Il racconto della Passione e Morte di Gesù riveste, nel Vangelo di Giovanni, alcune caratteristiche specifiche, con la sottolineatura di alcuni temi.
1. Il giardino
Il brano inizia e termina con la menzione di un giardino (18,1: il Getsemani; 19,41-42: il sepolcro), chiaro riferimento all’Eden dove si svolse la prima grande lotta tra il bene ed il male; ma nella tradizione ebraica il giardino è lo stesso Israele, e in un giardino il Messia condurrà i giusti alla fine dei tempi (Paradiso deriva dal persiano pairi-daeza, che significa “giardino reale”).
2. L’ “innalzamento”
Tre volte Gesù annuncia il suo “innalzamento”, hypsothènai (3,1-4-15; 8,28; 12,32). Nell’Antico Testamento “innalzare” significa esaltare, glorificare, talora regnare (Is 52,13; 1 Mac 8; 11,16): “innalzare” è usato in Nm 21 per il serpente di bronzo che dà guarigione a tutti i colpiti dai morsi dei serpenti. Nel Nuovo Testamento è riferito essenzialmente all’ascensione (At 2,33). Per Giovanni ha significato di glorificazione, regalità, salvezza.
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3. Gli “ultmi tempi” sono già iniziati
a) Il giudizio finale in Giovanni non è sentenza di ricompensa o condanna eterna, nè la venuta del Figlio tra sconvolgimenti cosmici. Ma Gesù, colui che è chiamato a giudicare, non emette nessuna sentenza, ma lascia che siano gli uomini, in piena libertà, ad accoglierlo e salvarsi o a rifiutarlo e dannarsi (Gv 3,18-21);
b) la Chiesa è il vero Israele escatologico, la comunità del Messia (Is 2,2-5; 4,2; 11,1-11; Ger 23,2-6; 31,7-11; Mic 2,12-13): Gesù è l’unico pastore atteso per la fine dei tempi (10,11; 11,51-52), la Chiesa è la sua tunica indivisa (19,23-24), sotto la Croce nasce un nuovo popolo, rappresentato da Maria e Giovanni (19,25-27).
4. Cristo regna dal legno
Nell’Antico Testamento solo Dio regna su Israele (Sl regali, 1 Sam 8…): anche il re terreno è solo un suo rappresentante: solo il Messia avrà parte del potere regale (Sl 110). Nei due capitoli della Passione la parola “re” compare una decina di volte e molte sono le scene “regali” (l’affermazione esplicita della propria regalità da parte di Gesù: 18,37; la coronazione di spine e il mantello di porpora: 19,2; lo scherno al “Re dei Giudei”: 19,3; l’“Ecce homo”: 19,4-5; il titolo sulla croce di “Re dei Giudei”: 19,19-22; la croce come trono del Re Messia…). Per Giovanni la morte di Gesù in croce è in realtà la sua intronizzazione come Signore dell’universo: Gesù è “il Signore che regna dal legno” (Sl 96,10).
5. La croce è il compimento dell’“ora” di Gesù
Sulla croce si compie il grande movimento discensionale del Verbo che si è fatto carne davvero e che ora, in un grande movimento ascensionale, porta tutta la finitudine creaturale nell’infinità di Dio.
6. Gesù è Signore anche nella Passione
E’ sempre Gesù il protagonista degli eventi, da lui già previsti (18,4) e liberamente accettati e condotti (18,5-9; 13,27; 19,17…): perciò Giovanni, a differenza dei sinottici, omette tutto ciò che può sembrare non “regale” nella Passione di Gesù (l’agonia nel Getsemani e il sudar sangue, il bacio di Giuda, la fuga dei discepoli, gli sputi e le bastonate sul capo, il grido di Gesù morente…).
7. La croce “segno” definitivo
La Croce è la suprema Rivelazione di Dio, il suo massimo e definitivo intervento di trasformazione della storia.
