p. Raniero Cantalamessa – Prima predica di Avvento 2017

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Alle ore 9 di oggi, nella Cappella Redemptoris Mater, alla presenza del Santo Padre Francesco, il Predicatore della Casa Pontificia, P. Raniero Cantalamessa, O.F.M. Cap., ha tenuto la prima Predica di Avvento sul tema: ยซTutto รจ stato fatto per mezzo di lui e in vista di luiยป (Colossesi 1,16).

Le meditazioni di Avvento di questโ€™anno (due soltanto per ragioni di calendario) si propongono di rimettere la persona divino-umana di Cristo al centro delle due grandi componenti che, insieme, costituiscono โ€œil realeโ€, e cioรจ il cosmo e la storia, lo spazio e il tempo, il creato e lโ€™uomo. Dobbiamo prendere atto, infatti, che, nonostante il gran parlare che si fa di lui, Cristo รจ un emarginato nella nostra cultura. Egli รจ del tutto assente โ€“e per motivi piรน che comprensibili โ€“ nei tre principali dialoghi in cui la fede รจ impegnata nel mondo contemporaneo: quello con la scienza, quello con la filosofia e quello tra le religioni.
Lo scopo ultimo non รจ pero di ordine teorico, ma pratico. Si tratta di rimettere Cristo anzitutto โ€œal centroโ€ della nostra vita personale e della nostra visione del mondo, al centro delle tre virtรน teologali di fede, speranza e caritร . Il Natale รจ la stagione piรน propizia per una tale riflessione, dal momento che in esso ricordiamo il momento in cui il Verbo si fa carne, entrando, anche fisicamente nel creato e nella storia, nello spazio e nel tempo.

1. La terra era vuota

In questa prima meditazione riflettiamo sulla prima parte del programma annunciato: sul rapporto, cioรจ, tra Cristo e il cosmo. โ€œIn principio Dio creรฒ il cielo e la terra. La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano lโ€™abisso e lo Spirito di Dio aleggiava sulle acqueโ€ (Gen 1, 1-2). Un autore medievale, lโ€™abate inglese Alexander Neckam ( 1157- 1217), cosรฌ commenta in un suo poema questi versetti iniziali della Bibbia:

La terra era vuota perchรฉ il Verbo non si era ancora fatto carne.
La nostra terra era vuota perchรฉ non vi abitava ancora la pienezza della grazia e della veritร .
Era vuota perchรฉ non ancora resa ferma e stabile con lโ€™unione alla divinitร .
La nostra abitazione terrena era vuota perchรฉ non era venuta la pienezza del tempo.
โ€œE le tenebre ricoprivano lโ€™abissoโ€. Non era infatti venuta ancora la luce vera
Che illumina ogni uomo che viene in questo mondoโ€ .

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Credo che non si possa esprimere in modo piรน biblico e piรน suggestivo il rapporto che cโ€™รจ tra creazione e incarnazione che leggendo in contrappunto lโ€™inizio del libro della Genesi con lโ€™inizio del Vangelo di Giovanni, come fa, appunto, questo autore. Lโ€™enciclica Laudato siโ€™ dedica a questo tema un paragrafo che, data la sua brevitร , possiamo ascoltare per intero:

Secondo la comprensione cristiana della realtร , il destino dellโ€™intera creazione passa attraverso il mistero di Cristo, che รจ presente fin dallโ€™origine: โ€œTutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di luiโ€ (Col 1,16). Il prologo del Vangelo di Giovanni (1,1-18) mostra lโ€™attivitร  creatrice di Cristo come Parola divina (Logos). Ma questo prologo sorprende per la sua affermazione che questa Parola โ€œsi fece carneโ€ (Gv 1,14). Una Persona della Trinitร  si รจ inserita nel cosmo creato, condividendone il destino fino alla croce. Dallโ€™inizio del mondo, ma in modo particolare a partire dallโ€™incarnazione, il mistero di Cristo opera in modo nascosto nellโ€™insieme della realtร  naturale, senza per questo ledere la sua autonomia. (nr. 99).

