CIPRIANO DI CARTAGINE

Cipriano morรฌ martire, sotto la persecuzione di Valeriano, il 14 settembre 258. Cipriano, tutto teso a privilegiare la pratica e l’azione piรน che il pensiero, fu uno scrittore non eccezionalmente profondo per novitร di pensiero: influenzato da Tertulliano, seppe tuttavia evitarne le posizioni estremiste a questi proprie. Prima dell’avvento di Sant’Agostino, fu senz’altro il piรน autorevole tra gli scrittori ecclesiastici latini. Da segnalare, a questo proposito, l’operetta “ad Donatum” in cui, poco dopo aver ricevuto il battesimo, descrive entusiasticamente l’azione rinnovatrice che il sacramento aveva prodotto in lui: รจ, in pratica, un preludio alle “Confessioni” di Sant’Agostino. Da ricordare anche la concezione di Cipriano del primato di Pietro per cui egli non riconosce a quest’ultimo una potestร sugli altri apostoli: il primato di Pietro รจ un grado preminente di onore, nel senso di `primus inter pares”. Cipriano, in definitiva, non attribuรฌ alla Chiesa di Roma una funzione primaria di mantenimento dell’unitร e quindi pretese che Roma non si immischiasse negli affari della sua diocesi. Ciรฒ รจ dimostrato ampiamente nella questione del battesimo degli eretici. Per Cipriano l’unitร della Chiesa doveva essere assicurata dall’amore fraterno prodotto dallo Spirito Santo e dall’accordo dei vescovi tra di loro. Il conflitto fu assai duro ed il papa Stefano lottรฒ strenuamente perchi il primato di Roma fosse definitivamente affermato sulle altre chiese locali. Il commento al “Padre nostro” รจ contenuto nel “de orazione dominica”.
Preghiamo, fratelli, come Gesรน ci ha insegnato. La preghiera sale a Dio gradita: gli รจ familiare, perchรฉ in essa il Padre riconosce la parole del proprio Figlio. Gesรน, presso Dio, รจ l’avvocato dei nostri peccati e, quindi, quando un peccatore prega, usa le parole che gli ha consigliato il suo avvocato. รย proprio per il fatto;’che Gesรน ci ha esortato a rivolgerci al Padre nel suo nome per essere esauditi nei nostri desideri che tanto piรน efficace sarร per noi la preghiera se la formuliamo con le stesse parole suggeriteci dal Figlio. Inoltre Gesรน valorizza la portata sociale della preghiera: non ha voluto, infatti, che noi pregassimo individualmente solo per noi stessi ma che concepissimo le nostre richieste come pubbliche e comunitarie. Nรฒn diciamo, infatti, Padre “mio” che sei nei cieli, oppure “dammi” il “mio” pane quotidiano o, da ultimo, rimetti il “mio” peccato e “liberami” dal male; ma preghiamo per tutto il popolo in quanto, con la preghiera, siamo tutti una cosa sola. ร questa l’unitร che ci ha insegnato Gesรน Cristo: ha voluto che ciascuno di noi preghi per tutti cosรฌ come Lui ci ha riunito in sรฉ nella preghiera. Questa dimensiรณne sociale della preghiera era ben presente ai tre giovani nella fornace che, pur non essendo stati iniziati da Gesรน Cristo alla preghiera, tuttavia lodavano e benedivano Dio “a una sola voce” (Dn. 3, 51). Questo della Scrittura รจ un esempio da imitare. La preghiera dei tre giovani fu efficace e potente nei confronti di Dio: Egli, di fronte ad una supplica umile e semplice, รจ debolissimo e si sente obbligato. “Tutti questi” (gli apostoli) “erano assidui e concordi nella preghiera, insieme con alcune donne e con Maria, la madre di Gesรน e con i fratelli di lui” (Atti 1, 14). ร la “concordia” che, nella preghiera, esprime, allo stesso tempo, ardore ed unitร . Dio riunisce nella sua casa coloro che, avendo uno stesso spirito, pregano insieme, gli uni con gli altri.
