padre Raniero Cantalamessa – Terza Predica di Quaresima 2016

Data:

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Alle ore 9 di questa mattina, nella Cappella Redemptoris Mater, alla presenza del Santo Padre, il Predicatore della Casa Pontificia, Rev.do P. Raniero Cantalamessa, O.F.M. Cap., ha tenuto la terza Predica di Quaresima.
Tema delle meditazioni quaresimali รจ il seguente:

โ€œIl Concilio Vaticano II, 50 anni dopo. Una rivisitazione dal punto di vista spiritualeโ€.

Le successive prediche di Quaresima avranno luogo venerdรฌ 11 e 18 marzo.

Testo della predica

ANNUNCIARE LA PAROLA
Lo Spirito Santo, principale agente dell’evangelizzazione

Continuiamo e terminiamo oggi le nostre riflessioni sulla costituzione Dei Verbum, cioรจ sulla Parola di Dio. Lโ€™ultima volta ho parlato della โ€œlectio divinaโ€, cioรจ della lettura personale ed edificante della Scrittura. Seguendo lo schema tracciato da san Giacomo, abbiamo distinto in essa tre operazioni successive: accogliere la Parola, meditare la Parola, mettere in pratica la Parola.
Rimane una quarta operazione da fare, sulla quale vogliamo riflettere oggi: annunciare la Parola. La Dei Verbum parla brevemente del posto privilegiato che deve avere la Parola di Dio nella predicazione della Chiesa (DV, nr. 24), ma non si occupa direttamente dellโ€™annuncio, anche perchรฉ a questo argomento il Concilio dedica un documento a parte, lโ€™Ad gentes divinitus, sullโ€™attivitร  missionaria della Chiesa.
Dopo questo testo conciliare, il discorso รจ stato ripreso e aggiornato dal Beato Paolo VI con la Evangelii nuntiandi, da san Giovanni Paolo II, con la Redemptoris missio, e da papa Francesco con la Evangelii gaudium. Dal punto di vista dottrinale e operativo tutto, dunque, รจ stato detto, e al piรน alto livello del magistero. Sarebbe sciocco da parte mia pensare di potervi aggiungere qualcosa. Quello che รจ possibile fare, in accordo con il taglio dato a queste meditazioni, รจ mettere in luce qualche aspetto piรน direttamente spirituale del problema. Per farlo, parto dalla frase spesso ripetuta del Beato Paolo VI secondo cui โ€œlo Spirito Santo รจ il principale agente dellโ€™evangelizzazioneโ€ .

