Alle ore 9 di questa mattina, nella Cappella Redemptoris Mater, il Predicatore della Casa Pontificia, Rev.do P. Raniero Cantalamessa, O.F.M. Cap., ha tenuto la terza Predica di Quaresima.
Tema delle meditazioni quaresimali รจ il seguente:
โRivestitevi del Signore Gesรน Cristoโ (Romani 13,14).
Le successive prediche di Quaresima avranno luogo venerdรฌ 16 e 23 marzo.
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โNON FATEVI UNโIDEA TROPPO ALTA DI VOI STESSIโ โ La umiltร cristiana
Testo della predica
Lโesortazione alla caritร che abbiamo raccolto dalla bocca dellโApostolo, nella precedente meditazione, รจ racchiusa tra due brevi esortazioni allโumiltร che si richiamano con evidenza tra di loro, in modo da formare una specie di cornice al discorso sulla caritร . Lette di seguito, omettendo ciรฒ che vi รจ di mezzo, le due esortazioni suonano cosรฌ:
โNon valutatevi piรน di quanto รจ conveniente valutarsi ma valutatevi in maniera da avere di voi una giusta valutazione. […] Non aspirate a cose troppo alte, piegatevi invece a quelle umili. Non fatevi unโidea troppo alta di voi stessiโ (Rm 12, 3.16).
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Non si tratta di raccomandazioni spicciole alla moderazione e alla modestia; attraverso queste poche parole la parenesi apostolica ci apre dinanzi tutto il vasto orizzonte dellโumiltร . Accanto alla caritร , san Paolo individua nellโumiltร il secondo valore fondamentale, la seconda direzione in cui si deve lavorare per rinnovare, nello Spirito, la propria vita ed edificare la comunitร .
Mai come in questo campo le virtรน cristiane ci appaiono come un fare propri โi sentimenti che furono in Cristo Gesรบโ. Egli, ricorda altrove lโApostolo, pur essendo di natura divina, โumiliรฒ se stesso facendosi obbediente fino alla morteโ (Fil 2, 5-8) e ai suoi discepoli disse egli stesso: โImparate da me che sono mite ed umile di cuoreโ (Mt 11,29). Dellโumiltร si puรฒ parlare da diversi punti di vista, come vedremo farร lโApostolo, ma nel suo significato piรน profondo lโumiltร รจ solo quella di Cristo. Umile davvero รจ chi si sforza di avere il cuore di Cristo.
1. Lโumiltร come sobrietร
Nella parenesi della Lettera ai Romani, san Paolo applica alla vita della comunitร cristiana lโinsegnamento biblico tradizionale sullโumiltร che si esprime costantemente attraverso la metafora spaziale dellโโinnalzarsiโ e dellโโabbassarsiโ, del tendere allโalto e del tendere al basso. Si puรฒ โaspirare a cose troppo alteโ o con la propria intelligenza, con un indagare smodato che non tiene conto del proprio limite di fronte al mistero, oppure con la volontร , ambendo a posizioni e mansioni di prestigio. LโApostolo ha di mira entrambe queste due possibilitร e, in ogni caso, le sue parole colpiscono lโuna e lโaltra cosa insieme: sia la presunzione della mente che lโambizione della volontร .
Nel trasmettere perรฒ lโinsegnamento biblico tradizionale sullโumiltร , san Paolo dร una motivazione in parte nuova e originale di questa virtรน. NellโAntico Testamento, il motivo o la ragione che giustifica lโumiltร รจ che Dio โrespinge i superbi e dona la sua grazia agli umiliโ (cf Prv 3, 34; Gb 22, 29), che egli โguarda verso lโumile, ma al superbo volge lo sguardo da lontanoโ (Sal 137,6). Non si diceva, perรฒ โ almeno esplicitamente โ perchรฉ Dio fa questo, cioรจ perchรฉ โinnalza gli umili e abbassa i superbiโ. A questo fatto si possono dare infatti diverse spiegazioni: per esempio, la gelosia o โinvidia di Dioโ (sphonos Theou), come pensavano certi scrittori greci, oppure semplicemente la volontร divina di punire lโarroganza umana, la hybris.
