La Misericordia nell’Antico Testamento – S.E.R. Mons. Nazzareno Marconi

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Misericordiosi come il Padre – 1° Incontro

S.E.R. Mons. Nazzareno Marconi apre un nuovo ciclo di incontri incentrati sul tema della Misericordia nella Bibbia; oltre al video del primo incontro, qui di seguito potete trovare gli spunti trattati durante l’incontro del 12 gennaio 2016.

La misericordia nell’AT

La misericordia è un tema centrale nella Bibbia, sia nell’Antico che nel Nuovo Testamento, se si volesse, sarebbe possibile riassumere tutto il Vangelo sotto il titolo della misericordia, eppure questo tema tanto centrale e fondamentale è di fatto trascurato nella teologia sistematica e ridotto a un piccolo tema secondario nella trattazione della virtù della giustizia.

Tanto che ho dovuto rifarmi a studi piuttosto recenti del Cardinale Walter Kasper per trovare qualcosa di sostanzioso. Dietro questo tema “secondario” c’è però ben altro: c’è la nostra idea di Dio. Se infatti pensiamo Dio a partire dalla idea di un onnipotente e trascendente creatore, ne deriva un Dio che applica la giustizia secondo una logica di forza e di potenza, che in linea con la nostra logica umana deve condannare e punire i cattivi e premiare i buoni. Ma se pensiamo Dio a partire dall’incarnazione, lo specifico cristiano della nostra fede, se mettiamo al centro il kerigma: Dio che si è fatto uomo ed è morto, il giusto per salvare gli ingiusti, allora la misericordia diventa centrale e la visione di Dio viene ribaltata.

Misericordia e filosofia

Tutto questo fa difficoltà al pensiero umano naturale, che ha elaborato le varie filosofie e da queste il pensiero etico, quindi politico e sociale.

Secondo il filosofo moderno per eccellenza Immanuel Kant, l’etica deve essere guidata non da emozioni, come la misericordia e la compassione, ma dalla stessa coscienza del dovere morale. Un Dio misericordioso sarebbe perciò un dio poco etico, un dio imperfetto.

Da Kant derivano le filosofie di tipo marxista o socialista, che sospettano che la misericordia sia un sostituto negativo della giustizia, invece di riformare il sistema sociale ingiusto la misericordia cercherebbe di calmare la giusta rabbia con l’elemosina. La fede sarebbe così un oppio dei popoli.

Ma la storia ci ha insegnato che nei regimi “giusti”, senza misericordia, a nome di tutti e come rappresentante del popolo, prevale il più intelligente che ha più successo, prevale spesso il più forte o il più furbo, che ha la capacità di imporsi contro gli interessi degli altri e non si cura degli altri.

Ma anche il filosofo ispiratore della politica di destra: Friedrich Nietzsche ha disprezzato la misericordia, come espressione di debolezza, indegna dell’uomo forte e duro. La società della competizione senza limiti, dove vince il più forte, non conosce misericordia, e l’elemosina che il più forte dovrebbe fare al più debole, di fatto non giunge mai, il più debole, come dice Papa Francesco viene semplicemente dimenticato, scartato.

[ads2]Proprio lottando contro le ideologie estremizzanti di questo pensiero filosofico: il marxismo ed il nazismo, che hanno causato tanti dolori agli uomini, si è riscoperto il valore dell’idea di misericordia. Un mondo senza compassione e senza misericordia è un mondo freddo. Esistono testimonianze sconvolgenti a proposito della miseria umana e la disperazione in cui si trovava il mondo ateo del marxismo dell’Unione Sovietica, dove si viveva nella totale assenza di misericordia. Sappiamo che alla fine con la misericordia anche la giustizia era perduta e calpestata. E per il poco che sappiamo del mondo cinese, in cui capitalismo e marxismo si fondono in una società atea fortemente competitiva, la mancanza di misericordia con lo scarto di intere fasce di popolazione, dovrebbe preoccupare il mondo. Anche società fortemente credenti, ma in un Dio di fatto senza misericordia, dovrebbero preoccuparci, e la storia recente lo sta facendo capire al mondo.

D’altra parte, la società del capitalismo assoluto, quella società dello scarto e dello spreco di cui parla la Laudato Sii, è anch’essa una società senza misericordia, dove “gli affari” sono al disopra di tutto.