Padre nostro che sei nei cieli
Come sono grandi e numerose le ricchezze contenute nella preghiera di Gesรน! In poche parole di inesauribile intensitร spirituale รจ racchiusa una completa sintesi teologica tanto da costituire la preghiera ideale. ร detto: “Pregate cosรฌ: Padre nostro che sei nei cieli”. L’uomo nuovo, rinato per mezzo della grazia santificante che gli ha conferito la stessa natura di Dio, riconosce la paternitร di Dio e lo invoca. “A quanti perรฒ lo hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio” (Gv. 1, 12). Costoro che hanno ricevuto gratuitamente la natura divina, credono in Dio, gli rendono grazie e riconoscono la loro figliolanza nei suoi confronti. Questa affermazione di paternitร รจ, allo stesso tempo, rinuncia al padre carnale e riconoscimento dell’unicitร del Padre celeste. Sta scritto, infatti: “a lui che dice del padre e della madre: io non li ho visti; che non riconosce i suoi fratelli ed ignora i suoi figli. Essi osservarono la tua parola e custodiscono la tua alleanza” (Deut. 33, 9). Lo stesso Gesรน del resto ci esorta a non chiamare alcuno sulla terra con il nome di “Padre”, in quanto il nostro vero Padre รจ solo quello’ celeste. E proprio Gesรน che esorta perentoriamente il discepolo a lasciare ai morti la sepoltura dei morti (Mt. 8, 22). Il discepolo parlava di un padre defunto mentre il Dio dei credenti รจ un Padre vivo. Non basta, per essere consapevoli della paternitร di Dio, invocare comunitariamente il Padre celeste: quando diciamo “Padre Nostro” noi intendiamo Padre di tutti i credenti che sono stati santificati da Lui e sono rinati per mezzo della grazia spirituale da Lui donata. Costoro, infatti, hanno cominciato ad essere figli di Dio. Questo suona a biasimo e critica per i giudei. Infatti costoro non hanno tenuto in nessun conto la parola dei profeti che aveva annunziato loro l’avvento del Cristo, ma anzi li hanno messi a morte. E per questo non possono piรน chiamare Dio, “Padre”. Afferma l’Apostolo Giovanni (8, 44): “Voi che avete per padre il diavolo e volete compiere i desideri del padre vostro. Egli รจ stato omicida fin da principio e non ha perseverato nella veritร , perchรฉ non vi รจ veritร in lui”. Ma giร il profeta Isaia aveva gridato l’indignazione di Dio (1, 2 ย 4): “Ho allevato e fatto crescere figli, ma essi si sono ribellati contro di me. Il bue riconosce il proprietario e l’asino la greppia del padrone, ma Israele non conosce ed il mio popolo non comprende. Guai, gente peccatrice, popolo carico di iniquitร ! Razza di scellerati, figli corrotti! Hanno abbandonato il Signore, hanno disprezzato il Santo di Israele”. Noi cristiani preghiamo il “Padre nostro” quasi biasimando i giudei: infatti, Dio ha cominciato ad essere “nostro” Padre da quando ha cessato di essere il “loro” che l’hanno abbandonato. Il popolo traditore non puรฒ piรน essere figlio, come lo schiavo: questi non dimora sempre nella casa del Padre, al contrario del Figlio che vi dimora sempre. Coloro a cui furono rimessi i peccati meritano il titolo di figli e ricevono la promessa di Dio, secondo quanto ha detto Gesรน: “in veritร , in veritร vi dico: chiunque commette il peccato รจ schiavo del peccato” (Gv. 8, 34). Grande รจ la misericordia di Dio e grandi sono il suo favore e la sua bontร : Egli ci permette di stare alla Sua presenza pregandolo con tale confidenza da poterlo chiamare “Padre”: e come Gesรน Cristo i Figlio di Dio, anche noi lo siamo. ร stato lo stesso Gesรน ad incoraggiarci a chiamare Dio, “Padre”; altrimenti nessuno di noi avrebbe mai osato pronunciare questa parola e rivolgersi a Dio in questo modo. Ma se Dio รจ nostro Padre, non dobbiamo dimenticare di essere suoi figli e quindi di dover comportarci come tali. Se noi ci compiaciamo di Dio, come del nostro Padre, anche Lui si compiacerร di noi, come Suoi figli. La nostra condotta non deve tradire la nuova natura che Dio ci ha donato: se abbiamo lo Spirito di Dio dobbiamo compiere opere di Dio. San Paolo afferma a questo proposito (1V’ Cor. 6, 18 ย 19): “0 non sapete… che non appartenete a voi stessi? Infatti siete stati comprati a caro prezzo. Glorificate dunque Dio nel vostro corpo”.