Il concetto decisivo che san Paolo introduce nel discorso intorno allโumiltร รจ il concetto di veritร . Dio ama lโumile perchรฉ lโumile รจ nella veritร ; รจ un uomo vero, autentico. Egli punisce la superbia, perchรฉ la superbia, prima ancora che arroganza, รจ menzogna. Tutto ciรฒ infatti che, nellโuomo, non รจ umiltร รจ menzogna.
Questo spiega perchรฉ i filosofi greci, che pure conobbero ed esaltarono quasi tutte le altre virtรน, non conobbero lโumiltร . La parola umiltร (tapeinosis) conservรฒ sempre, presso di loro, un significato prevalentemente negativo di bassezza, di piccineria, di meschinitร e pusillanimitร . I filosofi greci ignoravano i due capisaldi che permettono di associare tra loro umiltร e veritร : lโidea di creazione e lโidea biblica di peccato. Lโidea di creazione fonda la certezza che tutto ciรฒ che vi รจ di buono e di bello nellโuomo viene da Dio, niente escluso; lโidea biblica di peccato fonda la certezza che tutto ciรฒ che vi รจ di male, in senso morale nellโuomo, viene dalla sua libertร , da lui stesso. Lโuomo biblico รจ spinto allโumiltร sia dal bene che dal male che scopre in sรฉ.
Ma veniamo al pensiero dellโApostolo. La parola usata da lui nel nostro testo per indicare lโumiltร -veritร รจ la parola sobrietร o saggezza. Egli esorta i cristiani a non farsi unโidea sbagliata ed esagerata di se stessi, ma ad avere piuttosto, di sรฉ, una valutazione giusta, sobria, potremmo quasi dire oggettiva. Nella ripresa dellโesortazione, al versetto 16, il โfarsi unโidea sobria di sรฉโ, trova il suo equivalente nellโespressione โtendere alle cose umiliโ. Con ciรฒ egli viene a dire che lโuomo รจ saggio quando รจ umile e che รจ umile quando รจ saggio.
Abbassandosi, lโuomo si avvicina alla veritร . โDio รจ luceโ, dice san Giovanni (1 Gv 1, 5), รจ veritร , e non puรฒ incontrare lโuomo se non nella veritร . Egli dร la sua grazia allโumile perchรฉ solo lโumile รจ capace di riconoscere la grazia; non dice: โIl mio braccio, o la mia mente, ha fatto questo!โ (cf Dt 8, 17; Is 10, 13). Santa Teresa dโAvila ha scritto: โMi domandavo un giorno per quale motivo il Signore ama tanto lโumiltร e mi venne in mente dโimprovviso, senza alcuna mia riflessione, che ciรฒ deve essere perchรฉ egli รจ somma Veritร e lโumiltร รจ veritร โ.
2. Che cosโhai che non hai ricevuto?
LโApostolo non ci lascia ora nel vago o in superficie, a proposito di questa veritร su noi stessi. Alcune sue frasi lapidarie, contenute in altre lettere ma appartenenti a questo stesso ordine di idee, hanno il potere di sottrarci ogni โappiglioโ e farci andare veramente a fondo nella scoperta della veritร .
Una di tali frasi dice: โChe cosa mai possiedi che tu non abbia ricevuto? E se lโhai ricevuto, perchรฉ te ne vanti come se non lโavessi ricevuto?โ (1 Cor 4, 7). Cโรจ una sola cosa che non ho ricevuto, che รจ tutta e solo mia, ed รจ il peccato. Questo so e sento che viene da me, che trova la sua sorgente in me, o, comunque, nellโuomo e nel mondo, non in Dio, mentre tutto il resto โ compreso il fatto di riconoscere che il peccato viene da me โ e da Dio. Unโaltra frase dice: โSe qualcuno pensa di essere qualcosa, mentre รจ nulla, inganna se stesso!โ (Gal 6, 3).