Struttura: tre sezioni ognuna delle quali contiene un chiasma di sette elementi: 1. La consegna di Gesù: 18,1-27; 2 . Il confronto di Gesù con Pilato: 18,28-19,16; 3. Crocifissione e morte: 19,17-42
1. LA CONSEGNA DI GESU’ (18,1-27)
I primi tre elementi del chiasma (A -B -C) si svolgono nel giardino del Gestmani, gli altri tre (A’ -B’ -C’) a casa di Anna: il cuore del chiasmo è la consegna di Gesù (D).
A) GIUDA IL TRADITORE: 18,1-3
Testo: v. 1: –uscì: è il passaggio di Gesù al Padre; al di là del torrente Cedron: Davide, tradito dal figlio Assalonne, passa il Cedron e si salva (2 Sam 15,14-23): Gesù, tradito dal “figlio spirituale” Giuda, invece no;
v. 2: –conosceva il luogo: il Luogo è sinonimo della Shekinah, la Presenza di Dio;
v. 3: il “mondo” (14,30) mobilita tutte le sue forze contro il “Luogo”, le piccole torce umane fronteggiano Colui che è la Luce.
B) GESU’ INTERROGA: 18,4-9
Testo: v. 4: iniziativa di Gesù, suo pieno potere sulla situazione;
vv. 5-8: tre volte si ripete l'”Io sono”, il nome stesso di Dio: teofania che lascia li uomini prosternati (Dn 2,46; 8,18; Sl 56,10; 27,2…);
v. 9: Gesù è il Messia escatologico che, come Mosè, difende Israele perchè non si perda.
C) PIETRO FERISCE: 18,10-11
Testo: v. 10: Pietro fa il primo passo contrario al maestro: è armato;
v. 11: qui Gesù non domanda al Padre, come nei sinottici, di allontanare il calice da lui, ma lo accetta come dono del Padre.
D) GESU’ E’ ARRESTATO: 18,12-14
Siamo al cuore del primo chiasmo: ora Gesù è “consegnato”, condotto come l’agnello al sacrificio, come il Servo di IHWH, come i Patriarchi…
Testo: v. 12: tutti i poteri politici e religiosi catturano Gesù (Sl 17,9-12; 31,12-16; 35,15; 59,2-5; 88,14…); egli è “legato” come l’agnello pasquale, come Isacco secondo il midrash, arrestato come Geremia (Ger 26,8) e il Servo sofferente (Is 52-53);
v. 13: Anna, Sommo Sacerdote dal 6 al 15, ha poi cinque figli e il genero Caifa (18,13) come Sommi Sacerdoti (At 4,6);
v. 14: per Gv, il vero processo ha già avuto luogo durante tutto il ministero di Gesù, e la decisione è già presa (11,49-53.57; 12,10).
C’) PIETRO RINNEGA: 18,15-18
Testo: v. 15: il misterioso discepolo è tipo di ogni discepolo, perchè segue Gesù nella passione ed “è conosciuto” (13,15);
v. 16: Gesù è il Pastore che entra nell’atrio dalla porta, per dare la vita per le pecore, Pietro invece resta “fuori, vicono alla porta” (cfr 10,1-11)
v. 17: -Non lo sono (ouk eimì): non è un altro “Io sono”, un altro Cristo;
v. 18: anche Pietro, nel freddo e nelle tenebre, sceglie un altro fuoco che non è Gesù Cristo.
B’) GESU’ INTERROGATO: 18,19-24
Se in B) Gesù si presenta come l'”Io sono”, qui è la Parola che rivela: nella sezione ci sono i termini didakè (dottrina, insegnamento), didasko (insegnare), e 4 volte lalein, parlare (Eb 1,1; Is 45,18-19; 48,16-17)
Testo: vv. 22-23: il rifiuto violento della Parola (Es 22,28);
v. 24: sempre legato come l’agnello, è condotto nel cortile del tempio, dove, legati, a mezzogiorno della vigilia, sono portati gli agnelli che saranno immolati per la Pasqua.