Si tratta di sapere quale posto occupa la persona di Cristo nei confronti dellโ€™intero universo. Questo รจ oggi un compito piรน urgente che mai. Maurice Blondel scriveva a un amico:

โ€œDavanti agli orizzonti ingranditi della scienza della natura e dellโ€™umanitร , non si puรฒ, senza tradire il cattolicesimo, rimanere su spiegazioni mediocri e a modi di vedere limitati che fanno del Cristo un incidente storico, che lo isolano nel Cosmo come un episodio posticcio, e sembrano fare di lui un intruso o uno spaesato nella schiacciante e ostile immensitร  dellโ€™Universoโ€ .

I testi biblici su cui si fonda la nostra fede sul ruolo cosmico di Cristo sono quelli di Paolo e di Giovanni citati nellโ€™enciclica che qui conviene richiamare per esteso. Il primo (anche in ordine cronologico) รจ Colossesi 1, 15-17:

โ€œEgli รจ lโ€™immagine del Dio invisibile, il primogenito di ogni creatura; poichรฉ in lui sono state create tutte le cose che sono nei cieli e sulla terra, le visibili e le invisibili: troni, signorie, principati, potestร ; tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui. Egli รจ prima di ogni cosa e tutte le cose sussistono in luiโ€.

Lโ€™altro testo รจ Giovanni 1, 3 e 10:

โ€œTutto รจ stato fatto per mezzo di lui [il Verbo] e senza di lui nulla รจ stato fatto di ciรฒ che esisteโ€ฆ il mondo รจ stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciutoโ€.

Nonostante lโ€™impressionante consonanza di questi testi, รจ possibile individuare tra di loro una differenza di accento che avrร  grande importanza nello sviluppo futuro della teologia. Per Giovanni, la cerniera che unisce creazione e redenzione รจ il momento in cui โ€œil Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noiโ€; per Paolo, essa รจ piuttosto il momento della croce. Per il primo รจ lโ€™incarnazione, per il secondo รจ il mistero pasquale. Il testo di Colossesi prosegue infatti dicendo:

โ€œรˆ piaciuto infatti a Dio che abiti in lui tutta la pienezza e che per mezzo di lui e in vista di lui siano riconciliate tutte le cose, avendo pacificato con il sangue della sua croce sia le cose che stanno sulla terra, sia quelle che stanno nei cieliโ€ (col 1, 19-20)

La riflessione patristica, sotto lโ€™incalzare delle eresie, ha valorizzato quasi soltanto un elemento di queste affermazioni: quello che essi dicono della persona di Cristo e della salvezza dellโ€™uomo da lui operata; poco o nulla, invece, di quello che essi dicono della loro portata cosmica, cioรจ del significato di Cristo per il resto del creato.

Nei confronti degli ariani, questi testi servivano per affermare la divinitร  e la preesistenza di Cristo. Il Figlio di Dio non puรฒ essere una creatura, argomentava Atanasio, dal momento che รจ il creatore di tutto. La portata cosmica del Logos nella creazione non trova un corrispettivo adeguato nella redenzione. Lโ€™unico testo che si prestava a uno sviluppo in questo senso โ€“ e cioรจ quello di Romani 8, 19-22 sulla creazione che geme e soffre come per le doglie di un parto โ€“ non fu mai, che io sappia, il punto di partenza di una riflessione approfondita da parte dei Padri della Chiesa.

Alla domanda del โ€œperchรฉโ€ della incarnazione, da santโ€™Atanasio (De incarnatione) ad santโ€™Anselmo da Aosta (Cur Deus homo), si risponde in sostanza con le parole del credo: โ€œPropter nos homines et propter nostram salutem descendit de coeloโ€: โ€œPer noi uomini e per la nostra salvezza รจ disceso dal cieloโ€. La prospettiva รจ quella antropologica del rapporto di Cristo con lโ€™umanitร : non abbraccia, se non incidentalmente, il rapporto di Cristo con il cosmo. Questo affiora solo di riflesso nella polemica contro gli gnostici e i manichei che opponevano creazione e redenzione, come opera di due dii diversi e ritenevano la materia e il cosmo come intrinsecamente estranei a Dio e incapaci di salvezza.

