padre Raniero Cantalamessa – Quinta ed ultima Predica di Quaresima 2016

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Alle ore 9 di questa mattina, nella Cappella Redemptoris Mater, alla presenza del Santo Padre, il Predicatore della Casa Pontificia, Rev.do P. Raniero Cantalamessa, O.F.M. Cap., ha tenuto lโ€™ultima Predica di Quaresima.
Tema delle meditazioni quaresimali รจ il seguente:

โ€œIl Concilio Vaticano II, 50 anni dopo. Una rivisitazione dal punto di vista spiritualeโ€.

Testo della predica

IL CAMMINO VERSO LA UNITร€ DEI CRISTIANI
Riflessione sulla โ€œUnitatis Redintegratioโ€

1. Il cammino ecumenico dopo il Vaticano II
La moderna scienza ermeneutica ha reso familiare il principio di Gadamer della โ€œstoria degli effettiโ€(Wirkungsgeschichte). Secondo tale metodo, per capire un testo bisogna tener conto degli effetti che esso ha prodotto nella storia, inserendosi in questa storia e dialogando con essa . Questo principio risulta di grande utilitร  applicato allโ€™interpretazione della Scrittura. Ci dice che non si puรฒ capire appieno lโ€™Antico Testamento, se non alla luce del suo compimento nel Nuovo e non si puรฒ capire il Nuovo Testamento se non alla luce dei frutti che ha prodotto nella vita della Chiesa. Non basta perciรฒ il solito studio storico-filologico delle โ€œfontiโ€, cioรจ dellโ€™influenze subite da un testo; occorre tener conto anche delle influenze da esso esercitate. รˆ la regola che Gesรบ aveva formulato molto tempo prima, dicendo che ogni albero si conosce dai suoi frutti (cf. Lc 6, 44).
Fatte le debite proporzioni, questo principio โ€“ lo abbiamo visto nelle precedenti meditazioni โ€“ si applica anche ai testi del Vaticano II. Oggi vorrei mostrare come esso si applica in particolare al decreto sullโ€™ecumenismo, Unitatis redintegratio, che รจ il tema di questa meditazione. Cinquantโ€™anni di cammino e di progressi nellโ€™ecumenismo stanno a dimostrare le virtualitร  racchiuse in quel testo. Dopo aver richiamato le ragioni profonde che inducono i cristiani a ricercare lโ€™unitร  tra di loro, e dopo aver preso atto del diffondersi tra i credenti delle diverse Chiese di un nuovo atteggiamento a questo riguardo, i Padri conciliari cosรฌ esprimono lโ€™intento del documento:
โ€œPerciรฒ questo sacro Concilio, considerando con gioia tutti questi fatti, dopo avere giร  esposta la dottrina sulla Chiesa, mosso dal desiderio di ristabilire lโ€™unitร  fra tutti i discepoli di Cristo, intende ora proporre a tutti i cattolici gli aiuti, gli orientamenti, e i modi, con i quali possano essi stessi rispondere a questa vocazione e a questa grazia divinaโ€ .
Le realizzazioni, o i frutti, di questo documento sono stati di due specie. Sul piano dottrinale e istituzionale, รจ stato costituito il Pontificio Consiglio per lโ€™unitร  dei cristiani; sono stati avviati inoltre dialoghi bilaterali con quasi tutte le confessioni cristiane, con lo scopo di promuovere una migliore conoscenza reciproca, un confronto delle posizioni e il superamento dei pregiudizi.
Accanto a questo ecumenismo ufficiale e dottrinale, si รจ sviluppato fin dallโ€™inizio un ecumenismo dellโ€™incontro e della riconciliazione dei cuori. In questo ambito spiccano alcuni incontri celebri che hanno segnato il cammino ecumenico in questi 50 anni: quello di Paolo VI con il Patriarca Atenagora, gli innumerevoli incontri di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI con i capi di diverse chiese cristiane, di papa Francesco con il patriarca Bartolomeo nel 2014, e, ultimo, quello con il Patriarca di Mosca Kirill a Cuba che ha aperto un orizzonte nuovo al cammino ecumenico.