La โgiusta valutazioneโ di se stessi รจ, dunque, questa: riconoscere il nostro nulla! Questo รจ quel terreno solido, a cui tende lโumiltร ! La perla preziosa รจ proprio la sincera e pacifica persuasione che, per noi stessi, noi non siamo nulla, non possiamo pensare nulla, non possiamo fare nulla. Senza di me non potete โfareโ nulla dice Gesรน (Gv 15, 5) e lโApostolo aggiunge: โNon che da noi stessi siamo capaci di pensare qualcosaโฆโ (2 Cor 3, 5). Noi possiamo, allโoccasione, usare lโuna o lโaltra di queste parole per troncare una tentazione, un pensiero, una compiacenza, come una vera โspada dello Spiritoโ: โChe cosโhai che non hai ricevuto?โ. Lโefficacia della parola di Dio si sperimenta soprattutto in questo caso: quando la si usa su di sรฉ, piรน che quando la si usa sugli altri.
In tal modo siamo avviati a scoprire la vera natura del nostro nulla, che non รจ un nulla puro e semplice, un โinnocente nonnullaโ. Intravediamo il traguardo ultimo a cui la parola di Dio ci vuole condurre che รจ di riconoscere quello che veramente siamo: un nulla superbo! Io sono quel qualcuno che โcrede di essere qualcosaโ, mentre sono nulla; io sono quello che non ha nulla che non abbia ricevuto, ma che sempre si vanta โ o รจ tentato di vantarsi โ di qualcosa, come se non lโavesse ricevuto!
Questa non รจ una situazione di alcuni, ma una miseria di tutti. ร la definizione stessa dellโuomo vecchio: un nulla che crede di essere qualcosa, un nulla superbo. LโApostolo stesso confessa cosa scopriva, quando anche lui scendeva nel fondo del suo cuore: โScopro in me โ diceva โ unโaltra leggeโฆ, scopro che il peccato abita in meโฆ Sono uno sventurato! Chi mi libererร ?โ (cf Rm 7, 14-25). Quellโโaltra leggeโ, il โpeccato che abita in noiโ รจ, per san Paolo, come si sa, anzitutto lโautoglorificazione, lโorgoglio, il menar vanto di sรฉ.
Al termine del nostro cammino di discesa, non scopriamo, dunque, in noi lโumiltร , ma la superbia. Ma proprio questo scoprire che siamo radicalmente superbi e che lo siamo per colpa nostra, non di Dio, perchรฉ lo siamo diventati facendo cattivo uso della nostra libertร , proprio questo รจ lโumiltร , perchรฉ questo รจ la veritร . Aver scoperto questo traguardo, o anche soltanto lโaverlo intravisto come da lontano, attraverso la parola di Dio, รจ una grazia grande. Dร una pace nuova. Come chi, in tempo di guerra, ha scoperto che possiede sotto la sua stessa casa, senza neppure dover uscire fuori, un rifugio sicuro contro i bombardamenti, assolutamente irraggiungibile.
Una grande maestra di spirito โ santa Angela da Foligno โ, vicina a morire, esclamรฒ: โO nulla sconosciuto, o nulla sconosciuto! Lโanima non puรฒ avere migliore visione in questo mondo che contemplare il proprio nulla e abitare in esso come nella cella di un carcereโ .La stessa Santa esortava i suoi figli spirituali a fare il possibile per rientrare subito in quella cella, appena, per qualsiasi motivo, ne fossero usciti fuori. Bisogna fare come certe bestiole molto pavide che non si allontanano mai dal buco della loro tana tanto da non potervi rientrare subito, alla prima avvisaglia di pericolo.
Cโรจ un grande segreto nascosto in questo consiglio, una veritร misteriosa che si sperimenta provando. Si scopre allora che esiste davvero questa cella e che vi si puรฒ entrare davvero ogni volta che lo si vuole. Essa consiste nel quieto e tranquillo sentimento di essere un nulla, e un nulla superbo. Quando si รจ dentro la cella di questo carcere, non si vedono piรน i difetti del prossimo, o si vedono in unโaltra luce. Si capisce che รจ possibile, con la grazia e con lโesercizio, realizzare ciรฒ che dice lโApostolo e che sembra, a prima vista, eccessivo e cioรจ di โconsiderare tutti gli altri superiori a sรฉโ (cf Fil 2, 3), o almeno si capisce come esso possa essere stato possibile ai santi.