1. Il mezzo e il messaggio
[ads2]Se io voglio diffondere una notizia, il primo problema che mi si pone รจ: con quale mezzo trasmetterla: via stampa? via radio? via televisione? Il mezzo รจ cosรฌ importante che la moderna scienza delle comunicazioni sociali ha coniato lo slogan:โ€Il mezzo รจ il messaggioโ€ (โ€œThe medium is the messageโ€) Ora, qual รจ il mezzo primordiale e naturale con cui si trasmette la parola? Eโ€™ il fiato, il soffio, la voce. Esso prende, per cosรฌ dire, la parola che si รจ formata nel segreto della mia mente e la porta allโ€™orecchio dellโ€™ascoltatore. Tutti gli altri mezzi non fanno che potenziare e amplificare questo mezzo primordiale del fiato o della voce. Anche la scrittura viene dopo e suppone la viva voce, giacchรฉ le lettere dellโ€™alfabeto non sono che segni indicanti dei suoni.
Anche la Parola di Dio segue questa legge. Essa si trasmette per mezzo di un soffio. E qual รจ, o chi รจ, il soffio, o la ruah, di Dio, secondo la Bibbia? Lo sappiamo: รจ lo Spirito Santo! Puรฒ il mio fiato animare la parola di un altro, o il fiato di un altro animare la mia parola? No, la mia parola non puรฒ essere pronunciata che con il mio fiato e la parola di un altro con il suo fiato. Cosรฌ, in modo analogo sโ€™intende, la Parola di Dio non puรฒ essere animata che dal soffio di Dio che รจ lo Spirito Santo.
Questa รจ una veritร  semplicissima e quasi ovvia, ma di immensa portata. Eโ€™ la legge fondamentale di ogni annuncio e di ogni evangelizzazione. Le notizie umane si trasmettono o a viva voce, o via radio, stampa, internet e via dicendo; la notizia divina, in quanto divina, si trasmette via Spirito Santo. Lo Spirito Santo ne รจ il vero, essenziale mezzo di comunicazione, senza del quale non si percepisce, del messaggio, che il rivestimento umano. Le parole di Dio sono โ€ Spirito e vitaโ€ (cf. Gv 6,63) e non si possono perciรฒ trasmettere o accogliere che โ€œnello Spiritoโ€.
Questa legge fondamentale รจ quella che vediamo in atto, concretamente, nella storia della salvezza. Gesรน cominciรฒ a predicare โ€œcon la potenza dello Spirito Santo (Lc 4,14 ss.). Egli stesso dichiarรฒ: โ€œLo Spirito del Signore รจ su di meโ€ฆMi ha consacrato con lโ€™unzione, per portare ai poveri un lieto messaggioโ€ (Lc 4,18). Apparendo agli apostoli nel cenacolo la sera di Pasqua, egli disse: โ€œCome il Padre ha mandato me, anchโ€™io mando voi. Detto questo, alitรฒ su di loro e disse: Ricevete lo Spirito Santoโ€ (Gv 20, 21-22). Nel conferire agli apostoli il mandato di andare in tutto il mondo, Gesรน conferรฌ loro anche il mezzo per poterlo compiere -lo Spirito Santo- e lo conferรฌ, significativamente, nel segno del soffio, dellโ€™alito.
Secondo Marco e Matteo, lโ€™ultima parola che Gesรบ disse agli apostoli prima di salire al cielo fu โ€œAndate!โ€: โ€œAndate in tutto il mondo, predicate il Vangelo a ogni creaturaโ€ (Mc 16,15; Mt 28, 19). Secondo Luca, il comando finale di Gesรบ sembra lโ€™opposto: Restate! Rimanete!: โ€œRestate in cittร  finchรฉ non siate rivestiti di potenza dallโ€™altoโ€ (Lc 24, 49). Naturalmente, non cโ€™รจ alcuna contraddizione; il senso รจ: andate in tutto il mondo, ma non prima di aver ricevuto lo Spirito Santo.
Tutto il racconto della Pentecoste serve a mettere in luce questa veritร . Viene lo Spirito Santo ed ecco che Pietro e gli altri apostoli, a voce alta, cominciano a parlare di Cristo crocifisso e risorto e la loro parola ha una tale unzione e potenza che tremila persone si sentono trafiggere il cuore. Lo Spirito Santo, venuto sugli apostoli, si trasforma in essi in un irresistibile impulso a evangelizzare.
San Paolo arriva ad affermare che senza lo Spirito Santo รจ impossibile proclamare che โ€œGesรน รจ il Signore!โ€ (1 Cor 12, 3), che รจ lโ€™inizio e la sintesi di ogni annuncio cristiano. San Pietro, dal canto suo, definisce gli apostoli โ€œcoloro che hanno annunciato il Vangelo nello Spirito Santoโ€ (1 Pt 1,12). Indica con la parola โ€œVangeloโ€ il contenuto e con lโ€™espressione โ€œnello Spirito Santoโ€ il mezzo, o il metodo, dellโ€™annuncio.