A’) PIETRO IL TRADITORE: 12,25-27
Testo: v. 25: in A) Giuda conosceva il “Luogo”, ma tradisce Gesù; in A’) anche Pietro, che ben conosce Gesù, rifiuta di testimoniarlo;
v. 27: il canto del gallo, annotazione oraria del processo di Gesù, è il grido di vittoria delle tenebre.
2. IL CONFRONTO CON PILATO (18,28-19,16)
Anche qui, sette sezioni a disposizione chiasmica, scandite dai movimenti di uscita (18,29.38; 19,4) ed entrata (18,33; 19,9) dal pretorio da parte di Pilato: Pilato che nell’intimo cerca la verità, ma si lascia soppraffare dalle pressioni esterne. Pur con l’inserimento di talune tematiche teologiche, l’episodio è indubbiamente storico.
A) PILATO CHIAMATO A GIUDICARE GESU’: 18,28-32 (esterno)
Testo: v. 28: -era l’alba: del giorno decisivo della storia Gv ricorda l’inizio e la fine (19,42): è la vigilia di Pasqua, in cui si immolano gli Agnelli e si preparano i pani azzimi: Gesù è il vero Agnello pasquale, il pane di vita azzimo, senza lievito vecchio, per una Pasqua che coinvolge ormai anche i pagani. Al sesto giorno Gesù inizia (1,19.29) e termina (12,1) la sua attività: è il giorno della nuova creazione del nuovo Adamo (18,29; 19,5), che non sarà seguito da un settimo giorno ma da un nuovo “primo giorno” (20,1), quello della Resurrezione;
-per non contaminarsi (At 11,2; 21,28): ironia giovannea! Gesù invece continua la sua spogliazione facendosi impuro (Fil 2,8; 1 Cor 9,12-23);
v. 29: Pilato, procuratore della Giudea dal 26 al 36, fu sempre ostile al popolo giudaico (Lc 13,1). In A) Colui che segue la via della vita, del bene (Dt 30,15-18) è chiamato malfattore, in A’) i suoi accusatori si prostrano ad altri dei (19,15); in A) i Giudei “consegnano” (paradidonai) Gesù a Pilato, in A’) Pilato “consegna” Gesù ai Giudei;
v. 31: le autorità giudaiche avevano conservato il potere di mettere a morte (8,1-11), ma forse non nei periodi di Festa o per crocifissione (19,10; 18,32); in A) i Giudei non giudicano nè condannano, in A’) Gesù non giudica nè condanna ma viene allontanato al grido: “Crocifiggilo!”.
B) PRIMO DIALOGO TRA GESU’ E PILATO: LA REGALITA’: 18,33-38A (interno)
Testo: v. 33: il titolo di Re non era stato usato da Gesù stesso, ma glielo si era attribuito (6,15; 1,49): conformemente alle affermazioni dei sinottici, questo titolo riassume le accuse delle autorità giudaiche (18,30.35): Pilato lo interpreta politicamente, come sedizione contro Roma;
v. 34: Gesù chiede a Pilato se intenda la sua regalità in senso giudaico, cioè religioso, o romano, cioè politico;
v. 36: la regalità di Gesù non su fonda sui poteri di questo mondo (Lc 4,5-6; At 1,6), ma viene da Dio, e non mira a instaurare un potere temporale, ma la Signoria di Dio;
v. 37-38: la verità in Gv è la rivelazione di Dio in Gesù Cristo: e Gesù darà la massima rivelazione proprio sul trono regale della Croce; qui, in B), Gesù invita ad ascoltare la sua voce; in B’) Pilato ascolterà la voce dei Giudei (19,12) che lo invitano a condannare Gesù; Pilato non comprende, perchè per lui la storia è costituita dal potere politico di Roma, e non soggiace a un divino piano di salvezza.
C) PILATO DICHIARA GESU’ INNOCENTE: GESU’ E BARABBA: 18,38B-40 (esterno)
Come in C’ (19,4.6), Pilato proclama l’innocenza di Gesù.