Chiudersi in quel carcere รจ tuttโaltro, dunque, che chiudersi in se stessi; รจ, invece, aprirsi agli altri, allโessere, allโoggettivitร delle cose. Il contrario di quello che hanno sempre pensato i nemici dellโumiltร cristiana. ร chiudersi allโegoismo, non nellโegoismo. ร la vittoria su uno dei mali che anche la moderna psicologia giudica esiziale per la persona umana: il narcisismo.
In quella cella, inoltre, non penetra il nemico. Un giorno, Antonio il Grande ebbe una visione; vide, in un attimo, tutti gli infiniti lacci del nemico spiegati per terra e disse gemendo: โChi potrร dunque evitare tutti questi lacci?โ e intese una voce rispondergli: โLโumiltร !โ .
Il Vangelo ci presenta un modello insuperabile di questa lโumiltร -veritร , ed รจ Maria. Dio โ canta Maria nel Magnificat โ โha guardato lโumiltร della sua servaโ (Lc 1, 48). Ma cosa intende qui la Vergine con โumiltร โ? Non la virtรน dellโumiltร , ma la sua condizione umile o, al massimo, la sua appartenenza alla categoria degli umili e dei poveri di cui si parla nel seguito del cantico. Lo conferma il rimando esplicito al cantico di Anna, la madre di Samuele, dove la stessa parola usata da Maria (tapeinosis) significa chiaramente miseria, sterilitร , condizione umile, non sentimento di umiltร .
Ma la cosa รจ chiara di per sรฉ. Come si puรฒ pensare che Maria esalti la sua umiltร , senza, con ciรฒ stesso, distruggere lโumiltร di Maria? Come si puรฒ pensare che Maria attribuisca alla sua umiltร la scelta di Dio, senza, con ciรฒ, distruggere la gratuitร di tale scelta e rendere incomprensibile tutta la vita di Maria a partire dalla sua immacolata concezione? Per sottolineare lโimportanza dellโumiltร , qualcuno ha scritto incautamente che Maria โnon si vanta di nessunโaltra virtรน se non della sua umiltร โ, come se, in tal modo, si facesse un grande onore, e non invece un grande torto, a tale virtรน. La virtรน dellโumiltร ha uno statuto tutto speciale: ce lโha chi non crede di averla, non ce lโha chi crede di averla. Solo Gesรน puรฒ dichiararsi โumile di cuoreโ ed esserlo veramente; questa รจ la caratteristica unica e irripetibile dellโumiltร dellโuomo-Dio.
Maria non aveva, dunque, la virtรน dellโumiltร ? Certo che lโaveva e in grado sommo, ma questo lo sapeva solo Dio, lei no. Proprio questo, infatti costituisce il pregio ineguagliabile della vera umiltร : che il suo profumo รจ colto soltanto da Dio, non da chi lo emana. Lโanima di Maria, libera da ogni vera e peccaminosa concupiscenza, davanti alla situazione nuova creata dalla sua divina maternitร , si รจ portata, con tutta rapiditร e naturalezza, al suo punto di veritร โ al suo nulla โ e di lรฌ niente e nessuno lโha piรน potuta smuovere.
In ciรฒ lโumiltร della Madre di Dio appare un prodigio unico della grazia. Ella ha strappato a Lutero questo elogio: โSebbene Maria avesse accolto in sรฉ quella grande opera di Dio, ebbe e mantenne un tale sentimento di sรฉ da non elevarsi sopra il minimo uomo della terra […]. Qui va celebrato lo spirito di Maria meravigliosamente puro, chรฉ mentre le viene fatto un onore sรฌ grande, non si lascia indurre in tentazione, ma come se non vedesse, rimane sulla giusta viaโ .
La sobrietร di Maria รจ al di sopra di ogni paragone anche tra i santi. Ella ha retto alla tensione tremenda di questo pensiero: โTu sei la madre del Messia, la madre di Dio! Tu sei quello che ogni donna del tuo popolo avrebbe desiderato essere!โ. โA che debbo che la madre del mio Signore venga a me?โ, aveva esclamato Elisabetta, ed ella risponde: โHa guardato la piccolezza della sua serva!โ. Ella si inabissรฒ nel suo nulla ed โelevรฒโ solo Dio, dicendo: โLโanima mia magnifica il Signoreโ. Il Signore, non la serva. Maria รจ davvero il capolavoro della grazia divina.
