Lectio divina 1 febbario 2018 – Suore di Casa Raffael

Giovedì della Quarta Settimana del Tempo Ordinario (Anno B)

Lectio: Marco 6, 7 – 13

1) Orazione iniziale

Dio grande e misericordioso, concedi a noi tuoi fedeli di adorarti con tutta l’anima e di amare i nostri fratelli nella carità del Cristo.

2) I Santi del giorno :  San Raimondo di Fitero  [1]

San Raimondo è venerato in Spagna come eroe delle guerre di riconquista della penisola iberica sottratta agli arabi, nonché come fondatore dell’Ordine Militare di Calatrava. Il santo era l’abate cistercense di Fitero, nei pressi di Toledo, allora capitale della Spagna cristiana, quando verso il 1158 il re Sancio I di Castiglia si trovava proprio in tale città. Gli arabi stavano allora minacciando la città avamposto di Calatrava, difesa dai mitici Templari, che però fecero presente al re che disponevano di forze troppo esigue per proteggere la città, invocando dunque l’invio di rinforzi.

Il monaco Diego Velazquez, ex cavaliere al seguito di Raimondo, riuscì a convincere il re, contro il consiglio dei suoi ministri, ad affidare la città alla loro abbazia di Fitero. Pertanto la difesa di Calatrava divenne una questione ecclesiastica e Raimondo chiese sostegno all’arcivescovo di Toledo, il quale promise di provvedere ai rinforzi necessari indicendo una crociata. Tale fu la mobilitazione di uomini e materiali a Toledo, che i musulmani preferirono astenersi dall’attaccare Calatrava.

L’abate Raimondo colse comunque l’occasione di questo aumento di reclute a vantaggio del nuovo possesso della sua abbazia e mantenne il fior fiore di volontari come nucleo del costituendo nuovo Ordine Militare di Calatrava, che da allora si impegnò in azioni militari volte a difesa della Spagna e dell’Europa cristiane.

Il culto di San Raimondo, abate di Fitero e difensore della cristianità, fu approvato in Spagna nel 1719 e la sua commemorazione è riportata dal Martyrologium Romanum al 1° febbraio.

3) I Santi del giorno : Beate Maria Anna Vaillot e quarantasei compagne  [2]

  • L’inverno del 1788-1789 è molto rigido. La Senna è gelata da Parigi a Rouen. La raccolta è scarsa dappertutto. I prezzi aumentano velocemente. La disoccupazione industriale provoca disordini nella città. I salari diminuiscono dal 20 al 30% mentre il prezzo del pane aumenta della metà. La disuguaglianza tra i privilegiati e i non-privilegiati appare ancora più netta. I nobili e i ricchi borghesi profittano del rialzo dei prezzi. Gli abitanti delle città e i paesani poveri ne sono le vittime e sopportano di più il peso sempre più pesante delle imposte.

Per cercare di rimediare ai disordini sociali, politici, economici che minacciano il paese, il Re Luigi XVI ha convocato per il mese di maggio gli Stati Generali, una grande assemblea composta dalla Nobiltà, dal Clero e dal Terzo Stato (artigiani, operai, contadini).

L’elezione dei deputati avviene in un contesto molto teso.

Il Terzo Stato che, per procedura di elezione, è in minoranza, finisce per imporsi il 9 luglio, dichiarandosi Assemblea Costituente. Ma la Corte non accetta la rivoluzione che è iniziata. Corrono delle voci su un complotto aristocratico. Il popolo di Parigi si arma: si organizza la sommossa. Il 14 luglio 1789, il popolo in rivolta si impadronisce della Bastiglia, simbolo del potere assoluto del Re.

La presa della Bastiglia sarà seguita dall’abolizione di tutti i privilegi nella notte del 4 agosto. Alla fine del mese, la Dichiarazione dei Diritti dell’uomo è votata dall’Assemblea Costituente. Tale dichiarazione, che proclama tutti gli uomini liberi e uguali, appare al mondo come la Carta della democrazia sociale e politica.

Le Suore dell’Ospedale di Angers avevano avuto eco delle riunioni rumorose che eleggevano i deputati per l’Assemblea degli Stati Generali. Il popolo era felice di potere esprimere le sue rivendicazioni e salutava il re come liberatore della Francia. I primi passi della Rivoluzione Francese erano accolti favorevolmente nelle province in cui si era sensibili alla Dichiarazione dei Diritti dell’uomo, all’abolizione dei privilegi, alla prospettiva delle riforme sociali.

