p. Raniero Cantalamessa – Seconda Predica di Avvento, 11.12.2015

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ยซLa universale chiamata dei cattolici alla santitร ยป

Siamo entrati da pochi giorni nel cinquantesimo anniversario della chiusura del Concilio Vaticano II e nellโ€™anno giubilare della misericordia per il quale, Santo Padre, le siamo tutti tanto grati. Dobbiamo dire che il legame tra il tema della misericordia e il concilio Vaticano II รจ tuttโ€™altro che arbitrario o secondario. Nel discorso di apertura, lโ€™11 Ottobre 1962, san Giovanni XXIII indicรฒ nella misericordia la novitร  e lo stile del concilio:

โ€œSempre, scriveva, la Chiesa si รจ opposta agli errori; spesso li ha anche condannati con la massima severitร . Ora tuttavia, la Sposa di Cristo preferisce usare la medicina della misericordia piuttosto che la severitร โ€.

In un certo senso, a mezzo secolo di distanza, lโ€™anno della misericordia celebra la fedeltร  della Chiesa a quella sua promessa.

1. โ€Siate santi perchรฉ io, vostro Dio, sono santoโ€œ
Il tema di questa seconda meditazione รจ il capitolo V della Lumen gentium, intitolato โ€œLโ€™universale vocazione alla santitร  nella Chiesaโ€. Nelle storie del Concilio, questo capitolo รจ ricordato solo per una questione, diciamo, di redazione. I numerosi Padri conciliari membri di ordini religiosi chiesero con insistenza che si dedicasse una trattazione a parte alla presenza dei religiosi nella Chiesa, come si era fatto per i laici. Fu cosรฌ che quello che era stato fino allora un capitolo unico riguardante la santitร  di tutti i membri della Chiesa, si divise in due capitoli, dei quali il secondo (VI della LG), dedicato specificamente ai religiosi .
Lโ€™appello alla santitร  รจ formulato fin dallโ€™inizio con queste parole:
โ€œTutti nella Chiesa, sia che appartengano alla Gerarchia sia che da essa siano diretti, sono chiamati alla santitร , secondo il detto dellโ€™Apostolo:โ€™Questa รจ infatti la volontร  di Dio, la vostra santificazione (1 Ts 4,3)โ€ .
Questo appello alla santitร  รจ il piรน necessario e il piรน urgente adempimento del concilio. Senza di esso, tutti gli altri adempimenti sono o impossibili o inutili. Esso รจ invece quello che rischia di essere il piรน trascurato, dal momento che ad esigerlo e a reclamarlo รจ solo Dio e la coscienza e non invece pressioni o interessi di gruppi umani particolari della Chiesa. A volte si ha lโ€™impressione che, in certi ambienti e in certe famiglie religiose, dopo il concilio, si sia messo piรน impegno nel โ€œfare i santiโ€, che nel โ€œfarsi santiโ€, cioรจ piรน sforzo per portare sugli altari i propri fondatori o confratelli che per imitarne gli esempi e le virtรน.
La prima cosa che bisogna fare, quando si parla di santitร , รจ di liberare questa parola dalla soggezione e dalla paura che essa incute, a causa di certe rappresentazioni errate che ce ne siamo fatti. La santitร  puรฒ comportare fenomeni e prove straordinari, ma non si identifica con queste cose. Se tutti sono chiamati alla santitร , รจ perchรฉ, intesa correttamente, essa รจ alla portata di tutti, fa parte della normalitร  della vita cristiana. I santi sono come i fiori: non ci sono solo quelli che vengono messi sullโ€™altare. Quanti di essi sbocciano e muoiono nascosti, dopo aver profumato silenziosamente lโ€™aria allโ€™intorno! Quanti di questi fiori nascosti sono sbocciati e sbocciano continuamente nella Chiesa!