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Sia santificato il Tuo nome
ร chiaro che questa petizione non significa che il nome di Dio debba essere santificato con le nostre preghiere quanto che il nome di Dio venga santificato in noi. Come si potrebbe, infatti, santificare Dio se รจ proprio Dio che santifica? In conformitร alla Sua Parola: “Sarete santi, perchรฉ io, il Signore, sono santo…” (Lev. 20. 26), noi, che abbiamo ricevuto la santitร con il battesimo, preghiamo Dio per poter continuare ad essere santi. Questa richiesta la rinnoviamo quotidianamente. ร necessario, infatti, per noi santificarci ogni giorno in quanto ogni giorno cadiamo in peccato e dobbiamo quindi purificarci con.una santificazione ininterrotta. Questa santificazione non ci proviene dalla nostre forze ma da Dio: infatti, l’Apostolo Paolo (1″ Cor. 6, 9 11) afferma: “non illudetevi, nรฉ idolatri, nรฉ adulteri, nรฉ effeminati, nรฉ sodomiti, nรฉ ladri, nรฉ avari, nรฉ ubriaconi, nรฉ maldicenti, nรฉ rapaci erediteranno il regno di Dio. E tali eravate alcuni di voi; ma siete stati lavati, siete stati santificati, siete stati giustificati nel nome del Signore Gesรน Cristo e nello Spirito del nostro Dio!”. Proprio per il fatto che abbiamo ricevuto la santificazione in nome del Signore nostro Gesรน Cristo, che noi preghiamo ogni giorno affinchรฉ questa santitร dimori in noi. Come Gesรน raccomanda all’uomo che aveva guarito di non peccare piรน (Gv. 5, 14), cosรฌ anche noi rinnoviamo in continuo la nostra richiesta a Dio e Lo preghiamo di poter conservare, con il Suo aiuto, la santitร che abbiamo da Lui ricevuto gratuitamente.
Venga il Tuo regno
Nello stesso modo in cui abbiamo chiesto che il Suo nome venga santificato in noi, cosรฌ supplichiamolo che Egli realizzi il Suo regno in noi. Puรฒ, infatti, Dio non regnare? E puรฒ forse iniziare quello che รจ sempre esistito e mai finirร ? La nostra petizione, quindi, tende a garantirci l’avvento del regno conquistato per noi dal sangue di Gesรน Cristo: in questo regno noi regneremo sotto la sovranitร di Gesรน Cristo. Tutto ciรฒ secondo la promessa formulata da Gesรน: “venite, benedetti dal Padre mio, ricevete in ereditร il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo” (Mt. 25, 34), Ma il “regno di Dio”, fratelli, si identifica con Gesรน Cristo in persona e ciรฒ perchรฉ Lui รจ la nostra resurrezione โ in Lui, infatti, risuscitiamo โ e quindi puรฒ senzโaltro essere il “regno di Dio”, giacchรฉ in Lui un giorno regneranno.: A ragion veduta, quindi, noi chiediamo il regno di Dio; cioรจ il regno dei cieli, che comprende anche quello della terra, sebbene colui che ha disprezzato il mondo con i suoi onori ed i suoi regni ed รจ entrato completamente senza riserve nella volontร di Dio rimettendo tutto a Lui, non aspiri ai regni della terra ma a quelli del cielo. Noi abbiamo bisogno di pregare incessantemente pena la perdita del regno dei cieli cosรฌ come รจ accaduto ai giudei, i quali, pur avendo ricevuto per primi la promessa, la persero, cosรฌ come ricorda io stesso Signore Gesรน Cristo: “Ora io vi, dico che molti verranno dall’Oriente e dall’Occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli, mentre i figli del regno saranno cacciati fuori nelle tenebre dove sarร pianto e stridore di denti” (Mt. 8, 11). ร chiaro che nei “figli del regno” individua i giudei che persero tale loro prerogativa non appena cessarono di essere figli di Dio. Quando cessรฒ la paternitร di Dio per loro, cessรฒ per loro anche il regno. ร per questo che noi cristiani, che riconosciamo nella preghiera la paternitร di Dio, dobbiamo supplicarlo perchรฉ il Suo regno si realizzi in noi.
