p. Raniero Cantalamessa – Prima Predica di Avvento, 04.12.2015

Data:

- Pubblicitร  -

Alle ore 9 di oggi, nella Cappella Redemptoris Mater, alla presenza del Santo Padre Francesco, il Predicatore della Casa Pontificia, P. Raniero Cantalamessa, O.F.M. Cap., ha tenuto la prima Predica di Avvento sul tema:

ยซโ€œCristo, luce delle gentiโ€ โ€“ Tre meditazioni sulla Lumen gentium nel 50ยฐ anniversario della conclusione del Concilio Vaticano IIยป.

1. Una ecclesiologia cristologica
La felice ricorrenza del cinquantesimo della conclusione del Concilio Vaticano II mi ha suggerito lโ€™idea di dedicare le tre meditazioni dellโ€™Avvento a una rivisitazione dellโ€™evento conciliare, nei suoi contenuti principali. In concreto, vorrei svolgere qualche riflessione su ognuno dei principali documenti del Concilio che sono le quattro costituzioni sulla Chiesa (Lumen gentium), sulla Liturgia (Sacrosanctum Concilium), sulla Parola di Dio (Dei Verbum) e sulla Chiesa nel mondo (Gaudium et spes).
A darmi il coraggio di affrontare, in cosรฌ poco tempo, temi tanto vasti e dibattuti รจ stata una costatazione. Del concilio si รจ scritto e parlato a non finire, ma quasi sempre per le sue implicazioni dottrinali e pastorali; poche volte per i suoi contenuti strettamente spirituali. Io vorrei invece concentrarmi esclusivamente su di essi, cercando di vedere cosa il Concilio ha ancora da dirci come testi di spiritualitร , utili per lโ€™edificazione della fede.
Cominceremo dedicando le tre meditazioni di Avvento alla Lumen gentium, riservando il resto per la Quaresima prossima, se Dio lo vorrร . I tre temi della costituzione sui quali vorrei riflettere sono la Chiesa corpo e sposa di Cristo, lโ€™appello universale alla santitร  e la dottrina sulla Santa Vergine.
Lo spunto per questa prima meditazione sulla Chiesa mi รจ venuto rileggendo, per caso, lโ€™inizio della costituzione nel testo latino. Esso dice: โ€œLumen gentium cum sit Christusโ€ฆโ€, โ€œEssendo Cristo la luce delle gentiโ€ฆโ€. Devo dire, a mia confusione, che non avevo mai fatto caso alle implicazioni enormi contenute in questo inizio. Lโ€™aver preso come titolo della costituzione solo la prima parte della frase mi aveva fatto pensare (e credo non solo a me) che il titolo โ€œluce delle gentiโ€ fosse riferito alla Chiesa, mentre esso, come si vede, รจ riferito a Cristo. รˆ il titolo con cui il vecchio Simeone salutรฒ il Messia bambino portato da Maria e Giuseppe al tempio: โ€œLuce delle genti e gloria del suo popolo Israeleโ€ (Lc 2, 32).
In quella frase iniziale cโ€™รจ la chiave per interpretare tutta lโ€™ecclesiologia del Vaticano II. Essa รจ una ecclesiologia cristologica, e perciรฒ spirituale e mistica, prima che sociale e istituzionale. รˆ necessario rimettere in primo piano questa dimensione cristologica dellโ€™ecclesiologia del Concilio anche in vista di una piรน efficace evangelizzazione. Non si accetta, infatti, Cristo per amore della Chiesa, ma si accetta la Chiesa per amore di Cristo. Anche una Chiesa sfigurata dal peccato di tanti suoi rappresentanti.
Devo dire subito che non sono certo io il primo a mettere in luce la dimensione essenzialmente cristologica della ecclesiologia del Vaticano II. Rileggendo i numerosi scritti dellโ€™allora cardinal Ratzinger sulla Chiesa, mi sono reso conto con quale insistenza egli ha cercato di tener viva questa dimensione della dottrina sulla Chiesa della Lumen gentium. Lo stesso richiamo alle implicazioni dottrinali della frase iniziale: โ€œLumen gentium cum sit Christusโ€ฆโ€, โ€œessendo Cristo la luce delle gentiโ€, si trova giร  nei suoi scritti, seguita dallโ€™affermazione: โ€œSe uno vuole comprendere rettamente il Vaticano II, deve sempre di nuovo cominciare da questa frase inizialeโ€ .
Dobbiamo precisare subito, a scanso di equivoci: questa visione spirituale e interiore della Chiesa non รจ stata mai negata da nessuno; ma, come avviene sempre nelle cose umane, il nuovo rischia di mettere in ombra lโ€™antico, lโ€™attuale fa perdere di vista lโ€™eterno e lโ€™urgente prende il sopravvento sullโ€™importante. Cosรฌ รจ avvenuto che le idee di comunione ecclesiale e di popolo di Dio siano state sviluppate talvolta solo in senso orizzontale e sociologico, cioรจ sullo sfondo dellโ€™opposizione tra koinonia e gerarchia, insistendo piรน sulla comunione dei membri della Chiesa tra di loro, che sulla comunione di tutte le membra con Cristo.
Questo era forse una prioritร  del momento e un guadagno; come tale san Giovanni Paolo II lo accoglie e lo valorizza nella sua lettera apostolica Novo millennio ineunte . Ma a cinquantโ€™anni dalla fine del Concilio, รจ forse utile cercare di ristabilire lโ€™equilibrio tra questa visione della Chiesa condizionata dai dibattiti del momento, e la visione spirituale e misterica del Nuovo Testamento e dei Padri della Chiesa. La domanda fondamentale non รจ โ€œcosโ€™รจ la Chiesaโ€, ma รจ โ€œchi รจ la Chiesaโ€ ed รจ da questa domanda che vorrei lasciarmi guidare nella presente meditazione.