La motivazione di fondo della santitร  รจ chiara fin dallโ€™inizio ed รจ che Dio รจ santo: โ€Siate santi perchรฉ io, il Signore vostro Dio, sono santoโ€œ (Lev 19, 2). La santitร  รจ la sintesi, nella Bibbia, di tutti gli attributi di Dio. Isaia chiama Dio โ€œil Santo dโ€™Israeleโ€, cioรจ colui che Israele ha conosciuto come il Santo. โ€œSanto, santo, santoโ€, Qadosh, qadosh, qadosh, รจ il grido che accompagna la manifestazione di Dio nel momento della sua chiamata (Is 6, 3). Maria riflette fedelmente questa idea di Dio dei profeti e dei salmi, quando esclama nel Magnificat: โ€œSanto รจ il suo nomeโ€.
Quanto al contenuto dellโ€™idea di santitร , il termine biblico qadosh suggerisce lโ€™idea di separazione, di diversitร . Dio รจ santo perchรฉ รจ il totalmente altro rispetto a tutto ciรฒ che lโ€™uomo puรฒ pensare, dire o fare. Eโ€™ lโ€™assoluto, nel senso etimologico di ab-solutus, sciolto da tutto il resto e a parte. Eโ€™ il trascendente, nel senso che sta al di sopra di tutte le nostre categorie. Tutto questo in senso morale, prima ancora che metafisico; riguarda cioรจ lโ€™agire di Dio e non solo il suo essere. Nella Scrittura sono definiti โ€œsantiโ€ soprattutto i giudizi di Dio, le sue opere e le sue vie .
Santo non รจ tuttavia un concetto principalmente negativo, indicante separazione, assenza di male e di mescolanza in Dio; รจ un concetto sommamente positivo. Indica una โ€œpura pienezzaโ€. In noi, la โ€œpienezzaโ€ non si accorda mai totalmente con la โ€œpurezzaโ€. Lโ€™una cosa contraddice lโ€™altra. La nostra purezza รจ ottenuta sempre purificandoci e togliendo il male dalle nostre azioni (Is 1, 16). In Dio no; purezza e pienezza coesistono e costituiscono insieme la somma semplicitร  di Dio. La Bibbia esprime alla perfezione questa idea di santitร  quando dice che a Dio โ€œnulla puรฒ essere aggiunto e nulla toltoโ€ (Sir 42, 21). In quanto รจ somma purezza, niente gli deve essere tolto; in quanto รจ somma pienezza, niente gli puรฒ essere aggiunto.
Quando si cerca di vedere come lโ€™uomo entra nella sfera della santitร  di Dio e cosa significa essere santo, appare subito la prevalenza, nellโ€™Antico Testamento, dellโ€™idea ritualistica. I tramiti della santitร  di Dio sono oggetti, luoghi, riti, prescrizioni. Intere parti dellโ€™Esodo e del Levitico sono intitolate โ€œcodice di santitร โ€ o โ€œlegge di santitร โ€. La santitร  รจ racchiusa in un codice di leggi. Questa santitร  รจ tale che viene profanata se uno si accosta allโ€™altare con una deformitร  fisica o dopo aver toccato un animale immondo: โ€œSantificatevi e siate santiโ€ฆ, non contaminatevi con alcuno di questi animaliโ€ (Lv 11, 44; 21, 23).
Si leggono voci diverse nei profeti e nei salmi. Alla domanda: โ€œChi salirร  il monte del Signore, chi starร  nel suo luogo santo?โ€, oppure: โ€œChi di noi puรฒ abitare presso un fuoco divorante?โ€, si risponde con indicazioni squisitamente morali: โ€œChi ha mani innocenti e cuore puroโ€, e โ€œchi cammina nella giustizia e parla con lealtร โ€ (cf. Sal 24, 3; Is 33, 14 s.). Sono voci sublimi che restano perรฒ piuttosto isolate. Ancora al tempo di Gesรน, presso i farisei e a Qumran, prevale lโ€™idea che la santitร  e la giustizia consistano nella purezza rituale e nellโ€™osservanza di certi precetti, in particolare quello del Sabato, anche se, in teoria, nessuno dimentica che il primo e piรน grande comandamento รจ quello dellโ€™amore di Dio e del prossimo.

