Alle ore 9 di oggi, nella Cappella Redemptoris Mater, alla presenza del Santo Padre Francesco, il Predicatore della Casa Pontificia, P. Raniero Cantalamessa, O.F.M. Cap., ha tenuto la prima Predica di Avvento sul tema:
ยซโCristo, luce delle gentiโ โ Tre meditazioni sulla Lumen gentium nel 50ยฐ anniversario della conclusione del Concilio Vaticano IIยป.
1. Una ecclesiologia cristologica
La felice ricorrenza del cinquantesimo della conclusione del Concilio Vaticano II mi ha suggerito lโidea di dedicare le tre meditazioni dellโAvvento a una rivisitazione dellโevento conciliare, nei suoi contenuti principali. In concreto, vorrei svolgere qualche riflessione su ognuno dei principali documenti del Concilio che sono le quattro costituzioni sulla Chiesa (Lumen gentium), sulla Liturgia (Sacrosanctum Concilium), sulla Parola di Dio (Dei Verbum) e sulla Chiesa nel mondo (Gaudium et spes).
A darmi il coraggio di affrontare, in cosรฌ poco tempo, temi tanto vasti e dibattuti รจ stata una costatazione. Del concilio si รจ scritto e parlato a non finire, ma quasi sempre per le sue implicazioni dottrinali e pastorali; poche volte per i suoi contenuti strettamente spirituali. Io vorrei invece concentrarmi esclusivamente su di essi, cercando di vedere cosa il Concilio ha ancora da dirci come testi di spiritualitร , utili per lโedificazione della fede.
Cominceremo dedicando le tre meditazioni di Avvento alla Lumen gentium, riservando il resto per la Quaresima prossima, se Dio lo vorrร . I tre temi della costituzione sui quali vorrei riflettere sono la Chiesa corpo e sposa di Cristo, lโappello universale alla santitร e la dottrina sulla Santa Vergine.
Lo spunto per questa prima meditazione sulla Chiesa mi รจ venuto rileggendo, per caso, lโinizio della costituzione nel testo latino. Esso dice: โLumen gentium cum sit Christusโฆโ, โEssendo Cristo la luce delle gentiโฆโ. Devo dire, a mia confusione, che non avevo mai fatto caso alle implicazioni enormi contenute in questo inizio. Lโaver preso come titolo della costituzione solo la prima parte della frase mi aveva fatto pensare (e credo non solo a me) che il titolo โluce delle gentiโ fosse riferito alla Chiesa, mentre esso, come si vede, รจ riferito a Cristo. ร il titolo con cui il vecchio Simeone salutรฒ il Messia bambino portato da Maria e Giuseppe al tempio: โLuce delle genti e gloria del suo popolo Israeleโ (Lc 2, 32).
In quella frase iniziale cโรจ la chiave per interpretare tutta lโecclesiologia del Vaticano II. Essa รจ una ecclesiologia cristologica, e perciรฒ spirituale e mistica, prima che sociale e istituzionale. ร necessario rimettere in primo piano questa dimensione cristologica dellโecclesiologia del Concilio anche in vista di una piรน efficace evangelizzazione. Non si accetta, infatti, Cristo per amore della Chiesa, ma si accetta la Chiesa per amore di Cristo. Anche una Chiesa sfigurata dal peccato di tanti suoi rappresentanti.
Devo dire subito che non sono certo io il primo a mettere in luce la dimensione essenzialmente cristologica della ecclesiologia del Vaticano II. Rileggendo i numerosi scritti dellโallora cardinal Ratzinger sulla Chiesa, mi sono reso conto con quale insistenza egli ha cercato di tener viva questa dimensione della dottrina sulla Chiesa della Lumen gentium. Lo stesso richiamo alle implicazioni dottrinali della frase iniziale: โLumen gentium cum sit Christusโฆโ, โessendo Cristo la luce delle gentiโ, si trova giร nei suoi scritti, seguita dallโaffermazione: โSe uno vuole comprendere rettamente il Vaticano II, deve sempre di nuovo cominciare da questa frase inizialeโ .