2. La Chiesa corpo e sposa di Cristo
Lโ€™anima e il contenuto cristologico della Lumen gentium (LG) emergono soprattutto nel capitolo I, lร  dove si presenta la Chiesa come sposa di Cristo e corpo di Cristo. Riascoltiamone alcune frasi:
โ€œLa Chiesa, chiamata โ€˜Gerusalemme celesteโ€™ e โ€˜madre nostraโ€™ (Gal 4,26; cfr. Ap 12,17), viene pure descritta come lโ€™immacolata sposa dellโ€™Agnello immacolato (cfr. Ap 19,7; 21,2 e 9; 22,17), sposa che Cristo โ€˜ha amato.. . e per essa ha dato se stesso, al fine di santificarlaโ€™ (Ef 5,26), che si รจ associata con patto indissolubile ed incessantemente โ€˜nutre e curaโ€™ (Ef 5,29), che dopo averla purificata, volle a sรฉ congiunta e soggetta nellโ€™amore e nella fedeltร  (cfr. Ef 5,24)โ€ (LG, 6).
Questo per titolo di sposa; per quello di โ€œcorpo di Cristoโ€, si dice:
โ€œIl Figlio di Dio, unendo a sรฉ la natura umana e vincendo la morte con la sua morte e resurrezione, ha redento lโ€™uomo e lโ€™ha trasformato in una nuova creatura (cfr. Gal 6,15; 2 Cor 5,17). Comunicando infatti il suo Spirito, costituisce misticamente come suo corpo i suoi fratelli, che raccoglie da tutte le genti [โ€ฆ]. Partecipando realmente del corpo del Signore nella frazione del pane eucaristico, siamo elevati alla comunione con lui e tra di noi: โ€˜Perchรฉ cโ€™รจ un solo pane, noi tutti non formiamo che un solo corpo, partecipando noi tutti di uno stesso paneโ€™ โ€œ (1 Cor 10,17). (LG 7).
รˆ stato, anche qui, merito dellโ€™allora cardinal Ratzinger, aver messo in luce lโ€™intrinseco rapporto tra queste due immagini della Chiesa: la Chiesa รจ corpo di Cristo perchรฉ รจ sposa di Cristo! In altre parole, allโ€™origine dellโ€™immagine paolina della Chiesa come corpo di Cristo non cโ€™รจ la metafora stoica della concordia delle parti nel corpo umano (anche se a volte egli utilizza anche questa applicazione, come in Rom 12, 4 ss in 1 Cor 12, 12 ss.)), ma cโ€™รจ lโ€™idea sponsale dellโ€™unica carne che lโ€™uomo e la donna formano unendosi in matrimonio (Ef 5, 29-32) e ancor piรน lโ€™idea eucaristica dellโ€™unico corpo che formano coloro che mangiano lo stesso pane: โ€œPoichรฉ vi รจ un solo pane, noi siamo, benchรฉ molti, un solo corpo; tutti infatti partecipiamo di quellโ€™unico paneโ€ (1 Cor 10, 17) .
รˆ appena il caso di ricordare che questo era stato il cuore della concezione agostiniana della Chiesa, al punto da dare a volte lโ€™impressione di identificare puramente e semplicemente il corpo di Cristo che รจ la Chiesa con il corpo di Cristo che รจ lโ€™Eucaristia . รˆ quello che attesta lโ€™evoluzione dellโ€™espressione โ€œcorpo misticoโ€ di Cristo che, dallโ€™indicare lโ€™Eucaristia, passa lentamente a significare, come avviene oggi, la Chiesa . Questa, si sa, รจ anche la visione che maggiormente avvicina lโ€™ecclesiologia cattolica allโ€™ecclesiologia eucaristica della Chiesa ortodossa. Senza la Chiesa e senza lโ€™Eucaristia, Cristo non avrebbe โ€œcorpoโ€ nel mondo.