2. La novitร  di Cristo
Passando ora al Nuovo Testamento, vediamo che la definizione di โ€œnazione santaโ€ รจ estesa ben presto ai cristiani. Per Paolo, i battezzati sono โ€œsanti per vocazioneโ€, o โ€œchiamati a essere santiโ€ . Egli designa abitualmente i battezzati con il termine โ€œi santiโ€. I credenti sono โ€œscelti per essere santi e immacolati al suo cospetto nella caritร โ€ (Ef 1, 4). Ma sotto lโ€™apparente identitร  di terminologia assistiamo a dei cambiamenti profondi. Santitร  non รจ piรน un fatto rituale o legale, ma morale se non addirittura ontologico. Non risiede nella mani, ma nel cuore; non si decide fuori, ma dentro lโ€™uomo e si riassume nella caritร . โ€œNon ciรฒ che entra nella bocca rende impuro lโ€™uomo; ciรฒ che esce dalla bocca, questo rende impuro lโ€™uomo!โ€ (Mt 15, 11).
I mediatori della santitร  di Dio non sono piรน luoghi (il tempio di Gerusalemme o il monte Carizim), riti, oggetti e leggi, ma รจ una persona, Gesรน Cristo. Essere santo non consiste tanto in un essere separato da questo e da quello, quanto in un essere unito a Gesรน Cristo. In Gesรน Cristo รจ la santitร  stessa di Dio che ci raggiunge di persona, non un suo lontano riverbero. โ€œTu sei il Santo di Dio!โ€: due volte risuona questa esclamazione rivolta a Gesรบ nei vangeli (Gv 6, 69; Lc 4, 34). Lโ€™Apocalisse chiama Cristo semplicemente โ€œil Santoโ€ (Ap 3,7) e la liturgia le fa eco esclamando nel Gloria โ€œTu solus Sanctusโ€, Tu solo sei il Santo
In due modi noi entriamo in contatto con la santitร  di Cristo ed essa si comunica a noi: per appropriazione e per imitazione. Di essi il piรน importante รจ il primo che si attua nella fede e mediante i sacramenti. La santitร  รจ anzitutto dono, grazia ed รจ opera di tutta la Trinitร . Poichรฉ, secondo il detto dellโ€™Apostolo, noi apparteniamo a Cristo piรน che a noi stessi (cf.1 Cor 6, 19-20), ne consegue che, inversamente, la santitร  di Cristo ci appartiene piรน che la nostra stessa santitร . โ€œQuel che รจ di Cristo โ€“ scrive il teologo bizantino Nicola Cabasilas โ€“ รจ piรน nostro di quello che รจ da noiโ€ . Eโ€™ questo il colpo dโ€™ala, o il colpo di audacia, che dovremmo realizzare nella vita spirituale. La sua scoperta non si fa, di solito, allโ€™inizio, ma alla fine del proprio itinerario spirituale; non nel noviziato, ma piรน tardi, quando si sono sperimentate tutte le altre strade e si รจ visto che non portano molto lontano.
Paolo ci insegna come si fa questo โ€œcolpo di audaciaโ€, quando dichiara solennemente di non voler essere trovato con una sua giustizia, o santitร , derivante dalla osservanza della legge, ma unicamente con quella che deriva dalla fede in Cristo (cf. Fil 3, 5-10). Cristo, dice, รจ diventato per noi โ€œgiustizia, santificazione e redenzioneโ€ (1 Cor 1,30). โ€œPer noiโ€: dunque possiamo reclamare la sua santitร  come nostra a tutti gli effetti. Un colpo di audacia รจ anche quello che fa san Bernardo, quando grida: โ€œIo, quanto mi manca me lo approprio (alla lettera, lo usurpo!) dal costato di Cristoโ€ .โ€œUsurpareโ€ la santitร  di Cristo, โ€œrapire il regno dei cieliโ€! Questo รจ un colpo di audacia da ripetere spesso nella vita, specie al momento della comunione eucaristica.
