Alle ore 9 di questa mattina, nella Cappella Redemptoris Mater, alla presenza del Santo Padre, il Predicatore della Casa Pontificia, Rev.do P. Raniero Cantalamessa, O.F.M. Cap., ha tenuto la terza Predica di Quaresima.
Tema delle meditazioni quaresimali รจ il seguente:
โIl Concilio Vaticano II, 50 anni dopo. Una rivisitazione dal punto di vista spiritualeโ.
Le successive prediche di Quaresima avranno luogo venerdรฌ 11 e 18 marzo.
Testo della predica
ANNUNCIARE LA PAROLA
Lo Spirito Santo, principale agente dell’evangelizzazione
Continuiamo e terminiamo oggi le nostre riflessioni sulla costituzione Dei Verbum, cioรจ sulla Parola di Dio. Lโultima volta ho parlato della โlectio divinaโ, cioรจ della lettura personale ed edificante della Scrittura. Seguendo lo schema tracciato da san Giacomo, abbiamo distinto in essa tre operazioni successive: accogliere la Parola, meditare la Parola, mettere in pratica la Parola.
Rimane una quarta operazione da fare, sulla quale vogliamo riflettere oggi: annunciare la Parola. La Dei Verbum parla brevemente del posto privilegiato che deve avere la Parola di Dio nella predicazione della Chiesa (DV, nr. 24), ma non si occupa direttamente dellโannuncio, anche perchรฉ a questo argomento il Concilio dedica un documento a parte, lโAd gentes divinitus, sullโattivitร missionaria della Chiesa.
Dopo questo testo conciliare, il discorso รจ stato ripreso e aggiornato dal Beato Paolo VI con la Evangelii nuntiandi, da san Giovanni Paolo II, con la Redemptoris missio, e da papa Francesco con la Evangelii gaudium. Dal punto di vista dottrinale e operativo tutto, dunque, รจ stato detto, e al piรน alto livello del magistero. Sarebbe sciocco da parte mia pensare di potervi aggiungere qualcosa. Quello che รจ possibile fare, in accordo con il taglio dato a queste meditazioni, รจ mettere in luce qualche aspetto piรน direttamente spirituale del problema. Per farlo, parto dalla frase spesso ripetuta del Beato Paolo VI secondo cui โlo Spirito Santo รจ il principale agente dellโevangelizzazioneโ .
1. Il mezzo e il messaggio
[ads2]Se io voglio diffondere una notizia, il primo problema che mi si pone รจ: con quale mezzo trasmetterla: via stampa? via radio? via televisione? Il mezzo รจ cosรฌ importante che la moderna scienza delle comunicazioni sociali ha coniato lo slogan:โIl mezzo รจ il messaggioโ (โThe medium is the messageโ) Ora, qual รจ il mezzo primordiale e naturale con cui si trasmette la parola? Eโ il fiato, il soffio, la voce. Esso prende, per cosรฌ dire, la parola che si รจ formata nel segreto della mia mente e la porta allโorecchio dellโascoltatore. Tutti gli altri mezzi non fanno che potenziare e amplificare questo mezzo primordiale del fiato o della voce. Anche la scrittura viene dopo e suppone la viva voce, giacchรฉ le lettere dellโalfabeto non sono che segni indicanti dei suoni.
Anche la Parola di Dio segue questa legge. Essa si trasmette per mezzo di un soffio. E qual รจ, o chi รจ, il soffio, o la ruah, di Dio, secondo la Bibbia? Lo sappiamo: รจ lo Spirito Santo! Puรฒ il mio fiato animare la parola di un altro, o il fiato di un altro animare la mia parola? No, la mia parola non puรฒ essere pronunciata che con il mio fiato e la parola di un altro con il suo fiato. Cosรฌ, in modo analogo sโintende, la Parola di Dio non puรฒ essere animata che dal soffio di Dio che รจ lo Spirito Santo.