Dobbiamo precisare subito, a scanso di equivoci: questa visione spirituale e interiore della Chiesa non รจ stata mai negata da nessuno; ma, come avviene sempre nelle cose umane, il nuovo rischia di mettere in ombra lโantico, lโattuale fa perdere di vista lโeterno e lโurgente prende il sopravvento sullโimportante. Cosรฌ รจ avvenuto che le idee di comunione ecclesiale e di popolo di Dio siano state sviluppate talvolta solo in senso orizzontale e sociologico, cioรจ sullo sfondo dellโopposizione tra koinonia e gerarchia, insistendo piรน sulla comunione dei membri della Chiesa tra di loro, che sulla comunione di tutte le membra con Cristo.
Questo era forse una prioritร del momento e un guadagno; come tale san Giovanni Paolo II lo accoglie e lo valorizza nella sua lettera apostolica Novo millennio ineunte . Ma a cinquantโanni dalla fine del Concilio, รจ forse utile cercare di ristabilire lโequilibrio tra questa visione della Chiesa condizionata dai dibattiti del momento, e la visione spirituale e misterica del Nuovo Testamento e dei Padri della Chiesa. La domanda fondamentale non รจ โcosโรจ la Chiesaโ, ma รจ โchi รจ la Chiesaโ ed รจ da questa domanda che vorrei lasciarmi guidare nella presente meditazione.
2. La Chiesa corpo e sposa di Cristo
Lโanima e il contenuto cristologico della Lumen gentium (LG) emergono soprattutto nel capitolo I, lร dove si presenta la Chiesa come sposa di Cristo e corpo di Cristo. Riascoltiamone alcune frasi:
โLa Chiesa, chiamata โGerusalemme celesteโ e โmadre nostraโ (Gal 4,26; cfr. Ap 12,17), viene pure descritta come lโimmacolata sposa dellโAgnello immacolato (cfr. Ap 19,7; 21,2 e 9; 22,17), sposa che Cristo โha amato.. . e per essa ha dato se stesso, al fine di santificarlaโ (Ef 5,26), che si รจ associata con patto indissolubile ed incessantemente โnutre e curaโ (Ef 5,29), che dopo averla purificata, volle a sรฉ congiunta e soggetta nellโamore e nella fedeltร (cfr. Ef 5,24)โ (LG, 6).
Questo per titolo di sposa; per quello di โcorpo di Cristoโ, si dice:
โIl Figlio di Dio, unendo a sรฉ la natura umana e vincendo la morte con la sua morte e resurrezione, ha redento lโuomo e lโha trasformato in una nuova creatura (cfr. Gal 6,15; 2 Cor 5,17). Comunicando infatti il suo Spirito, costituisce misticamente come suo corpo i suoi fratelli, che raccoglie da tutte le genti [โฆ]. Partecipando realmente del corpo del Signore nella frazione del pane eucaristico, siamo elevati alla comunione con lui e tra di noi: โPerchรฉ cโรจ un solo pane, noi tutti non formiamo che un solo corpo, partecipando noi tutti di uno stesso paneโ โ (1 Cor 10,17). (LG 7).
ร stato, anche qui, merito dellโallora cardinal Ratzinger, aver messo in luce lโintrinseco rapporto tra queste due immagini della Chiesa: la Chiesa รจ corpo di Cristo perchรฉ รจ sposa di Cristo! In altre parole, allโorigine dellโimmagine paolina della Chiesa come corpo di Cristo non cโรจ la metafora stoica della concordia delle parti nel corpo umano (anche se a volte egli utilizza anche questa applicazione, come in Rom 12, 4 ss in 1 Cor 12, 12 ss.)), ma cโรจ lโidea sponsale dellโunica carne che lโuomo e la donna formano unendosi in matrimonio (Ef 5, 29-32) e ancor piรน lโidea eucaristica dellโunico corpo che formano coloro che mangiano lo stesso pane: โPoichรฉ vi รจ un solo pane, noi siamo, benchรฉ molti, un solo corpo; tutti infatti partecipiamo di quellโunico paneโ (1 Cor 10, 17) .