Dire che noi partecipiamo della santitร  di Cristo, รจ come dire che partecipiamo dello Spirito Santo che viene da lui. Essere o vivere โ€œin Cristo Gesรบโ€ equivale, per san Paolo, a essere o vivere โ€œnello Spirito Santoโ€. โ€œDa questo โ€“ scrive a sua volta san Giovanni โ€“ si conosce che noi rimaniamo in lui ed egli in noi: egli ci ha fatto dono del suo Spiritoโ€ (1 Gv 4,13). Cristo rimane in noi e noi rimaniamo in Cristo, grazie allo Spirito Santo.

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[ads2]รˆ lo Spirito Santo dunque che ci santifica. Non lo Spirito Santo in genere, ma lo Spirito Santo che fu in Gesรน di Nazareth, che santificรฒ la sua umanitร , che si raccolse in lui come in un vaso di alabastro e che, dalla sua croce e nella Pentecoste, egli effuse sulla Chiesa. Per questo, la santitร  che รจ in noi non รจ una seconda e diversa santitร , ma รจ la stessa santitร  di Cristo. Noi siamo veramente โ€œsantificati in Cristo Gesรบโ€ (l Cor 1,2). Come, nel battesimo, il corpo dellโ€™uomo รจ immerso e lavato nellโ€™acqua, cosรฌ la sua anima รจ, per cosรฌ dire, battezzata nella santitร  di Cristo: โ€œSiete stati lavati, siete stati santificati, siete stati giustificati nel nome del Signore Gesรน Cristo e nello Spirito del nostro Dioโ€, dice lโ€™Apostolo riferendosi al battesimo (1 Cor 6,11).
Accanto a questo mezzo fondamentale della fede e dei sacramenti, deve trovare posto anche lโ€™imitazione, le opere, lo sforzo personale. Non come mezzo staccato e diverso, ma come lโ€™unico mezzo adeguato di manifestare la fede, traducendola in atto. Lโ€™opposizione fede โ€“ opere รจ un falso problema, tenuto in piedi, piรน che altro, dalla polemica storica. Le opere buone, senza la fede, non sono opere โ€œbuoneโ€ e la fede senza le opere buone non รจ vera fede. Basta che per โ€œopere buoneโ€ non si intendano principalmente (come purtroppo era al tempo di Lutero) indulgenze, pellegrinaggi e pie pratiche, quanto lโ€™osservanza dei comandamenti, in particolare quello dellโ€™amore fraterno. Gesรน dice che nel giudizio finale alcuni saranno esclusi dal Regno per non aver vestito lโ€™ignudo e dato da mangiare allโ€™affamato. Non ci si salva dunque per le buone opere, ma non ci si salva senza le buone opere. Possiamo riassumere cosรฌ la dottrina del concilio di Trento.
Avviene come per la vita fisica. Il bambino non puรฒ fare assolutamente nulla per essere concepito nel seno della madre; ha bisogno dellโ€™amore di due genitori (almeno cosรฌ รจ stato fino ad oggi!). Una volta perรฒ che รจ nato, deve mettere in opera i suoi polmoni per respirare, succhiare il latte; insomma deve darsi da fare, altrimenti la vita che ha ricevuto muore. La frase di san Giacomo: โ€œLa fede, senza le opere รจ mortaโ€ (cf. Gc 3, 26) va intesa in questo senso, cioรจ al presente: la fede senza le opere muore.
Nel Nuovo Testamento due verbi si alternano a proposito della santitร , uno allโ€™indicativo e uno allโ€™imperativo: โ€œSiete santiโ€, โ€œSiate santiโ€. I cristiani sono santificati e santificandi . Quando Paolo scrive: โ€œQuesta รจ la volontร  di Dio, la vostra santificazioneโ€, รจ chiaro che intende proprio questa santitร  che รจ frutto di impegno personale. Aggiunge infatti, come per spiegare in che consiste la santificazione di cui sta parlando: โ€œche vi asteniate dallโ€™impudicizia, che ciascuno sappia mantenere il proprio corpo con santitร  e rispettoโ€ (cf. 1 Ts 4, 3-9).