Sia fatta la Tua volontร sulla terra come in cielo
Con questa terza petizione, noi non auguriamo a Dio di fare ciรฒ che vuole ma lo preghiamo perchi ci aiuti a fare la Sua volontร . Chi infatti puรฒ impedire a Dio di fare ciรฒ che vuole? Noi, invece, ingannati dal demonio, possiamo continuamente opporci alla volontร di Dio: รจ per questo che, consapevoli. dell’insufficienza delle nostre risorse e, quindi, dell’inutilitร dei nostri sforzi, chiediamo il Suo aiuto per fare la Sua volontร . Lo stesso Gesรน rivela la debolezza della natura umana, quando, nell’orto degli ulivi, dice: “Padre mio, se รจ possibile, passi da me questo calice!” (Mt. 26, 39), ma, per dimostrare ai discepoli la sua totale dipendenza dalla volontร del Padre, aggiunge: “Tuttavia non sia fatta la mia, ma la Tua volontร ” (Lc. 22, 42). E ancora…:” perchรฉ sono disceso dal cielo non per fare la mia volontร , ma la volontร di Colui che mi ha mandato” (Gv. 6, 38). Se il Figlio ha fatto la volontร del Padre fino all’estremo sacrificio della croce, come, a maggior ragione, dovrร farla il servo, secondo l’esortazione dell’Apostolo Giovanni: “Non amate nรฉ il mondo nรฉ le cose del mondo! Se uno ama il mondo, l’amore del Padre non รจ in lui; perchรฉ tutto quello che รจ nel mondo: la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita, non ci viene dal Padre, ma dal mondo. E il mondo passa con la sua concupiscenza, ma chi fa la volontร del Padre mio rimane in eterno” (1^ Gv. 2, 15 17). Chi vuole vivere eternamente, deve fare la volontร di Dio che รจ eterno. Gesรน Cristo ha fatto e ci ha insegnato a fare la volontร di Dio. Egli รจ stato umile nella sua condotta, saldo nella fede, contenuto nel parlare, giusto nelle sue azioni, misericordioso nell’agire, disciplinato nei costumi, non ha arrecato pregiudizio ma ha sopportato l’ingiustizia, ha conservato la pace con il prossimo ed ha amato Dio con tutto il cuore; ha amato Dio in quanto Padre e lo ha temuto in quanto Dio. Allo stesso modo noi preferiamo Cristo sopra ogni altra cosa; come Egli ci ha preferiti in tutto, cosรฌ noi crediamo totalmente al Suo amore ed abbracciamo la Croce con coraggio e nella fiducia che Egli non ci abbandonerร . E ancora: testimoniamo con coraggio al mondo il Suo amore, entriamo con fiducia nelle difficoltร della vita ed accettiamo la Croce certi della Sua resurrezione. Tutto ciรฒ significa essere coeredi di Cristo, cioรจ compiere il comandamento di Dio ed eseguire la Sua volontร . Noi chiediamo che la volontร di Dio sia fatta in terra cosรฌ come รจ fatta nel cielo, perchรฉ sia il cielo che la terra stanno a significare la completa realizzazione della nostra salvezza. Infatti noi stessi siamo cielo e terra: il corpo appartiene a questa, lo spirito a quello. Perciรฒ preghiamo che nel nostro corpo e nella nostra anima si compia la volontร di Dio. Noi viviamo quotidianamente il conflitto che c’รจ tra il corpo e l’anima: l’anima tende al cielo e cerca Dio, il corpo cerca quello che รจ della terra o del mondo. In presenza di queste lotte noi preghiamo Dio che metta d’accordo il corpo e lo spirito e che quindi, finalmente, la Sua volontร si compia sia nel corpo che nello Spirito. A questo proposito San Paolo afferma: “La carne, infatti, ha desideri contrari allo spirito e lo spirito ha desideri contrari alla carne; queste cose si oppongono a vicenda, sicchรฉ voi non fate quello che vorreste. Ma se vi lasciate guidare dallo Spirito non siete piรน sotto la legge. Del resto le opere della carne sono ben note: fornicazione, libertinaggio, idolatria, stregonerie, inimicizia, discordie, gelosia, dissensi, derisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere; circa