Testo: v. 39: l’usanza di liberare un prigioniero per la Pasqua non trova altri riscontri storici fuori dei Vangeli;
v. 40: –lestes, brigante, fu spesso applicata agli zeloti, che praticavano la rivoluzione politico-religiosa violenta (Lc 23,19); Bar-abbà, significa “figlio del padre”, nome dato probabilmente ad un illegittimo; Israele è chiamato a scegliere tra un figlio di padre ignoto e il Figlio del Padre, tra Caino e Abele, tra un datore di morte (8,44) e il datore di vita; Barabba è ciascuno di noi, prigioniero del peccato e fatto diventare Figlio di Dio da Gesù (Is 53,5.12).
D) INCORONAZIONE DI GESU’: DERISIONE PROFETICA E TEOFANIA: 19,1-3 (interno?)
Siamo al cuore del chiasmo; per Gv la scena ha carattere pubblico e universale, perciò non è preciso sul luogo dove avviene.
Testo: v. 2: –himation, la tunica di porpora, forse “le vesti” spartite tra i soldati in 19,23;
v. 3: –Kaire: “Ave”, il saluto dato all’imperatore; -il re dei Giudei: la stessa formula di 19,19: ironia giovannea: i pagani, seppur per scherzo, lo riconoscono re;
-schiaffi: come i Giudei lo avevano rifiutato schiaffeggiandolo (18,22), così i pagani lo rifiutano ora schiaffeggiandolo. Gesù è il Servo Sofferente di Is 50,6; ma soprattutto qui c’è una grande teofoania: Gesù si manifesta Dio in un rovo di spine, come a Mosè Dio era apparso in un roveto ardente (Es 3,1-6).
C’) PILATO DICHIARA DUE VOLTE GESU’ INNOCENTE: “ECCE HOMO”: 19,4-8 (esterno)
In Gv, Gesù è presentato al popolo con gli attributi del sacerdozio e della regalità.
Testo: v. 5: –Ecco l’uomo:
a) un uomo qualunque, non un re;
b) un uomo vero, non un mascalzone; c
) l’uomo vero, nuovo Adamo, sacramento visibile della vita divina (4,25-26; 5,12-13; 7,46; 11,.47.50);
d) il Figlio dell’Uomo (Dn 7,13-14; Enoch 46,1-6; Baruch 48,4-6; 2 Baruch 30,1; 40,2), l'”uomo” Messia (Zac 6,12; Nm 24,17), l'”uomo” Servo di IHWH (Is 53,3);
v. 7: –Figlio di Dio: Gesù è accusato non solo di essersi proclamato Messia (l'”uomo”), ma Figlio di Dio (5,18-20; 10,33; 18,37);
v. 8: anche l’imperatore si faceva chiamare Figlio di Dio…
B’) SECONDO DIALOGO GESU’-PILATO: IL POTERE: 19,9-2 (interno)
Testo: v. 9: –di dove (pòthen): domanda ricorrente in Gv per significare l’origine divina, misteriosa, di Gesù (7,27; 8,14; 9,29); Gesù non risponde: sono le sue opere che lo testimoniano (5,36; 10,25.38; 14,11);
v. 10: –ho il potere (exousìa): in realtà, questo potere è del Padre (“dall’alto”: v. 11) e del Figlio (10,18);
v. 11: cfr B): “La tua gente e i sommi sacerdoti ti hanno consegnato a me” (18,35); -una colpa: cfr 15,22;
v. 12: farsi Re e Figlio di Dio è attentato all’imperatore; in Gv vi sono gli “amici di Cesare” e gli “amici di Gesù” (15,13-17).
A’) GESU’ E’ GIUDICATO E RESPINTO: IL GIUDICE E L’AGNELLO: 19,13-16 (esterno)
Colui che sembra giudicato è in realtà il vero giudice-agnello sacrificale che sulla croce compie il giudizio.