Il nostro testo della Lumen gentium mette in rilievo chiaramente questi due aspetti, uno oggettivo e lโ€™altro soggettivo, della santitร , basati rispettivamente sulla fede e sulle opere. Dice:
โ€œI seguaci di Cristo, chiamati da Dio e giustificati in Gesรน Cristo non secondo le loro opere, ma secondo il disegno e la grazia di Lui, nel battesimo della fede sono stati fatti veramente figli di Dio e compartecipi della natura divina, e perciรฒ realmente santi. Essi devono quindi, con lโ€™aiuto di Dio, mantenere e perfezionare, vivendola, la santitร  che hanno ricevutaโ€ .
Poichรฉ, secondo Lutero, il Medioevo si era sviato sempre piรน nellโ€™accentuare il lato di Cristo come modello, egli accentuรฒ lโ€™altro lato, affermando che egli รจ dono e che questo dono tocca alla fede di accettarloโ€ . Oggi siamo tutti dโ€™accordo che non si devono contrapporre le due cose, ma tenerle unite. Cristo รจ anzitutto dono da ricevere mediante la fede, ma รจ anche modello da imitare nella vita. Lo inculca egli stesso nel Vangelo: โ€œIo vi ho dato lโ€™esempio perchรฉ anche voi facciate come io ho fatto a voi (Gv 13, 15); โ€œImparate da me che sono mite ed umile di cuoreโ€ (Mt 11, 29).

3. Santi o falliti
Questo, lโ€™ideale nuovo di santitร  del Nuovo Testamento. Un punto resta immutato, e anzi si approfondisce, nel passaggio dallโ€™Antico al Nuovo Testamento ed รจ la motivazione di fondo della chiamata alla santitร , il โ€œperchรฉโ€ bisogna essere santi: perchรฉ Dio รจ santo. โ€œAd immagine del Santo che vi ha chiamato, diventate santi anche voiโ€. I discepoli di Cristo devono amare i nemici, โ€œper essere figli del Padre celeste che fa piovere sui giusti e sugli ingiustiโ€ (Mt 5, 45). La santitร  non รจ dunque una imposizione, un onere che ci viene messo sulle spalle, ma un privilegio, un dono, un onore sommo. Un obbligo, sรฌ, ma che deriva dalla nostra dignitร  di figli di Dio. Si applica ad esso, in senso pieno, il detto francese โ€œnoblesse obligeโ€.
La santitร  รจ esigita dallโ€™essere stesso della creatura umana; non riguarda gli accidenti, ma la sua stessa essenza. Egli deve essere santo per realizzare la sua identitร  profonda che รจ di essere โ€œad immagine e somiglianza di Dioโ€. Per la Scrittura, lโ€™uomo non รจ principalmente, come per la filosofia greca, ciรฒ che รจ determinato ad essere dalla sua nascita (physis), e cioรจ un โ€œanimale razionaleโ€, quanto ciรฒ che รจ chiamato a divenire, con lโ€™esercizio della sua libertร , nellโ€™obbedienza a Dio. Non รจ tanto natura, quanto vocazione.
Se dunque noi siamo โ€œchiamati ad essere santiโ€, se siamo โ€œsanti per vocazioneโ€, allora รจ chiaro che saremo persone vere, riuscite, nella misura in cui saremo santi. Diversamente, saremo dei falliti. Il contrario di santo non รจ peccatore, ma fallito! Si puรฒ fallire nella vita in tanti modi, ma sono fallimenti relativi che non compromettono lโ€™essenziale; qui si fallisce radicalmente, in quello che uno รจ, non solo in quello che uno fa. Aveva ragione Madre Teresa quando a una giornalista che le chiese a bruciapelo cosa si provava ad essere acclamata santa da tutto il mondo, rispose: โ€œLa santitร  non รจ un lusso, รจ una necessitร โ€.
