MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
PER LA 56ma GIORNATA MONDIALE DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI
29 maggio 2022
Ascoltare con lโorecchio del cuore
Cari fratelli e sorelle!
Lo scorso anno abbiamo riflettuto sulla necessitร di โandare e vedereโ per scoprire la realtร e poterla raccontare a partire dallโesperienza degli eventi e dallโincontro con le persone. Proseguendo in questa linea, desidero ora porre lโattenzione su un altro verbo, โascoltareโ, decisivo nella grammatica della comunicazione e condizione di un autentico dialogo.
In effetti, stiamo perdendo la capacitร di ascoltare chi abbiamo di fronte, sia nella trama normale dei rapporti quotidiani, sia nei dibattiti sui piรน importanti argomenti del vivere civile. Allo stesso tempo, lโascolto sta conoscendo un nuovo importante sviluppo in campo comunicativo e informativo, attraverso le diverse offerte di podcast e chat audio, a conferma che lโascoltare rimane essenziale per la comunicazione umana.
A un illustre medico, abituato a curare le ferite dellโanima, รจ stato chiesto quale sia il bisogno piรน grande degli esseri umani. Ha risposto: โIl desiderio sconfinato di essere ascoltatiโ. Un desiderio che spesso rimane nascosto, ma che interpella chiunque sia chiamato ad essere educatore o formatore, o svolga comunque un ruolo di comunicatore: i genitori e gli insegnanti, i pastori e gli operatori pastorali, i lavoratori dellโinformazione e quanti prestano un servizio sociale o politico.
Ascoltare con lโorecchio del cuore
Dalle pagine bibliche impariamo che lโascolto non ha solo il significato di una percezione acustica, ma รจ essenzialmente legato al rapporto dialogico tra Dio e lโumanitร . ยซShemaโ Israel – Ascolta, Israeleยป (Dt 6,4), lโincipit del primo comandamento della Torah, รจ continuamente riproposto nella Bibbia, al punto che San Paolo affermerร che ยซla fede viene dallโascoltoยป (Rm 10,17). Lโiniziativa, infatti, รจ di Dio che ci parla, al quale noi rispondiamo ascoltandolo; e anche questo ascoltare, in fondo, viene dalla sua grazia, come accade al neonato che risponde allo sguardo e alla voce della mamma e del papร . Tra i cinque sensi, quello privilegiato da Dio sembra essere proprio lโudito, forse perchรฉ รจ meno invasivo, piรน discreto della vista, e dunque lascia lโessere umano piรน libero.
Lโascolto corrisponde allo stile umile di Dio. ร quellโazione che permette a Dio di rivelarsi come Colui che, parlando, crea lโuomo a sua immagine, e ascoltando lo riconosce come proprio interlocutore. Dio ama lโuomo: per questo gli rivolge la Parola, per questo โtende lโorecchioโ per ascoltarlo.
Lโuomo, al contrario, tende a fuggire la relazione, a voltare le spalle e โchiudere le orecchieโ per non dover ascoltare. Il rifiuto di ascoltare finisce spesso per diventare aggressivitร verso lโaltro, come avvenne agli ascoltatori del diacono Stefano i quali, turandosi gli orecchi, si scagliarono tutti insieme contro di lui (cfr At 7,57).
Da una parte, quindi, cโรจ Dio che sempre si rivela comunicandosi gratuitamente, dallโaltra lโuomo al quale รจ richiesto di sintonizzarsi, di mettersi in ascolto.Il Signore chiama esplicitamente lโuomo a unโalleanza dโamore, affinchรฉ egli possa diventare pienamente ciรฒ che รจ: immagine e somiglianza di Dio nella sua capacitร di ascoltare, di accogliere, di dare spazio allโaltro. Lโascolto, in fondo, รจ una dimensione dellโamore.
Per questo Gesรน chiama i suoi discepoli a verificare la qualitร del loro ascolto. ยซFate attenzione dunque a come ascoltateยป (Lc 8,18): cosรฌ li esorta dopo aver raccontato la parabola del seminatore, lasciando intendere che non basta ascoltare, bisogna farlo bene. Solo chi accoglie la Parola con il cuore โbello e buonoโ e la custodisce fedelmente porta frutti di vita e di salvezza (cfr Lc 8,15). Solo facendo attenzione a chi ascoltiamo, a cosa ascoltiamo, a come ascoltiamo, possiamo crescere nellโarte di comunicare, il cui centro non รจ una teoria o una tecnica, ma la ยซcapacitร del cuore che rende possibile la prossimitร ยป (Esort. ap. Evangelii gaudium, 171).