Ma la Suore apprendono che il 13 e il 14 luglio sono stati giorni terribili per le due case madri. Dalle due del mattino fino alla sera, San Lazzaro, casa madre dei preti della Missione, è stata invasa e saccheggiata da una banda di 150 briganti. Anche la casa madre delle Figlie della Carità, di fronte a san Lazzaro, ha ricevuto la visita dei Ribelli. Le 98 Suore del Seminario, le Suore anziane dell’infermeria, terrificate, li hanno visti percorrere tutta la casa.

I membri dell’Assemblea Costituente pensano sia necessario regolare i rapporti tra la Chiesa e lo Stato, poiché i privilegi di cui godeva il clero sono stati aboliti nella notte del 4 agosto e i beni ecclesiali sono diventati beni nazionali il 2 novembre 1789.

A partire dal mese di maggio 1790 si discute all’Assemblea il progetto della Costituzione Civile del Clero. I vescovi e i parroci saranno ormai eletti dal popolo. Diventano funzionari dello stato e sono remunerati come tali. Vescovi e preti devono prestare giuramento alla Costituzione dello Stato francese. Questa riforma sottomette la Chiesa di Francia all’autorità civile, ne fa una Chiesa nazionale, e la separa dalla Chiesa cattolica, apostolica e romana.

La legge è votata il 12 luglio 1790. Il re, debole e indeciso, contro la sua coscienza, sanziona il decreto il 26 dicembre 1790.

Molti preti e alcuni vescovi prestano il loro giuramento. Una forte maggioranza si rifiuta. Il clero è allora diviso in due: i preti “giurati” e i preti “refrattari”. I preti refrattari sono denunciati e deportati o selvaggiamente massacrati.

Il terrore s’installa dappertutto in Francia. Il 21 gennaio, il re Luigi XVI è ghigliottinato.

  • Le Suore dell’ospedale avevano cercato in tutti i modi di restare al loro posto, ma la cosa non poteva rimanere a lungo inosservata.

Il 2 settembre 1793 venne inviata una petizione alla Municipalità di Angers: bisognava, a ogni costo e il più presto possibile, far prestare giuramento alle suore e far loro abbandonare l’abito.

Il 3 settembre, un gruppo di 15 uomini fu mandato alle porte dell’ospedale per impedire alle suore di uscire e per spaventarle. Là essi incontrarono la suor servente della casa, suor Antoinette, e altre tre suore, sue assistenti. Le esortarono a prestare giuramento e le avvisarono dei gravi disordini che il loro rifiuto avrebbe generato, dicendo che i poveri malati ne avrebbero sofferto molto.

La loro speranza fu delusa. Le Suore restarono ben salde nelle loro decisioni. Risposero che i decreti concernenti il giuramento non le riguardavano, in quanto esse non erano funzionari pubblici; che l’abito che indossavano era povero e permetteva loro di farsi riconoscere più facilmente dagli ammalati, soprattutto dai più gravi.

Il 5 gennaio 1794 un decreto rese il giuramento obbligatorio per tutte le consacrate: dieci giorni di tempo. Per chi non si sottometteva a questa imposizione, l’unica prospettiva era la condanna a morte.

Tre delle trentasei suore della Comunità di Angers cedettero di fronte alle insistenze. Alle autorità civili dichiararono che molte altre suore avrebbero prestato il giuramento se non fossero state impedite “dai perfidi consigli e dalle cattive parole di Antoinette, la Superiora, di Marie-Anne e di Odile, tutte e tre Suore dell’ospedale”.

  • Le tre Sorelle furono arrestate la sera stessa, il 19 gennaio 1794 e separate dopo due giorni: Sr Antoinette Tailhade fu condotta alla prigione delle “Penitenti”, le sue Compagne al convento del Buon pastore, trasformato in luogo di detenzione. Il motivo della separazione era quello di eliminare al più presto suor Marie-Anne Vaillot e suor Odile Baugard. La loro tragica morte avrebbe fiaccato la Suor Servente e le altre 33 Suore che fino a quel momento avevano rifiutato di giurare.

