Lโaccostamento del testo di Isaia a quello di Marco ha come esito la rivelazione che Gesรน รจ il Servo del Signore. Ovvero, lโobbediente alla volontร del Signore che ha donato se stesso per gli uomini vivendo la sua esistenza facendosi loro servo. La domanda di Giacomo e Giovanni (โNoi vogliamo che tu ci faccia ciรฒ che ti chiederemoโ) esprime la distorsione piรน frequente della preghiera cristiana: se la preghiera, come appare dal Padre nostro, porta il discepolo a fare la volontร del Signore (โsia fatta la tua volontร โ: Mt 6,10), la domanda dei due discepoli va nel senso contrario. Si chiede che Dio faccia ciรฒ che noi vogliamo. La preghiera allora non รจ piรน dialogo tra due libertร , ma imposizione umana a un Dio che non รจ piรน il Signore, ma un idolo.
Occorre che il cristiano impari a domandare, perchรฉ la domanda esaudita รจ quella che chiede โnel nome del Signoreโ: โTutto ciรฒ che dobbiamo chiedere a Dio e dobbiamo attendere da lui si trova in Gesรน Cristo. Occorre cercare di introdurci nella vita, nelle parole, negli atti, nelle sofferenze, nella morte di Gesรน, per riconoscere ciรฒ che Dio ha promesso e realizza sempre per noi. Dio infatti non realizza tutti i nostri desideri, ma realizza le sue promesseโ (Dietrich Bonhoeffer).
Con la loro incosciente richiesta, i due figli di Zebedeo dimostrano, da un lato, la loro incomprensione delle parole che Gesรน ha appena pronunciato sul suo futuro di sofferenza e morte (cf. Mc 10,32-34) e, dallโaltro, rivelano di vivere la comunitร come finalizzata alla loro personale riuscita: essi devono ancora operare il passaggio da โla comunitร per meโ (โper noiโ: Mc 10,35) a โio per la comunitร โ, e devono ancora imparare che non la comunitร in quanto tale puรฒ essere il fine cui tendono, ma il Regno che va oltre la comunitร stessa. La scorretta o parziale comprensione di Cristo diviene distorsione ecclesiologica. Il richiamo di Gesรน alla coppa da bere e allโimmersione da ricevere, cioรจ alla morte cruenta che lo attende, corregge la comprensione che essi hanno di lui, ma ricorda anche che la chiesa vive del suo innesto nella morte vivificante di Cristo grazie al battesimo e allโeucaristia. Innesto che le conferisce una forma altra rispetto alle istituzioni mondane: non il potere, ma il servizio รจ la sua logica interna.
Da Gesรน Servo nasce una chiesa serva. Lโiniziativa dei due fratelli suscita un conflitto allโinterno della comunitร : โgli altri dieci si sdegnarono con loroโ (Mc 10,41). Concorrenzialitร e clericalismo ante litteram sono giร presenti nel gruppo dei Dodici, tanto che Gesรน li convoca e li istruisce sulla logica che deve abitare le comunitร cristiane, opposta a quella che vige nei poteri di questo mondo.
โTra voi non รจ cosรฌโ: questa parola di Gesรน pone un criterio discriminante tra chiesa e non-chiesa. La prima testimonianza politica della chiesa consiste nella sua strutturazione interna, nellโorganizzazione delle sue strutture di autoritร e nel modo di vivere lโautoritร , che devโessere conforme a quanto vissuto da Cristo e da lui richiesto ai discepoli.
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La parola di Gesรน stigmatizza le logiche dei poteri mondani, ma soprattutto si rivolge alla chiesa: alla tentazione della mimesi dei meccanismi mondani, Gesรน oppone la differenza cristiana fondata sul farsi servi gli uni degli altri. Se la chiesa รจ la testimone di Cristo Servo nella storia tra la croce e la parusia, allora la sua forma la mostra quale comunitร non omologata, nรฉ asservita. Insomma, con una battuta, la chiesa non รจ uno Stato: โTra voi, non รจ cosรฌโ. Essa invece รจ, secondo le belle parole del Card. Carlo Maria Martini, โcomunitร alternativaโ: โLa chiesa si sente spinta non solo a formare i suoi figli, ma a lasciarsi formare essa stessa vivendo al suo interno secondo modellini relazioni fondate sul vangelo, secondo quelle modalitร che sono capaci di esprimere una comunitร alternativa. Cioรจ una comunitร che, in una societร connotata da relazioni fragili, conflittuali e di tipo consumistico, esprima la possibilitร di relazioni gratuite, forti e durature, cementate dalla mutua accettazione e dal perdono reciprocoโ.