[ads2]3. Dalla Chiesa allโ€™anima
Un principio spesso ripetuto e applicato dai Padri Chiesa suona โ€œEcclesia vel animaโ€, la Chiesa, oppure lโ€™anima . Il senso รจ: quello che si dice in generale della Chiesa, fatte le dovute distinzioni, si applica in particolare a ciascuna persona nella Chiesa. A santโ€™Ambrogio รจ attribuita lโ€™affermazione: โ€œLa Chiesa รจ bella nelle animeโ€ . Volendo tener fede allโ€™intento dichiarato di queste meditazioni di cogliere gli aspetti piรน direttamente โ€œedificantiโ€ dellโ€™ecclesiologia conciliare, ci domandiamo: cosa puรฒ significare per la vita spirituale del cristiano vivere e realizzare questa idea di Chiesa, corpo di Cristo e sposa di Cristo?
Se la Chiesa nella sua accezione piรน intima e vera รจ il corpo di Cristo, io realizzo in me la Chiesa, sono un โ€œessere ecclesialeโ€ , nella misura in cui permetto a Cristo di fare di me il suo corpo, non solo in teoria, ma anche nella pratica. Quello che conta non รจ il posto che io occupo nella Chiesa, ma il posto che Cristo occupa nel mio cuore!
Oggettivamente questo si realizza attraverso i sacramenti, soprattutto due di essi; il battesimo e lโ€™Eucaristia. Il battesimo lo abbiamo ricevuto una volta sola, lโ€™Eucaristia invece la riceviamo ogni giorno. Di qui lโ€™importanza di celebrarla e riceverla in modo che essa possa assolvere davvero il compito di farci Chiesa. La massima famosa lanciata da de Lubac โ€œlโ€™Eucaristia fa la Chiesaโ€ non si applica soltanto a livello comunitario, ma anche a livello personale: lโ€™Eucaristia fa di ognuno di noi il corpo di Cristo, cioรจ Chiesa. Anche qui vorrei servirmi di alcune parole profonde dellโ€™allora cardinal Ratzinger:
โ€œComunione significa che la barriera apparentemente invalicabile del mio io viene infranta [โ€ฆ] significa dunque fusione delle esistenze. Come nellโ€™alimentazione il corpo puรฒ assimilare una sostanza estranea e cosรฌ vivere, cosรฌ il mio io viene โ€˜assimilatoโ€™ a Gesรน stesso, fatto simile a lui in uno scambio che spezza sempre piรน le linee di separazioneโ€ .
Due esistenze, la mia e quella di Cristo, divengono una sola, โ€œsenza confusione e senza divisioneโ€, non ipostaticamente, come nellโ€™incarnazione, ma misticamente e realmente. Di due โ€œioโ€, ne risulta uno solo: non il mio piccolo io di creatura, ma quello di Cristo, al punto che ognuno di noi, dopo aver ricevuto lโ€™Eucaristia, puรฒ osare dire, con Paolo: โ€œNon sono piรน io che vivo, Cristo vive in meโ€ (Gal 2, 20). Nellโ€™Eucaristia, scrive il Cabasilas,
โ€œCristo si riversa in noi e con noi si fonde, ma mutandoci e trasformandoci in sรฉ come una goccia dโ€™acqua versata in un infinito oceano di unguento profumatoโ€ .
Lโ€™immagine della Chiesa corpo di Cristo รจ intrinsecamente legata, si diceva, con quella della Chiesa sposa di Cristo e anche questo puรฒ esserci di grande aiuto nel vivere in profonditร , mistagogicamente, lโ€™Eucaristia. La Lettera agli Efesini dice che il matrimonio umano รจ un simbolo dellโ€™unione tra Cristo e la Chiesa: โ€œPer questo lโ€™uomo lascerร  suo padre e sua madre e si unirร  alla sua donna e i due formeranno una carne sola. Questo mistero รจ grande; lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa!โ€ (Ef 5, 31-33). Ora, secondo san Paolo, la conseguenza immediata del matrimonio รจ che il corpo del marito diventa della moglie e, viceversa, il corpo della moglie diventa del marito (cfr. 1 Cor 7, 4).