Il 28 gennaio Sr Marie-Anne e Sr Odile comparvero davanti al giudice. Sr Marie-Anne fu interrogata per prima: “Di dove sei? Perché sei qui?”

“Non lo so; sarà forse perché ho rifiutato di giurare”.

“Perché hai rifiutato?”

“La mia coscienza non me lo permette. Ho fatto il sacrificio di lasciare la mia famiglia per dedicarmi al servizio dei poveri; ho fatto anche quello di lasciare l’abito religioso e di portare la coccarda nazionale…”

Queste ultime parole irritarono molto il giudice Vacheron. Quando si fu calmato un poco, la Suora riprese a dire con tranquillità e decisione: “Fate di me quello che volete“.

In preda a una nuova esplosione di collera, Vacheron le fece strappare di dosso la coccarda e le chiese con arroganza: “Non sai che i refrattari alla legge sono puniti con la morte?”

Sr Marie-Anne ripeté: “Fate di me quello che volete”.

L’interrogatorio di Sr Odile fu identico e Sr Odile rispose alla stessa maniera di Sr Marie-Anne. Sul loro dossier fu segnata una effe minuscola, che significava: condanna alla fucilazione. Spuntò l’alba del 1° febbraio. Una apposita commissione si recò nella prigione del Buon pastore. Iniziò l’appello di coloro che dovevano essere sacrificati in nome di una ideologia non condivisa. Trecentonovantotto i nomi di quella mattina, nomi cui corrispondeva un volto con gli occhi dilatati per l’orrore, un cuore il cui ritmo sembrava ormai impazzito. Ma il numero delle vittime sarà poi destinato a salire. Ad Angers i morti di quei giorni saranno circa duemila.

I condannati erano condotti al luogo dell’esecuzione legati a due a due. Sorvegliati da soldati a cavallo e da gendarmi, i prigionieri avanzavano per le vie strette e malagevoli. Ai lati del convoglio cigolavano carrette cariche di quei condannati che non potevano camminare.

Sr Marie-Anne era legata alla sua compagna e andava al martirio con passo fermo.

Nel vedere la lunga fila di condannati Sr Odile ebbe un attimo di esitazione e temette di non riuscire ad avere il coraggio necessario a quel particolare momento.

Si appoggiò al braccio di Sr Marie-Anne e la sentì forte, decisa.

“Una corona ci è destinata oggi; non la perdiamo!”, le disse Sr Marie-Anne. Ogni timore scomparve. Il rumore dei passi lenti e pesanti sul selciato copriva le invocazioni che si propagavano lungo la catena dei condannati.

“Santa Maria, prega per noi!”

“Regina dei martiri, prega per noi! “

“Regina dei confessori, prega per noi! “

“Santissima Vergine Maria, confido in te!”

E il lungo percorso di tre Km, che conduceva quella singolare processione dalla prigione al luogo del massacro, risuonò di canti e di preghiere.

A un tratto Sr Odile, sfinita dalla stanchezza, cadde pesantemente a terra. Un grido di spavento sfuggì dalle labbra di Sr Marie-Anne che aveva visto alcuni gendarmi avvicinarsi immediatamente, pronti ad afferrare la Suora e a gettarla su una di quelle terribili carrette che fiancheggiavano il convoglio. Sr Marie-Anne la riparò col suo corpo, la rialzò, la incoraggiò e continuò a sostenerla per tutto il resto del percorso. Durante il cammino a sr Odile sfuggì dalle mani il Rosario. Si chinò per raccoglierlo, ma subito uno degli aguzzini le schiacciò la mano con il calcio del fucile. Il Rosario rimase a terra, calpestato, ma non inosservato. Una donna, amica delle Suore, che confusa tra la folla seguiva i condannati, con un gesto rapido raccolse la corona e la nascose con cura. Quando tornò la pace la consegnò alle Suore dell’Ospedale di Angers.