Questa รจ una veritร semplicissima e quasi ovvia, ma di immensa portata. Eโ la legge fondamentale di ogni annuncio e di ogni evangelizzazione. Le notizie umane si trasmettono o a viva voce, o via radio, stampa, internet e via dicendo; la notizia divina, in quanto divina, si trasmette via Spirito Santo. Lo Spirito Santo ne รจ il vero, essenziale mezzo di comunicazione, senza del quale non si percepisce, del messaggio, che il rivestimento umano. Le parole di Dio sono โ Spirito e vitaโ (cf. Gv 6,63) e non si possono perciรฒ trasmettere o accogliere che โnello Spiritoโ.
Questa legge fondamentale รจ quella che vediamo in atto, concretamente, nella storia della salvezza. Gesรน cominciรฒ a predicare โcon la potenza dello Spirito Santo (Lc 4,14 ss.). Egli stesso dichiarรฒ: โLo Spirito del Signore รจ su di meโฆMi ha consacrato con lโunzione, per portare ai poveri un lieto messaggioโ (Lc 4,18). Apparendo agli apostoli nel cenacolo la sera di Pasqua, egli disse: โCome il Padre ha mandato me, anchโio mando voi. Detto questo, alitรฒ su di loro e disse: Ricevete lo Spirito Santoโ (Gv 20, 21-22). Nel conferire agli apostoli il mandato di andare in tutto il mondo, Gesรน conferรฌ loro anche il mezzo per poterlo compiere -lo Spirito Santo- e lo conferรฌ, significativamente, nel segno del soffio, dellโalito.
Secondo Marco e Matteo, lโultima parola che Gesรบ disse agli apostoli prima di salire al cielo fu โAndate!โ: โAndate in tutto il mondo, predicate il Vangelo a ogni creaturaโ (Mc 16,15; Mt 28, 19). Secondo Luca, il comando finale di Gesรบ sembra lโopposto: Restate! Rimanete!: โRestate in cittร finchรฉ non siate rivestiti di potenza dallโaltoโ (Lc 24, 49). Naturalmente, non cโรจ alcuna contraddizione; il senso รจ: andate in tutto il mondo, ma non prima di aver ricevuto lo Spirito Santo.
Tutto il racconto della Pentecoste serve a mettere in luce questa veritร . Viene lo Spirito Santo ed ecco che Pietro e gli altri apostoli, a voce alta, cominciano a parlare di Cristo crocifisso e risorto e la loro parola ha una tale unzione e potenza che tremila persone si sentono trafiggere il cuore. Lo Spirito Santo, venuto sugli apostoli, si trasforma in essi in un irresistibile impulso a evangelizzare.
San Paolo arriva ad affermare che senza lo Spirito Santo รจ impossibile proclamare che โGesรน รจ il Signore!โ (1 Cor 12, 3), che รจ lโinizio e la sintesi di ogni annuncio cristiano. San Pietro, dal canto suo, definisce gli apostoli โcoloro che hanno annunciato il Vangelo nello Spirito Santoโ (1 Pt 1,12). Indica con la parola โVangeloโ il contenuto e con lโespressione โnello Spirito Santoโ il mezzo, o il metodo, dellโannuncio.
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2. Parole e opere
La prima cosa da evitare quando si parla di evangelizzazione รจ quella di pensare che essa sia sinonimo di predicazione e quindi riservata a una categoria particolare di cristiani. Parlando della natura della rivelazione la Dei Verbum dice:
โLโeconomia della Rivelazione comprende eventi e parole intimamente connessi, in modo che le opere, compiute da Dio nella storia della salvezza, manifestano e rafforzano la dottrina e le realtร significate dalle parole, mentre le parole proclamano le opere e illustrano il mistero in esse contenutoโ .
Si tratta di una affermazione che risale a san Gregorio Magno. โIl nostro Signore e Salvatore, scriveva il santo dottore, a volte ci ammonisce con quello che dice, a volte invece con quello che faโ: โaliquando nos sermonibus, aliquando vero operibus admonetโ. Questa legge che vale per la Rivelazione nel suo nascere, vale anche per il suo diffondersi. In altre parole, non si evangelizza soltanto con le parole, ma prima ancora con le opere e la vita; non con quello che si dice, ma con quello che si fa e che si รจ.