ร appena il caso di ricordare che questo era stato il cuore della concezione agostiniana della Chiesa, al punto da dare a volte lโimpressione di identificare puramente e semplicemente il corpo di Cristo che รจ la Chiesa con il corpo di Cristo che รจ lโEucaristia . ร quello che attesta lโevoluzione dellโespressione โcorpo misticoโ di Cristo che, dallโindicare lโEucaristia, passa lentamente a significare, come avviene oggi, la Chiesa . Questa, si sa, รจ anche la visione che maggiormente avvicina lโecclesiologia cattolica allโecclesiologia eucaristica della Chiesa ortodossa. Senza la Chiesa e senza lโEucaristia, Cristo non avrebbe โcorpoโ nel mondo.
[ads2]3. Dalla Chiesa allโanima
Un principio spesso ripetuto e applicato dai Padri Chiesa suona โEcclesia vel animaโ, la Chiesa, oppure lโanima . Il senso รจ: quello che si dice in generale della Chiesa, fatte le dovute distinzioni, si applica in particolare a ciascuna persona nella Chiesa. A santโAmbrogio รจ attribuita lโaffermazione: โLa Chiesa รจ bella nelle animeโ . Volendo tener fede allโintento dichiarato di queste meditazioni di cogliere gli aspetti piรน direttamente โedificantiโ dellโecclesiologia conciliare, ci domandiamo: cosa puรฒ significare per la vita spirituale del cristiano vivere e realizzare questa idea di Chiesa, corpo di Cristo e sposa di Cristo?
Se la Chiesa nella sua accezione piรน intima e vera รจ il corpo di Cristo, io realizzo in me la Chiesa, sono un โessere ecclesialeโ , nella misura in cui permetto a Cristo di fare di me il suo corpo, non solo in teoria, ma anche nella pratica. Quello che conta non รจ il posto che io occupo nella Chiesa, ma il posto che Cristo occupa nel mio cuore!
Oggettivamente questo si realizza attraverso i sacramenti, soprattutto due di essi; il battesimo e lโEucaristia. Il battesimo lo abbiamo ricevuto una volta sola, lโEucaristia invece la riceviamo ogni giorno. Di qui lโimportanza di celebrarla e riceverla in modo che essa possa assolvere davvero il compito di farci Chiesa. La massima famosa lanciata da de Lubac โlโEucaristia fa la Chiesaโ non si applica soltanto a livello comunitario, ma anche a livello personale: lโEucaristia fa di ognuno di noi il corpo di Cristo, cioรจ Chiesa. Anche qui vorrei servirmi di alcune parole profonde dellโallora cardinal Ratzinger:
โComunione significa che la barriera apparentemente invalicabile del mio io viene infranta [โฆ] significa dunque fusione delle esistenze. Come nellโalimentazione il corpo puรฒ assimilare una sostanza estranea e cosรฌ vivere, cosรฌ il mio io viene โassimilatoโ a Gesรน stesso, fatto simile a lui in uno scambio che spezza sempre piรน le linee di separazioneโ .
Due esistenze, la mia e quella di Cristo, divengono una sola, โsenza confusione e senza divisioneโ, non ipostaticamente, come nellโincarnazione, ma misticamente e realmente. Di due โioโ, ne risulta uno solo: non il mio piccolo io di creatura, ma quello di Cristo, al punto che ognuno di noi, dopo aver ricevuto lโEucaristia, puรฒ osare dire, con Paolo: โNon sono piรน io che vivo, Cristo vive in meโ (Gal 2, 20). NellโEucaristia, scrive il Cabasilas,
โCristo si riversa in noi e con noi si fonde, ma mutandoci e trasformandoci in sรฉ come una goccia dโacqua versata in un infinito oceano di unguento profumatoโ .