A questo stesso ecumenismo spirituale, appartengono anche le tante iniziative in cui credenti di diverse Chiese si incontrano per pregare e proclamare insieme il Vangelo, senza intenti di proselitismo e nella piena fedeltร  ognuno alla propria Chiesa. Ho avuto la grazia di partecipare a molti di questi incontri. Uno di essi mi รจ rimasto particolarmente vivo nella memoria perchรฉ fu come una profezia visiva di quello a cui dovrebbe portarci il movimento ecumenico.
Nel 2009 si tenne a Stoccolma una grande manifestazione di fede denominata โ€œJesus manifestationโ€, โ€œUna manifestazione per Gesรบโ€. Nel giorno finale, i credenti delle varie Chiese, ognuno da una strada diversa, muovevano in processione verso il centro della cittร . Anche il piccolo gruppo di cattolici, con in testa il vescovo locale, andavamo per la nostra via pregando. Giunti al centro, le file si rompevamo ed era unโ€™unica folla che proclamava la signoria di Cristo al cospetto di una folla di 18 mila giovani e di passanti attoniti. Quella che intendeva essere una manifestazione โ€œperโ€ Gesรบ, divenne una potente manifestazione โ€œdiโ€ Gesรบ. La sua presenza si poteva quasi toccare con mano in un paese non abituato a manifestazioni religiose di questo genere.
Anche questi sviluppi del documento sullโ€™ecumenismo sono un frutto dello Spirito Santo e un segno della invocata nuova Pentecoste. Come fece il Risorto a convincere gli apostoli ad aprirsi ai gentili e ad accogliere anchโ€™essi nella comunitร  cristiana? Condusse Pietro nella casa del centurione Cornelio, lo fece assistere alla venuta dello Spirito sui presenti, con le stesse manifestazioni che gli apostoli avevano sperimentato a Pentecoste: parlare in lingue, glorificare Dio ad alta voce. A Pietro non rimase che trarre la conclusione: โ€œSe Dio ha dato a loro lo stesso dono che ha dato a noiโ€ฆchi ero io per porre impedimento a Dio?โ€ (At 11, 17).
Il Signore risorto sta facendo la stessa cosa oggi. Invia il suo Spirito e i suoi carismi su credenti delle piรน diverse Chiese, anche quelle che credevamo le piรน distanti da noi, spesso con le identiche manifestazioni esterne. Come non vedere in ciรฒ un segno che egli ci spinge ad accettarci e riconoscerci reciprocamente come fratelli, anche se tuttora in cammino verso una unitร  piรน piena sul piano visibile? Fu in ogni caso quello che convertรฌ me allโ€™amore per lโ€™unitร  dei cristiani, abituato, come dai miei studi preconciliari, a vedere ortodossi e protestanti solo come gli โ€œavversariโ€ da confutare nelle nostre tesi di teologia.

2. A un anno dal V Centenario della riforma protestante (1517)
[ads2]Nella Quaresima dellโ€™anno scorso, ho cercato di mostrare i risultati a cui รจ giunto, a livello teologico, il dialogo ecumenico con lโ€™oriente ortodosso. Al libretto che raccoglie tali meditazioni ho dato il titolo โ€œDue polmoni, un unico respiroโ€, che dice da solo quello a cui tendiamo e che in gran parte รจ giร  realizzato . In questa occasione vorrei rivolgere lโ€™attenzione ai rapporti con lโ€™altro grande interlocutore del dialogo ecumenico che รจ il mondo protestante, senza entrare in questioni storiche e dottrinali, ma per mostrare come tutto ci spinge ad andare avanti nello sforzo di ricomporre lโ€™unitร  dellโ€™occidente cristiano.