Testo: v. 13: la traduzione più corretta è: “lo fece sedere nel tribunale”: Pilato, a sua insaputa, intronizza il vero Giudice;
-Litostroto: è il seggio dello Sposo del Cantico dei Cantici (Ct 3,9-11), il pavimento del Tempio (2 Cr 7,2-3);
-Gabbatà: “luogo elevato”: riferimento all'”innlzamento” in croce;
v. 14: nell’ora in cui nel Tempio si sgozzano gli agnelli, al Gabbatà è immolato il vero Agnello, che toglie i peccati del mondo (1,29-36; 19,36);
v. 15: Gesù è il giudice che ascolta in silenzio l’apostasia giudaica, che rifiuta IHWH come unico Re (Es 20,3-5; Is 26,13; 33,22; Gdc 8,23);
v. 16: Gesù è “consegnato” (paradidonai) anche da Pilato.
3. CROCIFISSIONE E MORTE (19,17-42)
Siamo al punto cuminante: Gv omette la flagellazione, l’intervento del Cireneo, gli insulti sotto la croce: per lui Cristo è già Signore anche nella morte. E’ possibile dividere anche questa sezione in sette parti, a chiasma.
A) GESU’ INNALZATO IN CROCE. IL NUOVO ISACCO: 19,17-18
In A) i soldati prendono Gesù, in A’) lo prenderà Giuseppe d’Arimatea, in A) si parla di luogo del Cranio, in A’) si parla di un giardino nel luogo dove era stato crocifisso, in A) Gesù porta il peso del patibolo, in A’) Nicodemo porta il peso di una grande quantità di oli aromatici.
Testo: v. 17: -Gesù, portando il patibolo per se stesso (bastàzon eautò tov stauròn): Gesù prende l’iniziativa, e si carica del patibolo come di cosa per lui di grande valore, come uno scettro regale; non si menziona Simone di Cirene per reazione contro di doceti che affermavano che questi sarebbe stato crocifisso la posto di Gesù; ma soprattutto Gesù è presentato come il nuovo Isacco, caricato della legna del suo sacrificio (Gen 22,6);
-luogo del Cranio:
a) brullo come un cranio pelato;
b) con resti umani, perchè luogo di esecuzioni;
c) vi era stato trovato un cranio antico, che la tradizione identifica con il teschio di Adamo;
v. 18: la posizione centrale sottolinea la regalità; i due crocifissi con Gesù non sono nominati, perchè sono tipo dei discepoli, che devono seguire il Maestro fin sulla croce (1,39; 11,16; 21,18-19).
B) L’ISCRIZIONE REGALE: “IO SONO IL RE DEI GIUDEI”: 19,19-22
Testo. v. 19: –era scritto: termine usato per citare l’A. T.: ciò che Pilato fa scritto è profezia, Parola di Dio;
v. 20: letteralmente: “stava presso il luogo della città”: la Croce sta presso il Luogo, la presenza di Dio: il Figlio dell’uomo siede alla destra del Padre; le tre lingue annunciano l’universalità della profezia di Pilato (12,32);
v. 21: –Io sono il Re dei Giudei: profezia involontaria: Dio, l'”Io sono” è il crocifisso.
C) IL NUOVO ISRAELE UNIVERSALE E UNITO: LE SCRITTURE SI COMPIONO: 19,23-24
Tra C) e C’) molteplici rimandi: il compimento delle Scritture, la citazione del Sl 22, la dinamica dei doni (in C) Gesù dona le vesti, in C’) gli viene dato aceto, prima che egli doni lo Spirito).