A un certo punto dello sviluppo della fede, nel Medioevo, si fa strada unโ€™altra risposta alla domanda โ€œPerchรฉ Dio si รจ fatto uomoโ€. Puรฒ la venuta di Cristo, ci si chiede, che รจ il โ€œPrimogenito di tutta la creazioneโ€ (Col 1, 15), dipendere totalmente dal peccato dellโ€™uomo, intervenuto in seguito alla creazione?
Su questa linea, il Beato Duns Scoto fa il passo decisivo, sciogliendo lโ€™Incarnazione dal suo legame essenziale con il peccato. Il motivo dellโ€™Incarnazione, dice, sta nel fatto che Dio vuole avere, fuori di sรฉ, qualcuno che lo ami in modo sommo e degno di sรฉ . Cristo รจ voluto per se stesso, come il solo capace di amare il Padre โ€“ ed essere da lui amato โ€“ con un amore infinito, degno di Dio. Cristo si sarebbe incarnato anche se Adamo non avesse peccato, perchรฉ egli รจ il coronamento stesso della creazione, lโ€™opera suprema di Dio. Il peccato dellโ€™uomo ha determinato il modo dellโ€™incarnazione conferendole il carattere di redenzione dal peccato, non il fatto stesso dellโ€™Incarnazione. Questa ha un motivo trascendente, non occasionale.

2. La visione cosmica di Teilhard de Chardin

Quello di Scoto รจ un primo tentativo di dare un senso preciso alle affermazioni bibliche sul Cristo โ€œper mezzo del quale e in vista del quale tutto รจ stato creatoโ€; ma non si puรฒ certo parlare ancora, con lui, di una incidenza di fatto di Cristo su tutto il creato. Questo รจ invece possibile se facciamo un salto di secoli e, da Scoto, passiamo ai nostri giorni, a Teilhard de Chardin. Teilhard รจ preoccupato, come diceva Blondel, di evitare che, in una cultura dominata dallโ€™idea dellโ€™evoluzionismo, Cristo finisca per essere visto come โ€œun incidente storico, isolato dal Cosmoโ€.

Mettendo a frutto le sue indiscusse conoscenze scientifiche, Teilhard de Chardin vede un parallelismo tra la evoluzione del mondo (la Cosmogenesi) e la progressiva formazione del Cristo totale (Cristogenesi). Cristo, non solo non รจ estraneo allโ€™evoluzione del cosmo, ma, misteriosamente, la guida dallโ€™interno e ne costituirร , al momento della Parusia, il compimento finale e la trasfigurazione, il โ€œPunto Omegaโ€, secondo il suo linguaggio.
Lโ€™autore deduce da queste premesse tutta una visione nuova e positiva del rapporto tra cristianesimo e realtร  terrene. Per la prima volta nella storia del pensiero cristiano, un credente compone un โ€œInno alla materiaโ€ e un โ€œInno dellโ€™universoโ€ . Una fiammata di ottimismo attraversa un vasto settore della cristianitร , fino a far sentire il suo influsso su un documento del Concilio Vaticano II, la costituzione su โ€œLa Chiesa e il mondoโ€, Gaudium et spes. Cโ€™รจ una rivalutazione delle attivitร  terrene, prima tra tutte il lavoro umano. Le opere che il cristiano compie hanno un valore per se stesse, come miglioramento del mondo, non solo per lโ€™intenzione pia con cui il cristiano le compie.
Teilhard de Chardin ha la penna particolarmente felice quando applica questa sua visione al sacramento dellโ€™Eucaristia. Attraverso il lavoro e la vita quotidiana del credente, lโ€™Eucaristia estende la sua azione allโ€™intero cosmo. Ogni Eucaristia รจ una โ€œMessa sul mondoโ€ .
โ€œQuando, attraverso il sacerdote, Cristo dice: โ€˜Questo รจ il mio corpoโ€™, le sue parole vanno ben al di lร  del pezzo di pane sul quale sono pronunziate. Esse fanno nascere il corpo mistico tutto intero. Oltre lโ€™Ostia transustanziata, lโ€™azione sacerdotale si estende al cosmo interoโ€ .
Non credo, tuttavia, che si possa definire questa spiritualitร  cosmica, come una spiritualitร  ecologica, nel senso attuale del termine. Prevale ancora nellโ€™autore lโ€™idea evolutiva del progresso, dellโ€™ascesa del creato verso forme sempre piรน complesse e diversificate, mentre non รจ presente, se non indirettamente, la preoccupazione per la salvaguardia del creato. A suo tempo, non si era ancora presa coscienza chiara del pericolo che lo sviluppo โ€“ specie quello industriale โ€“ puรฒ rappresentare per il creato, o almeno per quella minuscola parte di esso che ospita lโ€™umanitร .

