Omelia del Santo Padre Benedetto XVI.
Quando: 01 gennaio 2009 | Dove: Piazza San Pietro (Roma) | Durata: 00:20:07:78
Venerati Fratelli,
Signori Ambasciatori,
cari fratelli e sorelle!
Nel primo giorno dellโanno, la divina Provvidenza ci raduna per una celebrazione che ogni volta ci commuove per la ricchezza e la bellezza delle sue corrispondenze: il Capodanno civile sโincontra con il culmine dellโottava di Natale, in cui si celebra la Divina Maternitร di Maria, e questo incontro trova una sintesi felice nella Giornata Mondiale della Pace. Nella luce del Natale di Cristo, mi รจ gradito rivolgere a ciascuno i migliori auguri per lโanno appena iniziato. Li porgo, in particolare, al Cardinale Renato Raffaele Martino ed ai suoi collaboratori del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, con speciale riconoscenza per il loro prezioso servizio. Li porgo, al tempo stesso, al Segretario di Stato, Cardinale Tarcisio Bertone, e allโintera Segreteria di Stato; come pure, con viva cordialitร , ai Signori Ambasciatori presenti oggi in gran numero. I miei voti fanno eco allโaugurio che il Signore stesso ci ha appena indirizzato, nella liturgia della Parola. Una Parola che, a partire dallโavvenimento di Betlemme, rievocato nella sua concretezza storica dal Vangelo di Luca (2,16-21), e riletto in tutta la sua portata salvifica dallโapostolo Paolo (Gal 4,4-7), diventa benedizione per il popolo di Dio e per lโintera umanitร .
Viene cosรฌ portata a compimento lโantica tradizione ebraica della benedizione (Nm 6,22-27): i sacerdoti dโIsraele benedicevano il popolo “ponendo su di esso il nome” del Signore. Con una formula ternaria โ presente nella prima lettura โ il sacro Nome veniva invocato per tre volte sui fedeli, quale auspicio di grazia e di pace. Questa remota usanza ci riporta ad una realtร essenziale: per poter camminare sulla via della pace, gli uomini e i popoli hanno bisogno di essere illuminati dal “volto” di Dio ed essere benedetti dal suo “nome”. Proprio questo si รจ avverato in modo definitivo con lโIncarnazione: la venuta del Figlio di Dio nella nostra carne e nella storia ha portato una irrevocabile benedizione, una luce che piรน non si spegne e che offre ai credenti e agli uomini di buona volontร la possibilitร di costruire la civiltร dellโamore e della pace.
Il Concilio Vaticano II ha detto, a questo riguardo, che “con lโincarnazione il Figlio di Dio si รจ unito in certo modo ad ogni uomo” (Gaudium et spes, 22). Questa unione รจ venuta a confermare lโoriginario disegno di unโumanitร creata ad “immagine e somiglianza” di Dio. In realtร , il Verbo incarnato รจ lโunica immagine perfetta e consustanziale del Dio invisibile. Gesรน Cristo รจ lโuomo perfetto. “In Lui – osserva ancora il Concilio – la natura umana รจ stata assuntaโฆ, perciรฒ stesso essa รจ stata anche in noi innalzata a una dignitร sublime” (ibid.). Per questo la storia terrena di Gesรน, culminata nel mistero pasquale, รจ lโinizio di un mondo nuovo, perchรฉ ha realmente inaugurato una nuova umanitร , capace, sempre e solo con la grazia di Cristo, di operare una “rivoluzione” pacifica. Una rivoluzione non ideologica ma spirituale, non utopistica ma reale, e per questo bisognosa di infinita pazienza, di tempi talora lunghissimi, evitando qualunque scorciatoia e percorrendo la via piรน difficile: la via della maturazione della responsabilitร nelle coscienze.
Cari amici, questa รจ la via evangelica alla pace, la via che anche il Vescovo di Roma รจ chiamato a riproporre con costanza ogni volta che mette mano allโannuale Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace. Percorrendo questa strada occorre talvolta ritornare su aspetti e problematiche giร affrontati, ma cosรฌ importanti da richiedere sempre nuova attenzione. Eโ il caso del tema che ho scelto per il Messaggio di questโanno: “Combattere la povertร , costruire la pace“. Un tema che si presta a un duplice ordine di considerazioni, che ora posso solo brevemente accennare. Da una parte la povertร scelta e proposta da Gesรน, dallโaltra la povertร da combattere per rendere il mondo piรน giusto e solidale.