Tutti abbiamo le orecchie, ma tante volte anche chi ha un udito perfetto non riesce ad ascoltare lโaltro. Cโรจ infatti una sorditร interiore, peggiore di quella fisica. Lโascolto, infatti, non riguarda solo il senso dellโudito, ma tutta la persona. La vera sede dellโascolto รจ il cuore. Il re Salomone, pur giovanissimo, si dimostrรฒ saggio perchรฉ domandรฒ al Signore di concedergli ยซun cuore che ascoltaยป ( 1 Re 3,9). E SantโAgostino invitava ad ascoltare con il cuore ( corde audire), ad accogliere le parole non esteriormente nelle orecchie, ma spiritualmente nei cuori: ยซNon abbiate il cuore nelle orecchie, ma le orecchie nel cuoreยป. [1] E San Francesco dโAssisi esortava i propri fratelli a ยซinclinare lโorecchio del cuoreยป. [2]
Perciรฒ, il primo ascolto da riscoprire quando si cerca una comunicazione vera รจ lโascolto di sรฉ, delle proprie esigenze piรน vere, quelle inscritte nellโintimo di ogni persona. E non si puรฒ che ripartire ascoltando ciรฒ che ci rende unici nel creato: il desiderio di essere in relazione con gli altri e con lโAltro. Non siamo fatti per vivere come atomi, ma insieme.
Lโascolto come condizione della buona comunicazione
Cโรจ un uso dellโudito che non รจ un vero ascolto, ma il suo opposto: lโorigliare. Infatti, una tentazione sempre presente e che oggi, nel tempo del social web, sembra essersi acuita รจ quella di origliare e spiare, strumentalizzando gli altri per un nostro interesse. Al contrario, ciรฒ che rende la comunicazione buona e pienamente umana รจ proprio lโascolto di chi abbiamo di fronte, faccia a faccia, lโascolto dellโaltro a cui ci accostiamo con apertura leale, fiduciosa e onesta.
La mancanza di ascolto, che sperimentiamo tante volte nella vita quotidiana, appare purtroppo evidente anche nella vita pubblica, dove, invece di ascoltarsi, spesso โci si parla addossoโ. Questo รจ sintomo del fatto che, piรน che la veritร e il bene, si cerca il consenso; piรน che allโascolto, si รจ attenti allโaudience. La buona comunicazione, invece, non cerca di fare colpo sul pubblico con la battuta ad effetto, con lo scopo di ridicolizzare lโinterlocutore, ma presta attenzione alle ragioni dellโaltro e cerca di far cogliere la complessitร della realtร . ร triste quando, anche nella Chiesa, si formano schieramenti ideologici, lโascolto scompare e lascia il posto a sterili contrapposizioni.
In realtร , in molti dialoghi noi non comunichiamo affatto. Stiamo semplicemente aspettando che lโaltro finisca di parlare per imporre il nostro punto di vista. In queste situazioni, come nota il filosofo Abraham Kaplan, [3] il dialogo รจ un duologo, un monologo a due voci. Nella vera comunicazione, invece, lโio e il tu sono entrambi โin uscitaโ, protesi lโuno verso lโaltro.
Lโascoltare รจ dunque il primo indispensabile ingrediente del dialogo e della buona comunicazione. Non si comunica se non si รจ prima ascoltato e non si fa buon giornalismo senza la capacitร di ascoltare. Per offrire unโinformazione solida, equilibrata e completa รจ necessario aver ascoltato a lungo. Per raccontare un evento o descrivere una realtร in un reportage รจ essenziale aver saputo ascoltare, disposti anche a cambiare idea, a modificare le proprie ipotesi di partenza.
Solo se si esce dal monologo, infatti, si puรฒ giungere a quella concordanza di voci che รจ garanzia di una vera comunicazione. Ascoltare piรน fonti, โnon fermarsi alla prima osteriaโ โ come insegnano gli esperti del mestiere โ assicura affidabilitร e serietร alle informazioni che trasmettiamo. Ascoltare piรน voci, ascoltarsi, anche nella Chiesa, tra fratelli e sorelle, ci permette di esercitare lโarte del discernimento, che appare sempre come la capacitร di orientarsi in una sinfonia di voci.
Ma perchรฉ affrontare la fatica dellโascolto? Un grande diplomatico della Santa Sede, il Cardinale Agostino Casaroli, parlava di โmartirio della pazienzaโ, necessario per ascoltare e farsi ascoltare nelle trattative con gli interlocutori piรน difficili, al fine di ottenere il maggior bene possibile in condizioni di limitazione della libertร . Ma anche in situazioni meno difficili, lโascolto richiede sempre la virtรน della pazienza, insieme alla capacitร di lasciarsi sorprendere dalla veritร , fosse pure solo un frammento di veritร , nella persona che stiamo ascoltando. Solo lo stupore permette la conoscenza. Penso alla curiositร infinita del bambino che guarda al mondo circostante con gli occhi sgranati. Ascoltare con questa disposizione dโanimo โ lo stupore del bambino nella consapevolezza di un adulto โ รจ sempre un arricchimento, perchรฉ ci sarร sempre una cosa, pur minima, che potrรฒ apprendere dallโaltro e mettere a frutto nella mia vita.