Testo: vv. 23-24: Gv si dilunga molto sulle vesti esterne (himatia), che vengono divise, e sulla tunica (chiton) che, indivisa, è sorteggiata. Le vesti esterne (himatia) sono state da Gv menzionate nella scena della lavanda dei piedi (13,5), in un contesto di kenosis, di spogliazione; in 19,2 è la porpora messagli addosso per burlarne la regalità: c’è una “teologia del vestito” che vede in esse:
a) il simbolo del Regno (in 1 Sam 15,26-27 e 1 Re 11 il termine “veste-mantello” simboleggia il Regno di Israele): i pagani (4 è sinonimo della terra: 4 punti cardinali, 4 elementi fondamenatali del creato…) si appropriano del Regno che Israele ha rifiutato;
b) lo Spirito profetico (cfr il mantello di Elia: 1 Re 19,20; 2 Re 2,12-15): il dono finale dello Spirito è qui anticipato nella divisione delle vesti, ed è per l’umanità intera;
c) la capacità di fare esodo (2 Re 2,8-14: sia Elia che Eliseo con il mantello dividono le acque del Giordano): Gesù dà agli uomini la capacità di passare verso Dio; d) il pluralismo nella Chiesa di Cristo.
La tunica indivisa (chiton) è simbolo:
a) del Sacerdozio (Es 28,4; 36,27; Lv 16,4): Gesù è il nuovo e definitivo Sommo Sacerdote;
b) dell’unità della Chiesa: mentre in Gv la comunità giudaica viene sempre presentata divisa (7,43; 9,16; 10,19; cfr Is 50,9), la Chiesa dovrà essere luogo dell’unità (11,52; 17, 20);
c) del sacrificio espiatorio (cfr la tunica insanguinata di Giuseppe, figura del Salvatore: Gen 37,23.32).
D) LA MADRE E IL DISCEPOLO: 19,25-27
Siamo al centro del chiasmo, al compimento della missione del Crocifisso (v. 28).
Testo: v. 25: quante donne?
a) due: alcuni esegeti leggono: “la madre, Maria di Cleofa, e la sorella di sua madre, Maria Maddalena”: Cleofa sarebbe il nome del padre di Maria, ed entrambe le sorelle si chiamerebbero Maria: la Madonna rappresenterebbe l’Israele che attende il compimento delle promesse, la Maddalena la Chiesa, che entra in scena dopo la resurrezione (20,11-18): e le due comunità sono sorelle…;
b) quattro: la madre, la sorella di sua madre (che in base a Mt 27,56 identificano con Salomè, madre di Giovanni e Giacomo, i figli di Zebedeo), Maria di Cleofa e Maria di Magdala;
c) tre: la madre, la sorella di sua madre di nome Maria di Cleofa (che sempre in base a Mt 27,56 sarebbe la madre di Giacomo e di Giuseppe o Joses, fratelli (=cugini) del Signore in Mt 13,55), e Maria di Magdala;
vv. 25-27: in Giovanni, Maria è menzionata solo due volte: all’inizio del Vangelo, a Cana, e alla fine, sotto la croce; inoltre Gesù non la chiama mai “mamma”, ma sempre “donna”. A Cana, (2,1-11), Maria è figura dell’Israele obbediente, ma anche della Chiesa, che nel mimo profetico della trasformazione dell’acqua in vino riconosce il Messia. Sotto la croce (19,25-27), avviene il compimento della settima profezia del racconto della Passione (Gen 3,15): Maria è la nuova Eva, la “donna”, il cui seme schiaccia il serpente antico, e che è costituita madre della nuova umanità, i credenti in Cristo: è pertanto anche figura della Chiesa, dono da accogliere, che partorirà nuovi figli alla salvezza, ma solo dopo la risurrezione e ascensione del Signore Gesù. Maria “è data quale archetipo di ciò che la Chiesa stessa è chiamata ad essere; nella Madre di Dio l’assemblea dei credenti trova il proprio simbolo e la propria proiezione” (G. Bruni): in quest’ottica, la riflessione orante della Chiesa vedrà nella sua Immacolata Concezione l’anticipazione in Maria della comune sorte di intimità con Dio, nella sua Verginità la totalità della Presenza di Dio dei tempi escatologici, nella sua Assunzione il realizzarsi per la benedetta tra le donne del progetto che Dio ha per tutti noi. Questa lettura “tipologica”, profondamente biblica, di Maria, non esclude quella più personalistica: “Non il sentimento, ma la parola testamentaria del Signore in croce ha stabilito che Maria fosse la madre di coloro che sono un cosa sola con lui, consapevoli di adesso di avere, accanto a un padre nella fede, Abramo, anche una madre nella fede, Maria” (G. Bruni). Gv introduce il tema secondo uno “schema di rivelazione”, introdotto dalla formula: “Ecco” (ìde), che suggerisce un mistero da svelare (1,36.47; 19,5; Ap 1,7; 16,15; 21,5.6…).