La lunga fila giunse al Campo dei Martiri. Le suore intonarono di nuovo le litanie della Vergine. Quella mattina erano già state effettuate sei fucilazioni; il nuovo gruppo che arrivava faceva parte della settima. Per arrivare davanti alle fosse che erano state loro destinate, le vittime dovettero passare vicino alle tombe di coloro che erano stati fucilati precedentemente, i cui corpi erano ricoperti con pochissima terra. Molti dei condannati chiesero pietà per le Suore, così raccolte nella loro fervorosa preghiera. L’ufficiale Ménard, che comandava il gruppo, spinto dall’emozione, disse alle suore: “Cittadine, siete ancora in tempo per sfuggire alla morte. Avete reso tanti servizi all’umanità… Ritornate nella vostra casa… Non prestate neppure il giuramento. Mi assumo io la responsabilità di dire che l’avete fatto…”

“Cittadino – rispose Sr Marie-Anne – non solo non vogliamo fare il giuramento di cui parlate, ma non vogliamo neanche far credere che l’abbiamo fatto… Se dobbiamo conservare la vita alla condizione che ci viene proposta, vi dichiariamo che preferiamo la morte, anziché comportarci in modo contrario all’amore che abbiamo giurato al nostro Dio”.

Ménard, sconcertato, triste e deluso, diede l’ordine di tirare. Le prime fila dei condannati stramazzarono al suolo, sull’orlo delle fosse dove si erano schierati. L’esecuzione fu lunga.

Sr Marie-Anne e Sr Odile furono tra le ultime vittime. Sr Marie-Anne fu solo colpita ad un braccio; rimase in piedi, sostenendo dolcemente Sr Odile sanguinante e inanimata. Con gli occhi rivolti al cielo, continuava a pregare: “Perdonali, Signore, non sanno quello che fanno!”.

Appena finita la scarica, i carnefici si gettarono su Sr Marie-Anne e su quegli altri che, riversi sui bordi, tentavano di rialzarsi. A colpi di sciabola finirono i loro corpi.

Furono Beatificate il 19 febbraio 1984.

4) Lettura: dal Vangelo di   Marco 6, 7 – 13

In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche.

E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro».

Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano.

5) Riflessione [3]  sul Vangelo di  Marco 6, 7 – 13 

  • Gesù, per la prima volta, invia i suoi apostoli in missione di evangelizzazione. Egli vuole che essi facciano, sotto la sua direzione, l’esperienza di quella che sarà la loro vita di pescatori di uomini. Egli pensa che essi abbiano capito che ciò che egli ha condiviso con loro non è destinato solo a loro. L’insegnamento che essi hanno ricevuto non è per un piccolo gruppo di iniziati privilegiati. Un giorno essi dovranno “andare per tutto il mondo e predicare il vangelo ad ogni creatura” (Mc 16,15).

Questa evangelizzazione deve sgorgare dall’abbondanza del cuore, dal bisogno di condividere le “ricchezze” che hanno ricevuto. Poiché essi non sono dei propagandisti, ma dei testimoni. Non sono degli stipendiati, ma dei volontari: “Ciò che avete ricevuto gratuitamente, datelo gratuitamente” (Mt 10,8).

Ecco perché il Signore insiste sulla povertà: una sola tunica, un solo paio di sandali, il bastone del pellegrino. Essi devono essere accolti non a causa dei loro abiti eleganti, ma a causa della convinzione che mostrano le loro parole e la loro condotta.

Quanto alla loro sussistenza, ci sarà sempre un credente in ogni città che vi provvederà. Uno solo è sufficiente, non bisogna andare ogni giorno in una casa diversa. Non cadano nella tentazione di essere ospiti d’onore ogni giorno in una casa.

Ciò potrebbe distrarli dalla loro missione. Abbiamo sempre la tentazione di farci coccolare… E se nessuno ci ascolta, è molto semplice: bisogna scrollare la polvere dai sandali e ripartire, a digiuno, verso il prossimo villaggio.

La nostra grande tentazione oggi nell’evangelizzazione è di puntare troppo sui mezzi piuttosto che sul contenuto, su una presentazione piacevole piuttosto che sulla convinzione interiore. Gesù non condanna i mezzi, ma ci ricorda che la fede, la generosità, la dimenticanza di sé, la convinzione personale dell’apostolo sono il canale attraverso il quale può penetrare nei cuori il messaggio di Dio.

  • Gesù chiamò i dodici, ed incominciò a mandarli (…). E ordinò loro che, oltre al bastone, non prendessero nulla per il viaggio: né pane, né bisaccia, né denaro nella borsa; ma, calzati solo i sandali, non indossassero due tuniche” – Mc.6,7-9 – Come vivere questa Parola?

