PAPA FRANCESCO
MEDITAZIONE MATTUTINA DEL 6 OTTOBRE 2016 NELLA CAPPELLA DELLA DOMUS SANCTAE MARTHAE
(Testo e video aggiornati alle ore 21:40)
La nostra «è una vita a metà»? Una vita che ignora la forza dello Spirito Santo? O siamo capaci di aprirci a questo «grande dono del Padre»? Sono le domande sollevate da Papa Francesco nel corso della messa celebrata a Santa Marta giovedì 6 ottobre. Filo conduttore è stata, infatti, una riflessione sullo Spirito Santo suggerita dalle letture del giorno: il passo della lettera ai Galati (3, 1-5), dove nelle parole di san Paolo si incontra una «discussione teologica» dedicata allo Spirito, che è «difficile da seguire»; e il brano del Vangelo di Luca (11, 5-13), nel quale s’incontra quella che il Pontefice ha definito una «sorpresa»: una parabola, nella quale Gesù «parla della preghiera e alla fine dice: Chiedete e vi sarà dato. Vi sarà dato lo Spirito, lo Spirito Santo come grande dono».
[ads2]Proprio da qui è scaturita la prima indicazione di Francesco, che ha voluto sottolineare come lo Spirito Santo sia «la promessa di Gesù» nell’Ultima cena e il «gran dono del Padre», come si legge nella parabola: «Il vostro Padre vi darà lo Spirito». Uno Spirito che è «anche la forza della Chiesa». Non a caso, ha fatto notare il Papa, «quando ancora lo Spirito non era venuto e Gesù era asceso al cielo, erano tutti rinchiusi, nel Cenacolo; un po’ di paura avevano e non sapevano cosa fare». Invece, «dal momento in cui viene lo Spirito, la Chiesa si apre, esce, va avanti e la parola del Signore arriva sino ai confini della terra».
Perciò, ha detto il Pontefice concludendo questo primo ragionamento, lo Spirito Santo è «il protagonista della Chiesa», è «il protagonista di questo andare avanti della Chiesa»: senza di lui c’è «chiusura, paura», con lui c’è «coraggio».
Nel passaggio successivo della meditazione si è aggiunta la provocazione per ogni cristiano: «Com’è il nostro atteggiamento con lo Spirito, come noi viviamo con lo Spirito»?
Il Papa ha ipotizzato tre possibili risposte. La prima richiama l’atteggiamento che era dei Galati a cui parlava san Paolo. «È vero — ha detto il Pontefice — che tutti noi abbiamo ricevuto la legge, ma dopo la legge il Signore ci giustifica con la grazia, con suo figlio morto e risorto». Ci è stato dato, cioè, «qualcosa di più della legge», ovvero Gesù «che dà senso alla legge». Eppure quei Galati, anche se avevano creduto in Gesù crocifisso, «poi hanno sentito alcuni teologi che dicevano loro: “No, no! La legge è la legge! Quello che ti giustifica è la legge”». E così «lasciavano Gesù Cristo da parte». In pratica, erano «troppo rigidi» e «per loro quello che contava di più era la legge: si deve fare questo, si deve fare quest’altro…». Sono lo stesso tipo di persone che attaccavano Gesù e che egli definiva «ipocriti».
Cosa accade in chi ragiona in questo modo? «Questo attaccamento alla legge fa ignorare lo Spirito Santo» e non lascia «che la forza della redenzione di Cristo proceda per opera dello Spirito». Ora, ha specificato il Pontefice, è vero che «ci sono i comandamenti e noi dobbiamo seguire i comandamenti», ma sempre a partire «dalla grazia di questo dono grande che ci ha dato il Padre». Solo così si capisce davvero la legge, e non riducendo «lo Spirito e il Figlio alla Legge».
Proprio questo, ha spiegato il Papa, «era il problema di questa gente: ignoravano lo Spirito Santo e non sapevano andare avanti. Erano chiusi, chiusi nelle prescrizioni: si deve fare questo, si deve fare quell’altro». Ed è la stessa tentazione nella quale può cadere ogni cristiano: quella di «ignorare lo Spirito Santo».
C’è poi, ha continuato Francesco, un secondo atteggiamento, ed è quello che porta a «rattristare» lo Spirito Santo. In questo senso «Paolo agli Efesini dice: “Per favore, non rattristate lo Spirito Santo!”». Ma quand’è che accade questo? Quando, ha affermato il Papa, «non lasciamo che lui ci ispiri, ci porti avanti nella vita cristiana; quando diciamo: “Sì, sì, c’è lo Spirito che dà senso alla mia vita”, ma non lasciamo che lui ci dica – e non con la teologia della legge, ma con la libertà dello Spirito – cosa dobbiamo fare». Accade allora che «non sappiamo con quale ispirazione facciamo le cose e diventiamo tiepidi». In definitiva, questa è «la mediocrità cristiana», che si verifica quando si impedisce allo Spirito di realizzare «la grande opera in noi».
Quindi, il primo atteggiamento è quello di «ignorare lo Spirito Santo». È quello dei dottori della legge che, ha sottolineato il Pontefice, «incantano con le idee, perché le ideologie incantano». San Paolo chiede infatti: «Stolti Galati, chi vi ha incantati?». Ma è un richiamo che vale anche per tutti coloro che si fanno abbindolare da «quelli che predicano con ideologie» e lasciano intendere che per loro è tutto chiaro. Invece, ha spiegato Francesco, se è vero che la rivelazione di Dio «è chiarissima», è anche vero che «dobbiamo trovarla in cammino»; e «quelli che credono» di avere «tutta la verità in mano sono ignoranti».
In secondo luogo, si corre il rischio di rattristare lo Spirito Santo. Infine c’è «il terzo atteggiamento», ed è quello di «aprirsi allo Spirito Santo e lasciare che lo Spirito ci porti avanti». È quanto è accaduto agli apostoli che nel giorno di Pentecoste «hanno perso la paura e si sono aperti allo Spirito Santo». È proprio questo che viene sottolineato anche dal canto al Vangelo della liturgia del giorno: «Apri, Signore, il nostro cuore e accoglieremo le parole di tuo Figlio». Ha spiegato il Papa: «Per capire, per accogliere le parole di Gesù è necessario aprirsi alla forza dello Spirito Santo. E quando un uomo, una donna, si apre allo Spirito Santo, è come una barca a vela che si lascia trascinare dal vento e va avanti, avanti, avanti e non si ferma più».
Per vivere in pieno questa realtà, ha suggerito Francesco, occorre pregare. È infatti quanto si legge anche nella parabola evangelica, dove l’uomo chiede con insistenza: «Dammi il pane. Apri la porta, dammi del pane». E Gesù ricorda: «Come voi siete capaci di dare cose buone ai vostri figli, il vostro Padre non vi darà lo Spirito, il gran dono, la grande cosa buona».
Il Pontefice ha quindi concluso la meditazione suggerendo a ognuno di confrontarsi con alcuni quesiti: «io ignoro lo Spirito Santo?»; «la mia vita è una vita a metà, tiepida, che rattrista lo Spirito Santo e non lascia in me la forza di andare avanti», oppure «è una preghiera continua per aprirsi allo Spirito Santo, perché lui mi porti avanti con la gioia del Vangelo e mi faccia capire la dottrina di Gesù, la vera dottrina, quella che non incanta, quella che non ci fa stolti, ma la vera» che insegna «la strada della salvezza?».