La fede biblica concorda con Teilhard de Chardin sul fatto che Cristo รจ il Punto Omega della storia, se per Punto Omega si intende colui che alla fine sottometterร  a se tutte le cose, per consegnarle al Padre (1 Cor 15, 28), colui che inaugurerร  โ€œi cieli nuovi e la terra nuovaโ€ e pronuncerร  il giudizio finale sul mondo e la sua storia (Mt 25, 31 ss.). Lo stesso Cristo risorto si definisce nellโ€™Apocalisse โ€œlโ€™Alfa e lโ€™Omega, il primo e lโ€™ultimo, il principio e la fineโ€ (Ap 22, 13).
La fede non giustifica invece lโ€™idea di Teilhard de Chardin secondo cui lโ€™atto finale della storia sarร  un โ€œcoronamentoโ€ dellโ€™evoluzione giunta al suo apogeo. Secondo la visione dominante in tutta la Bibbia, lโ€™atto finale potrebbe essere il suo contrario, e cioรจ una brusca interruzione della storia, una crisi, un giudizio, il momento della separazione del grano dalla zizzania (Mt 13, 24 ss.). La Seconda Lettera di Pietro, dice che i cristiani aspettano โ€œla venuta del giorno di Dio, nel quale i cieli in fiamme si dissolveranno e gli elementi incendiati fonderanno! (2 Pt 3, 12). Questa visione รจ quella che ha improntato il sentimento della Chiesa come si vede dalle parole iniziali del Dies irae: โ€œDieae irae dies illa solvet saecclum in favilla: โ€œGiorno dโ€™ira sarร  quello, quando il mondo si sarร  ridotto in cenereโ€. Una fine dunque del male, piuttosto che un apogeo del bene, per quanto riguarda il mondo presente .
Questo lato debole della visione di Teilhard de Chardin dipende da una lacuna segnalata anche da studiosi ammiratori del suo pensiero . Egli non รจ riuscito a integrare in modo organico e convincente, nella sua visione, lโ€™aspetto negativo del peccato e quindi neppure la visione drammatica di Paolo secondo cui la riconciliazione e la ricapitolazione di tutte le cose in Cristo avviene nella sua croce e nella sua morte.

