PAPA FRANCESCO
MEDITAZIONE MATTUTINA DEL 16 SETTEMBRE 2016 NELLA CAPPELLA DELLA DOMUS SANCTAE MARTHAE
La logica del dopodomani
Il cristiano deve avere il coraggio di vivere con «la logica del dopodomani», cioè nella certezza della «risurrezione della carne» che è anche «la radice più profonda delle opere di misericordia». E dalle tentazioni di farsi condizionare da una «pietà spiritualista» o di fermarsi solo alla «logica del passato e del presente» il Papa ha messo in guardia nella messa celebrata venerdì mattina, 16 settembre, nella cappella della Casa Santa Marta. Rilanciando la verità della «logica della redenzione, fino alla fine».
[ads2]Per la sua meditazione Francesco ha preso le mosse dal brano evangelico di Luca (8, 1-3) proposto oggi dalla liturgia. «Quando sento questo passo del Vangelo mi fa sorridere un po’ — ha confidato — perché alcuni apostoli ce l’hanno contro la Maddalena: Luca, anche Marco, sempre ricordano il passato» tanto da scrivere che da lei «erano usciti sette demoni». Ma «povera donna, è stata l’apostola della resurrezione, è l’apostola, ma questi non dimenticano». Quindi il Papa ha riproposto i contenuti del passo della prima lettera ai Corinzi (15, 12-20). Entrando «in questo gioco — mi viene questa parola: gioco — che fa Paolo» fra la risurrezione di Cristo e «la nostra resurrezione — “Se Cristo non è risorto, neppure noi lo saremo” — e da una parte all’altra, ma sembra un po’ confuso».
In realtà, ha spiegato il Papa, lo scopo dell’apostolo delle Genti «è chiaro: vuole far sì che noi entriamo nella logica della redenzione fino alla fine». Per esempio, «quando recitiamo il Credo è bello, diciamo: “Dio, Padre Onnipotente, il Figlio, lo Spirito Santo…”». E «fino a quel momento lo diciamo bene». Invece «la coda del Credo incomincia ad andare in fretta: “la Chiesa cattolica, la risurrezione dei morti” o in alcune traduzioni, come quella spagnola, si dice “la risurrezione della carne”». Ma questa parte del Credo, ha insistito Francesco, «la diciamo in fretta: sì, meglio dirlo di fretta, perché non sappiamo bene come sarà questo, ci dà paura la carne». Ed ecco che, nella lettera ai Corinzi, «Paolo entra in tutto questo gioco della risurrezione: se Gesù ha fatto così, perché noi…; e se noi non faremo così, neppure Gesù lo ha fatto».
Secondo Francesco la spiegazione è semplice: «È facile per tutti noi entrare nella logica del passato, perché è concreta: abbiamo visto». Ed «è facile anche entrare nella logica del presente: perché lo vediamo». Ma «dobbiamo dire pure — ha affermato — che tanti psichiatri hanno lavorato per far capire ad alcune persone questa logica del passato e del presente: è facile, è concreta». Sì, ha proseguito Francesco, «non è tanto difficile, ma lì ci tradisce anche un po’ un neo-sadduceismo: pensare nella logica del futuro, “no, ma in cielo, sì, ma c’è tanta gente in cielo: come sarà? Ma, meglio non pensarci”». È un modo di pensare «un po’ da sadducei» dunque: «Ma sì, il Signore ci vuole bene e ci farà vivere, ma non pensiamo a come, perché è difficile questo». Certo, ha aggiunto, «non è facile entrare nella totalità di questa logica del futuro».
In effetti «la logica di ieri è facile, la logica dell’oggi è facile» e anche «la logica del domani è facile: tutti moriremo» ha affermato il Papa. A essere «difficile» è «la logica del dopodomani». E proprio «quello che Paolo vuole annunciare oggi, la logica del dopodomani: come sarà?». La questione centrale è «la risurrezione: Cristo è risorto ed è ben chiaro che non è risorto come un fantasma». Per questo, raccontando la risurrezione, Luca riporta questa parola di Gesù: «Toccatemi, datemi da mangiare!». Perché «un fantasma non ha carne, non ha ossa». Ecco allora che «la logica del dopodomani è la logica nella quale entra la carne: come sarà il cielo? Sì, saremo tutti lì?».
«Ma noi non arriviamo a quanto Paolo vuol fare capire, questa logica del dopodomani» ha spiegato ancora il Pontefice. E «anche qui ci tradisce un certo gnosticismo: no, sarà tutto spirituale». Il fatto, ha proseguito, è che «noi abbiamo paura della carne: non dimentichiamo che questa è stata la prima eresia che l’apostolo Giovanni condanna: “Chi dice che il Verbo di Dio non è venuto in carne è dell’Anticristo, è del Maligno”». Sì, ha affermato il Papa, «abbiamo paura di accettare e portare alle ultime conseguenze la carne di Cristo». È «più facile una pietà spiritualistica, una pietà delle sfumature; ma entrare nella logica della carne di Cristo, questo è difficile». Tuttavia «questa è la logica del dopodomani: noi risusciteremo come è risorto Cristo, con la nostra carne».
In proposito Francesco ha fatto notare che «qualcosa si capisce nelle profezie» che possono essere d’aiuto: ad esempio, ha spiegato, «Giobbe, un po’ profeticamente oscuro, nel capitolo 19, ci dice qualcosa: “Io so che il mio Redentore è vivo e io lo vedrò, e lo vedrò con questi occhi». Ma «è stato proprio Gesù a far vedere che la sua risurrezione è così». Però già «i primi cristiani, quelli di Corinto, anche quelli di Tessalonica», pensano: “Sì, sì, Lui è risorto così, ma noi forse, ma non so, sì, vedremo il Signore, ma…”. In realtà è proprio «qui, nella fede della resurrezione della carne», che «hanno la radice più profonda le opere di misericordia, perché c’è un collegamento continuo: la carne di Cristo, la carne del fratello, le opere di misericordia, è la carne trasformata».
Perciò «Paolo dice ai cristiani di Tessalonica», nella prima lettera, capitolo quarto: “Io non vorrei che voi foste nell’ignoranza riguardo ai dormienti. Tutti saremo trasformati”. Il nostro corpo, ha proseguito Francesco, «la nostra carne sarà trasformata e saremo sempre con il Signore, come è il Signore, con il corpo e con l’anima, trasformato: come il Signore si è fatto vedere e toccare e ha mangiato con i discepoli dopo la risurrezione, così noi, saremo con lo stesso corpo». E «questa è la logica del dopodomani — ha detto il Papa — quella che noi troviamo difficoltà a capire, in cui troviamo difficoltà ad entrare». Ci viene in soccorso, ha suggerito il Pontefice, una bella frase di Paolo ai cristiani di Tessalonica: e noi, così trasformati, «saremo sempre con il Signore».
«È un segno di maturità capire bene la logica del passato; è un segno di maturità muoversi nella logica del presente, quella di ieri e quella dell’oggi» ha affermato Francesco. Ed «è anche un segno di maturità avere la prudenza per vedere la logica del domani, del futuro». Ma «ci vuole una grazia grande dello Spirito Santo per capire questa logica del dopodomani, dopo la trasformazione, quando Lui verrà e ci porterà tutti trasformati sulle nuvole per rimanere sempre con Lui». Al Signore, ha concluso il Papa, «chiediamo la grazia di questa fede».