Il filosofo Pascal ha formulato il principio dei tre ordini o livelli di grandezza: lโ€™ordine dei corpi o della materia, lโ€™ordine dellโ€™intelligenza e lโ€™ordine della santitร . Una distanza quasi infinita separa lโ€™ordine dellโ€™intelligenza da quello dei corpi, ma una distanza โ€œinfinitamente piรน infinitaโ€ separa lโ€™ordine della santitร  da quello dellโ€™intelligenza. I geni non hanno bisogno delle grandezze materiali; queste non possono loro togliere o aggiungere nulla. Allo stesso modo, i santi non hanno bisogno delle grandezze intellettuali; la loro grandezza si colloca su un piano diverso. โ€œEssi sono visti da Dio e dagli angeli, non dai corpi e dalle menti curiose; a loro basta Dioโ€ .
Questo principio permette di valutare nel modo giusto le cose e le persone che ci circondano. La maggioranza della gente rimane ferma al primo livello e neppure sospetta lโ€™esistenza di un piano superiore. Sono quelli che passano la vita preoccupati solo di accumulare ricchezze, coltivare la bellezza fisica, o accrescere il proprio potere. Altri credono che il valore supremo e il vertice della grandezza sia quello dellโ€™intelligenza. Cercano di diventare celebri nel campo delle lettere, dellโ€™arte, del pensiero. Solo pochi sanno che esiste un terzo livello di grandezza, la santitร .
Questa grandezza รจ superiore perchรฉ eterna, perchรฉ รจ tale agli occhi di Dio che รจ la vera misura della grandezza e anche perchรฉ realizza quello che cโ€™รจ di piรน nobile nellโ€™essere umano, e cioรจ la sua libertร . Non dipende da noi nascere forti o deboli, belli o meno belli, ricchi o poveri, intelligenti o poco intelligenti; dipende invece da noi essere onesti o disonesti, buoni o cattivi, santi o peccatori. Aveva ragione il musicista Gounod, lui stesso un genio, quando diceva che โ€œuna goccia di santitร  vale piรน di un oceano di genioโ€.
La buona notizia, circa la santitร , รจ che non si รจ costretti a scegliere tra uno di questi tre generi di grandezza. Si puรฒ essere santi in ognuno di essi. Vi sono stati, e vi sono santi, tra i ricchi e tra i poveri, tra i forti e tra i deboli, tra i geni e le persone senza cultura. A nessuno รจ preclusa questa grandezza di terzo livello.

4. Rimettersi in cammino verso la santitร 
Il nostro tendere alla santitร  somiglia al cammino del popolo eletto nel deserto. Eโ€™ anchโ€™esso un cammino fatto di continue soste e ripartenze. Ogni tanto il popolo di fermava e piantava le tende; o perchรฉ era stanco, o perchรฉ aveva trovato dellโ€™acqua e del cibo, o semplicemente perchรฉ รจ faticoso camminare sempre. Ma ecco che giunge, improvviso, lโ€™ordine del Signore a Mosรจ di levare le tende e riprendere il cammino: โ€œSu, esci di qui, tu e il tuo popolo, verso la terra che ho promessoโ€ (Es 33, 1.
Nella vita della Chiesa, questi inviti a rimettersi in cammino si ascoltano soprattutto allโ€™inizio dei tempi forti dellโ€™anno liturgico o in occasioni particolari come รจ il giubileo della misericordia divina da poco aperto dal papa. Per ognuno di noi, singolarmente preso, il tempo di levare le tende e rimetterci in marcia verso la santitร , รจ quando ne avvertiamo nellโ€™intimo il misterioso richiamo che viene dalla grazia. Allโ€™inizio, cโ€™รจ come un momento di arresto. Uno si ferma nel vortice delle proprie occupazioni, prende, come si dice, le distanze da tutto per guardare la sua vita quasi dal di fuori o dallโ€™alto, sub specie aeternitatis. Affiorano allora le grandi domande: โ€œChi sono? cosa voglio? Cosa sto facendo della mia vita?โ€
Nonostante fosse un monaco, san Bernardo ebbe una vita molto movimentata: concili da presiedere, vescovi e abati da riconciliare, crociate da predicare. Ogni tanto, dice il suo biografo, egli si fermava e, quasi entrando in dialogo con se stesso, si domandava: โ€œBernardo, a che sei venuto?โ€ (Bernarde, ad quid venisti?) . Per che cosa hai lasciato il mondo e sei entrato in monastero? Noi possiamo imitarlo; pronunciare il nostro nome (anche questo serve) e domandarci: Perchรฉ sei cristiano? perchรฉ sei sacerdote o religioso? Stai facendo quello per cui sei al mondo?