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2. Parole e opere
La prima cosa da evitare quando si parla di evangelizzazione รจ quella di pensare che essa sia sinonimo di predicazione e quindi riservata a una categoria particolare di cristiani. Parlando della natura della rivelazione la Dei Verbum dice:
โ€œLโ€™economia della Rivelazione comprende eventi e parole intimamente connessi, in modo che le opere, compiute da Dio nella storia della salvezza, manifestano e rafforzano la dottrina e le realtร  significate dalle parole, mentre le parole proclamano le opere e illustrano il mistero in esse contenutoโ€ .
Si tratta di una affermazione che risale a san Gregorio Magno. โ€œIl nostro Signore e Salvatore, scriveva il santo dottore, a volte ci ammonisce con quello che dice, a volte invece con quello che faโ€: โ€œaliquando nos sermonibus, aliquando vero operibus admonetโ€. Questa legge che vale per la Rivelazione nel suo nascere, vale anche per il suo diffondersi. In altre parole, non si evangelizza soltanto con le parole, ma prima ancora con le opere e la vita; non con quello che si dice, ma con quello che si fa e che si รจ.
Marshall Mc Luhan una volta ha spiegato il suo famoso slogan โ€œil mezzo รจ il messaggioโ€ in modo per noi illuminante. Dice che soltanto in Gesรบ Cristo โ€œnon cโ€™รจ differenza alcuna tra il mezzo e il messaggio; in realtร  il suo รจ lโ€™unico caso in cui si puรฒ dire che il mezzo e il messaggio sono perfettamente identiciโ€ . In altre parole, in Cristo il rivelatore รจ anche la rivelazione. Ora, รจ vero che una identificazione cosรฌ totale esiste soltanto in Cristo, ma in senso derivato essa dovrebbe realizzarsi anche in colui che predica il Vangelo. Se egli ha consegnato totalmente la sua vita a Cristo, se puรฒ dire con san Paolo: โ€œNon sono piรน io che vivo, Cristo vive in meโ€ (Gal 2,20), allora anche di lui si puรฒ dire che โ€œil mezzo รจ il messaggioโ€, che la sua vita รจ il suo annuncio.
Cโ€™รจ un detto in inglese che acquista un significato tutto particolare applicato allโ€™evangelizzazione: โ€œI fatti parlano piรน forte delle paroleโ€: โ€œDeeds speak louder than wordsโ€. Una frase, anchโ€™essa spesso ripetuta, di Paolo VI nella Evangelii nuntiandi dice: โ€œLโ€™uomo contemporaneo ascolta piรน volentieri i testimoni che i maestri, o se ascolta i maestri lo fa perchรฉ sono dei testimoniโ€ .
Uno dei piรน noti filosofi moralisti del secolo scorso (non occorre farne il nome) una sera fu sorpreso in un locale con una compagnia poco edificante. Un collega gli chiese come poteva conciliare la sua condotta con quello che scriveva nei suoi libri; lui rispose tranquillamente: โ€œAvete mai visto un segnale stradale che si mette a camminare nella direzione che indica?โ€. Una risposta brillante, ma che si condanna da sรฉ. Gli uomini non sanno che farsene di โ€œindicatori stradaliโ€ che indicano la direzione da prendere, ma loro non si spostano di un centimetro.
Io ho un bellโ€™esempio dellโ€™efficacia della testimonianza, nellโ€™ordine religioso stesso cui appartengo. Il contributo maggiore, anche se nascosto, che lโ€™ordine dei Cappuccini ha dato allโ€™evangelizzazione nei cinque secoli della sua storia non รจ stato, credo, quello dei predicatori di professione, ma quello della schiera di โ€œfratelli laiciโ€: semplici e incolti portinai dei conventi o questuanti. Intere popolazioni hanno ritrovato o mantenuto la loro fede grazie al contatto con essi. Uno di essi, il Beato Nicola da Gesturi, parlava cosรฌ poco che la gente lo chiamava โ€œFrate silenzioโ€, eppure in Sardegna, a 58 anni dalla sua morte, lโ€™ordine dei Cappuccini si identifica con fra Nicola da Gesturi, oppure con fra Ignazio da Laconi, un altro santo frate questuante del passato. Lo stesso avvenne qui a Roma, agli inizi dellโ€™ Ordine, con san Felice da Cantalice. Si รจ realizzata la parola che Francesco dโ€™Assisi rivolse un giorno ai frati predicatori: โ€Perchรฉ vi gloriate della conversione degli uomini? Sappiate che a convertirli sono stati i miei frati semplici con le loro preghiereโ€ .
Una volta, durante un dialogo ecumenico, un fratello pentecostale mi chiese โ€“ non per polemica, ma per cercare di capire โ€“ perchรฉ noi cattolici chiamiamo Maria โ€œla Stella dellโ€™evangelizzazioneโ€. Fu lโ€™occasione anche per me per riflettere su questo titolo attribuito a Maria da Paolo VI, a conclusione della Evangelii nuntiandi. Giunsi alla conclusione che Maria รจ la stella dellโ€™evangelizzazione perchรฉ non ha portato una parola particolare a un popolo particolare, come hanno fatto anche i massimi evangelizzatori della storia; ha portato la Parola fatta carne e lโ€™ha portata (anche fisicamente) al mondo intero! Non ha mai predicato, non ha pronunziato che pochissime parole, ma era piena di Gesรบ e dovunque andava ne spandeva il profumo, tanto che Giovanni Battista lo avvertรฌ fin dal seno di sua madre. Chi puรฒ negare che la Vergine di Guadalupe abbia avuto un ruolo fondamentale nellโ€™evangelizzazione e nella fede del popolo messicano?
Parlando a un ambiente di Curia, mi sembra giusto mettere in luce il contributo che possono dare -e che danno di fatto โ€“ allโ€™evangelizzazione quelli che passano la maggioranza del loro tempo dietro una scrivania e a trattare affari apparentemente estranei allโ€™evangelizzazione. Se concepisce il proprio lavoro come servizio al Papa e alla Chiesa; se rinnova ogni tanto questa intenzione e non permette che la preoccupazione della carriera prenda il sopravvento nel suo cuore, il modesto impiegato di una Congregazione contribuisce allโ€™evangelizzazione piรน di un predicatore di professione, se questi cerca di piacere agli uomini piรน che a Dio.

