
1.Ci dice semplicemente che questo nostro mondo nel cuore e nella mente di Dio รจ la ‘casa dellโarmonia e della pace’ ed รจ il luogo in cui tutti possono trovare il proprio posto e sentirsi ‘a casa’, perchรฉ รจ ‘cosa buona’. Tutto il creato forma un insieme armonioso, buono, ma soprattutto gli umani, fatti ad immagine e somiglianza di Dio, sono unโunica famiglia, in cui le relazioni sono segnate da una fraternitร reale non solo proclamata a parole: lโaltro e lโaltra sono il fratello e la sorella da amare, e la relazione con il Dio che รจ amore, fedeltร , bontร si riflette su tutte le relazioni tra gli esseri umani e porta armonia allโintera creazione. Il mondo di Dio รจ un mondo in cui ognuno si sente responsabile dellโaltro, del bene dellโaltro. Questa sera, nella riflessione, nel digiuno, nella preghiera, ognuno di noi, tutti pensiamo nel profondo di noi stessi: non รจ forse questo il mondo che io desidero? Non รจ forse questo il mondo che tutti portiamo nel cuore? Il mondo che vogliamo non รจ forse un mondo di armonia e di pace, in noi stessi, nei rapporti con gli altri, nelle famiglie, nelle cittร , nelle e tra le nazioni? E la vera libertร nella scelta delle strade da percorrere in questo mondo non รจ forse solo quella orientata al bene di tutti e guidata dallโamore?
2.Ma domandiamoci adesso: รจ questo il mondo in cui noi viviamo? Il creato conserva la sua bellezza che ci riempie di stupore, rimane unโopera buona. Ma ci sono anche ‘la violenza, la divisione, lo scontro, la guerra’. Questo avviene quando lโuomo, vertice della creazione, lascia di guardare lโorizzonte della bellezza e della bontร , si chiude nel proprio egoismo.
Quando lโuomo pensa solo a sรฉ stesso, ai propri interessi e si pone al centro, quando si lascia affascinare dagli idoli del dominio e del potere, quando si mette al posto di Dio, allora guasta tutte le relazioni, rovina tutto; e apre la porta alla violenza, allโindifferenza, al conflitto. Esattamente questo รจ ciรฒ che vuole farci capire il brano della Genesi in cui si narra il peccato dellโessere umano: lโuomo entra in conflitto con se stesso, si accorge di essere nudo e si nasconde perchรฉ ha paura, ha paura dello sguardo di Dio; accusa la donna, colei che รจ carne della sua carne; rompe lโarmonia con il creato, arriva ad alzare la mano contro il fratello per ucciderlo. Possiamo dire che dallโarmonia si passa alla ‘disarmonia’? Possiamo dire questo: che dall’armonia si passa alla ‘disarmonia’? No, non esiste la ‘disarmonia’: o cโรจ armonia o si cade nel caos, dove รจ violenza, contesa, scontro, paura.
Proprio in questo caos รจ quando Dio chiede alla coscienza dellโuomo: ‘Dovโรจ Abele tuo fratello?’. E Caino risponde: ‘Non lo so. Sono forse io il custode di mio fratello?’. Anche a noi รจ rivolta questa domanda e anche a noi farร bene chiederci: Sono forse io il custode di mio fratello? Sรฌ, tu sei custode di tuo fratello! Essere persona umana significa essere custodi gli uni degli altri! E invece, quando si rompe lโarmonia, succede una metamorfosi: il fratello da custodire e da amare diventa lโavversario da combattere, da sopprimere. Quanta violenza viene da quel momento, quanti conflitti, quante guerre hanno segnato la nostra storia! Basta vedere la sofferenza di tanti fratelli e sorelle. Non si tratta di qualcosa di congiunturale, ma questa รจ la veritร : in ogni violenza e in ogni guerra noi facciamo rinascere Caino. Noi tutti! E anche oggi continuiamo questa storia di scontro tra fratelli, anche oggi alziamo la mano contro chi รจ nostro fratello. Anche oggi ci lasciamo guidare dagli idoli, dallโegoismo, dai nostri interessi; e questo atteggiamento va avanti: abbiamo perfezionato le nostre armi, la nostra coscienza si รจ addormentata, abbiamo reso piรน sottili le nostre ragioni per giustificarci. Come se fosse una cosa normale, continuiamo a seminare distruzione, dolore, morte! La violenza, la guerra portano solo morte, parlano di morte! La violenza e la guerra hanno il linguaggio della morte!