Marshall Mc Luhan una volta ha spiegato il suo famoso slogan โil mezzo รจ il messaggioโ in modo per noi illuminante. Dice che soltanto in Gesรบ Cristo โnon cโรจ differenza alcuna tra il mezzo e il messaggio; in realtร il suo รจ lโunico caso in cui si puรฒ dire che il mezzo e il messaggio sono perfettamente identiciโ . In altre parole, in Cristo il rivelatore รจ anche la rivelazione. Ora, รจ vero che una identificazione cosรฌ totale esiste soltanto in Cristo, ma in senso derivato essa dovrebbe realizzarsi anche in colui che predica il Vangelo. Se egli ha consegnato totalmente la sua vita a Cristo, se puรฒ dire con san Paolo: โNon sono piรน io che vivo, Cristo vive in meโ (Gal 2,20), allora anche di lui si puรฒ dire che โil mezzo รจ il messaggioโ, che la sua vita รจ il suo annuncio.
Cโรจ un detto in inglese che acquista un significato tutto particolare applicato allโevangelizzazione: โI fatti parlano piรน forte delle paroleโ: โDeeds speak louder than wordsโ. Una frase, anchโessa spesso ripetuta, di Paolo VI nella Evangelii nuntiandi dice: โLโuomo contemporaneo ascolta piรน volentieri i testimoni che i maestri, o se ascolta i maestri lo fa perchรฉ sono dei testimoniโ .
Uno dei piรน noti filosofi moralisti del secolo scorso (non occorre farne il nome) una sera fu sorpreso in un locale con una compagnia poco edificante. Un collega gli chiese come poteva conciliare la sua condotta con quello che scriveva nei suoi libri; lui rispose tranquillamente: โAvete mai visto un segnale stradale che si mette a camminare nella direzione che indica?โ. Una risposta brillante, ma che si condanna da sรฉ. Gli uomini non sanno che farsene di โindicatori stradaliโ che indicano la direzione da prendere, ma loro non si spostano di un centimetro.
Io ho un bellโesempio dellโefficacia della testimonianza, nellโordine religioso stesso cui appartengo. Il contributo maggiore, anche se nascosto, che lโordine dei Cappuccini ha dato allโevangelizzazione nei cinque secoli della sua storia non รจ stato, credo, quello dei predicatori di professione, ma quello della schiera di โfratelli laiciโ: semplici e incolti portinai dei conventi o questuanti. Intere popolazioni hanno ritrovato o mantenuto la loro fede grazie al contatto con essi. Uno di essi, il Beato Nicola da Gesturi, parlava cosรฌ poco che la gente lo chiamava โFrate silenzioโ, eppure in Sardegna, a 58 anni dalla sua morte, lโordine dei Cappuccini si identifica con fra Nicola da Gesturi, oppure con fra Ignazio da Laconi, un altro santo frate questuante del passato. Lo stesso avvenne qui a Roma, agli inizi dellโ Ordine, con san Felice da Cantalice. Si รจ realizzata la parola che Francesco dโAssisi rivolse un giorno ai frati predicatori: โPerchรฉ vi gloriate della conversione degli uomini? Sappiate che a convertirli sono stati i miei frati semplici con le loro preghiereโ .
Una volta, durante un dialogo ecumenico, un fratello pentecostale mi chiese โ non per polemica, ma per cercare di capire โ perchรฉ noi cattolici chiamiamo Maria โla Stella dellโevangelizzazioneโ. Fu lโoccasione anche per me per riflettere su questo titolo attribuito a Maria da Paolo VI, a conclusione della Evangelii nuntiandi. Giunsi alla conclusione che Maria รจ la stella dellโevangelizzazione perchรฉ non ha portato una parola particolare a un popolo particolare, come hanno fatto anche i massimi evangelizzatori della storia; ha portato la Parola fatta carne e lโha portata (anche fisicamente) al mondo intero! Non ha mai predicato, non ha pronunziato che pochissime parole, ma era piena di Gesรบ e dovunque andava ne spandeva il profumo, tanto che Giovanni Battista lo avvertรฌ fin dal seno di sua madre. Chi puรฒ negare che la Vergine di Guadalupe abbia avuto un ruolo fondamentale nellโevangelizzazione e nella fede del popolo messicano?