Una circostanza rende questo sforzo particolarmente attuale. Il mondo cristiano si prepara a celebrare il quinto centenario della Riforma nel 2017. รˆ vitale per tutta il futuro della Chiesa non sciupare questa occasione, rimanendo prigionieri del passato, o limitandosi a usare toni piรน irenici nello stabilire torti e ragioni dโ€™ambo le parti. รˆ il momento di fare, credo, un salto di qualitร , come quando una barca arriva alla chiusa di un fiume o di un canale che le permettere di proseguire la navigazione a un livello superiore.
La situazione รจ profondamente cambiata in questi cinquecento anni, ma come, sempre, si stenta a prenderne atto. Le questioni che provocarono la separazione tra Chiesa di Roma e la Riforma nel secolo XVI furono soprattutto le indulgenze e il modo in cui avviene la giustificazione dellโ€™empio. Ma, di nuovo, possiamo dire che questi siano i problemi con i quali sta o cade la fede dellโ€™uomo dโ€™oggi? In una conferenza tenuta al Centro โ€œPro unioneโ€ di Roma, il cardinale Walter Kasper faceva giustamente notare che mentre per Lutero il problema esistenziale numero uno era come superare il senso della colpa e ottenere un Dio benevolo, oggi il problema semmai รจ il contrario: come ridare allโ€™uomo dโ€™oggi il vero senso del peccato che ha smarrito del tutto.
Io credo che tutte le secolari discussioni tra cattolici e protestanti intorno alla fede e alle opere hanno finito per farci perdere di vista il punto principale del messaggio paolino. Quello che allโ€™Apostolo preme anzitutto affermare in Romani 3 non รจ che siamo giustificati per la fede, ma che siamo giustificati per la fede in Cristo; non รจ tanto che siamo giustificati per la grazia, quanto che siamo giustificati per la grazia di Cristo. รˆ Cristo il cuore del messaggio, prima ancora che la grazia e la fede.
Dopo avere nei due precedenti capitoli della Lettera presentato lโ€™umanitร  nel suo universale stato di peccato e di perdizione, lโ€™Apostolo ha lโ€™incredibile coraggio di proclamare che questa situazione รจ ora radicalmente cambiata โ€œin virtรน della redenzione realizzata da Cristoโ€, โ€œper lโ€™obbedienza di un solo uomoโ€ (Rom 3, 24; 5, 19).
Lโ€™affermazione che questa salvezza si riceve per fede, e non per le opere, รจ presente nel testo ed era la cosa piรน urgente da mettere in luce al tempo di Lutero, quando era pacifico, almeno in Europa, che si trattava della fede in Cristo e della grazia di Cristo. Ma essa viene in secondo luogo, non in primo. Abbiamo commesso lโ€™errore di ridurre a un problema di scuole, interno al cristianesimo, quella che era per lโ€™Apostolo una affermazione di portata ben piรน vasta e universale. Oggi siamo chiamati a riscoprire e proclamare insieme il fondo del messaggio paolino.
Nella descrizione delle battaglie medievali cโ€™รจ sempre un momento in cui, superati gli arcieri, la cavalleria e tutto il resto, la mischia si concentrava intorno al re. Lรฌ si decideva lโ€™esito finale della battaglia. Anche per noi la battaglia oggi รจ intorno al reโ€ฆ La persona di Gesรน Cristo รจ la vera posta in gioco. Abbiamo bisogno di tornare, dal punto di vista dellโ€™evangelizzazione, al tempo degli apostoli. Cโ€™รจ una analogia tra il nostro tempo e il loro. Essi avevano davanti un mondo pre-cristiano; in occidente, noi abbiamo davanti un mondo largamente post-cristiano.