Lโimmagine della Chiesa corpo di Cristo รจ intrinsecamente legata, si diceva, con quella della Chiesa sposa di Cristo e anche questo puรฒ esserci di grande aiuto nel vivere in profonditร , mistagogicamente, lโEucaristia. La Lettera agli Efesini dice che il matrimonio umano รจ un simbolo dellโunione tra Cristo e la Chiesa: โPer questo lโuomo lascerร suo padre e sua madre e si unirร alla sua donna e i due formeranno una carne sola. Questo mistero รจ grande; lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa!โ (Ef 5, 31-33). Ora, secondo san Paolo, la conseguenza immediata del matrimonio รจ che il corpo del marito diventa della moglie e, viceversa, il corpo della moglie diventa del marito (cfr. 1 Cor 7, 4).
Applicato allโEucaristia questo significa che la carne incorruttibile e datrice di vita del Verbo incarnato diventa โmiaโ, ma anche la mia carne, la mia umanitร , diventa di Cristo, รจ fatta propria da lui. NellโEucaristia noi riceviamo il corpo e il sangue di Cristo, ma anche Cristo โriceveโ il nostro corpo e il nostro sangue! Gesรบ, scrive santโIlario di Poitiers, assume la carne di colui che assume la sua . Egli dice a noi: โPrendi, questo รจ il mio corpoโ, ma anche noi possiamo dire a lui: โPrendi, questo รจ il mio corpoโ.
Nella raccolta di poesie eucaristiche intitolata โCanto del Dio nascostoโ, il futuro papa Karol Wojtyla chiama questo soggetto nuovo, la cui vita รจ stata fatta propria da Cristo โlโio eucaristicoโ:
โAvverrร allora il miracolo
della trasformazione:
ecco, diverrai me-
io โ eucaristicoโ .
Non cโรจ nulla della mia vita che non appartenga a Cristo. Nessuno deve dire: โAh, Gesรบ non sa cosa vuol dire essere sposato, essere donna, aver perso un figlio, essere malato, essere anziano, essere persona di colore!โ Se lo sai tu, lo sa anche lui, grazia a te e in te. Ciรฒ che Cristo non ha potuto vivere โsecondo la carneโ, essendo stata la sua esistenza terrena, come quella di ogni uomo, limitata ad alcune esperienze, lo vive e โsperimentaโ ora da risorto โsecondo lo Spiritoโ, grazie alla comunione sponsale della Messa. Vive nella donna lโessere donna, nellโanziano lโessere anziano, nel malato la condizione di malato. Tutto ciรฒ che โmancavaโ alla piena โincarnazioneโ del Verbo si โcompieโ nellโEucaristia.
Aveva compreso il motivo profondo di ciรฒ la beata Elisabetta della Trinitร quando scriveva: โLa sposa appartiene allo sposo. Il mio mi ha presa. Vuole che sia per lui unโumanitร aggiuntaโ . ร come se Gesรบ ci dicesse: โIo ho fame di te, voglio vivere di te, per questo devo vivere in ogni tuo pensiero, in ogni tuo affetto, devo vivere della tua carne, del tuo sangue, della tua fatica quotidiana, devo cibarmi di te come tu ti cibi di me!โ
Quale inesauribile motivo di stupore e di consolazione al pensiero che la nostra umanitร diventa lโumanitร di Cristo! Ma anche quale responsabilitร da tutto ciรฒ! Se i miei occhi sono diventati gli occhi di Cristo, la mia bocca quella di Cristo, quale motivo per non permettere al mio sguardo di indugiare su immagini lascive, alla mia lingua di non parlare contro il fratello, al mio corpo di servire come strumento di peccato. โPrenderรฒ dunque le membra di Cristo โdice lโApostolo โ e ne farรฒ membra di una prostituta?โ (1Cor 6,15). Queste parole interpellano ogni battezzato. Ma che dire dei consacrati, dei ministri di Dio, che dovrebbero essere i โmodelli del greggeโ (1 Pt 5,3)? Cโรจ da tremare al pensiero dello scempio che si fa del corpo di Cristo che รจ la Chiesa.
