Meditazione Mattutina di Papa Francesco del 25 Aprile 2020 a casa Santa Marta

PAPA FRANCESCO

MEDITAZIONE MATTUTINA DEL 25 APRILE 2020
NELLA CAPPELLA DELLA  DOMUS SANCTAE MARTHAE

La fede va trasmessa, va offerta, soprattutto con la testimonianza

https://youtu.be/PsIl_BdMpUY

Ascolta solo l’omelia

Introduzione

Preghiamo insieme oggi per le persone che svolgono servizi funebri. È tanto doloroso, tanto triste quello che fanno, e sentono il dolore di questa pandemia così vicino. Preghiamo per loro.

Omelia

Oggi la Chiesa celebra San Marco, uno dei quattro evangelisti, molto vicino all’apostolo Pietro. Il Vangelo di Marco è stato il primo a essere scritto. È semplice, uno stile semplice, molto vicino. Se oggi avete un po’ di tempo prendetelo in mano e leggetelo. Non è lungo, ma fa piacere leggere la semplicità con la quale Marco racconta la vita del Signore.

E nel Vangelo – che è la fine del Vangelo di Marco, questo che abbiamo letto adesso – c’è l’invio del Signore. Il Signore si è rivelato come salvatore, come il Figlio unico di Dio; si è rivelato a tutto Israele e al popolo, specialmente con più dettagli agli apostoli, ai discepoli. Questo è il congedo del Signore: il Signore se ne va, partì e «fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio» (Mc 16,19). Ma prima di partire, quando apparve agli Undici, gli disse: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo ad ogni creatura» (Mc 16,15). C’è la missionarietà della fede. La fede, o è missionaria o non è fede. La fede non è una cosa soltanto per me, perché io cresca con la fede: questa è “un’eresia gnostica”. La fede sempre ti porta a uscire da te. Uscire. La trasmissione della fede; la fede va trasmessa, va offerta, soprattutto con la testimonianza: “Andate, che la gente veda come vivete” (cfr v. 15).

Qualcuno mi diceva, un prete europeo, di una città europea: “C’è tanta incredulità, tanto agnosticismo nelle nostre città, perché i cristiani non hanno fede. Se l’avessero, sicuramente la darebbero alla gente”. Manca la missionarietà. Perché alla radice manca la convinzione: “Sì, io sono cristiano, sono cattolico …”. Come se fosse un atteggiamento sociale. Nella carta d’identità ti chiami così: e così, “sono cristiano”. È un dato della carta d’identità. Questa non è fede. Questa è una cosa culturale. La fede necessariamente ti porta fuori, ti porta a darla: perché la fede essenzialmente va trasmessa. Non è quieta. “Ah, lei vuol dire, padre, che tutti dobbiamo essere missionari e andare nei Paesi lontani?”. No, questa è una parte della missionarietà. Questo vuol dire che se tu hai fede necessariamente tu devi uscire da te, tu devi uscire da te, e far vedere socialmente la fede. La fede è sociale, è per tutti: “Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo ad ogni creatura” (v. 15). E questo non vuol dire fare proselitismo, come se io fossi una squadra di calcio che fa proselitismo o fossi una società di beneficenza. No, la fede è: “niente proselitismo”. È far vedere la rivelazione, perché lo Spirito Santo possa agire nella gente attraverso la testimonianza, come testimone, con servizio. Il servizio è un modo di vivere: se io dico che sono cristiano e vivo come un pagano, non va! Questo non convince nessuno. Se io dico che sono cristiano e vivo da cristiano, questo attira. È la testimonianza.

Una volta, in Polonia, uno studente universitario mi ha domandato: “Ma nell’università io ho tanti compagni atei. Cosa devo dire loro per convincerli?” – “Niente, caro, niente! L’ultima cosa che tu devi fare è dire qualcosa. Incomincia a vivere e loro, vedendo la tua testimonianza, ti domanderanno: ‘Ma perché tu vivi così?’”. La fede va trasmessa: non costringendo ma nell’offrire un tesoro. “È lì, vedete?”. E questa è anche l’umiltà della quale parlava San Pietro nella Prima Lettura: “Carissimi, «rivestitevi tutti di umiltà gli uni verso gli altri, perché Dio resiste ai superbi, ma dà grazia agli umili»” (1Pt 5,5). Quante volte nella Chiesa, nella storia, sono nati movimenti, aggregazioni, di uomini o donne che volevano costringere alla fede, convertire … Veri “proselitisti”. E come sono finiti? Nella corruzione.

È così tanto tenero questo passo del Vangelo. Ma dov’è la sicurezza? Come posso essere sicuro che uscendo da me sarò fecondo nella trasmissione della fede? «Proclamate il Vangelo ad ogni creatura» (Mc 16,15), farete meraviglie (cfr vv. 17-18). E il Signore sarà con noi fino alla fine del mondo. Ci accompagna. Nella trasmissione della fede, c’è sempre il Signore con noi. Nella trasmissione dell’ideologia ci saranno i maestri, ma quando io ho un atteggiamento di fede che va trasmessa, c’è il Signore lì che mi accompagna. Mai, nella trasmissione della fede sono solo. È il Signore con me che trasmette la fede. Lo ha promesso: “Io sarò con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo” (cfr Mt 28,20).

Preghiamo il Signore perché ci aiuti a vivere la nostra fede così: la fede da porte aperte, una fede trasparente, non “proselitista”, ma che faccia vedere: “Ma io sono così!”. E con questa sana curiosità, aiuti la gente a ricevere questo messaggio che li salverà.

Preghiera per la comunione spirituale

Ai tuoi piedi, o mio Gesù, mi prostro e ti offro il pentimento del mio cuore contrito che si abissa nel suo nulla e nella tua santa presenza. Ti adoro nel sacramento del tuo amore, l’ineffabile Eucaristia. Desidero riceverti nella povera dimora che ti offre il mio cuore; in attesa della felicità della comunione sacramentale voglio possederti in spirito. Vieni a me, o Gesù, che io vengo da Te. Possa il tuo amore infiammare tutto il mio essere per la vita e per la morte. Credo in Te, spero in Te, ti amo.

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