Anche se alcuni, nel corso dei secoli, presero alla lettera queste parole di Gesù, è chiaro che vanno lette nel loro significato emblematico. Quello da cui non ci si può esimere, è di capire con quale amore Gesù ci chiama a sé, e come sia il suo stesso amore a “mandarci”, ma nella gratuità e nella libertà dal possesso, dai gravami delle cose e dalla ressa delle problematiche incompatibili con la gioia vera del Regno.

La vita è un viaggio, come recentemente è stato messo a fuoco anche da narratori contemporanei. Ma il guaio è che viaggiando, invece di andarsene leggeri, liberi dal troppo avere e partecipi della vita e delle urgenze degli altri, l’uomo di oggi si carica di enormi pesi, di troppe cose. Perfino per fare il bene, per realizzare l’apostolato, spesso sembra esigere mezzi prestigiosi, complicati e costosi. Invece no! Basta un “bastone” a cui appoggiarsi lungo il cammino! La solida, indiscussa certezza d’essere infinitamente amati e perciò chiamati, e perciò mandati. Tutto il resto è di troppo e impedisce l’unica cosa che conta: il lieto annuncio, il farsi dono.

Oggi, nella nostra pausa contemplativa, chiederemo a Gesù di renderci lucidi nella conoscenza di noi e decisi allo “sgombro” delle inutilità che ci trasciniamo nel viaggio dei nostri giorni: sì cose, ma anche inutili pretese, lamentele, esigenze egoistiche. Verbalizzeremo: “Ch’io conosca sempre più la verità del tuo amore, Signore, e sarò libero”.

Ecco la voce di una scrittrice vivente Susanna Tamaro: Il cammino interiore che conduce alla libertà è il cammino di chi ha il coraggio di alzare lo sguardo verso il cielo e riconoscere la propria debolezza. Nella debolezza sente il suo nome pronunciato forte e risponde: Chi mi ama? È a questo punto che nasce l’unicità del proprio cammino che ci conduce a esistere nella libertà”

  • Abbiamo conosciuto, Signore, il tuo amore.

L’Evangelista Marco è assai sensibile al fatto che Gesù è venuto a liberare l’uomo. Egli spesso nel suo Vangelo ci parla di Gesù che libera la gente dal demonio. E proprio oggi il Vangelo ci dice che Gesù mandò i suoi Apostoli “a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri“. Ma, per la riuscita in questo ministero e nell’apostolato, Gesù “ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche”. E cioè: chi è chiamato al ministero di predicazione e di liberazione è chiamato a povertà come sapevano fare gli Apostoli di Cristo e i Santi, e poi ci vuole: preghiera, digiuno e penitenza! Oggi ci siamo un po’ tutti imborghesiti e appesantiti di cose, spesso superflue, e ci siamo anche arricchiti. La gente non ci ascolta quasi più, e le vocazioni… se ne vanno anche quelle poche che ci sono rimaste. E tutti si domandano. “Ma perché? Ma perché…? E si fanno conferenze a non finire sull’argomento. La risposta sta nel Vangelo di oggi: leggiamolo e mettiamolo in pratica! Torniamo tutti al Vangelo, e con Rosario in mano! E vedrete come i demoni scapperanno…! E ci sarà un vero risveglio nella fede in mezzo ai fedeli, e anche tante belle nuove vocazioni tra i giovani. “Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano“.

6) Alcune domande per aiutarci nella meditazione e nella orazione

  • Partecipi nella missione di Gesù come discepolo?
  • Qual è il punto più importante per noi oggi nella missione degli apostoli? Perché?

7) Preghiera: 1 Corinti 29,10-12

Tu, o Signore, dòmini tutto!

 

Benedetto sei tu, Signore,

Dio d’Israele, nostro padre, ora e per sempre.

 

Tua, Signore, è la grandezza, la potenza,

lo splendore, la gloria e la maestà:

perché tutto, nei cieli e sulla terra, è tuo.

 

Tuo è il regno, Signore:

ti innalzi sovrano sopra ogni cosa.

Da te provengono la ricchezza e la gloria.

 

Tu dòmini tutto; nella tua mano c’è forza e potenza,

con la tua mano dai a tutti ricchezza e potere.

Suore di Casa Raffael
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