3. Umiltร e umiliazioni
Non ci dobbiamo illudere di aver raggiunto lโumiltร solo perchรฉ la parola di Dio e lโesempio di Maria ci ha condotti a scoprire il nostro nulla. A che punto siamo giunti in fatto di umiltร , si vede quando lโiniziativa passa da noi agli altri, cioรจ quando non siamo piรน noi a riconoscere i nostri difetti e torti, ma sono gli altri a farlo; quando non siamo solo capaci di dirci la veritร , ma anche di lasciarcela dire, di buon grado, da altri. Si vede, in altre parole, nei rimproveri, nelle correzioni, nelle critiche e nelle umiliazioni. โSpesso giova molto a conservarci nellโumiltร โdice lโautore dellโImitazione di Cristo โ che gli altri conoscano e riprendano i nostri difettiโ.
Pretendere di uccidere il proprio orgoglio colpendolo da soli, senza che nessuno intervenga dal di fuori, รจ come usare il proprio braccio per punire se stesso: non ci si farร mai veramente male. ร come volersi asportare da soli un tumore. Vi sono persone (e io sono certamente tra queste) le quali sono capaci di dire di sรฉ โ e anche sinceramente โ tutto il male possibile e immaginabile; persone che, durante una liturgia penitenziale, fanno delle autoaccuse di una schiettezza e di un coraggio ammirevoli, ma appena qualcuno intorno a loro accenna a prendere sul serio le loro confessioni, o si azzarda a dire di esse una piccola parte di quello che si son dette da sole, sono scintille. Evidentemente cโรจ ancora tanta strada da fare per arrivare alla vera umiltร e allโumile veritร .
Quando io cerco di ricevere gloria da un uomo per qualcosa che dico o che faccio, รจ quasi certo che quello stesso uomo cerca di ricevere gloria da me per quello che dice o fa in risposta. E cosรฌ avviene che ognuno cerca la propria gloria e nessuno la ottiene e se, per caso, la ottiene non รจ che โvanagloriaโ, cioรจ gloria vuota, destinata a dissolversi in fumo con la morte. Ma lโeffetto รจ ugualmente terribile; Gesรน attribuiva alla ricerca della propria gloria addirittura lโimpossibilitร di credere. Diceva ai farisei: โCome potete credere voi che prendete gloria gli uni dagli altri e non cercate la gloria che viene da Dio solo?โ (Gv 5, 44).
Quando ci ritroviamo invischiati in pensieri e aspirazioni di gloria umana, gettiamo nella mischia di tali pensieri, come una torcia ardente, la parola che Gesรน stesso usรฒ e che ha lasciato a noi: โIo non cerco la mia gloria!โ (Gv 8, 50). Essa ha il potere quasi sacramentale di realizzare ciรฒ che significa, di dissipare tali pensieri.
Quella dellโumiltร รจ una lotta che dura tutta la vita e si estende a ogni aspetto della vita. Lโorgoglio รจ capace di nutrirsi sia del male che del bene e di sopravvivere, quindi, in ogni situazione e in ogni โclimaโ. Anzi, a differenza di ciรฒ che avviene per ogni altro vizio, il bene, non il male, รจ il terreno di coltura preferito di questo terribile โvirusโ.
โLa vanitร ha cosรฌ profonde radici nel cuore dellโuomo che un soldato, un servo di milizie, un cuoco, un facchino, si vanta e pretende di avere i suoi ammiratori e gli stessi filosofi ne vogliono. E coloro che scrivono contro la vanagloria aspirano al vanto di aver scritto bene, e coloro che li leggono, al vanto di averli letti; io, che scrivo questo, nutro forse lo stesso desiderio e forse anche coloro che mi leggerannoโ .