Quando lโ€™apostolo Paolo vuole riassumere in una frase lโ€™essenza del messaggio cristiano non dice: โ€œNoi vi annunciamo questa o quella dottrinaโ€; dice: โ€œNoi predichiamo Cristo crocifissoโ€ (1 Cor 1,23), e ancora: โ€œNoi predichiamo Cristo Gesรบ Signoreโ€ (2 Cor 4,5). Questo รจ di nuovo il vero โ€œarticulus stantis et cadentis Ecclesiaeโ€, lโ€™articolo con il quale la Chiesa sta o cade.
Questo non significa ignorare tutto quella che la Riforma protestante ha prodotto di nuovo e di valido, sia nel campo della teologia che in quello della spiritualitร , soprattutto con la riaffermazione del primato della Parola di Dio. Significa piuttosto permettere a tutta a la Chiesa di beneficiare delle sue conquiste positive, una volta liberate da certi eccessi e irrigidimenti, dovuti al clima surriscaldato del momento, allโ€™ingerenza della politica e alle polemiche successive.
Un passo significativo in questa direzione รจ stato la โ€œdichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazioneโ€ firmata il 31 Ottobre 1999 tra la Chiesa cattolica e la federazione mondiale delle Chiese luteraneโ€ . Nella sua conclusione, essa dice:
โ€œLa comprensione della dottrina della giustificazione esposta in questa Dichiarazione mostra lโ€™esistenza di un consenso tra luterani e cattolici su veritร  fondamentali di tale dottrina della giustificazione. Alla luce di detto consenso sono accettabili le differenze che sussistono per quanto riguarda il linguaggio, gli sviluppi teologici e le accentuazioni particolari che ha assunto la comprensione della giustificazione. [โ€ฆ] Per questo motivo lโ€™elaborazione luterana e lโ€™elaborazione cattolica della fede nella giustificazione sono, nelle loro differenze, aperte lโ€™una allโ€™altra e tali da non invalidare di nuovo il consenso raggiunto su veritร  fondamentaliโ€ .
Io mi trovai a essere presente quando lโ€™accordo fu proclamato in San Pietro durante un Vespro solenne presieduto da Giovanni Paolo II e dallโ€™arcivescovo di Uppsala, Bertil Werkstrรถm. Mi colpรฌ una osservazione che il papa fece nellโ€™omelia. Esprimeva, se ricordo bene, questo pensiero: รจ venuto il tempo di smettere di fare di questa dottrina della giustificazione per fede un tema di lotte e di dispute tra teologi, e cercare invece di aiutare tutti i battezzati a fare, di questa veritร , una esperienza personale e liberatoria. Da quel giorno, non ho smesso, ogni volta che ne ho avuto lโ€™opportunitร  nella mia predicazione, di esortare i fratelli a fare questa esperienza.
La giustificazione mediante la fede in Cristo dovrebbe essere predicata da tutta la Chiesa e con maggior vigore che mai. Non piรน, perรฒ in opposizione alle โ€œbuone opereโ€ che รจ una questione superata e risolta, ma in opposizione, semmai, alla pretesa del mondo secolarizzato di potersi salvare da solo, con la propria scienza, la tecnica o con tecniche spirituali di propria invenzione. Sono convinto che se fossero vivi oggigiorno questo sarebbe il modo con cui Lutero, Calvino e gli altri riformatori predicherebbero la giustificazione gratuita mediante la fede!
โ€œLe societร  moderne โ€“ si legge in un libro che ha fatto epoca โ€“ sono costruite sulla scienza. Le devono la loro ricchezza, la loro potenza e la certezza che ricchezze e potenze ancora maggiori saranno in un domani accessibili allโ€™uomo, se egli lo vorrร  [โ€ฆ]. Provviste di ogni potere, dotate di tutte le ricchezze che la scienza offre loro, le nostre societร  tentano ancora di vivere e di insegnare sistemi di valori, giร  minati alla base da questa stessa scienzaโ€ .
