Pubblichiamo un capitolo del nuovo libro del giornalista di Avvenire, Luca Miele “Mio padre odiava il rock’n’roll” (Arcana). Luca ha inoltre scritto Il vangelo secondo Bruce Springsteen e, insieme a padre Massimo Granieri, Il vangelo secondo il rock.
NEL LABIRINTO (DELLA MEMORIA)
Some devil is stuck inside of me
I cannot set it free
I wish, I wish I was dead and you were grieving
Just so that you could know
Some angel is stuck inside of me
But I cannot set you free
DAVE MATTHEWS, Some Devil
Nino, terzo figlio (dopo Franco e Leandra, detta Lea) di Ersilia (maestra) e Erasmo (militare sottoufficiale della Marina). Mite e gentile la prima, prepotente e despota il secondo (almeno cosรฌ vuole la leggenda familiare, tramandata non dal testimone oculare, vale a dire mio padre, ma dalla depositaria delle sue confidenze, mia madre).
Suddetta leggenda vuole che il nonno abbia tiranneggiato la vita dei tre figli e, presumo, anche quella della moglie, piegando al suo volere tutte le loro scelte, matrimoni compresi. Solo mio padre sarebbe riuscito a sgusciare via dalle maglie del controllo paterno, rese piรน larghe dallโetร avanzata del nonno. Come tutti i figli che hanno la fortuna di non essere i primi e di non inaugurare la serie variabile della fratellanza, Nino si sarebbe avvantaggiato della sua posizione piรน defilata di terzo, rosicando piccoli spazi di libertร che ai due suoi fratelli non furono concessi, complice forse anche un carattere piรน brillante e meno incline al martirio. Nonostante questo (almeno a sentire mia madre), Nino ha sofferto come un cane lโinvadenza del padre-militare-despota. Giร anziano, mio padre ha rammendato la trama dei ricordi, omettendo intere parti del suo vissuto. ร strana la memoria, รจ regolata da meccanismi bizzarri. Interi blocchi si inabissano, alcuni riemergono allโimprovviso, altri giacciono a profonditร ormai inaccessibili. Lontani. Muti. E perduti. Mio padre ha ripulito la memoria, allontanato dalla figura di chi lo aveva messo al mondo tutto ciรฒ che la sporcava e che, in qualche modo, lo aveva ferito. Per non riconoscere il male che abbiamo subito (e che abbiamo subito dalle persone che piรน amiamo), trucchiamo il ricordo, prendiamo un invisibile bisturi e asportiamo tutto quello che non abbiamo la forza di guardare negli occhi. Anzichรฉ perdonare quello che ci ha offeso (ma per perdonarlo dobbiamo tenerlo bene presente) lo rimuoviamo.
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E alla fine, in questo modo, tradiamo le persone che amiamo. Perchรฉ si ama solo nella veritร di quel che si รจ, anche del male che facciamo, e siamo. Ma, forse, siamo capaci solo di amare unโimmagine diminuita, ripulita, falsata dellโaltro. E, allo stesso tempo, di noi stessi.
Faceva parte, mio padre, di una generazione che si รจ trovata a cavallo tra due modelli: quello incarnato dai loro padri, padri inavvicinabili, autoritari al limite (e a volte anche oltre) della crudeltร , incarnazioni dellโautoritร , la cui parola era legge e legge assoluta. E i padri che avrebbero voluto essere, teneri, amorosi, materni, i padri che siamo diventati, noi, i loro figli, i โpadri-mammiโ. Mio padre ha provato, a staccarsi di dosso lโimpronta paterna, per anni forse รจ riuscito a essere il genitore che desiderava essere. Attento, fedele, generoso. Poi, quando noi figli siamo cresciuti, quando il rapporto con mia madre si รจ incrinato fino a spezzarsi, ha rinunciato, รจ arretrato, รจ ripiegato dentro lโabisso della sua infanzia. Quando la sua mente si รจ sfaldata, e gli strati esterni che la rivestivano sono caduti a uno a uno, come le sfoglie di una cipolla, รจ rimasto solo un nucleo incandescente, primitivo, violento, abitato da fantasmi osceni. In difficoltร , incapace di afferrare le richieste di amore dei suoi figli, incapace di misurarsi con il cambiamento, mio padre ha ceduto, รจ tornato al modello di suo padre, รจ stato risucchiato dalla stessa sofferenza che lo aveva flagellato da ragazzo. Ha finito per assumere quel modello. ร diventato autoritario, incapace di ascolto, crudele.
Quando vuoi guadagnare lโamore di chi non ti sa amare, finisci per diventare come lui. Finisci per imitarne i passi. Senza accorgertene, lasci che la sua ferita diventi la tua. Scavi dentro di te un buco profondo e lรฌ, in quella caverna buia e inanimata, soffiata da venti gelidi, tra spifferi infernali, lasci cha si istalli il disamore di chi non รจ riuscito ad amarti. Copi il suo disamore, lo scambi per amore e il gioco รจ fatto: lo hai assolto. Finisci per guardarti con gli occhi della bestia che si รจ acquattata dentro di te. Non sai piรน dove inizia lei e finisci tu. In quella matassa ci resti avviluppato, imprigionato come la mosca nella ragnatela. La bestia dice che non meriti di essere amato e tu fai di tutto per distruggere quel che resta di te. E per darle ragione
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E, in quello stesso istante, capisce che la sua vita รจ cambiata. Per sempre. Per lui ora ha senso una cosa sola: la musica. Quello che cโera prima viene, improvvisamente, spazzato via. Compreso lโintesa con suo padre, perchรฉ suo padre odiava il rumore, odiava il volume alto, odiava i ritmi forsennati. Odiava il rockโnโroll. A distanza di anni, quelle canzoni diventano la lingua con la quale quel ragazzino, ormai adulto, puรฒ raccontare la vita di suo padre: lโammirazione, la disillusione, il conflitto, la depressione, la malattia, la morte. Attraverso una fitta rete di ricordi e nostalgie, intrecciando tutto al potere della musica, Mio padre odiava il rockโnโroll รจ assieme un racconto autobiografico, un saggio di sociologia del rock e un piccolo jukebox letterario/musicale.