Parlando a un ambiente di Curia, mi sembra giusto mettere in luce il contributo che possono dare -e che danno di fatto โ allโevangelizzazione quelli che passano la maggioranza del loro tempo dietro una scrivania e a trattare affari apparentemente estranei allโevangelizzazione. Se concepisce il proprio lavoro come servizio al Papa e alla Chiesa; se rinnova ogni tanto questa intenzione e non permette che la preoccupazione della carriera prenda il sopravvento nel suo cuore, il modesto impiegato di una Congregazione contribuisce allโevangelizzazione piรน di un predicatore di professione, se questi cerca di piacere agli uomini piรน che a Dio.
3. Come si diventa evangelizzatori
Se lโimpegno per lโevangelizzazione รจ di tutti, cerchiamo di vedere quali ne sono le premesse e a quali condizioni si diventa davvero evangelizzatori. La prima condizione ci รจ suggerita dalla parola che Dio rivolse ad Abramo: โEsci dalla tua terra e vaโโ (cf. Gen 12, 1). Non cโรจ missione e invio senza una previa uscita. Parliamo spesso di una Chiesa โin uscitaโ. Dobbiamo renderci conto che la prima porta da cui uscire, non รจ quella della Chiesa, della comunitร , delle istituzioni, delle sacrestie; รจ quella del nostro โioโ. Lo ha spiegato bene, in una occasione, papa Francesco: โEssere in uscita, diceva, significa innanzitutto uscire dal centro per lasciare al centro il posto a Dioโ. Secondo unโespressione di Teilhard de Chardin, bisogna โdecentraci da noi stessi e ricentrarci su Cristoโ.
Piรน intenso del grido rivolto ad Abramo, รจ quello che Gesรบ rivolge a colui che chiama a collaborare con lui nellโannuncio del Regno: โParti, esci dal tuo io, rinnega te stesso! Allora tutto diventa mio. La tua vita cambia, il mio volto diventa il tuo. Non sei piรน tu che vivi, ma io vivo in teโ. ร lโunico modo per vincere il pullulare di invidie, gelosie, paure di perdere la faccia, rancori, risentimenti, situazioni di antipatia che riempiono il cuore dellโuomo vecchio; per essere โabitatiโ dal Vangelo e diffondere odore di Vangelo.
La Bibbia ci offre unโimmagine che contiene piรน veritร di interi trattai di pastorale dellโannuncio: quella del libro mangiato che si legge in Ezechiele:
โIo guardai ed ecco, una mano tesa verso di me teneva un rotolo. Lo spiegรฒ davanti a me; era scritto allโinterno e allโesterno e vi erano scritti lamenti, pianti e guai. Mi disse: โFiglio dellโuomo, mangia questo rotolo, poi vaโ e parla alla casa dโIsraeleโ. Io aprii la bocca ed egli mi fece mangiare quel rotolo, dicendomi: โFiglio dellโuomo, nutrisci il ventre e riempi le viscere con questo rotolo che ti porgoโ. Io lo mangiai e fu per la mia bocca dolce come il miele (Ez 2, 9 โ 3, 3; cf anche Ap 10, 2).
Cโรจ una differenza enorme tra la parola di Dio semplicemente studiata e proclamata e la parola di Dio prima โmangiataโ e assimilata. Nel primo caso si dice di un predicatore che โparla come un libro stampatoโ; ma non si arriva cosรฌ al cuore della gente, perchรฉ al cuore arriva solo ciรฒ che parte dal cuore. โCor ad cor loquitur, era il motto del beato cardinal Newman.
Riprendendo lโimmagine di Ezechiele, lโautore dellโApocalisse vi apporta una piccola, ma significativa variante. Dice che il libro ingoiato era sรฌ dolce come il miele sulle labbra, ma amaro come il fiele nelle viscere (cf. Ap 10, 10). Sรฌ perchรฉ, prima di ferire gli ascoltatori la parola deve ferire lโannunciatore, mostrargli il suo peccato e spingerlo alla conversione.