Per questo tutti i papi del secolo scorso hanno parlato della urgenza di riscoprire la misericordia. Fin da Papa Giovanni XXIII, nel suo discorso di apertura del Concilio Vaticano II, dove ha detto: «Oggi la Chiesa preferisce usare la medicina della misericordia piuttosto che della severità». Il futuro Papa Giovanni Paolo II ha scritto come sua seconda enciclica la “Dives in misericordia”. Papa Benedetto ha approfondito questo messaggio nella sua enciclica “Dio è amore”. Non è quindi un caso che adesso Papa Francesco abbia fatto della misericordia il tema centrale e fondamentale del suo Pontificato.

Oggi si parla di almeno dodici milioni di schiavi a livello mondiale, esseri umani che sono costretti a vivere in situazioni miserabili e sono costretti al lavoro forzato, i veri scartati da un mondo senza misericordia. E chi di noi non pensa al destino di milioni di persone esposte al terrorismo brutale e cinico, ai rifugiati nelle mani di trafficanti senza coscienza? Il tema della misericordia non è superato, il messaggio della misericordia è di grande attualità.

La misericordia nelle religioni e la differenza cristiana.

In quasi tutte le religioni dell’umanità si trova la cosiddetta ‘regola d’oro’: «Ciò che non vuoi che sia fatto a te, non farlo ad un altro». E’ una regola di empatia, che chiede di oltrepassare il proprio io, di mettersi nella situazione dell’altro e di agire come io desidererei che l’altro agisse in tale situazione con me.

Ma la tradizione biblica va oltre. Il Corano islamico partecipa, in una certa misura, alla tradizione biblica. Ogni Sura coranica (tranne un’eccezione) inizia con l’invocazione di Alla onnipotente e tutto-misericordioso. Eppure, proprio lì dove appare la similitudine, anche appare la dissimilitudine decisiva fra la Bibbia e il Corano. Infatti, la concezione di Alla come Dio non è la stessa che si ha di Jaweh nell’Antico Testamento e del Dio Padre di Gesù. Un Dio che, in ragione della sua misericordia, si abbassa fino al punto di diventare uomo e morire sulla croce, una tale concezione è del tutto inimmaginabile per l’Islam, come per altre fedi, anzi essa viene fortemente rifiutata e considerata in stretta contraddizione con la trascendenza assoluta di Dio.

Se pensiamo Dio a partire dal vangelo e dalla incarnazione la misericordia appare invece come il tratto distintivo del nostro Dio, che non ha rafforzato il gradino che lo pone sopra di noi, ma è sceso al nostro livello, anzi si è fatto ultimo. Questo fa sì che nessun gradino tra gli uomini sia più giustificato, l’umanità non sia più divisibile in privilegiati e scartati.

Così, già a questo punto si evidenzia che con l’idea della misericordia non solo la concezione dell’uomo come essere con e per gli altri, ma anche la concezione giudeo-cristiana di Dio stesso entra in gioco. Con la misericordia tocchiamo la vera identità del cristianesimo.

Misericordia nell’Antico Testamento

Se apriamo la Bibbia, troviamo già nelle prime pagine che Dio ha creato tutto nel bene, ma tramite il peccato il caos è entrato nel mondo. Nei primi capitoli della Bibbia non troviamo ancora la parola ‘misericordia’. Tuttavia, troviamo che Dio fin dall’inizio ha resistito al male e al caos.

Con Abramo Dio ha iniziato una nuova storia: la benedizione data ad Abramo era una benedizione per tutte le nazioni: «In te tutte le nazioni saranno benedette» (Gen 12,3;18,18; 22,18; 28,14 et al.). Anche qui il termine ‘misericordia’ non c’è ancora, eppure la realtà della misericordia è già presente nella scomparsa di quel “gradino” che distingue gli uomini e fonda i privilegi.

Dio si rivela a Mosè nel roveto ardente come Dio che ascolta il grido del suo popolo e che vede la sua miseria il suo cuore è con gli uomini (Es 3,14). YHWH significa: «Io sono e sarò presente, io sono e sarò con voi; io sono il vostro Dio e voi siete il mio popolo» (Es 6,7). Con il suo nome Dio mostra commozione e sensazione dolorosa, compassione e prontezza ad aiutare. Dio è il Dio con il suo popolo.

Nella seconda rivelazione Dio dice a Mosè: «A chi voglio fare grazia e di chi voglio avere misericordia, avrò misericordia» (Es 33,19). Misericordia, dunque, non è solo espressione di un compiacimento, ma di sovranità, di libertà, di indipendenza e di signoria. In quanto Dio è assoluto, Egli è anche misericordioso. La misericordia è il suo essere assoluto. La misericordia è una scelta libera di Dio che può fare in quanto assoluto, sommamente libero, anche di legarsi alla fedeltà dell’amore.