3. Lo Spirito di Cristo
Esiste allora qualcosa che permetta di sfuggire al pericolo di fare di Cristo, come diceva Blondel, โ€œun intruso o uno spaesato nella schiacciante e ostile immensitร  dellโ€™Universoโ€? In altre parole, Cristo ha qualcosa da dire sul problema scottante dellโ€™ecologia e della salvaguardia del creato, o questa si svolge del tutto indipendentemente da lui, come un problema che tocca semmai la teologia, ma non la cristologia?
La mancanza di una risposta chiara da parte dei teologi a questa domanda dipende, credo, come tante altre lacune, da una scarsa attenzione allo Spirito Santo e al suo rapporto con il Cristo risorto. โ€œLโ€™ultimo Adamo, scrive Paolo, divenne Spirito datore di vitaโ€ (1 Cor 15, 45); Lโ€™Apostolo arriva a dire, con una formula fin troppo concisa: โ€œIl Signore รจ lo Spiritoโ€ (2 Cor 3, 17), per sottolineare che il Signore risorto agisce ormai nel mondo attraverso il suo โ€œbraccio operativoโ€ che รจ lo Spirito Santo.
Lโ€™accenno alla creazione che soffre nel travaglio del parto รจ fatto da Paolo nel contesto del discorso sulle diverse operazioni dello Spirito Santo. Egli vede una continuitร  tra il gemito della creazione e quello del credente: โ€œEssa (la creazione) non รจ la sola, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormenteโ€ (Rom 8, 23).
Lo Spirito Santo รจ la forza misteriosa che spinge la creazione verso il suo compimento. Parlando dellโ€™evoluzione dellโ€™ordine sociale, il concilio Vaticano II afferma che โ€œlo Spirito di Dio che, con mirabile provvidenza, dirige il corso dei tempi e rinnova la faccia della terra, รจ presente a tale evoluzioneโ€ . Quello che il Concilio afferma dellโ€™ordine sociale vale di tutti gli ambiti, compreso quello cosmico. In ogni sforzo disinteressato e in ogni progresso nella custodia del creato รจ allโ€™opera lo Spirito Santo. Egli che รจ โ€œil principio della creazione delle coseโ€ , รจ anche il principio della sua evoluzione nel tempo. Questa infatti altro non รจ se non la creazione che continua.
Cosa apporta di specifico e di โ€œpersonaleโ€ lo Spirito Santo nella creazione e nella evoluzione del cosmo? Egli non รจ allโ€™origine, ma, per cosรฌ dire, al termine della creazione e della redenzione, come non รจ allโ€™origine, ma al termine del processo trinitario. Nella creazione -scrive san Basilio โ€“ il Padre รจ la causa principale, colui dal quale sono tutte le cose; il Figlio la causa efficiente, colui per mezzo del quale tutte le cose sono fatte; lo Spirito Santo รจ la causa perfezionante .
Dalle parole iniziali della Bibbia (โ€œIn principio Dio creรฒ il cielo e la terra. La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano lโ€™abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acqueโ€), si deduce che lโ€™azione creatrice dello Spirito รจ allโ€™origine della perfezione del creato; egli, diremmo, non รจ tanto colui che fa passare il mondo dal nulla allโ€™essere, quanto colui che lo fa passare dallโ€™essere informe allโ€™essere formato e perfetto, anche se va sempre tenuto presente che ogni azione che Dio compie fuori di sรฉ รจ sempre opera congiunta di tutta la Trinitร .
In altre parole, lo Spirito Santo รจ colui che, per sua natura, tende a far passare il creato dal caos al cosmo, a fare di esso qualcosa di bello, di ordinato, pulito: un โ€œmondoโ€ appunto, secondo il significato originario di questa parola. Santโ€™Ambrogio osserva:
โ€œQuando lo Spirito cominciรฒ ad aleggiare su di esso, il creato non aveva ancora alcuna bellezza. Invece, quando la creazione ricevette lโ€™operazione dello Spirito, ottenne tutto questo splendore di bellezza che la fece rifulgere come โ€˜mondoโ€™ โ€ .
Un anonimo autore del II secolo vede questo prodigio ripetersi, con impressionante corrispondenza, nella nuova creazione che si attua nella Pasqua di Cristo. Quello che โ€œlo Spirito di Dioโ€ operรฒ al momento della creazione, lo opera ora โ€œlo Spirito di Cristoโ€ nella redenzione. Scrive lโ€™autore:
Lโ€™universo intero era sul punto di ricadere nel caos e di dissolversi per lo sgomento di fronte alla passione, quando Gesรบ emise il suo Spirito divino esclamando: โ€œPadre, rimetto il mio Spirito nelle tue maniโ€ (Lc 23, 46). Ed ecco che nel momento in cui tutte le cose erano agitate da un fremito e sconvolte per la paura, subito, allโ€™effondersi dello Spirito divino, come rianimato, vivificato e consolidato, lโ€™universo ritrovรฒ la sua stabilitร .