I โ€œsistemi di valore sorpassatiโ€ sono naturalmente, per lโ€™autore, i sistemi religiosi. Jean-Paul Sartre arriva alla stessa conclusione partendo da un punto di vista filosofico. Egli fa dire a un suo personaggio: โ€œIo stesso oggi mi accuso e solo io posso anche assolvermi, io lโ€™uomo. Se Dio esiste lโ€™uomo รจ nullaโ€ . E a questo tipo di sfide lanciate dallo scientismo ateo e dal secolarismo che i cristiani di oggi devono rispondere con la dottrina che โ€œlโ€™uomo non รจ giustificato davanti a Dio dalle proprie opere, ma per grazia e per fede (cf. Gal 2, 16).

3. Oltre le formule
Sono persuaso che sul dialogo ecumenico con le Chiese protestanti pesa fortemente il ruolo frenante delle formule. Mi spiego. Le formulazioni dottrinali e dogmatiche, che al loro nascere erano frutto di processi vitali e rispecchiavano il cammino corale della comunitร  e la veritร  faticosamente raggiunta, con il passare del tempo tendono a irrigidirsi a diventare delle โ€œparole dโ€™ordineโ€, etichette indicanti unโ€™appartenenza. La fede non termina piรน alla realtร  della cosa, ma alla sua formulazione. Siamo agli antipodi di quello che dovrebbe essere lโ€™ordine delle cose secondo la celebre affermazione di Tommaso dโ€™Aquino: โ€œFides non terminatur ad enuntiabile, sed ad remโ€: la fede non termina nella sua formulazione, ma nella cosa in se .
รˆ il fenomeno del formalismo in atto giร  nellโ€™antichitร , una volta terminata la fase creativa dei grandi dogmi . Solo di recente si รจ capito, per esempio, che le divisioni in seno allโ€™Oriente cristiano, tra Chiese calcedonesi e cosiddette Chiese monofisite o nestoriane, erano basate, in molti casi, su delle formule e sul senso diverso dato, in esse, ai termini ousia e ipostasi, che non toccavano la sostanza della dottrina. Si รจ potuta ristabilire, cosรฌ, la comunione tra e con diverse Chiese orientali.
Questo ostacolo รจ particolarmente visibile nei rapporti con le Chiese della Riforma. Fede e opere, Scrittura e tradizione: sono contrapposizioni comprensibili, e in parte giustificate, nel loro nascere, ma diventano ingannatrici se vengono ripetute e tenute in piedi, come se nulla fosse cambiato in cinquecento anni di vita.
Prendiamo la contrapposizione tra fede e opere. Essa ha un senso se per buone opere si intendono principalmente (come purtroppo avveniva al tempo di Lutero) indulgenze, pellegrinaggi, digiuni, elemosine, candele votive e via dicendo. Diventa fuorviante se per buone opere intendiamo le opere di caritร  e di misericordia. Gesรบ, nel Vangelo ci ammonisce che senza di esse non si entra nel regno dei cieli e lui sarร  costretto a dire: โ€œVia da meโ€. Non si รจ giustificati dunque per le buone opere, ma non ci si salva senza le buone opere. La giustificazione รจ senza condizioni, ma non รจ senza conseguenze. Questo lo crediamo tutti, cattolici e protestanti e lo diceva giร  il concilio di Trento.
Lo stesso si deve dire della contrapposizione tra Scrittura e tradizione. Essa viene a galla, appena si tocca il problema della rivelazione, come se i protestanti avessero solo la Scrittura e i cattolici Scrittura e Tradizione. Ma nella realtร  nessuna Chiesa รจ senza una propria tradizione. Che cosa spiega lโ€™esistenza di tante denominazioni diverse in seno al protestantesimo, se non il loro diverso modo di interpretare la Scrittura? E che cosโ€™รจ la Tradizione, nel suo contenuto piรน vero, se non, appunto, la Scrittura letta nella Chiesa e dalla Chiesa?