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Dopo il caos del diluvio, ha smesso di piovere, si vede l’arcobaleno e la colomba porta un ramo di ulivo. Penso anche oggi a quell’ulivo che i rappresentanti delle diverse religioni abbiamo piantato a Buenos Aires, in Plaza de Mayo, nel 2000, chiedendo che non ci sia piรน il caos, chiedendo che non ci sia piรน guerra, chiedendo pace.
3.E a questo punto mi domando: ร possibile percorrere la strada della pace? Possiamo uscire da questa spirale di dolore e di morte? Possiamo imparare di nuovo a camminare e percorrere le vie della pace? Invocando lโaiuto di Dio, sotto lo sguardo materno della Salus populi romani, Regina della pace, voglio rispondere: Sรฌ, รจ possibile per tutti! Questa sera vorrei che da ogni parte della terra noi gridassimo: Sรฌ, รจ possibile per tutti! Anzi vorrei che ognuno di noi, dal piรน piccolo al piรน grande, fino a coloro che sono chiamati a governare le Nazioni, rispondesse: Sรฌ, lo vogliamo! La mia fede cristiana mi spinge a guardare alla Croce. Come vorrei che per un momento tutti gli uomini e le donne di buona volontร guardassero alla Croce! Lรฌ si puรฒ leggere la risposta di Dio: lรฌ, alla violenza non si รจ risposto con violenza, alla morte non si รจ risposto con il linguaggio della morte. Nel silenzio della Croce tace il fragore delle armi e parla il linguaggio della riconciliazione, del perdono, del dialogo, della pace. Vorrei chiedere al Signore, questa sera, che noi cristiani e i fratelli delle altre Religioni, ogni uomo e donna di buona volontร gridasse con forza: la violenza e la guerra non รจ mai la via della pace! Ognuno si animi a guardare nel profondo della propria coscienza e ascolti quella parola che dice: esci dai tuoi interessi che atrofizzano il cuore, supera lโindifferenza verso lโaltro che rende insensibile il cuore, vinci le tue ragioni di morte e apriti al dialogo, alla riconciliazione: guarda al dolore del tuo fratello – penso ai bambini: soltanto a quelli… – guarda al dolore del tuo fratello, e non aggiungere altro dolore, ferma la tua mano, ricostruisci lโarmonia che si รจ spezzata; e questo non con lo scontro, ma con lโincontro! Finisca il rumore delle armi! La guerra segna sempre il fallimento della pace, รจ sempre una sconfitta per lโumanitร . Risuonino ancora una volta le parole di Paolo VI: ‘Non piรน gli uni contro gli altri, non piรน, mai!… non piรน la guerra, non piรน la guerra!’. ‘La pace si afferma solo con la pace, quella non disgiunta dai doveri della giustizia, ma alimentata dal sacrificio proprio, dalla clemenza, dalla misericordia, dalla caritร ’. Fratelli e sorelle, perdono, dialogo, riconciliazione sono le parole della pace: nellโamata Nazione siriana, nel Medio Oriente, in tutto il mondo! Preghiamo, questa sera, per la riconciliazione e per la pace, lavoriamo per la riconciliazione e per la pace, e diventiamo tutti, in ogni ambiente, uomini e donne di riconciliazione e di pace. Cosรฌ sia”.
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