-Da quell’ora: dall'”ora” di Gesù inizia la storia della Chiesa;
-la prese (da lambàno):
a) prendere in senso materiale (6,11);
b) ricevere, in senso spirituale (1,16; 20,22);
c) accogliere (1,11-12): Maria mistero da accogliere; -nella sua casa (eis tà ìdia): propriamente: “tra le proprie cose”, tra le cose a lui care: la Chiesa, e Maria suo “tipo”, sono doni preziosi per il discepolo.
C’) GESU’ MUORE: L’EFFUSIONE DELLO SPIRITO; IL COMPIMENTO DELLE SCRITTURE: 19,28-30
Gesù muore sul monte vicino a Sion, là dove Isacco doveva essere sacrificato, là dove si reca lo Sposo del Cantico dei Cantici, là dove, secondo il Libro dei Giubilei, avviene la redenzione.
Testo: v. 28: –ogni cosa era stata ormai compiuta: la sua missione messianica è compiuta con la nascita del nuovo Israele;
-ho sete (Sl 69,22; 22,16):
a) Gesù brama di bere “il calice che il Padre mi ha dato” (18,11);
b) Gesù chiede ancora una volta accoglienza, solidarietà (4,7);
c) Gesù è assetato di Dio (Sl 42,3; 63,2);
d) Gesù anela la salvezza dell’uomo (4,13-14; 7,37-38);
v. 29: –aceto (oxos): Sl 69,22; Gesù aveva dato un vino straordinario, e ora lo ricambiano con aceto (2,6; 19,29);
-canna: letteralmente “issopo”, pianta usata per aspersioni rituali (Lv 14,4; Sl 51,9), qui con simbolismo liturgico pasquale (Es 12,22);
v. 30: –consegnò lo Spirito (parèdoken to pneuma): hapax nella Bibbia, coniato da Gv per annunciare la trasmissione-consegna dello Spirito, datore di vita (7,37-39) e maestro interiore dei discepoli (14,26).
B’) IL RE TRAFITTO DONA LA VITA E LO SPIRITO: 19,31-37
Come in B), nuova richiesta dei Giudei, in ossequio a Dt 21,22-23, questa volta accolta
Testo: v. 34: – sangue e acqua:
a) pericardite essudativo-emorragica;
b) sangue simbolo della vita e acqua dello Spirito (7,38);
c) il sangue, l’amore dimostrato, l’acqua, l’amore comunicato (1,16: pleròma richiamato da pleura, il costato);
d) il sangue scorre come doveva scorrere quello dell’agnello immolato per la Pasqua;
e) l’Eucarestia e il Battesimo;
f) dal costato di Adamo nasce Eva, madre dell’umanità, dal costato del nuovo Adamo nasce la nuova umanità;
v. 35: vedendo il sangue e l’acqua, il discepolo capisce, crede, testimonia (1,32-34; 20,8); –
ed egli (ekeinos): per alcuni è riferito ad un secondo testimone, il Cristo glorioso o il Padre (o è una glossa del redattore);
vv. 36-37: –non… osso: Sl 34,21+ Es 12,46+ Nm 9,12 ;
-guarderanno… trafitto: Zc 12,10: opsontai: il verbo dello sguardo di fede e di comprensione (v. 35; 1,51; Ap 1,7).