3. Come si diventa evangelizzatori
Se lโ€™impegno per lโ€™evangelizzazione รจ di tutti, cerchiamo di vedere quali ne sono le premesse e a quali condizioni si diventa davvero evangelizzatori. La prima condizione ci รจ suggerita dalla parola che Dio rivolse ad Abramo: โ€œEsci dalla tua terra e vaโ€™โ€ (cf. Gen 12, 1). Non cโ€™รจ missione e invio senza una previa uscita. Parliamo spesso di una Chiesa โ€œin uscitaโ€. Dobbiamo renderci conto che la prima porta da cui uscire, non รจ quella della Chiesa, della comunitร , delle istituzioni, delle sacrestie; รจ quella del nostro โ€œioโ€. Lo ha spiegato bene, in una occasione, papa Francesco: โ€œEssere in uscita, diceva, significa innanzitutto uscire dal centro per lasciare al centro il posto a Dioโ€. Secondo unโ€™espressione di Teilhard de Chardin, bisogna โ€œdecentraci da noi stessi e ricentrarci su Cristoโ€.

Piรน intenso del grido rivolto ad Abramo, รจ quello che Gesรบ rivolge a colui che chiama a collaborare con lui nellโ€™annuncio del Regno: โ€œParti, esci dal tuo io, rinnega te stesso! Allora tutto diventa mio. La tua vita cambia, il mio volto diventa il tuo. Non sei piรน tu che vivi, ma io vivo in teโ€. รˆ lโ€™unico modo per vincere il pullulare di invidie, gelosie, paure di perdere la faccia, rancori, risentimenti, situazioni di antipatia che riempiono il cuore dellโ€™uomo vecchio; per essere โ€œabitatiโ€ dal Vangelo e diffondere odore di Vangelo.
La Bibbia ci offre unโ€™immagine che contiene piรน veritร  di interi trattai di pastorale dellโ€™annuncio: quella del libro mangiato che si legge in Ezechiele:
โ€œIo guardai ed ecco, una mano tesa verso di me teneva un rotolo. Lo spiegรฒ davanti a me; era scritto allโ€™interno e allโ€™esterno e vi erano scritti lamenti, pianti e guai. Mi disse: โ€œFiglio dellโ€™uomo, mangia questo rotolo, poi vaโ€™ e parla alla casa dโ€™Israeleโ€. Io aprii la bocca ed egli mi fece mangiare quel rotolo, dicendomi: โ€œFiglio dellโ€™uomo, nutrisci il ventre e riempi le viscere con questo rotolo che ti porgoโ€. Io lo mangiai e fu per la mia bocca dolce come il miele (Ez 2, 9 โ€“ 3, 3; cf anche Ap 10, 2).
Cโ€™รจ una differenza enorme tra la parola di Dio semplicemente studiata e proclamata e la parola di Dio prima โ€œmangiataโ€ e assimilata. Nel primo caso si dice di un predicatore che โ€œparla come un libro stampatoโ€; ma non si arriva cosรฌ al cuore della gente, perchรฉ al cuore arriva solo ciรฒ che parte dal cuore. โ€œCor ad cor loquitur, era il motto del beato cardinal Newman.
Riprendendo lโ€™immagine di Ezechiele, lโ€™autore dellโ€™Apocalisse vi apporta una piccola, ma significativa variante. Dice che il libro ingoiato era sรฌ dolce come il miele sulle labbra, ma amaro come il fiele nelle viscere (cf. Ap 10, 10). Sรฌ perchรฉ, prima di ferire gli ascoltatori la parola deve ferire lโ€™annunciatore, mostrargli il suo peccato e spingerlo alla conversione.