La vanagloria รจ capace di trasformare in atto di orgoglio il nostro stesso tendere allโumiltร . Ma con la grazia, noi possiamo uscire vincitori anche da questa terribile battaglia. Se infatti il tuo uomo vecchio riesce a trasformare in atti di orgoglio i tuoi stessi atti di umiltร , tu, con la grazia, trasforma in atti di umiltร anche i tuoi atti di orgoglio, riconoscendoli. Riconoscendo, umilmente, che sei un nulla superbo. Cosรฌ Dio viene glorificato anche dal nostro stesso orgoglio.
In questa battaglia Dio รจ solito venire in soccorso ai suoi con un rimedio quanto mai efficace e singolare. Scrive san Paolo: โPerchรฉ non montassi in superbia per la grandezza delle rivelazioni mi รจ stata messa una spina nella carne un inviato di Satana incaricato di schiaffeggiarmi: perchรฉ io non vada in superbiaโ (2 Cor 12, 7).
Perchรฉ lโuomo โnon monti in superbiaโ, Dio lo fissa al suolo con una specie di ร ncora; gli mette dei โpesi ai fianchiโ (cf Sal 66, 11). Noi non sappiamo cosa fosse esattamente questa โspina nella carneโ e questo โinviato di Satanaโ per Paolo, ma sappiamo bene cosโรจ per noi! Ognuno che vuole seguire il Signore e servire la Chiesa ce lโha. Sono situazioni umilianti dalle quali si รจ richiamati costantemente, talvolta notte e giorno, alla dura realtร di quello che siamo. Puรฒ essere un difetto, una malattia, una debolezza, unโimpotenza, che il Signore ci lascia, nonostante tutte le suppliche. Una tentazione persistente e umiliante, forse proprio una tentazione di superbia! Una persona con cui si รจ costretti a vivere e che, nonostante la rettitudine di entrambe le parti, ha il potere di mettere a nudo la nostra fragilitร , di demolire la nostra presunzione.
Talvolta si tratta di qualcosa di piรน pesante ancora: sono situazioni in cui il servitore di Dio รจ costretto ad assistere impotente al fallimento di tutti i suoi sforzi e a cose troppo piรน grandi di lui, che gli fanno toccare con mano la sua impotenza di fronte al potere del male e delle tenebre. ร qui soprattutto che egli impara cosa vuol dire โumiliarsi sotto la potente mano di Dioโ (cf 1 Pt 5, 6).
Lโumiltร non รจ solo importante per il progresso personale nella via della santitร ; รจ essenziale anche per il buon funzionamento della vita di comunitร , per lโedificazione della Chiesa. Io dico che lโโumiltร รจ lโisolante nella vita della Chiesa. Lโisolante รจ importantissimo e vitale per il progresso nel campo dellโelettricitร . Piรน, infatti, รจ alta la tensione e potente la corrente elettrica che passa attraverso un filo, piรน deve essere resistente lโisolante che impedisce alla corrente di scaricarsi al suolo o di provocare corti circuiti. Al progresso nel campo dellโelettricitร deve corrispondere un analogo progresso nella tecnica dellโisolante. Lโumiltร รจ, nella vita spirituale, il grande isolante che permette alla corrente divina della grazia di passare attraverso una persona senza dissiparsi, o, peggio, provocare fiammate di orgoglio e di rivalitร .
Terminiamo con le parole di un salmo che ci permette di trasformare in preghiera lโesortazione che lโApostolo ci ha rivolto con il suo insegnamento sullโumiltร :
Signore, non si inorgoglisce il mio cuore
e non si leva con superbia il mio sguardo;
non vado in cerca di cose grandi,
superiori alle mie forze.
Io sono tranquillo e sereno
come bimbo svezzato in braccio a sua madre,
come un bimbo svezzato รจ lโanima mia.
(Sal 130).
1.S.Teresa dโAvila, Castello Interiore, VI dim., cap. 10.
2.Il libro della Beata Angela da Foligno, ed. critica a cura di L. Thier e A. Calufetti, Quaracchi 1985, p. 734.
3.Apophtegmata Patrum, 7 (PG 65, 77).
4.M. Lutero, Commento al Magnificat, ed. Weimar 7, p. 555 s.
5.Imitazione di Cristo, II,2.
6.B. Pascal, Pensieri, n. 150 Br.