Applicato allโ€™Eucaristia questo significa che la carne incorruttibile e datrice di vita del Verbo incarnato diventa โ€œmiaโ€, ma anche la mia carne, la mia umanitร , diventa di Cristo, รจ fatta propria da lui. Nellโ€™Eucaristia noi riceviamo il corpo e il sangue di Cristo, ma anche Cristo โ€œriceveโ€ il nostro corpo e il nostro sangue! Gesรบ, scrive santโ€™Ilario di Poitiers, assume la carne di colui che assume la sua . Egli dice a noi: โ€œPrendi, questo รจ il mio corpoโ€, ma anche noi possiamo dire a lui: โ€œPrendi, questo รจ il mio corpoโ€.
Nella raccolta di poesie eucaristiche intitolata โ€œCanto del Dio nascostoโ€, il futuro papa Karol Wojtyla chiama questo soggetto nuovo, la cui vita รจ stata fatta propria da Cristo โ€œlโ€™io eucaristicoโ€:
โ€œAvverrร  allora il miracolo
della trasformazione:
ecco, diverrai me-
io โ€“ eucaristicoโ€ .
Non cโ€™รจ nulla della mia vita che non appartenga a Cristo. Nessuno deve dire: โ€œAh, Gesรบ non sa cosa vuol dire essere sposato, essere donna, aver perso un figlio, essere malato, essere anziano, essere persona di colore!โ€ Se lo sai tu, lo sa anche lui, grazia a te e in te. Ciรฒ che Cristo non ha potuto vivere โ€œsecondo la carneโ€, essendo stata la sua esistenza terrena, come quella di ogni uomo, limitata ad alcune esperienze, lo vive e โ€œsperimentaโ€ ora da risorto โ€œsecondo lo Spiritoโ€, grazie alla comunione sponsale della Messa. Vive nella donna lโ€™essere donna, nellโ€™anziano lโ€™essere anziano, nel malato la condizione di malato. Tutto ciรฒ che โ€œmancavaโ€ alla piena โ€œincarnazioneโ€ del Verbo si โ€œcompieโ€ nellโ€™Eucaristia.
Aveva compreso il motivo profondo di ciรฒ la beata Elisabetta della Trinitร  quando scriveva: โ€œLa sposa appartiene allo sposo. Il mio mi ha presa. Vuole che sia per lui unโ€™umanitร  aggiuntaโ€ . รˆ come se Gesรบ ci dicesse: โ€œIo ho fame di te, voglio vivere di te, per questo devo vivere in ogni tuo pensiero, in ogni tuo affetto, devo vivere della tua carne, del tuo sangue, della tua fatica quotidiana, devo cibarmi di te come tu ti cibi di me!โ€
Quale inesauribile motivo di stupore e di consolazione al pensiero che la nostra umanitร  diventa lโ€™umanitร  di Cristo! Ma anche quale responsabilitร  da tutto ciรฒ! Se i miei occhi sono diventati gli occhi di Cristo, la mia bocca quella di Cristo, quale motivo per non permettere al mio sguardo di indugiare su immagini lascive, alla mia lingua di non parlare contro il fratello, al mio corpo di servire come strumento di peccato. โ€œPrenderรฒ dunque le membra di Cristo โ€“dice lโ€™Apostolo โ€“ e ne farรฒ membra di una prostituta?โ€ (1Cor 6,15). Queste parole interpellano ogni battezzato. Ma che dire dei consacrati, dei ministri di Dio, che dovrebbero essere i โ€œmodelli del greggeโ€ (1 Pt 5,3)? Cโ€™รจ da tremare al pensiero dello scempio che si fa del corpo di Cristo che รจ la Chiesa.

