Mons. Nunzio Galantino – Parole irrilevanti e nuovi martiri (Asia Bibi)

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Il numero รจ 3172. E con puntigliositร  il quotidiano Avvenire continua ad aggiornarlo. Tremilacentosettantadue sono i giorni trascorsi da Asia Bibi in cella, nel carcere di Multan, in Pakistan.

Chi di noi non ha letto Il piccolo principe di Antoine de Saint-Exupรฉry? Come tanti, anchโ€™io sono rimasto colpito dal dialogo tra la volpe e il piccolo principe.

ยซQuando lโ€™ora della partenza fu vicina: [] “Addio”, disse la volpe. “Ecco il mio segreto. รˆ molto semplice: non si vede bene che col cuore. Lโ€™essenziale รจ invisibile agli occhi”.

“Lโ€™essenziale รจ invisibile agli occhi”, ripetรฉ il piccolo principe, per ricordarseloยป. ยซNon si vede bene che col cuoreยป.

รˆ proprio vero. Me ne sono ricordato e non sono riuscito a liberarmene durante il tempo trascorso, sotto una fitta pioggia, davanti al Colosseo. Quante volte vi ero passato accanto. Quante volte mi ero fermato ad ammirarlo. Quante volte ho ripensato alla vita, ma anche alla morte di uomini e donne trascinati lรฌ dentro per il divertimento di alcuni e la ferocia di altri.

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Eppure questa volta รจ stato diverso perchรฉ ยซnon si vede bene che col cuoreยป.

รˆstato diverso. Non solo perchรฉ a un certo punto, per iniziativa della Fondazione “Aiuto alla Chiesa che soffre”, il Colosseo si รจ illuminato di rosso, colore che evoca sangue, martirio, sacrificio per amore. รˆ stato diverso perchรฉ il colore rosso del Colosseo, che poteva sembrare una trovata per stupire chi in quel momento poteva trovarsi a passare da quei paraggi, aveva invece un significato forte. Sotto quella pioggia battente cโ€™erano persone che non smettono di ricordare e soffrire per la violenza consumata e che ancora si consuma a danno di uomini e donne cristiani. รˆ stato diverso perchรฉ lรฌ, davanti al Colosseo, cโ€™era Rebecca Bitrus, una giovane di 24 anni, rapita dai feroci jiadisti dโ€™Africa di Boko Haram, che il 21 agosto 2014 attaccarono il villaggio di Baga. Il villaggio di Rebecca. ยซMi hanno perfino marchiata. Mi hanno impresso il numero “69” sulla schiena. Il momento peggiore – racconta ad Avvenire – รจ stato quando hanno ucciso il mio piccolo Jonathan. Lโ€™hanno annegato nel lago Ciad sotto ai miei occhiยป.

Con noi, al Colosseo tinto di rosso, cโ€™erano anche Ashiq Masih ed Eisham. Marito e figlia di Asia Bibi, in carcere, come ho ricordato in apertura, da circa nove anni per aver bevuto allo stesso bicchiere di alcune donne musulmane mentre insieme lavoravano nei campi, in un giorno pieno di sole. Lei cristiana, con quel gesto avrebbe reso “impure” le altre donne. Per questo lโ€™accusarono e per questo Asia Bibi รจ stata condannata. Per questo dovrร  morire. Senza un processo vero. Perchรฉ cristiana.

In un mondo a corto di testimoni coerenti e appassionati, soprattutto appassionati di Cristo e del Vangelo; in un mondo che fa di tutto per ridurre la portata e la forza rivoluzionaria dellโ€™amore e che anzi fa esercizio continuo e convinto di indifferenza, ci si รจ ritrovati davanti al Colosseo illuminato di rosso per dire “grazie” a tanti uomini, donne e bambini. Martiri dei nostri giorni. Il loro martirio e la loro sofferenza sta a dirci che ha senso essere e rimanere fedeli a Gesรน e al suo Vangelo. E che se il nostro mondo sta conoscendo tragedie immani – alle quali rischiamo di abituarci – รจ perchรฉ si pensa di vincere la violenza con altra violenza.

Il sangue dei nuovi martiri รจ condanna della nostra superficialitร  e della superficialitร  con la quale viviamo la fede, ridotta troppo spesso ad apparenza, a cerimonie che non impegnano e a parole – semmai pie – ma irrilevanti. Cerimonie e parole sulle quali facciamo fatica a scommettere qualcosa di noi stessi.

Ritrovarsi, al Colosseo, รจ stato e ha avuto un valore aggiunto. Ha creato e riannodato un legame – virtuoso e di testimonianza – tra i cristiani della prima ora, uccisi in quel luogo e quelli che ancora oggi vengono uccisi in diverse parti del mondo per aver accolto seriamente nella loro vita Gesรน ed il suo Vangelo.

Provo ancora tanta commozione al ricordo delle parole che mi ha detto una donna cristiana della Piana di Ninive, incontrata in un campo profughi ad Ankawa, nei pressi di Erbil: ยซDica al Papa che noi non abbandoneremo mai il Vangelo di Gesรนยป.

Papa Francesco ci invita continuamente a far sentire la nostra vicinanza a questi fratelli e sorelle di fede. Ma questo non basta! Bisogna fare tutto quello che รจ possibile per fermare la violenza cieca di chi vigliaccamente assalta chiese, distruggendole e uccidendo i fedeli. Bisogna fermare la logica perfida ed omicida delle cosiddette leggi contro la blasfemia! Veri e propri strumenti di sopraffazione che hanno un unico scopo: schiacciare la libertร  di chi la pensa diversamente per imporre un credo e una prassi che distruggono lโ€™uomo piuttosto che promuoverlo.

รˆ triste, assordante e insopportabile il silenzio di tante istituzioni sulla violenza consumata a danno dei cristiani in diverse parti del mondo. Come รจ triste e riprovevole la commozione a intermittenza di agenzie culturali e umanitarie. Per alcune di queste vi sono violenze da condannare e violenze che si possono ignorare. Bisogna stigmatizzare gli atti di violenza. Tutti.

Fonte
Il Sole 24 Ore โ€“ Testimonianze dai confini โ€“ 3 marzo 2018

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