4. Come Cristo agisce nel creato
Resta una domanda che รจ quella piรน rilevante di tutte quando si tratta di ecologia: Cristo ha qualcosa da dire anche sui problemi pratici che la sfida ecologica pone allโ€™umanitร  e alla Chiesa? In che senso possiamo dire che Cristo, operante attraverso il suo Spirito, รจ lโ€™elemento chiave per un sano e realistico ecologismo cristiano?
Io penso che, sรฌ, Cristo svolge una funzione decisiva anche sui problemi concreti della salvaguardia del creato, ma la svolge in maniera indiretta, operando sullโ€™uomo e โ€“ attraverso lโ€™uomo โ€“ sul creato. La svolge con il suo Vangelo che lo Spirito Santo โ€œricordaโ€ ai credenti e rende vivo e operante nella storia, fino alla fine del mondo (Gv 16,13). Avviene come allโ€™inizio della creazione: Dio crea il mondo e ne affida la custodia e la salvaguardia allโ€™uomo. La preghiera eucaristica IV lo esprime cosรฌ:
A tua immagine hai formato lโ€™uomo,
alle sue mani operose hai affidato lโ€™universo
perchรฉ nellโ€™obbedienza a te, suo creatore,
esercitasse il dominio su tutto il creato.
La novitร  recata da Cristo in questo campo รจ che egli ha rivelato il vero senso della parola โ€œdominioโ€, come esso รจ inteso da Dio, vale a dire come servizio. Dice nel Vangelo:
โ€œVoi sapete che i governanti delle nazioni dรณminano su di esse e i capi le opprimono. Tra voi non sarร  cosรฌ; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarร  vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarร  vostro schiavo. Come il Figlio dellโ€™uomo, che non รจ venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per moltiโ€ (Mt 20, 25-29).
Tutte le motivazioni che i teologi hanno cercato di dare allโ€™incarnazione, al โ€œperchรฉ Dio si รจ fatto uomoโ€, si infrangono dinanzi allโ€™evidenza di questa dichiarazione: โ€œSono venuto per servire e per dare la vita per moltiโ€. Si tratta di applicare questa nuova idea di dominio anche al rapporto con il creato, servendosi, sรฌ, di esso, ma anche servendolo, cioรจ rispettandolo, difendendolo e proteggendolo da ogni manomissione.
Cristo agisce nel creato come agisce nellโ€™ambito sociale, e cioรจ con il suo precetto dellโ€™amore del prossimo. In rapporto allo spazio, in senso per cosรฌ dire sincronico, โ€œprossimoโ€ sono quelli che, ora e qui, ci vivono accanto; in rapporto al tempo, in senso diacronico, prossimi sono quelli che verranno dopo di noi, a cominciare dai bambini e i giovani di oggi, ai quali stiamo togliendo la possibilitร  di vivere in un pianeta abitabile, senza dover andare in giro con una maschera sul viso per respirare o โ€œfondare colonie su altri pianetiโ€. Di tutti questi prossimi, nello spazio e nel tempo, Gesรน ha detto: โ€œLโ€™avete fatto a meโ€ฆ Non lo avete fatto a meโ€ (Mt 25, 40.45).
Come tutte le cose, anche la cura del creato si gioca su due livelli: il livello globale e il livello locale. Un detto moderno esorta a pensare globalmente, ma agire localmente: Think globally, act locally. Questo vuol dire che la conversione deve cominciare dallโ€™individuo, cioรจ da ciascuno di noi. Francesco dโ€™Assisi era solito dire ai suoi frati: โ€œNon sono mai stato ladro di elemosine, nel chiederne o nellโ€™usarne oltre il bisogno. Presi sempre meno di quanto mi occorreva, affinchรฉ gli altri poveri non fossero privati della loro parte; perchรฉ fare altrimenti, sarebbe rubareโ€ .
Oggi questa regola potrebbe avere unโ€™applicazione quanto mai utile per lโ€™avvenire della terra. Anche noi dovremmo proporci: non essere ladri di risorse, usandone piรน del dovuto e sottraendole cosรฌ a chi verrร  dopo di noi. Tanto per cominciare, noi che lavoriamo di solito con le carte, potremmo cercare di non contribuire allโ€™enorme e sconsiderato spreco che si fa di questa materia prima, privando cosรฌ madre terra di qualche albero in meno.
Il Natale รจ un richiamo forte a questa sobrietร  e parsimonia nellโ€™uso delle cose. Ce ne da lโ€™esempio lo stesso Creatore che, facendosi uomo, si รจ accontentato di una stalla per nascere. Ricordiamo quei due versi semplici e profondi del canto โ€œTu scendi dalle stelleโ€ di Santโ€™Alfonso Maria dei Liguori: โ€œA te che sei del mondo il Creatore โ€“ Mancano panni e fuoco, o mio Signoreโ€.
Tutti, credenti e non credenti, siamo chiamati a impegnarci per lโ€™ideale della sobrietร  e del rispetto del creato, ma noi cristiani dobbiamo farlo per un motivo e con una intenzione in piรน e diversa. Se il Padre celeste ha fatto tutto โ€œper mezzo di Cristo e in vista di Cristoโ€, anche noi dobbiamo cercare di fare tutte le cose cosรฌ: โ€œper mezzo di Cristo e in vista di Cristoโ€, cioรจ con la sua grazia e per la sua gloria. Anche quello che facciamo in questo giorno.