queste cose vi preavviso, come giร ho detto, che chi le compie non erediterร il regno di Dio. Il frutto dello Spirito รจ invece amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontร , fedeltร , mitezza, dominio di sรฉ” (Gal. 5, 17 ย 23). ร chiaro quindi perchรฉ noi tutti i giorni invochiamo che la volontร di Dio sia fatta in terra come lo รจ in cielo: cosรฌ avvenendo, le cose della terra cederanno il posto a quelle del cielo e quindi lo Spirito e tutte le cose di Dio avranno il sopravvento. Fratelli cari, queste parole del Padre Nostro nascondono ancora un altro significato. Il Signore ci esorta a pregare per i nostri nemici, cioรจ per coloro che sono della terra e non volgono il loro sguardo al cielo: ebbene preghiamo affinchรฉ anche costoro possano compiere la volontร di Dio alla quale Gesรน si รจ sottomesso per la salvezza di tutta l’umanitร . Cristo chiama i suoi discepoli non piรน “terra” ma “sale della terra”: San Paolo dice che, mentre il primo uomo รจ stato plasmato con il fango della terra, il secondo, l’uomo Cristo Gesรน, discende dal cielo ed รจ fatto di cielo. Come il Padre manda il sole sia sopra i buoni che sopra i cattivi e regala la pioggia tanto ai giusti che agli ingiusti, cosรฌ anche Cristo ci invita a pregare per tutti gli uomini. In noi, uomini celesti grazie alla fede, si compie la volontร di Dio; preghiamo che anche sulla terra, cioรจ presso i non credenti, avvenga altrettanto. Sta a noi chiedere che, compiendosi la volontร di Dio, coloro che per la prima nascita sono terreni, con la seconda nascita, dall’acqua e dallo spirito, divengano celesti.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano
Queste parole devono essere intese sia in senso spirituale che materiale: infatti ambedue le interpretazioni contribuiscono alla nostra salvezza. Il nostro vero pane di vita รจ Cristo; e questo pane non appartiene a tutti ma รจ nostro, vale a dire di coloro che chiamano Dio, “Padre”. Come Dio รจ Padre di coloro che hanno fede, cosรฌ noi, chiedendo il pane, chiediamo Cristo che รจ pane di coloro che costituiscono il Suo corpo, cioรจ la Chiesa. ร per ottenere questo pane che noi preghiamo incessantemente affinchรฉ non accada che, mentre apparteniamo a Cristo e riceviamo quotidianamente l’eucaristia a nutrimento della nostra salvezza, per una qualche colpa dovessimo rinunciare alla comunione con il Suo corpo ed il Suo sangue. Se noi ci astenessimo dalla comunione, ci priveremmo del pane del cielo: infatti Lui stesso ci ammonisce: “Io sono il pane vivo disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrร in eterno ed il pane che io darรฒ รจ la mia carne per la vita del mondo” (Gv. 6, 51). Egli dice questo per affermare che vivono solo coloro che, tendendo le mani in croce per ricevere il Suo corpo (1), prendono l’Eucaristia nella comunione; di qui la necessitร di pregare affinchรฉ coloro che si allontanano dalla comunione con il corpo ed il sangue del Signore, non abbandonino definitivamente la via della salvezza. Il Signore ci mette in guardia: “In veritร , in veritร , vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il Suo sangue, non avrete in voi la vita” (Gv. 6, 53). Deve essere, quindi, nostro pensiero costante chiedere di poter ricevere quotidianamente il Cristo, al fine di vivere in Lui senza mai allontanarci dalla Sua grazia e dalla Sua Chiesa. Ma possiamo dare a questa petizione anche un’altra interpretazione: pur di avere la fede, noi abbiamo rinunciato alle ricchezze ed alle seduzioni del mondo e perciรฒ ci accontentiamo di domandare al Signore il semplice nutrimento