Nella terza rivelazione a Mosè: «JHWH è un Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà» (Es 34,6). Adesso misericordia non è solo espressione della sovranità e della libertà, ma anche della fedeltà di Dio. A Lui possiamo affidarci in ogni situazione.

Nella Bibbia la formula della terza rivelazione va considerata come nome di Dio e quasi come definizione dell’essenza di Dio. Pertanto nell’Antico Testamento, soprattutto nei Salmi, è sempre nuovamente ripetuta

Dt 4,31 Il Signore vi disperderà fra i popoli e non resterete che un piccolo numero fra le nazioni dove il Signore vi condurrà. Là servirete a dèi fatti da mano d’uomo, di legno e di pietra, i quali non vedono, non mangiano, non odorano. Ma di là cercherai il Signore, tuo Dio, e lo troverai, se lo cercherai con tutto il cuore e con tutta l’anima. Nella tua disperazione tutte queste cose ti accadranno; negli ultimi giorni però tornerai al Signore, tuo Dio, e ascolterai la sua voce, poiché il Signore, tuo Dio, è un Dio misericordioso, non ti abbandonerà e non ti distruggerà, non dimenticherà l’alleanza che ha giurato ai tuoi padri;

Sal 86,15 14    O Dio, gli arroganti contro di me sono insorti e una banda di prepotenti insidia la mia vita, non pongono te davanti ai loro occhi. Ma tu, Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà;

103,8 Il Signore compie cose giuste, difende i diritti di tutti gli oppressi. Ha fatto conoscere a Mosè le sue vie, le sue opere ai figli d’Israele. Misericordioso e pietoso è il Signore, lento all’ira e grande nell’amore;

116,5 Pietoso e giusto è il Signore, il nostro Dio è misericordioso. Il Signore protegge i piccoli: ero misero ed egli mi ha salvato;

145,8 Misericordioso e pietoso è il Signore, lento all’ira e grande nell’amore. Buono è il Signore verso tutti, la sua tenerezza si espande su tutte le creature.

L’apice della rivelazione antico-testamentaria della misericordia di Dio si trova nel profeta Osea.

Ai suoi tempi a motivo dei peccati del popolo l’alleanza pare finita, Israele è un’adultera che si è prostituita con gli idoli e che lo sposo divino dovrebbe ripudiare, non s’intravvede più alcun futuro.

Il cap 11 presenta tutta la dinamica peccato-castigo secondo la logica classica. Dio è un Padre il cui amore non è compreso dal figlio Israele.

“Quando Israele era fanciullo, io l’ho amato e dall’Egitto ho chiamato mio figlio. Ma più li chiamavo, più si allontanavano da me; immolavano vittime ai Baal, agli idoli bruciavano incensi. A Èfraim io insegnavo a camminare tenendolo per mano, ma essi non compresero che avevo cura di loro.”

L’immagine paterna diventa materna, una madre che allatta un figlio.

“Io li traevo con legami di bontà, con vincoli d’amore, ero per loro come chi solleva un bimbo alla sua guancia, mi chinavo su di lui per dargli da mangiare.”

Per il peccato giunge il castigo.

“Non ritornerà al paese d’Egitto, ma Assur sarà il suo re, perché non hanno voluto convertirsi. La spada farà strage nelle loro città, spaccherà la spranga di difesa, l’annienterà al di là dei loro progetti. Il mio popolo è duro a convertirsi: chiamato a guardare in alto, nessuno sa sollevare lo sguardo”.

Poi avviene la svolta drammatica: «Il mio cuore si rivolta contro di me». Più correttamente è opportuno tradurre: Dio capovolge la propria giustizia, per così dire, la getta via. Il posto dello sconvolgimento annientatore è preso dallo sconvolgimento all’interno di Dio stesso. La sua compassione esplode e in Lui la misericordia prevale sulla giustizia.

“Come potrei abbandonarti, Èfraim, come consegnarti ad altri, Israele? Come potrei trattarti al pari di Adma, ridurti allo stato di Seboìm? Il mio cuore si commuove dentro di me, il mio intimo freme di compassione. Non darò sfogo all’ardore della mia ira, non tornerò a distruggere Èfraim”

La motivazione di questo sconvolgimento manifesta tutto l’abisso del mistero divino:

“Perché sono Dio e non un uomo; sono il Santo in mezzo a te e non verrò da te nella mia ira”.

Dio cioè non attua la giustizia “da uomo”, ma attua la misericordia proprio perchè è Dio!