Non รจ il lavoro di un giorno. Cโรจ perรฒ una cosa che si puรฒ fare in un giorno, oggi stesso: acconsentire a questa prospettiva, prendere la decisione irrevocabile, per quanto sta in noi, di non vivere piรน per noi stessi, ma per il Signore (cf. Rom 14, 7-9). Tutto questo non puรฒ essere solo frutto dello sforzo ascetico dellโuomo; รจ anchโesso opera della grazia, frutto dello Spirito Santo. โPerchรฉ non viviamo piรน per noi stessi, ma per lui (Cristo) che รจ morto e risorto per noi, ha mandato, o Padre, lo Spirito Santo, primo dono ai credentiโ. Cosรฌ la liturgia ci fa pregare nella Preghiera eucaristica IV.
E โ semplice sapere come si ottiene lo Spirito Santo in vista dellโevangelizzazione. Basta vedere come lโ ottenne Gesรน e come lโ ottenne la Chiesa stessa il giorno di Pentecoste. Luca cosรฌ descrive lโevento del battesimo di Gesรน: โMentre Gesรน, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprรฌ e scese su di lui lo Spirito Santoโ (Lc 3,21-22). Fu la preghiera di Gesรน a squarciare i cieli e a fare discendere lo Spirito Santo e lo stesso avvenne per gli apostoli. Lo Spirito Santo, a Pentecoste, venne su di essi mentre erano โconcordi e perseveranti nella preghieraโ (At 1,14 ).
Lo sforzo per una rinnovato impegno missionario รจ esposto a due pericoli principali. Uno รจ lโinerzia, la pigrizia, il non fare nulla e lasciare che facciano tutto gli altri. Lโaltro รจ il lanciarsi in un attivismo umano febbrile e vuoto, con il risultato di perdere a poco a poco il contatto con la sorgente della parola e della sua efficacia. Sarebbe anche questo un votarsi al fallimento. Piรน aumenta il volume dellโattivitร , piรน deve aumentare il volume della preghiera. Si obietta: questo รจ assurdo; il tempo รจ quello che รจ! Dโaccordo, ma chi ha moltiplicato i pani, non potrร forse moltiplicare anche il tempo? Del resto, รจ quello che Dio fa continuamente e di cui facciamo ogni giorno lโesperienza. Dopo aver pregato, si fanno le stesse cose in meno di metร del tempo.
Si dice ancora: Ma come starsene tranquilli a pregare, come non correre, quando la casa brucia? Eโ vero anche questo. Ma immaginate questa scena: una squadra di pompieri ha ricevuto un allarme e si precipita a sirene spiegate sul luogo dellโincendio; ma, arrivata sul posto, si accorge di non avere nei serbatoi neppure una goccia dโacqua. Cosรฌ siamo noi, quando corriamo a predicare senza pregare. Non รจ che venga a mancare la parola; al contrario, meno si prega piรน si parla, ma sono parole vuote, che non arrivano al di nessuno.
4. Evangelizzazione e compassione
Accanto alla preghiera un altro mezzo per ottenere lo Spirito Santo รจ la rettitudine di intenzione. Lโ intenzione nel predicare Cristo puรฒ essere inquinata da varie cause. San Paolo ne elenca alcune nella Lettera i Filippesi: per convenienza, per invidia, per spirito di contesa e di rivalitร (Fil 1, 15-17). La causa che racchiude tutte le altre รจ perรฒ una sola: la mancanza dโamore. San Paolo dice: โSe anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la caritร , sono come un bronzo che risuona o come un cembalo che tintinnaโ (l Cor 13,1).
Lโesperienza mi ha fatto scoprire una cosa: che si puรฒ annunciare Gesรน Cristo per motivi che hanno poco o nulla a vedere con lโamore. Si puรฒ annunciare per proselitismo, per trovare, nellโaumento del numero degli adepti, una legittimazione alla propria piccola chiesa, specie se di propria, o di recente, fondazione. Si puรฒ annunciare, prendendo alla lettera una frase del Vangelo, per portare il Vangelo ai confini della terra (cf. Mc 13, 10), in modo da riempire il numero degli eletti e affrettare il ritorno del Signore.