giornaliero, secondo quanto Lui stesso ci ha consigliato: “cosรฌ chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non puรฒ essere mio discepolo” (Lc. 14, 13). Chi dunque segue l’ammonimento del Signore e diventa suo discepolo, ha diritto a chiedere il cibo quotidiano, con l’avvertenza perรฒ di non preoccuparsi di quello che mangerร domani. ร lo stesso Gesรน, infatti, a dirci: “non affannatevi dunque per il domani, perchรฉ il domani avrร giร le sue inquietudini” (Mt. 6, 34). ร proprio quindi per il fatto che non ci si deve preoccupare per il domani che si chiede a Dio giorno per giorno il cibo necessario. Non รจ conforme al Vangelo, invece, supplicare l’avvento del regno di Dio e desiderare ardentemente una lunga vita tra le ricchezze del mondo. Ascoltiamo a questo ‘proposito l’ammonimento che San Paolo (1^ Tim. 6, 7 ย 10) ci dร per fortificare la nostra fede e vivificare la nostra speranza: “infatti non abbiamo portato nulla in questo mondo e nulla possiamo portarne via. Quando dunque abbiamo di che mangiare e di che coprirci, contentiamoci di questo. Al contrario, quelli che vogliono arricchire, cadono nella tentazione, nel laccio e in molte bramosie insensate e funeste, che fanno affogare gli uomini in rovina e perdizione. L’attaccamento al denaro, infatti, รจ la radice di tutti i mali; per il suo sfrenato desiderio alcuni hanno deviato dalla fede e si sono da se stessi tormentati con molti dolori”.
ย Il Cristo ci insegna che le ricchezze sono molto pericolose in quanto, con il loro aspetto seducente, ingannano l’uomo e lo inducono in errore. A quell’uomo che si compiaceva delle sue ricchezze e si vantava dei suoi raccolti, Dio controbatte: “Stolto, questa notte stessa ti sarร richiesta la tua vita. E quello che hai preparato di chi sarร ?” (Lc. 12, 20). Questo uomo stolto che si insuperbisce dei suoi abbondanti raccolti e programma la sua vita futura, non aveva compreso la precarietร della sua situazione ed il fatto che di lรฌ a poco doveva morire. Il Signore, di contro, afferma che perfetto รจ colui che vende tutti i suoi beni, li dร ai poveri e si costruisce un tesoro in cielo. E aggiunge che se vogliamo seguire le sue orme dobbiamo liberarci da tutti gli affanni e le preoccupazioni del mondo, rinunciando ai nostri beni, offrendoli a Dio a simbolo dell’offerta di tutti noi stessi. ร per poter fare questo che egli ci insegna la preghiera.
Il pane quotidiano non puรฒ mancare sulla tavola del giusto, perchรฉ sta scritto: “Il Signore non lascia patire la fame al giusto…” (Pro. 10, 3). E ancora: “Sono stato fanciullo ed ora sono vecchio, non ho mai visto il giusto abbandonato nรฉ i suoi figli mendicare il pane” (Sal. 37, 25). E ancora: “Non affannatevi dunque dicendo: che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo? Di tutte queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste infatti sa che ne avete bisogno. Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta” (Mt. 6, 31 ย 33). A quelli che cercano il regno di Dio, Gesรน promette che verrร loro dato il sovrappiรน: tutto, infatti, appartiene a Dio e a colui che possiede Dio, nella misura in cui si dร a Dio, nulla manca. Allo stesso modo Daniele, ricolmo dello Spirito Santo, ricevette il cibo da Dio e lo mangiรฒ tra leoni feroci ed affamati. Allo stesso modo Elia che, durante il viaggio e la persecuzione, fu sostenuto da Dio che inviรฒ gli uccelli del cielo a servirlo ed a portargli il cibo necessario. Questo ci ammonisce sulla durezza della malizia umana: le belve diventano mansuete, gli uccelli recano il nutrimento, ma gli uomini preparano trappole ed esercitano la loro crudeltร !