Non รจ il lavoro di un giorno. Cโ€™รจ perรฒ una cosa che si puรฒ fare in un giorno, oggi stesso: acconsentire a questa prospettiva, prendere la decisione irrevocabile, per quanto sta in noi, di non vivere piรน per noi stessi, ma per il Signore (cf. Rom 14, 7-9). Tutto questo non puรฒ essere solo frutto dello sforzo ascetico dellโ€™uomo; รจ anchโ€™esso opera della grazia, frutto dello Spirito Santo. โ€œPerchรฉ non viviamo piรน per noi stessi, ma per lui (Cristo) che รจ morto e risorto per noi, ha mandato, o Padre, lo Spirito Santo, primo dono ai credentiโ€. Cosรฌ la liturgia ci fa pregare nella Preghiera eucaristica IV.
E โ€˜ semplice sapere come si ottiene lo Spirito Santo in vista dellโ€™evangelizzazione. Basta vedere come lโ€™ ottenne Gesรน e come lโ€™ ottenne la Chiesa stessa il giorno di Pentecoste. Luca cosรฌ descrive lโ€™evento del battesimo di Gesรน: โ€œMentre Gesรน, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprรฌ e scese su di lui lo Spirito Santoโ€ (Lc 3,21-22). Fu la preghiera di Gesรน a squarciare i cieli e a fare discendere lo Spirito Santo e lo stesso avvenne per gli apostoli. Lo Spirito Santo, a Pentecoste, venne su di essi mentre erano โ€œconcordi e perseveranti nella preghieraโ€ (At 1,14 ).
Lo sforzo per una rinnovato impegno missionario รจ esposto a due pericoli principali. Uno รจ lโ€™inerzia, la pigrizia, il non fare nulla e lasciare che facciano tutto gli altri. Lโ€™altro รจ il lanciarsi in un attivismo umano febbrile e vuoto, con il risultato di perdere a poco a poco il contatto con la sorgente della parola e della sua efficacia. Sarebbe anche questo un votarsi al fallimento. Piรน aumenta il volume dellโ€™attivitร , piรน deve aumentare il volume della preghiera. Si obietta: questo รจ assurdo; il tempo รจ quello che รจ! Dโ€™accordo, ma chi ha moltiplicato i pani, non potrร  forse moltiplicare anche il tempo? Del resto, รจ quello che Dio fa continuamente e di cui facciamo ogni giorno lโ€™esperienza. Dopo aver pregato, si fanno le stesse cose in meno di metร  del tempo.
Si dice ancora: Ma come starsene tranquilli a pregare, come non correre, quando la casa brucia? Eโ€™ vero anche questo. Ma immaginate questa scena: una squadra di pompieri ha ricevuto un allarme e si precipita a sirene spiegate sul luogo dellโ€™incendio; ma, arrivata sul posto, si accorge di non avere nei serbatoi neppure una goccia dโ€™acqua. Cosรฌ siamo noi, quando corriamo a predicare senza pregare. Non รจ che venga a mancare la parola; al contrario, meno si prega piรน si parla, ma sono parole vuote, che non arrivano al di nessuno.

