanto gli ebrei come popolo, quanto lโuomo religioso in genere e nel caso specifico i cosiddetti โgiudeo-cristianiโ. Cโรจ unโidolatria nascosta che insidia lโuomo religioso. Se idolatria รจ โadorare lโopera delle proprie maniโ (cf Is 2, 8; Os 14, 4), se idolatria รจ โmettere la creatura al posto del Creatoreโ, io sono idolatra quando metto la creatura โ la mia creatura, lโopera delle mie mani โ al posto del Creatore. La mia creatura puรฒ essere la casa o la chiesa che costruisco, la famiglia che creo, il figlio che ho messo al mondo (quante mamme, anche cristiane, senza rendersene conto, fanno del loro figlio, specie se unico, il loro dio!); puรฒ essere lโistituto religioso che ho fondato, lโufficio che ricopro, il lavoro che compio, la scuola che dirigo. Per me che vi parlo, questa stessa predica che sto facendo a voi!
Al fondo di ogni idolatria cโรจ lโautolatria, il culto di sรฉ, lโamor proprio, il mettere se stesso al centro e al primo posto nellโuniverso, sacrificando a esso tutto il resto. Basta che impariamo ad ascoltarci mentre parliamo per scoprire come si chiama il nostro idolo, poichรฉ, come dice Gesรบ, โla bocca parla di ciรฒ che abbandona nel cuoreโ (Mt 12, 34). Ci accorgeremmo di quante nostre frasi cominciano con la parola โioโ.
Il risultato รจ sempre lโempietร , il non glorificare Dio, ma sempre e solo se stessi, il far servire anche il bene, anche il servizio che prestiamo a Dio โ anche Dio! โ, alla propria riuscita e alla propria affermazione personale. Molti alberi di alto fusto hanno il fittone, una radice madre che scende a perpendicolo sotto il fusto e rende la pianta salda e irremovibile. Finchรฉ non si mette la scure a quella radice, si possono recidere tutte le radici laterali, ma lโalbero non cade. Quel posto รจ molto stretto, non cโรจ posto per due: o cโรจ il mio io, o cโรจ Cristo.
Forse, rientrando in me stesso, io sono pronto, a questo punto, a riconoscere la veritร e cioรจ che finora, almeno in qualche misura, ho vissuto โper me stessoโ, che sono anchโio coinvolto nel mistero dellโempietร . Lo Spirito Santo mi ha โconvinto di peccatoโ. Comincia per me il miracolo sempre nuovo della conversione. Se il peccato, come ci ha spiegato Agostino, รจ consistito in un ripiegamento su se stessi, la conversione piรน radicale consiste nel โraddrizzarciโ e ri-volgerci a Dio. Non possiamo farlo nel corso di una predica, o di una quaresima; possiamo perรฒ almeno prendere la decisione seria di farlo, ed รจ giร in qualche modo, per Dio, come averlo fatto.
Se mi schiero con tutto me stesso dalla parte di Dio, contro il mio โioโ, divento suo alleato; siamo in due a combattere contro lo stesso nemico e la vittoria รจ assicurata. Il nostro io, come un pesce tirato fuori dalla sua acqua, puรฒ guizzare ancora e dimenarsi per un poโ, ma รจ destinato a morire. Non รจ perรฒ un morire, ma un nascere. โChi vuole salvare la propria vita, la perderร ; ma chi perderร la propria vita per causa mia, la troverร โ (Mt 16, 25). Nella misura che muore lโuomo vecchio, nasce in noi โlโuomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella vera santitร โ (Ef 4,24). Lโuomo o la donna che tutti segretamente vogliamo essere.
Dio ci aiuti a realizzare sempre di nuovo la vera impresa della vita che รจ la nostra conversione.