(1) Allusione al modo con cui si distribuiva allora la comunione: l’officiante deponeva il pane consacrato sul palmo della mano destra incrociata sulla sinistra, Poi, il fedele si comunicava da sรฉ.
Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori
Dopo aver pregato per la nostra sussistenza, domandiamo il perdono dei peccati. Colui che Dio nutre, vive in Dio e non si preoccupa solo della vita temporale ma soprattutto di quella eterna a cui puรฒ tendere solo se Dio perdona i suoi peccati.111 Signore li chiama “debiti” secondo quanto รจ detto nel Vangelo: “…io ti ho condonato tutti i debiti perchรฉ mi hai pregato” (Mt. 18, 32). Il Signore, invitandoci a pregare per i nostri peccati, ci rammenta la nostra natura di peccatori e, affinchรฉ nessuno si alieni credendosi giusto e si compiaccia come se fosse perfetto, Egli ci ricorda i nostri peccati proprio nel momento in cui ci obbliga a pregare quotidianamente. L’Apostolo Giovanni (1″ Gv. 1,8 ย 9) ci ammonisce: “se diciamo che siamo senza peccato, inganniamo noi stessi e la veritร non รจ in noi. Se riconosciamo i nostri peccati, Egli che รจ fedele e giusto ci perdonerร i peccati e ci purificherร da ogni colpa”. Giovanni ci mostra due cose: la prima, che dobbiamo pregare per i nostri peccati e quindi chiedere il perdono; la seconda, che il Signore รจ pronto a perdonare i peccati, secondo la promessa. Infatti, Gesรน che ci insegna a pregare per i nostri peccati, ci promette, allo stesso tempo, il perdono e la misericordia. Ma il perdono del Signore รจ subordinato a quello chรฉ noi concediamo a coloro che ci sono debitori. Noi, quindi, non possiamo chiedere il perdono di Dio se poi, a nostra volta, non perdoniamo il nostro prossimo. Dice, infatti: “perchรฉ con il giudizio con cui giudicate, sarete giudicati e con la misura con la quale misurate, sarete misurati ” (Mt. 7, 2). Il servo che, perdonato dal padrone, non volle perdonare a sua volta il compagno, venne gettato in prigione; ciรฒ significa che colui che, perdonato, non perdona, perde irrimediabilmente la remissione dei debiti ottenuta dal Signore. Egli รจ rigorosissimo su questo punto: “Quando vi Mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate, perchรฉ anche il Padre vostro che รจ nei cieli perdoni a voi il vostro peccato” (Mc. 11, 25 20). Ognuno nel giorno del giudizio sarร giudicato secondo la sua condotta: subirร quello che avrร fatto subire. Dio ci esorta a conservare la pace e la concordia nella Sua casa ed a vivere in coerenza con la natura divina che ci ha donato. Chi ha ricevuto lo Spirito di Dio รจ portatore di unitร e non fautore di divisione; colui che vive in disunione con i propri fratelli viene allontanato dall’altare finchรฉ non si sarร riconciliato.
L’offerta piรน gradita a Dio รจ l’unitร di tutto il suo popolo nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Anche nel sacrificio di Abele e Caino, Dio non considerava le offerte, ma i cuori: i doni erano bene accetti se lo spirito del donatore era buono. Il sacrificio di Abele era offerto con anima pura e insegna a coloro che donano la necessitร di presentarsi al Signore con il timore di Dio, con un cuore semplice, con il senso della giustizia, con la concordia e con la pace. Con questo spirito Abele diventรฒ lui stesso sacrificio e, offrendo sรฉ stesso, meritรฒ di diventare la prima testimonianza del martirio. Con il suo sangue, egli ha anticipato la passione di Gesรน Cristo, avendo egli stesso il medesimo spirito di giustizia e di pace del Signore. In tal modo Abele siederร accanto a Cristo giudice nel giorno del Giudizio. Chi non ha questo spirito, invece, e non vive in comunione con i propri fratelli รจ condannato e, anche se si facesse uccidere in nome di Cristo, non sarebbe meno colpevole per il fatto di aver seminato discordia tra il suo prossimo e di non aver amato i suoi fratelli. Sta scritto, infatti, che chi odia il fratello รจ un omicida ed un omicida non entra nel regno dei cieli. Chi imita Giuda non puรฒ stare con Cristo. Questo รจ un peccato terribile che nemmeno il martirio puรฒ cancellare!