1. A. Neckam, De naturis rerum, I, 2 (ed. Th. Wright 1863, p. 12 s).
2.M. Blondel et A. Valensin, Correspondance, Aubier, Parigi 1965.
3.Duns Scoto, Opus Parisiense, III, 7, 4 (Opera omnia, XXIII, Parigi 1894, p. 303).
4.Mon Univers (1924), in Inno dellโ€™Universo, a cura di N.M. Wildiers, Queriniana, Brescia 19952, p. 54.
5.T. de Chardin, La Messe sur le monde (1923), in Hymne de lโ€™univers, ล’uvres, รฉd. du Seuil, Parigi 1961, pp. 17 ss.
6.T. de Chardin, Comment je crois (1923), ed. du Seuil, Parigi 1969, p. 90).
7.Secondo S. Agostino, la fine consisterร  nella separazione dei buoni dai cattivi, nella distruzione (conflagratio) del mondo presente e nel suo rinnovo: cf. De civitate Dei, XX, 30,5.
8.C. Mooney, Teilhard de Chardin et le Mystรจre du Christ, Paris 1966, pp. 229 ss.
9.Gaudium et Spes, 26.
10.Tommaso dโ€™Aquino, Somma contro i gentili, IV, 20, n. 3570 (Marietti, Torino 1961, vol. 3, p. 286).
11.S. Basilio, Sullo Spirito Santo, XVI, 38 (PG 32, 136).
12.S. Ambrogio, Sullo Spirito Santo, II, 32.
13.Anonimo Quartodecimano del II sec [Pseudo Ippolito], Omelia sulla Santa Pasqua, 106 (SCh 27, 1950); trad. Italiana in I piรน antichi testi pasquali della Chiesa, a cura di R. Cantalamessa, Roma, Edizioni Liturgiche 2009, pp. 93-94).
14.Celano, Specchio di perfezione 12 (FF 1695).

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