Neppure la formula luterana โ€œSimul iustus et peccatorโ€, โ€œgiusto e peccatore allo stesso tempoโ€, รจ uno scoglio insormontabile alla comunione. Fa parte della tradizione cattolica, fin dal tempo dei Padri, la definizione della Chiesa come โ€œcasta meretriceโ€ (casta meretrix) e come โ€œsanta e sempre da riformareโ€ . Ciรฒ che si dice della Chiesa nel suo insieme, come corpo di Cristo, non si dovrebbe applicare anche a ciascuno dei suoi membri?
Quello che puรฒ essere soggetto a diversa e complementare spiegazione รจ il modo in cui รจ intesa questa compresenza di santitร  e di peccato nellโ€™uomo redento. Nellโ€™ Allegato alla Dichiarazione congiunta sulla giustificazione cโ€™รจ una spiegazione della formula โ€œsimul iustus et peccatorโ€ che non รจ in divergenza con la dottrina cattolica. Si afferma che la giustificazione opera un rinnovamento reale nella vita del battezzato, anche se questo non diviene mai un possesso acquisito, su cui lโ€™uomo possa appoggiarsi davanti a Dio, ma rimane sempre dipendente dallโ€™azione dello Spirito Santo.
Nel 1974 ci fu una notizia che stupรฌ e divertรฌ il mondo intero. Un soldato giapponese, inviato durante lโ€™ultima guerra mondiale in unโ€™isola delle Filippine per infiltrarsi tra il nemico e raccogliere informazioni, aveva vissuto trentโ€™anni nascondendosi qua e lร  nella giungla e nutrendosi di radici, frutti e qualche preda, convinto che la guerra fosse ancora in atto e lui ancora in missione. Quando lo rintracciarono, fecero fatica a convincerlo che la guerra era finita e che poteva tornare in patria. Io credo che succeda qualcosa di simile tra i cristiani. Ci sono cristiani che bisogna convincere, in entrambi gli schieramenti, che la guerra รจ finita, le guerre di religione tra cattolici e protestanti sono finite. Abbiamo ben altro da fare che farci guerra lโ€™un lโ€™altro! Il mondo ha dimenticato, o non ha mai conosciuto, il suo Salvatore, colui che รจ la luce del mondo, la via, la veritร  e la vita, e noi perdiamo tempo a polemizzare tra di noi?

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4. Unitร  nella caritร 
Non basta, perรฒ, questo motivo pratico per fare lโ€™unitร  dei cristiani. Non basta trovarsi uniti sul fronte dellโ€™evangelizzazione e dellโ€™azione caritativa. Questa รจ una via che il movimento ecumenico sperimentรฒ ai suoi inizi con il movimento โ€œVita e azioneโ€ (โ€œLife and Workโ€), ma che si rivelรฒ presto insufficiente. Se lโ€™unitร  dei discepoli deve essere un riflesso dellโ€™unitร  tra il Padre e il Figlio, essa deve essere anzitutto una unitร  dโ€™amore, perchรฉ tale รจ lโ€™unitร  che regna nella Trinitร . Le tre divine persone non sono unite per il fatto che โ€œoperano congiuntamenteโ€ la creazione e tutte le altre opere ad extra; lo sono nel loro stesso essere. La Scrittura ci esorta a โ€œfare la veritร  nella caritร  โ€“ veritatem facientes in caritateโ€(Ef 4, 15). E santโ€™Agostino afferma che โ€œnon si entra nella veritร  se non attraverso la caritร  โ€“ non intratur in veritatem nisi per caritatemยป .
La cosa straordinaria, circa questa via allโ€™unitร  basata sullโ€™amore, รจ che essa รจ giร  ora spalancata davanti a noi. Non possiamo โ€œbruciare le tappeโ€ circa la dottrina, perchรฉ le differenze ci sono e vanno risolte con pazienza nelle sedi appropriate. Possiamo invece bruciare le tappe nella caritร , ed essere pienamente uniti, fin dโ€™ora. Il vero e sicuro segno della venuta dello Spirito non รจ, scrive ancora santโ€™Agostino, il parlare in lingue, ma รจ lโ€™amore per lโ€™unitร : โ€œSappiate che avete lo Spirito Santo quando acconsentite a che il vostro cuore aderisca allโ€™unitร  attraverso una sincera caritร โ€ .