Non indurci in tentazione
Noi desideriamo che Dio non permetta che siamo indotti in tentazione ed Egli ci garantisce che il demonio nulla puรฒ contro di noi senza il Suo permesso. In questa petizione tutto il nostro ardore si rivolge a Dio in quanto il potere del demonio dipende dal potere di Dio. Ciรฒ รจ dimostrato dalla Scrittura dove รจ detto: “Nabucodonosor, re di Babilonia, giunse presso la cittร (Gerusalemme) mentre i suoi ufficiali la assediavano” (2 Re 24, 11). Sempre secondo la Scrittura, il demonio ha tanto piรน potere su di noi quanto piรน grandi sono i nostri peccati: “Chi abbandonรฒ Giacobbe al saccheggio, Israele ai predoni? Non รจ stato forse il Signore contro cui peccarono, per le cui vie non vollero camminare, la cui legge non osservarono? Egli perciรฒ ha riversato su di esso la sua ira ardente e la violenza della guerra. L’ira divina lo ha avvolto nelle sue fiamme senza che egli se ne accorgesse, lo ha bruciato, senza che vi facesse attenzione” (Is. .42, 24 25). Ed a proposito di Salomone che peccava, sta scritto che Dio suscitรฒ satana contro di lui. Nel caso di Salomone, Dio accorda il potere al demonio per castigare il re per il suo peccato; nel caso di Giobbe, invece, il potere al demonio รจ concesso da Dio per glorificare il giusto che viene sottomesso alla prova. Infatti il Signore dice a Satana: “Ecco quanto possiede รจ in tuo potere ma non stendere la tua mano su di lui” (Gb. 1, 12). Anche durante la Sua Passione, Gesรน ricorda a Pilato che il potere da lui esercitato ha origini divine e che non esisterebbe se Dio non lo avesse consentito. Quindi, in conclusione, quando preghiamo per non cadere in tentazione, ricordiamoci della nostra debolezza e non attribuiamo alle nostre forze la fedeltร o la fede che dimostriamo. Non dimentichiamo, infatti, l’insegnamento di Gesรน nel Getsemani: ” Vegliate e pregate per non cadere in tentazione; lo spirito รจ pronto ma la carne รจ debole” (Mc. 14, 38). ร questa professione di umiltร che Gesรน ci raccomanda per poter ottenere dal Padre quanto domandiamo.
Ma liberaci dal male
Questa petizione conclusiva riassume brevemente quelle che precedono: infatti, chiede la liberazione da tutto ciรฒ che il demonio puรฒ macchinare contro di noi. Tuttavia siamo coscienti del fatto che, di fronte ad un’implorazione cosรฌ pressante, il Signore accorda il Suo aiuto potente.
Con la richiesta di liberarci dal male non abbiamo piรน nulla da domandare. Abbiamo Dio per protettore: che cosa possiamo temere? La preghiera del Signore รจ bellissima: essa racchiude tutte le nostre possibili richieste. A proposito della maestร di Dio, Isaia, pieno di Spirito Santo, aveva annunciato: “In quel giorno il resto di Israele ed i superstiti della casa di Giacobbe non si appoggeranno piรน su chi li ha percossi ma si appoggeranno sul Signore, sul Santo di Israele, con lealtร ” (Is. 10, 20). Il Signore Gesรน che รจ venuto per tutti gli uomini ha riassunto all’essenziale i concetti fondamentali della nostra salvezza: in tal modo anche gli ignoranti possono comprenderli e ricordarli.
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