4. Lโ€™incontro personale con Gesรบ
Fin qui ho parlato dellโ€™apporto oggettivo, o sacramentale, al nostro divenire Chiesa, cioรจ corpo di Cristo. Cโ€™รจ perรฒ anche una dimensione soggettiva ed esistenziale. Essa consiste in quello che papa Francesco nella Evangelii gaudium definisce โ€œlโ€™incontro personale con Gesรบ di Nazarethโ€. Riascoltiamo le sue parole:
โ€œInvito ogni cristiano, in qualsiasi luogo e situazione si trovi, a rinnovare oggi stesso il suo incontro personale con Gesรน Cristo o, almeno, a prendere la decisione di lasciarsi incontrare da Lui, di cercarlo ogni giorno senza sosta. Non cโ€™รจ motivo per cui qualcuno possa pensare che questo invito non รจ per luiโ€ (EG, nr.3)
Qui dobbiamo forse fare un passo avanti anche rispetto allโ€™ecclesiologia del Concilio. Nel linguaggio cattolico, โ€œlโ€™incontro personale con Gesรบโ€ non รจ mai stato un concetto molto familiare. Al posto di incontro โ€œpersonaleโ€, si preferiva lโ€™idea di un incontro ecclesiale, che avviene, cioรจ, mediante i sacramenti della Chiesa. Lโ€™espressione aveva, ai nostri orecchi di cattolici, delle risonanze vagamente protestanti. รˆ chiaro che quello che si propone non รจ un incontro personale con Cristo che sostituisca quello sacramentale, ma di fare sรฌ che lโ€™incontro sacramentale sia anche un incontro liberamente deciso o ratificato, non puramente nominale, giuridico o abitudinario. Se la Chiesa รจ il corpo di Cristo, lโ€™adesione personale a Cristo รจ lโ€™unico modo per entrare, esistenzialmente, a far parte di essa.
Per capire cosa vuol dire realizzare un incontro personale con Gesรน, bisogna dare uno sguardo, per quanto sommario, alla storia. Come si diventava membri della Chiesa nei primi tre secoli? Con tutte le differenze da individuo a individuo e da luogo a luogo, ciรฒ avveniva dopo una lunga iniziazione, il catecumenato, ed era il frutto di una decisione personale, per giunta anche rischiosa per la possibilitร  del martirio.
Le cose cambiarono quando il cristianesimo diventรฒ, dapprima religione tollerata e poi, in breve tempo, religione favorita, quando non addirittura imposta. In questa situazione, lโ€™accento non รจ messo piรน sul momento e sul modo con cui si diventa cristiani, cioรจ sul venire alla fede, ma sulle esigenze morali della fede stessa, sul cambiamento dei costumi; in altre parole, sulla morale.
La situazione, nonostante tutto, era meno grave di quanto possa apparire a noi oggi perchรฉ, con tutte le incoerenze che sappiamo, la famiglia, la scuola, la cultura e a poco a poco anche la societร  aiutavano, quasi spontaneamente, ad assorbire la fede. Senza contare che, fin dallโ€™inizio della nuova situazione, erano nate forme di vita, come il monachesimo e poi i vari ordini religiosi, in cui il battesimo era vissuto in tutta la sua radicalitร  e la vita cristiana frutto di una decisione personale, spesso eroica.
Questa situazione detta โ€œdi cristianitร โ€ รจ cambiata radicalmente. Di qui lโ€™urgenza di una nuova evangelizzazione che tenga conto della situazione nuova. Si tratta in pratica di creare per gli uomini dโ€™oggi delle occasioni che permettano loro di prendere, nel nuovo contesto, quella decisione personale libera e matura che i cristiani prendevano allโ€™inizio nel ricevere il battesimo e che facevano di essi dei cristiani reali e non solo nominali.
Il โ€œRituale della Iniziazione Cristiana degli Adultiโ€ del 1972 propone una specie di cammino catecumenale per i battesimo degli adulti. In alcuni paesi a religione mista, dove molte persone chiedono il battesimo da adulti, questo strumento si รจ rivelato di grande efficacia. Ma che fare per la massa dei cristiani giร  battezzati che vivono come cristiani puramente di nome e non di fatto, completamente estranei alla Chiesa e alla vita sacramentale?
Una risposta a questo problema sono gli innumerevoli movimenti ecclesiali, aggregazioni laicali e comunitร  parrocchiali rinnovate, apparse dopo il concilio. Il contributo comune di tutte queste realtร , pur nella grandissima varietร  di stile e di consistenza numerica, รจ che esse sono il contesto e lo strumento che permette a tante persone adulte di fare una scelta personale per Cristo, di prendere sul serio il loro battesimo, di diventare soggetti attivi della Chiesa.
Ma non mi soffermo su questi aspetti pastorali del problema. Quello che vorrei sottolineare, al termine di questa meditazione, รจ ancora una volta lโ€™aspetto spirituale ed esistenziale che ci riguarda individualmente. Cosa vuol dire incontrare e farsi incontrare personalmente da Gesรบ? Significa pronunciare la frase โ€œGesรน รจ il Signore!โ€ come la pronunciavano Paolo e i primi cristiani, decidendo, cioรจ, con essa, per sempre, di tutta la propria vita.
Gesรบ non รจ piรน un personaggio, ma una persona; non piรน qualcuno di cui si parla, ma qualcuno a cui e con cui si puรฒ parlare, perchรฉ risorto e vivo; non piรน soltanto una memoria, per quanto liturgicamente viva ed operante, ma una presenza. Vuol dire anche non prendere nessuna decisione di qualche importanza senza prima averla sottoposta a lui a nella preghiera.
Ho detto allโ€™inizio che non si accetta Cristo per amore della Chiesa, ma si accetta la Chiesa per amore di Cristo. Cerchiamo dunque di amare Cristo e di farlo amare e avremo reso il miglior servizio alla Chiesa. Se la Chiesa รจ la sposa di Cristo, come ogni sposa, ella genera nuovi figli unendosi per amore al suo Sposo. La feconditร  della Chiesa dipende dal suo amore per Cristo. Il servizio piรน prezioso che ciascuno di noi puรฒ rendere alla Chiesa รจ perciรฒ quello di amare Cristo e crescere nellโ€™intimitร  con lui.