Ripensiamo allโ€™inno alla caritร  di san Paolo. Ogni sua frase acquista un significato attuale e nuovo, se applicata allโ€™amore tra membri delle diverse Chiese cristiane, nei rapporti ecumenici:
โ€œLa caritร  รจ pazienteโ€ฆ
La caritร  non รจ invidiosaโ€ฆ
Non cerca solo il suo interesse [o solo lโ€™interesse della propria Chiesa].
Non tiene conto del male ricevuto [semmai, del male arrecato agli altri!].
Non gode dellโ€™ingiustizia, ma si compiace della veritร  [non gode delle difficoltร  delle altre Chiese, ma si rallegra dei loro successi spirituali].
Tutto crede, tutto spera, tutto sopportaโ€(l Cor 13, 4 ss).
โ€œAmarsiโ€ รจ stato detto โ€œnon significa guardarsi lโ€™un lโ€™altro, ma guardare insieme nella stessa direzioneโ€. Anche tra cristiani, amarsi significa guardare insieme nella stessa direzione che รจ Cristo. โ€œEgli รจ la nostra paceโ€ (Ef 2, 14). Se ci convertiremo a Cristo e andremo insieme verso di lui, noi cristiani ci avvicineremo anche tra di noi, fino a essere, come lui ha chiesto, โ€œuna cosa sola con lui e con il Padreโ€ (cf. Gv 17, 21). Succede come per i raggi di una ruota. Essi partono da punti distanti della circonferenza, ma a mano a mano che si avvicinano al centro, si avvicinano anche tra di loro, fino a formare un punto solo. Succede come quel giorno a Stoccolmaโ€ฆ
Ci apprestiamo a celebrare la Pasqua. Sulla croce Gesรน โ€œha abbattuto il muro di separazione che era frammezzo, cioรจ lโ€™inimicizia [โ€ฆ] Per mezzo di lui possiamo presentarci, gli uni e gli altri, al Padre in un solo Spiritoโ€ (Ef 2, 14.18). Non manchiamo di farlo, per la gioia del Cuore di Cristo e per il bene del mondo.
Santo Padre, Venerabili Padri, fratelli e sorelle: Buona Settimana Santa e Buona Pasqua!

  1. Cf H.G. Gadamer, Wahrheit und Methode, Tรผbingen 1960.
  2. UR, 1.
  3. Due polmoni, un unico respiro. Oriente e Occidente di fronte ai grandi misteri della fede. Libreria Editrice Vaticana 2015.
  4. Il testo della Dichiarazione congiunta si puรฒ trovare in Enchiridion Vaticanum (EV) 17,744-817.
  5. Ib, nr. 40.
  6. J. Monod, Il caso e la necessitร , Mondadori, Milano 1970, 136s.
  7. J.-P. SARTRE, Il diavolo e il buon Dio, X, 4, Gallimard, Parigi 1951, p. 267 s.
  8. S.Tommaso dโ€™Aquino, Somma teologica, II-IIae , q. 1,a.2,ad 2.
  9. G. L. Prestige, God in Patristic Thought, London 1952, chap. XIII; ed. Italiana Dio nel pensiero dei Padri, Bologna, Il Mulino, 1969, pp. 273 ss. (Il trionfo del formalismo).
  10. Cf. H.U. von Balthasar, โ€œCasta meretrix, in Sponsa Chnristi, Morcelliana, Brescia, 1969.
  11. Agostino, Contra Faustum, 32, 18 (CCL 321, p. 779).
  12. Agostino, Discorsi, 269, 3-4 (PL 38, 1236 s).

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