A’) GESU’ E’ POSTO NEL SEPOLCRO: 19,38-42
Testo: v. 38: invito al lettore giudeo a manifestare apertamente la propria fede in Gesù;
v. 39: –cento libbre: 32,7 kg! Più che una sepoltura sembra la preparazione di uno sposo per le nozze, con il bagno nei profumi (Pr 7,17-18; Sl 45, 8-9; Ct 3,6; 4,14; 5,1…); o la solenne sepoltura di un sovrano (2 Cr 16,14; 2 Re 21,18-26…);
v. 40: i due non temono di contaminarsi e di non potere più celebrare la Pasqua (Nm 9,1-11); gli othonìa sono i teli di lino (Gdc 14,12-13; Os 2,7-11): lo sposo è avvolto negli abiti nuziali;
vv. 41-42: compare due volte la parola “giardino”, riferimento all’Eden (Gen 2,8) ma soprattutto al Cantico dei Cantici (4,12.15.16; 5,1; 6,2.11; 7,12): Gesù nuovo Adamo ma soprattutto Sposo messianico: per questo la Maddalena lo scambierà per il giardiniere (Gv 20,15);
- vicino al luogo: il Luogo è la manifestazione di Dio: la croce suprema Teofania;
- ancora nessuno vi era stato sepolto: chi muore in Cristo, come lui sarà sepolto nel giardino della Resurrezione.
4. CONTEMPLARE IL CROCIFISSO
Per capire l’essenza di Dio, la sua intimità più profonda, che è solo amore, tenerezza, dono, Papa Francesco ci invita a contemplare il Crocifisso: “«Quando avrete innalzato il Figlio dell’Uomo, allora conoscerete che Io sono» (Gv 8,21-30)… È qui la chiave della nostra salvezza, la chiave della nostra pazienza nel cammino della vita, la chiave per superare i nostri deserti: guardare il crocifisso. Guardare Cristo crocifisso… Guardalo. Guarda le piaghe. Entra nelle piaghe. Per quelle piaghe noi siamo stati guariti. Ti senti avvelenato, ti senti triste, senti che la tua vita non va, è piena di difficoltà e anche di malattia? Guarda lì. In silenzio. Guarda. Ma guarda, in quei momenti guarda il crocifisso brutto, cioè il reale: perché gli artisti hanno fatto crocifissi belli, artistici, anche alcuni sono d’oro, di pietre preziose. Non sempre è mondanità: quello vuole significare la gloria della croce, la gloria della risurrezione. Ma quando tu ti senti così, guarda questo: prima della gloria… Insegnate ai vostri bambini a guardare entrambi, sia il crocifisso, sia la gloria di Cristo. Soprattutto nei momenti brutti, nei momenti difficili, avvelenati un po’ dall’aver detto nel nostro cuore qualche delusione contro Dio, bisogna guardare specialmente le piaghe. Cristo innalzato come il serpente di Numeri 21,4-9: perché lui si è fatto serpente, si è annientato tutto per vincere «il» serpente maligno”.
Nella “Gaudete et exsultate” il Papa dice: “Quando senti la tentazione di invischiarti nella tua debolezza, alza gli occhi al Crocifisso e digli: «Signore, io sono un poveretto, ma tu puoi compiere il miracolo di rendermi un poco migliore»”; “Ricordiamo che «è la contemplazione del volto di Gesù morto e risorto che ricompone la nostra umanità, anche quella frammentata per le fatiche della vita, o segnata dal peccato. Non dobbiamo addomesticare la potenza del volto di Cristo». Dunque mi permetto di chiederti: ci sono momenti in cui ti poni alla sua presenza in silenzio, rimani con Lui senza fretta, e ti lasci guardare da Lui? Lasci che il suo fuoco infiammi il tuo cuore? Se non permetti che Lui alimenti in esso il calore dell’amore e della tenerezza, non avrai fuoco, e così come potrai infiammare il cuore degli altri con la tua testimonianza e le tue parole? E se davanti al volto di Cristo ancora non riesci a lasciarti guarire e trasformare, allora penetra nelle viscere del Signore, entra nelle sue piaghe, perché lì ha sede la misericordia divina” (nn. 15; 151).
A cura di Carlo Miglietta.