4. Lโincontro personale con Gesรบ
Fin qui ho parlato dellโapporto oggettivo, o sacramentale, al nostro divenire Chiesa, cioรจ corpo di Cristo. Cโรจ perรฒ anche una dimensione soggettiva ed esistenziale. Essa consiste in quello che papa Francesco nella Evangelii gaudium definisce โlโincontro personale con Gesรบ di Nazarethโ. Riascoltiamo le sue parole:
โInvito ogni cristiano, in qualsiasi luogo e situazione si trovi, a rinnovare oggi stesso il suo incontro personale con Gesรน Cristo o, almeno, a prendere la decisione di lasciarsi incontrare da Lui, di cercarlo ogni giorno senza sosta. Non cโรจ motivo per cui qualcuno possa pensare che questo invito non รจ per luiโ (EG, nr.3)
Qui dobbiamo forse fare un passo avanti anche rispetto allโecclesiologia del Concilio. Nel linguaggio cattolico, โlโincontro personale con Gesรบโ non รจ mai stato un concetto molto familiare. Al posto di incontro โpersonaleโ, si preferiva lโidea di un incontro ecclesiale, che avviene, cioรจ, mediante i sacramenti della Chiesa. Lโespressione aveva, ai nostri orecchi di cattolici, delle risonanze vagamente protestanti. ร chiaro che quello che si propone non รจ un incontro personale con Cristo che sostituisca quello sacramentale, ma di fare sรฌ che lโincontro sacramentale sia anche un incontro liberamente deciso o ratificato, non puramente nominale, giuridico o abitudinario. Se la Chiesa รจ il corpo di Cristo, lโadesione personale a Cristo รจ lโunico modo per entrare, esistenzialmente, a far parte di essa.
Per capire cosa vuol dire realizzare un incontro personale con Gesรน, bisogna dare uno sguardo, per quanto sommario, alla storia. Come si diventava membri della Chiesa nei primi tre secoli? Con tutte le differenze da individuo a individuo e da luogo a luogo, ciรฒ avveniva dopo una lunga iniziazione, il catecumenato, ed era il frutto di una decisione personale, per giunta anche rischiosa per la possibilitร del martirio.
Le cose cambiarono quando il cristianesimo diventรฒ, dapprima religione tollerata e poi, in breve tempo, religione favorita, quando non addirittura imposta. In questa situazione, lโaccento non รจ messo piรน sul momento e sul modo con cui si diventa cristiani, cioรจ sul venire alla fede, ma sulle esigenze morali della fede stessa, sul cambiamento dei costumi; in altre parole, sulla morale.
La situazione, nonostante tutto, era meno grave di quanto possa apparire a noi oggi perchรฉ, con tutte le incoerenze che sappiamo, la famiglia, la scuola, la cultura e a poco a poco anche la societร aiutavano, quasi spontaneamente, ad assorbire la fede. Senza contare che, fin dallโinizio della nuova situazione, erano nate forme di vita, come il monachesimo e poi i vari ordini religiosi, in cui il battesimo era vissuto in tutta la sua radicalitร e la vita cristiana frutto di una decisione personale, spesso eroica.
Questa situazione detta โdi cristianitร โ รจ cambiata radicalmente. Di qui lโurgenza di una nuova evangelizzazione che tenga conto della situazione nuova. Si tratta in pratica di creare per gli uomini dโoggi delle occasioni che permettano loro di prendere, nel nuovo contesto, quella decisione personale libera e matura che i cristiani prendevano allโinizio nel ricevere il battesimo e che facevano di essi dei cristiani reali e non solo nominali.
Il โRituale della Iniziazione Cristiana degli Adultiโ del 1972 propone una specie di cammino catecumenale per i battesimo degli adulti. In alcuni paesi a religione mista, dove molte persone chiedono il battesimo da adulti, questo strumento si รจ rivelato di grande efficacia. Ma che fare per la massa dei cristiani giร battezzati che vivono come cristiani puramente di nome e non di fatto, completamente estranei alla Chiesa e alla vita sacramentale?