4. Evangelizzazione e compassione
Accanto alla preghiera un altro mezzo per ottenere lo Spirito Santo รจ la rettitudine di intenzione. Lโ€™ intenzione nel predicare Cristo puรฒ essere inquinata da varie cause. San Paolo ne elenca alcune nella Lettera i Filippesi: per convenienza, per invidia, per spirito di contesa e di rivalitร  (Fil 1, 15-17). La causa che racchiude tutte le altre รจ perรฒ una sola: la mancanza dโ€™amore. San Paolo dice: โ€œSe anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la caritร , sono come un bronzo che risuona o come un cembalo che tintinnaโ€ (l Cor 13,1).
Lโ€™esperienza mi ha fatto scoprire una cosa: che si puรฒ annunciare Gesรน Cristo per motivi che hanno poco o nulla a vedere con lโ€™amore. Si puรฒ annunciare per proselitismo, per trovare, nellโ€™aumento del numero degli adepti, una legittimazione alla propria piccola chiesa, specie se di propria, o di recente, fondazione. Si puรฒ annunciare, prendendo alla lettera una frase del Vangelo, per portare il Vangelo ai confini della terra (cf. Mc 13, 10), in modo da riempire il numero degli eletti e affrettare il ritorno del Signore.
Alcuni di questi motivi non sono in se stessi cattivi. Ma da soli non bastano. Manca quel genuino amore e compassione per gli uomini che รจ lโ€™anima del Vangelo. Il Vangelo dellโ€™amore non si puรฒ annunciare che per amore. Se non ci sforziamo di amare le persone che abbiamo davanti, le parole ci si trasformano facilmente tra le mani in pietre che feriscono e dalle quali ci si ripara, come ci si mette al riparo da una grandinata.
Io ho sempre davanti agli occhi la lezione che la Bibbia, implicitamente, ci da con la vicenda di Giona. Giona รจ costretto da Dio ad andare a predicare a Ninive. Ma i niniviti erano nemici dโ€™Israele e Giona non amava i niniviti. Egli รจ visibilmente contento e soddisfatto quando puรฒ gridare: โ€œAncora quaranta giorni e Ninive sarร  distrutta!โ€. La prospettiva non sembra dispiacergli affatto. Se non che i niniviti si pentono e Dio risparmia loro il castigo. A questo punto Giona entra in crisi. โ€œTu ti dai pena โ€“ gli dice Dio quasi scusandosi- per quella pianta di ricinoโ€ฆe io non dovrei avere pietร  di Ninive, quella grande cittร , nella quale sono piรน di centoventimila persone, che non sanno distinguere fra la mano destra e la sinistra?โ€ (Giona 4,10 s.). Dio deve fare piรน fatica per convertire lui, il predicatore, che non per convertire tutti gli abitanti di Ninive!
Amore, dunque, per gli uomini. Ma anche e soprattutto amore per Gesรน. รˆ lโ€™amore di Cristo che ci deve spingere. โ€œMi ami tu? โ€“ dice Gesรน a Pietro -. Pasci le mie pecoreโ€ (cf Gv 21,15 ss.). Bisogna amare Gesรน, perchรฉ solo chi รจ innamorato di Gesรน lo puรฒ proclamare al mondo con intima convinzione. Non si parla con trasporto se non di ciรฒ di cui si รจ innamorati.
Proclamando il Vangelo, sia con la vita che con le parole, noi non diamo a Gesรน solo gloria, gli diamo anche gioia. Se รจ vero che โ€œla gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita di coloro che si incontrano con Gesรบโ€ , รจ vero anche che chi diffonde il Vangelo riempie di gioia il cuore di Gesรบ. Il senso di gioia e di benessere che una persona prova nel sentire improvvisamente tornare a fluire la vita in un suo membro fino allora inerte o paralizzato, รจ un piccolo segno della gioia che prova Cristo quando sente il suo Spirito tornare a vivificare qualche membro morto del suo corpo.
Cโ€™รจ, nella Bibbia, una parola che non avevo mai notato prima dโ€™ora: โ€œCome fresco di neve al tempo della mietitura, รจ un messaggero verace per chi lo manda; egli rinfranca lโ€™animo del suo Signoreโ€ (Prov 25, 13). Lโ€™immagine della calura e del fresco fa pensare a Gesรน sulla croce che grida: โ€œHo sete!โ€. Eโ€™ lui il grande โ€œmietitoreโ€ assetato di anime, che siamo chiamati a rinfrancare con il nostro umile e devoto servizio al Vangelo. Che lo Spirito Santo, โ€œprincipale agente dellโ€™evangelizzazioneโ€, ci conceda di dare a Gesรน questa gioia, con le parole o con le opere, secondo il carisma e lโ€™ufficio che ognuno di noi ha nella Chiesa.

Fonte

  1. B. Paolo VI, Evangelii nuntiandi, nr. 75.
  2. Lo slogan รจ di Marshall McLuhan, Understanding Media. The Extensions of Man, Mc Graw Hill, New York 1964
  3. DV, 2.
  4. Marshall McLuhan, The Medium and the Light: Reflections on Religion, eds. Eric McLuhan and Jacek Szklarek (Eugene, OR: Wipf and Stock 1999), p. 103.
  5. EN, 41.
  6. Celano, Vita Seconda, CXXIII, 164 (FF, 749)
  7. Papa Francesco, Evangelii gaudium, 1.

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