- Pubblicitร  -

1. J. Ratzinger, Lโ€™ecclesiologia del Vaticano II, in Chiesa, ecumenismo e politica, Edizioni Paoline, Cinisello Balsamo, 1987, pp. 9-16).
2. Cf. S. Giovanni Paolo II, โ€œNovo millennio ineunteโ€, 42. 45.
3. Cf. H. U. von Balthasar, Sponsa Verbi, Saggi teologici,II, Morcelliana, Brescia 1972, pp. 139 ss. (ed. tedesca Sponsa Verbi, Johannes Verlag, Einsiedeln 1961).
4. Joseph Ratzinger, Origine e natura della Chiesa, in La Chiesa. Una comunitร  sempre in cammino, Ed. Paoline, Cinisello Balsamo, 1991, pp. 9-31).
5. S. Agostino, Discorsi, 272 (PL 38, 1247 s.).
6. Cf. H. de Lubac, in Corpus Mysticum. Lโ€™Eucharistie et lโ€™Eglise au Moyen Age, Aubier, Paris 1949 (trad.ital. Corpus Mysticum. Lโ€™eucaristia e la chiesa nel Medioevo, Jaka Book, Milano 1996).
7.Cf. Origene, In cant. cant. III (GCS 33, p. 185 e 190); S. Ambrogio, Exp. Ps. CXVIII, 6,18 (CSEL 62, p. 117).
8.S. Ambrogio, Sui misteri, 7, 39, cit da H. de Lubac, Exรฉgรจse mediรฉvale, I, 2, Paris, Aubier, 1959, p.650.
9.Cf. J. Zizioulas, Lโ€™รชtre ecclรฉsial, Labor et fides, Genรจve 1981 (trad. Ital. Ed. Qiqajon, Comunitร  di Bose 2007).
10.J. Ratzinger, Origine e natura della Chiesa, cit.
11.Ni. Cabasilas, Vita in Cristo, IV,3 (PG 150, 593).
12.S. Ilario di Poitiers, De Trinitate, 8, 16 (PL 10, 248): โ€œEius tantum in se adsumptam habens carnem, qui suam sumpseritโ€.
13.K. Wojtyla, Tutte le opere letterarie, Bompiani. Milano 2000, p. 75.
14.B. Elisabetta della Trinitร , Lettera 261, alla mamma (in Opere, Roma 1967, p. 457).

Altri Articoli
Related

Paolo Curtaz – Commento al Vangelo del 23 Dicembre 2025

Nascita di Giovanni Battista.Dal Vangelo secondo Luca In quel tempo,...

don Luigi Maria Epicoco – Commento al Vangelo del 23 Dicembre 2025

Nascita di Giovanni Battista.Dal Vangelo secondo Luca In quel tempo,...

Paolo Curtaz – Commento al Vangelo di giovedรฌ 25 (Notte di Natale) Dicembre 2025

Benvenuto, Dio I pastori sono storditi dal freddo e confusi...

don Vincenzo Marinelli – Commento al Vangelo del 22 dicembre 2025

"L'anima mia magnifica il Signore" Quando l'anima si innalza spontaneamente...