Il primo aspetto trova il suo contesto ideale in questi giorni, nel tempo di Natale. La nascita di Gesรน a Betlemme ci rivela che Dio ha scelto la povertร per se stesso nella sua venuta in mezzo a noi. La scena che i pastori videro per primi, e che confermรฒ lโannuncio fatto loro dallโangelo, รจ quella di una stalla dove Maria e Giuseppe avevano cercato rifugio, e di una mangiatoia in cui la Vergine aveva deposto il Neonato avvolto in fasce (cfr Lc 2,7.12.16). Questa povertร Dio lโha scelta. Ha voluto nascere cosรฌ โ ma potremmo subito aggiungere: ha voluto vivere, e anche morire cosรฌ. Perchรฉ? Lo spiega in termini popolari santโAlfonso Maria deโ Liguori, in un cantico natalizio, che tutti in Italia conoscono: “A Te, che sei del mondo il Creatore, mancano panni e fuoco, o mio Signore. Caro eletto pargoletto, quanto questa povertร piรน mโinnamora, giacchรฉ ti fece amor povero ancora“. Ecco la risposta: lโamore per noi ha spinto Gesรน non soltanto a farsi uomo, ma a farsi povero. In questa stessa linea possiamo citare lโespressione di san Paolo nella seconda Lettera ai Corinzi: “Conoscete infatti โ egli scrive โ la grazia del Signore nostro Gesรน Cristo: da ricco che era, si รจ fatto povero per voi, perchรฉ voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertร ” (8,9). Testimone esemplare di questa povertร scelta per amore รจ san Francesco dโAssisi. Il francescanesimo, nella storia della Chiesa e della civiltร cristiana, costituisce una diffusa corrente di povertร evangelica, che tanto bene ha fatto e continua a fare alla Chiesa e alla famiglia umana. Ritornando alla stupenda sintesi di san Paolo su Gesรน, รจ significativo โ anche per la nostra riflessione odierna โ che sia stata ispirata allโApostolo proprio mentre stava esortando i cristiani di Corinto ad essere generosi nella colletta in favore dei poveri. Egli spiega: “Non si tratta di mettere in difficoltร voi per sollevare gli altri, ma che vi sia uguaglianza” (8,13).
Eโ questo un punto decisivo, che ci fa passare al secondo aspetto: cโรจ una povertร , unโindigenza, che Dio non vuole e che va “combattuta” โ come dice il tema dellโodierna Giornata Mondiale della Pace; una povertร che impedisce alle persone e alle famiglie di vivere secondo la loro dignitร ; una povertร che offende la giustizia e lโuguaglianza e che, come tale, minaccia la convivenza pacifica. In questa accezione negativa rientrano anche le forme di povertร non materiale che si riscontrano pure nelle societร ricche e progredite: emarginazione, miseria relazionale, morale e spirituale (cfr Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2009, 2). Nel mio Messaggio ho voluto ancora una volta, sulla scia dei miei Predecessori, considerare attentamente il complesso fenomeno della globalizzazione, per valutarne i rapporti con la povertร su larga scala. Di fronte a piaghe diffuse quali le malattie pandemiche (ivi, 4), la povertร dei bambini (ivi, 5) e la crisi alimentare (ivi, 7), ho dovuto purtroppo tornare a denunciare lโinaccettabile corsa ad accrescere gli armamenti. Da una parte si celebra la Dichiarazione Universale dei Diritti dellโUomo, e dallโaltra si aumentano le spese militari, violando la stessa Carta delle Nazioni Unite, che impegna a ridurle al minimo (cfr art. 26). Inoltre, la globalizzazione elimina certe barriere, ma puรฒ costruirne di nuove (Messaggio cit., 8), perciรฒ bisogna che la comunitร internazionale e i singoli Stati siano sempre vigilanti; bisogna che non abbassino mai la guardia rispetto ai pericoli di conflitto, anzi, si impegnino a mantenere alto il livello della solidarietร . Lโattuale crisi economica globale va vista in tal senso anche come un banco di prova: siamo pronti a leggerla, nella sua complessitร , quale sfida per il futuro e non solo come unโemergenza a cui dare risposte di corto respiro? Siamo disposti a fare insieme una revisione profonda del modello di sviluppo dominante, per correggerlo in modo concertato e lungimirante? Lo esigono, in realtร , piรน ancora che le difficoltร finanziarie immediate, lo stato di salute ecologica del pianeta e, soprattutto, la crisi culturale e morale, i cui sintomi da tempo sono evidenti in ogni parte del mondo.