Una risposta a questo problema sono gli innumerevoli movimenti ecclesiali, aggregazioni laicali e comunitร parrocchiali rinnovate, apparse dopo il concilio. Il contributo comune di tutte queste realtร , pur nella grandissima varietร di stile e di consistenza numerica, รจ che esse sono il contesto e lo strumento che permette a tante persone adulte di fare una scelta personale per Cristo, di prendere sul serio il loro battesimo, di diventare soggetti attivi della Chiesa.
Ma non mi soffermo su questi aspetti pastorali del problema. Quello che vorrei sottolineare, al termine di questa meditazione, รจ ancora una volta lโaspetto spirituale ed esistenziale che ci riguarda individualmente. Cosa vuol dire incontrare e farsi incontrare personalmente da Gesรบ? Significa pronunciare la frase โGesรน รจ il Signore!โ come la pronunciavano Paolo e i primi cristiani, decidendo, cioรจ, con essa, per sempre, di tutta la propria vita.
Gesรบ non รจ piรน un personaggio, ma una persona; non piรน qualcuno di cui si parla, ma qualcuno a cui e con cui si puรฒ parlare, perchรฉ risorto e vivo; non piรน soltanto una memoria, per quanto liturgicamente viva ed operante, ma una presenza. Vuol dire anche non prendere nessuna decisione di qualche importanza senza prima averla sottoposta a lui a nella preghiera.
Ho detto allโinizio che non si accetta Cristo per amore della Chiesa, ma si accetta la Chiesa per amore di Cristo. Cerchiamo dunque di amare Cristo e di farlo amare e avremo reso il miglior servizio alla Chiesa. Se la Chiesa รจ la sposa di Cristo, come ogni sposa, ella genera nuovi figli unendosi per amore al suo Sposo. La feconditร della Chiesa dipende dal suo amore per Cristo. Il servizio piรน prezioso che ciascuno di noi puรฒ rendere alla Chiesa รจ perciรฒ quello di amare Cristo e crescere nellโintimitร con lui.
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1. J. Ratzinger, Lโecclesiologia del Vaticano II, in Chiesa, ecumenismo e politica, Edizioni Paoline, Cinisello Balsamo, 1987, pp. 9-16).
2. Cf. S. Giovanni Paolo II, โNovo millennio ineunteโ, 42. 45.
3. Cf. H. U. von Balthasar, Sponsa Verbi, Saggi teologici,II, Morcelliana, Brescia 1972, pp. 139 ss. (ed. tedesca Sponsa Verbi, Johannes Verlag, Einsiedeln 1961).
4. Joseph Ratzinger, Origine e natura della Chiesa, in La Chiesa. Una comunitร sempre in cammino, Ed. Paoline, Cinisello Balsamo, 1991, pp. 9-31).
5. S. Agostino, Discorsi, 272 (PL 38, 1247 s.).
6. Cf. H. de Lubac, in Corpus Mysticum. LโEucharistie et lโEglise au Moyen Age, Aubier, Paris 1949 (trad.ital. Corpus Mysticum. Lโeucaristia e la chiesa nel Medioevo, Jaka Book, Milano 1996).
7.Cf. Origene, In cant. cant. III (GCS 33, p. 185 e 190); S. Ambrogio, Exp. Ps. CXVIII, 6,18 (CSEL 62, p. 117).
8.S. Ambrogio, Sui misteri, 7, 39, cit da H. de Lubac, Exรฉgรจse mediรฉvale, I, 2, Paris, Aubier, 1959, p.650.
9.Cf. J. Zizioulas, Lโรชtre ecclรฉsial, Labor et fides, Genรจve 1981 (trad. Ital. Ed. Qiqajon, Comunitร di Bose 2007).
10.J. Ratzinger, Origine e natura della Chiesa, cit.
11.Ni. Cabasilas, Vita in Cristo, IV,3 (PG 150, 593).
12.S. Ilario di Poitiers, De Trinitate, 8, 16 (PL 10, 248): โEius tantum in se adsumptam habens carnem, qui suam sumpseritโ.
13.K. Wojtyla, Tutte le opere letterarie, Bompiani. Milano 2000, p. 75.
14.B. Elisabetta della Trinitร , Lettera 261, alla mamma (in Opere, Roma 1967, p. 457).
