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Ecco quanto ha scritto Enzo Bianchi
Il significato fondamentale della nostra vita consiste nella vita di Cristo stesso donataci nel battesimo, nella giustizia e nellโamore di Cristo che operano in noi a servizio dei fratelli e danno un senso diverso, gioioso, a ogni tipo di esperienza o di incontro quotidiano.
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Da Messaggio per lโingresso nellโarcidiocesi di Milano, 10 febbraio 1980ย
(in Le ragioni del credere. Scritti e interventi, Mondadori, Milano 2011, p. 6)
ร a Gerusalemme che ci siamo incontrati di persona la prima volta: padre Carlo Maria Martini era professore al Pontificio Istituto Biblico e teneva il consueto semestre di insegnamento in Terrasanta; io stavo vivendo alcuni mesi sabbatici in cui approfondivo la conoscenza dellโebraico biblico. Allโepoca giร ero familiare con i suoi studi esegetici, che sempre mi impressionavano per la rara capacitร di mettere in risalto la โletteraโ cosรฌ da andare con maggior penetrazione allo โspiritoโ dello โsta scrittoโ.
Ci trovavamo allโIstituto biblico, in cittร nuova, per conversare o cenare insieme, anche perchรฉ padre Martini era molto interessato al mio Pregare la Parola, il testo che avevo pubblicato sulla pratica della lectio divina. Dagli incontri e dalla frequentazione di quei mesi รจ nata unโamicizia profonda. Rientrati entrambi in Italia, padre Martini non mancava mai di passare per Bose quando da Roma si recava presso la sua famiglia dโorigine a Torino: la preghiera comunitaria, a volte il pasto fraterno, sempre la sollecitudine per la Chiesa di Dio era ciรฒ che amavamo condividere.
La sua nomina ad arcivescovo di Milano ha poi mutato tempi e modalitร dei nostri incontri, cosรฌ come il suo ministero, ma non ha cambiato il cuore del suo essere cristiano e pastore. Durante i lunghi anni di episcopato e poi quelli successivi di progressivo indebolimento, ci vedevamo alcune volte allโanno: non solo per iniziative, come la Cattedra dei non credenti, nelle quali aveva pensato di coinvolgermi, ma ancor piรน per momenti di confronto in arcivescovado a Milano su quanto stava a cuore a entrambi circa la presenza della chiesa nella societร contemporanea, lโimpatto del Vangelo nella vita quotidiana odierna, in Italia come nel mondo. Quando poi veniva a trovarmi a Bose, ero sempre stupito dalla sua attenzione e sollecitudine per i fratelli e le sorelle della Comunitร , in particolare per quelli provenienti dalla sua diocesi, che avevano compiuto il cammino di cristiani adulti sotto la sua guida pastorale: le sue erano parole di incoraggiamento e fiducia, squarci di visione dilatata, pensieri e parole ricche di parresia evangelica e di macrothymia, capacitร di pensare in grande, di offrire un respiro a misura dellโumanitร .
Incontrare con il cardinal Martini per me significava sempre riandare allโessenziale di cosa significa essere uomini della Parola: letta, studiata, meditata, pregata, amata, la parola di Dio per Martini era โlampada per i suoi passi, luce per il camminoโ ed era anche, e proprio per questo, chiave di lettura dellโagire quotidiano, luogo di ascolto, di discernimento, di visione profetica. Ma lโaspetto ancor piรน impressionante del suo essere uomo, cristiano, vescovo della Parola, emergeva dalla sua grande capacitร di ascolto: dialogare con lui era sperimentare di persona cosa sia un orecchio attento e un cuore accogliente, cosa significhi pensare e pregare prima di formulare una risposta, cogliere il non detto a partire dalle poche parole proferite dallโinterlocutore, capirne i silenzi. Era da questo ascolto attento, della Parola e dellโinterlocutore, che ho visto nascere nel card. Martini la capacitร di gesti profetici, la sollecitudine per la chiesa e per la sua unitร , la vicinanza ai poveri, il farsi prossimo ai lontani, il dialogo con i non credenti. In lui coglievo una delle rare figure di ecclesiastici senza tattiche, nรฉ strategie, nรฉ calcoli di governo, ma quella vita di Cristo e in Cristo che aveva posto come chiave di lettura dellโesistenza di ogni battezzato e del suo ministero pastorale, fin dal messaggio alla diocesi nel giorno del suo ingresso a Milano.
Vorrei concludere questo ricordo rievocando lโultima sua visita a Bose, quando le forze giร cominciavano ad abbandonarlo senza minimamente intaccare la sua luciditร e la sua passione per il Vangelo e per la โcorsa della Parolaโ tra gli uomini e le donne del nostro tempo. โVedo ormai davanti a me la vita eterna โ ci disse con grande semplicitร e forza โ sono venuto per darvi il mio ultimo saluto, il mio grazie al Signore per questa lunga amicizia nel Suo nome: conto sulla vostra preghiera e sul vostro affettoโ. E cosรฌ, come un padre pieno di sollecitudine, ci parlรฒ della morte e del morire, della risurrezione e della vita: โSi muore soli! Tuttavia, come Gesรน, chi muore in Dio si sa accolto dalle braccia del Padre che, nello Spirito, colma lโabisso della distanza e fa nascere lโeterna comunione della vita. Nella luce della risurrezione di Gesรน possiamo intuire qualcosa di ciรฒ che sarร la risurrezione della carne. Lโanticipazione vigilante della risurrezione finale รจ in ogni bellezza, in ogni letizia, in ogni profonditร della gioia che raggiunge anche il corpo e le coseโ.
Per me aver conosciuto e amato il card. Martini, aver avuto il grande dono della sua amicizia รจ stata occasione di questa letizia e gioia profonda, ha significato comprendere perchรฉ i padri della chiesa erano soliti dire che i discepoli autentici del Signore sono sequentiae sancti Evangelii, brani del Vangelo, narrazioni dellโamore di Dio per lโumanitร tutta.
(Fonte: Avvenire)