Alcuni di questi motivi non sono in se stessi cattivi. Ma da soli non bastano. Manca quel genuino amore e compassione per gli uomini che รจ lโanima del Vangelo. Il Vangelo dellโamore non si puรฒ annunciare che per amore. Se non ci sforziamo di amare le persone che abbiamo davanti, le parole ci si trasformano facilmente tra le mani in pietre che feriscono e dalle quali ci si ripara, come ci si mette al riparo da una grandinata.
Io ho sempre davanti agli occhi la lezione che la Bibbia, implicitamente, ci da con la vicenda di Giona. Giona รจ costretto da Dio ad andare a predicare a Ninive. Ma i niniviti erano nemici dโIsraele e Giona non amava i niniviti. Egli รจ visibilmente contento e soddisfatto quando puรฒ gridare: โAncora quaranta giorni e Ninive sarร distrutta!โ. La prospettiva non sembra dispiacergli affatto. Se non che i niniviti si pentono e Dio risparmia loro il castigo. A questo punto Giona entra in crisi. โTu ti dai pena โ gli dice Dio quasi scusandosi- per quella pianta di ricinoโฆe io non dovrei avere pietร di Ninive, quella grande cittร , nella quale sono piรน di centoventimila persone, che non sanno distinguere fra la mano destra e la sinistra?โ (Giona 4,10 s.). Dio deve fare piรน fatica per convertire lui, il predicatore, che non per convertire tutti gli abitanti di Ninive!
Amore, dunque, per gli uomini. Ma anche e soprattutto amore per Gesรน. ร lโamore di Cristo che ci deve spingere. โMi ami tu? โ dice Gesรน a Pietro -. Pasci le mie pecoreโ (cf Gv 21,15 ss.). Bisogna amare Gesรน, perchรฉ solo chi รจ innamorato di Gesรน lo puรฒ proclamare al mondo con intima convinzione. Non si parla con trasporto se non di ciรฒ di cui si รจ innamorati.
Proclamando il Vangelo, sia con la vita che con le parole, noi non diamo a Gesรน solo gloria, gli diamo anche gioia. Se รจ vero che โla gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita di coloro che si incontrano con Gesรบโ , รจ vero anche che chi diffonde il Vangelo riempie di gioia il cuore di Gesรบ. Il senso di gioia e di benessere che una persona prova nel sentire improvvisamente tornare a fluire la vita in un suo membro fino allora inerte o paralizzato, รจ un piccolo segno della gioia che prova Cristo quando sente il suo Spirito tornare a vivificare qualche membro morto del suo corpo.
Cโรจ, nella Bibbia, una parola che non avevo mai notato prima dโora: โCome fresco di neve al tempo della mietitura, รจ un messaggero verace per chi lo manda; egli rinfranca lโanimo del suo Signoreโ (Prov 25, 13). Lโimmagine della calura e del fresco fa pensare a Gesรน sulla croce che grida: โHo sete!โ. Eโ lui il grande โmietitoreโ assetato di anime, che siamo chiamati a rinfrancare con il nostro umile e devoto servizio al Vangelo. Che lo Spirito Santo, โprincipale agente dellโevangelizzazioneโ, ci conceda di dare a Gesรน questa gioia, con le parole o con le opere, secondo il carisma e lโufficio che ognuno di noi ha nella Chiesa.
- B. Paolo VI, Evangelii nuntiandi, nr. 75.
- Lo slogan รจ di Marshall McLuhan, Understanding Media. The Extensions of Man, Mc Graw Hill, New York 1964
- DV, 2.
- Marshall McLuhan, The Medium and the Light: Reflections on Religion, eds. Eric McLuhan and Jacek Szklarek (Eugene, OR: Wipf and Stock 1999), p. 103.
- EN, 41.
- Celano, Vita Seconda, CXXIII, 164 (FF, 749)
- Papa Francesco, Evangelii gaudium, 1.