La vera trascendenza di Dio è la misericordia: con quest’affermazione sorprendente si intende che la santità di Dio, il suo essere totalmente diverso da tutto l’umano, non si manifesta nella giusta ira e neppure nella sua trascendenza inaccessibile e insondabile all’uomo. L’essere di Dio si manifesta nella sua misericordia. La misericordia è espressione della sua essenza divina. La misericordia lo distingue completamente dagli uomini e lo eleva al di sopra di tutto l’umano. Essa è la sua sublimità e la sua sovranità.

In Dio si amplifica perciò la compassione umana e non la sua impassibilità: san Giovanni giungerà perciò a dire che: “Dio è amore”.

Questa riflessione spero abbia mostrato come l’Antico Testamento già prepara il messaggio di Gesù e del Nuovo Testamento sulla misericordia di Dio.

Una sintesi simbolica.

I primi racconti del libro della Genesi, anche se sono le prime pagine della Bibbia, testimoniano una riflessione teologica matura che supera di molto il post-esilio. I due racconti più significativi che presentano una teologia espressa in forma narrativa, sono quello del peccato di Adamo e quello del peccato di Caino. In ambedue la misericordia non è presente come parola, ma è evocata simbolicamente dopo il peccato nell’abito che Dio confeziona per Adamo diventato nudo e nel segno che pone su Caino diventato “ramingo e fuggiasco”. La misericordia non è una azione che sottovaluta il male ed il peccato, le cui conseguenze distruttive nel rapporto dell’uomo con sé stesso, con Dio, con l’altro e con il creato, sono ben evocate. Essa è invece una azione creativa di Dio che rende l’uomo peccatore capace di superare le conseguenze del peccato ed entrare in una nuova relazione positiva con Dio, con l’altro e con il mondo. Il peccato non è semplicemente cancellato dalla misericordia divina, ma viene redento.        

Una sintesi teologica.

Se proviamo a fare un poco di teologia biblica della misericordia nella Bibbia possiamo fare riferimento alle parole con cui la Bibbia esprime questo concetto e riflettere sulle sfumature che un amore veramente misericordioso può assumere.

«Misericordia» infatti è una parola molto antica e durante la sua lunga storia, ha acquisito un senso molto ricco tanto che se in greco è un termine solo: éléos (Questa parola ci è famigliare nella preghiera Kyrie eleison= Signore abbi misericordia) in ebraico la stessa idea con varie sfumature diverse è resa da tre termini che possiamo velocemente elencare e spiegare.

Hésèd misericordia o amore, fa parte del vocabolario dell’alleanza. Da parte di Dio, designa un amore incrollabile, capace di mantenere una comunione per sempre, qualsiasi cosa capiti: «non si allontanerà da te il mio affetto» (Isaia 54,10). Poiché l’alleanza di Dio con il suo popolo è sin dall’inizio una storia di infedeltà e nuovi inizi (Esodo 32–34), è evidente che un simile amore incondizionato suppone il perdono, non può che essere misericordia.

Rahamîm misericordia o compassione, questa parola va spesso di pari passo con hésèd, ma è più caricata di emozioni. Letteralmente, significa “le viscere”, è una forma plurale di réhèm: il grembo materno. La misericordia, o la compassione, è qui l’amore avvertito, l’affetto di una madre per il suo bambino (Isaia 49,15), la tenerezza di un padre per i suoi figli (Salmo 103,13), un intenso amore fraterno (Genesi 43,30).

E’met misericordia o fedeltà assoluta, anche nel caso dell’infedeltà del partner. Unito alla hesed specifica che l’amore paterno di Dio è fedele anche dinanzi alla risposta negativa dell’uomo. Dio continua ad amarlo settanta volte sette (cf Mt 18,22), cioè perdona sempre, è misericordioso. “Canterò senza fine le grazie del Signore, con la mia bocca annunzierò la tua fedeltà nei secoli perché hai detto: “La mia grazia rimane per sempre”; e la tua fedeltà è fondata nei cieli” (Sal 89,2s). “Ti ho amato di amore eterno, per questo di conservo ancora pietà” (Ger 31,3).

In una sintesi un po’ semplicistica potremmo dire che nella bibbia non c’è vera misericordia se non c’è Amore, Compassione e Fedeltà.

BIBLIOGRAFIA

  • WALTER KASPER, Misericordia, Concetto fondamentale del vangelo – Chiave della vita cristiana, GDT 361, Queriniana, 2013.
  • RAFAEL R. DA SILVA, “Misericordia” in Temi Teologici della Bibbia, San Paolo, 2010, 857-863.