Nel Nuovo Testamento รจ descritto un tipo di conversione che potremmo definire la conversione-risveglio, o la conversione dalla tiepidezza. Nellโ€™ Apocalisse si leggono sette lettere scritte agli angeli (secondo alcuni esegeti ai vescovi) di altrettante Chiese dellโ€™Asia Minore. Nella lettera allโ€™angelo di Efeso, egli comincia col riconoscere ciรฒ che il destinatario ha fatto di bene: โ€œConosco le tue opere, la tua fatica e la tua costanza โ€ฆ Sei costante e hai molto sofferto per il mio nome, senza stancartiโ€. Poi passa a elencare ciรฒ che, invece, gli dispiace di lui: โ€œHai abbandonato il tuo amore di un tempo!โ€. Ed ecco che, a questo punto, risuona, come uno squillo di tromba tra addormentati, il grido del Risorto: Metanรฒeson, cioรจ, convรฉrtiti! Scuotiti! Dรฉstati! (Ap 2, l ss.).

Questa รจ la prima delle sette lettere. Molto piรน severa รจ lโ€™ultima di esse, quella indirizzata allโ€™angelo della Chiesa di Laodicea: โ€œConosco le tue opere: tu non sei nรฉ freddo nรฉ caldo. Magari tu fossi freddo o caldo!โ€. Convรฉrtiti e torna ad essere zelante e fervoroso: Zeleue oun kai metanรฒeson! (Ap 3,15ss.). Anche questa, come tutte le altre, termina con quel misterioso avvertimento: โ€œChi ha orecchi, ascolti ciรฒ che lo Spirito dice alle Chieseโ€ (Ap 3,22).
Santโ€™ Agostino ci dร  un suggerimento: cominciare a ridestare in noi un desiderio di santitร : โ€œTutta la vita del buon cristiano โ€“ scrive โ€“ consiste in un santo desiderio [cioรจ, in un desiderio di santitร ]: Tota vita christiani boni, sanctum desiderium estโ€ . Gesรบ ha detto: โ€œBeati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perchรฉ saranno saziatiโ€ (Mt 5, 6). La giustizia biblica, si sa, รจ la santitร . Ci lasciamo perciรฒ con una domanda su cui meditare in questo tempo di Avvento: โ€œIo ho fame e sete di santitร , o mi sto rassegnando alla mediocritร ?โ€

1. Il Concilio Vaticano II. Documenti, Edizioni Dehoniane, Bologna 1967, p.47.
2. Cf. Storia del concilio Vaticano II, a cura di G. Alberigo, vol. IV, Bologna 1999, pp. 68 ss.
3. Lumen gentium, 40.
4. Cf. Dt 32,4; Dn 3, 27; Ap 16, 7.
5. Cf. Rom 1, 7 e 1 Cor 1, 2.
6. N. Cabasilas, Vita in Cristo IV, 6 (PG 150, 613).
7. S. Bernardo, Omelie sul Cantico, 61, 4-5 (PL 183, 1072).
8. Cf. 1 Cor 1, 2; 1 Pt 1,2; 2, 15.
9. Lumen gentium, 40.
10. Cf. Sรธeren Kierkegaard, Diario X 1,A 154 (ed. a cura di C. Fabro, Brescia 1962, vol. I, p. 821).
11. B. Pascal, Pensieri 593.
12. Guglielmo di St. Thierry, Vita prima, I, 4 (PL 185, 238).
13. S. Agostino, In Epist. Joh. 4, 6 (PL 35, 2008).

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