La capacitร di ascoltare la societร รจ quanto mai preziosa in questo tempo ferito dalla lunga pandemia. Tanta sfiducia accumulata in precedenza verso lโโinformazione ufficialeโ ha causato anche una โinfodemiaโ, dentro la quale si fatica sempre piรน a rendere credibile e trasparente il mondo dellโinformazione. Bisogna porgere lโorecchio e ascoltare in profonditร , soprattutto il disagio sociale accresciuto dal rallentamento o dalla cessazione di molte attivitร economiche.
Anche la realtร delle migrazioni forzate รจ una problematica complessa e nessuno ha la ricetta pronta per risolverla. Ripeto che, per vincere i pregiudizi sui migranti e sciogliere la durezza dei nostri cuori, bisognerebbe provare ad ascoltare le loro storie. Dare un nome e una storia a ciascuno di loro. Molti bravi giornalisti lo fanno giร . E molti altri vorrebbero farlo, se solo potessero. Incoraggiamoli! Ascoltiamo queste storie! Ognuno poi sarร libero di sostenere le politiche migratorie che riterrร piรน adeguate al proprio Paese. Ma avremo davanti agli occhi, in ogni caso, non dei numeri, non dei pericolosi invasori, ma volti e storie di persone concrete, sguardi, attese, sofferenze di uomini e donne da ascoltare.
Ascoltarsi nella Chiesa
Anche nella Chiesa cโรจ tanto bisogno di ascoltare e di ascoltarci. ร il dono piรน prezioso e generativo che possiamo offrire gli uni agli altri. Noi cristiani dimentichiamo che il servizio dellโascolto ci รจ stato affidato da Colui che รจ lโuditore per eccellenza, alla cui opera siamo chiamati a partecipare. ยซNoi dobbiamo ascoltare attraverso lโorecchio di Dio, se vogliamo poter parlare attraverso la sua Parolaยป. [4] Cosรฌ il teologo protestante Dietrich Bonhoeffer ci ricorda che il primo servizio che si deve agli altri nella comunione consiste nel prestare loro ascolto. Chi non sa ascoltare il fratello ben presto non sarร piรน capace di ascoltare nemmeno Dio. [5]
Nellโazione pastorale, lโopera piรน importante รจ โlโapostolato dellโorecchioโ. Ascoltare, prima di parlare, come esorta lโapostolo Giacomo: ยซOgnuno sia pronto ad ascoltare, lento a parlareยป (1,19). Dare gratuitamente un poโ del proprio tempo per ascoltare le persone รจ il primo gesto di caritร .
ร stato da poco avviato un processo sinodale. Preghiamo perchรฉ sia una grande occasione di ascolto reciproco. La comunione, infatti, non รจ il risultato di strategie e programmi, ma si edifica nellโascolto reciproco tra fratelli e sorelle. Come in un coro, lโunitร non richiede lโuniformitร , la monotonia, ma la pluralitร e varietร delle voci, la polifonia. Allo stesso tempo, ogni voce del coro canta ascoltando le altre voci e in relazione allโarmonia dellโinsieme. Questa armonia รจ ideata dal compositore, ma la sua realizzazione dipende dalla sinfonia di tutte e singole le voci.
Nella consapevolezza di partecipare a una comunione che ci precede e ci include, possiamo riscoprire una Chiesa sinfonica, nella quale ognuno รจ in grado di cantare con la propria voce, accogliendo come dono quelle degli altri, per manifestare lโarmonia dellโinsieme che lo Spirito Santo compone.
Roma, San Giovanni in Laterano, 24 gennaio 2022, Memoria di San Francesco di Sales.
Francesco
[1] ยซNolite habere cor in auribus, sed aures in cordeยป ( Sermo 380, 1: Nuova Biblioteca Agostiniana 34, 568).
[2] Lettera a tutto lโOrdine: Fonti Francescane, 216.
[3] Cfr The life of dialogue, in J. D. Roslansky ed., Communication. A discussion at the Nobel Conference, North-Holland Publishing Company โ Amsterdam 1969, 89-108.
[4] D. Bonhoeffer, La vita comune, Queriniana, Brescia 2017, 76.
[5] Cfr ibid., 75.