Occorre allora cercare di stabilire un “circolo virtuoso” tra la povertร “da scegliere” e la povertร “da combattere”. Si apre qui una via feconda di frutti per il presente e per il futuro dellโumanitร , che si potrebbe riassumere cosรฌ: per combattere la povertร iniqua, che opprime tanti uomini e donne e minaccia la pace di tutti, occorre riscoprire la sobrietร e la solidarietร , quali valori evangelici e al tempo stesso universali. Piรน in concreto, non si puรฒ combattere efficacemente la miseria, se non si fa quello che scrive san Paolo ai Corinzi, cioรจ se non si cerca di “fare uguaglianza”, riducendo il dislivello tra chi spreca il superfluo e chi manca persino del necessario. Ciรฒ comporta scelte di giustizia e di sobrietร , scelte peraltro obbligate dallโesigenza di amministrare saggiamente le limitate risorse della terra. Quando afferma che Gesรน Cristo ci ha arricchiti “con la sua povertร ”, san Paolo offre unโindicazione importante non solo sotto il profilo teologico, ma anche sul piano sociologico. Non nel senso che la povertร sia un valore in sรฉ, ma perchรฉ essa รจ condizione per realizzare la solidarietร . Quando Francesco dโAssisi si spoglia dei suoi beni, fa una scelta di testimonianza ispiratagli direttamente da Dio, ma nello stesso tempo mostra a tutti la via della fiducia nella Provvidenza. Cosรฌ, nella Chiesa, il voto di povertร รจ lโimpegno di alcuni, ma ricorda a tutti lโesigenza del distacco dai beni materiali e il primato delle ricchezze dello spirito. Ecco dunque il messaggio da raccogliere oggi: la povertร della nascita di Cristo a Betlemme, oltre che oggetto di adorazione per i cristiani, รจ anche scuola di vita per ogni uomo. Essa ci insegna che per combattere la miseria, tanto materiale quanto spirituale, la via da percorrere รจ quella della solidarietร , che ha spinto Gesรน a condividere la nostra condizione umana.
Cari fratelli e sorelle, penso che la Vergine Maria si sia posta piรน di una volta questa domanda: perchรฉ Gesรน ha voluto nascere da una ragazza semplice e umile come me? E poi, perchรฉ ha voluto venire al mondo in una stalla ed avere come prima visita quella dei pastori di Betlemme? La risposta Maria lโebbe pienamente alla fine, dopo aver deposto nel sepolcro il corpo di Gesรน, morto e avvolto in fasce (cfr Lc 23,53). Allora comprese appieno il mistero della povertร di Dio. Comprese che Dio si era fatto povero per noi, per arricchirci della sua povertร piena dโamore, per esortarci a frenare lโingordigia insaziabile che suscita lotte e divisioni, per invitarci a moderare la smania di possedere e ad essere cosรฌ disponibili alla condivisione e allโaccoglienza reciproca. A Maria, Madre del Figlio di Dio fattosi nostro fratello, rivolgiamo fiduciosi la nostra preghiera, perchรฉ ci aiuti a seguirne le orme, a combattere e vincere la povertร , a costruire la vera pace, che รจ opus iustitiae. A Lei affidiamo il profondo desiderio di vivere in pace che sale dal cuore della grande maggioranza delle popolazioni israeliana e palestinese, ancora una volta messe a repentaglio dalla massiccia violenza scoppiata nella striscia di Gaza in risposta ad altra violenza. Anche la violenza, anche lโodio e la sfiducia sono forme di povertร โ forse le piรน tremende โ “da combattere”. Che esse non prendano il sopravvento! In tal senso i Pastori di quelle Chiese, in questi tristi giorni, hanno fatto udire la loro voce. Insieme ad essi e ai loro carissimi fedeli, soprattutto quelli della piccola ma fervente parrocchia di Gaza, deponiamo ai piedi di Maria le nostre preoccupazioni per il presente e i timori per il futuro, ma altresรฌ la fondata speranza che, con il saggio e lungimirante contributo di tutti, non sarร impossibile ascoltarsi, venirsi incontro e dare risposte concrete allโaspirazione diffusa a vivere in pace, in sicurezza, in dignitร . Diciamo a Maria: accompagnaci, celeste Madre del Redentore, lungo tutto lโanno che oggi inizia, e ottieni da Dio il dono della pace per la Terrasanta e per lโintera umanitร . Santa Madre di Dio, prega per noi. Amen.
ยฉ Copyright 2008 – Libreria Editrice Vaticana
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Fonte del podcast: Radio Vaticana via FeedRss
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