La terra era in ansiosa attesa, quella notte. Microscopico pianeta di un sistema stellare in uno dei miliardi di galassie che punteggiano l’immane spazio dell’universo, era stata scelta perché in lei si manifestasse il Mistero che dell’universo era stato all’origine e ne sarebbe stato il fine. Figurarsi l’emozione.
La Palestina, poi, una fettuccia di terra bruciata dal sole, spasimava di tenerezza. I suoi colli, le sue vallate, le sue rocce e i suoi deserti erano talmente colmi di trepidazione che poco mancava tremassero concretamente.
La plaga di Betlemme, infine, era come una zolla spalancata a ricevere la semente di Dio.
Gli uomini, invece, che della terra sono ospiti, e neanche tanto graditi, stavano ripiegando pigramente la giornata trascorsa per riporla nel sonno e nell’oblio. La Grande Meraviglia che stava per compiersi non la immaginavano neppure; e, se qualche uomo di fede ne coltivava il sogno, era un sogno totalmente diverso da quello che si stava realizzando.
Fu per questo che quando, nella caligine di un freddo tramonto, arrivarono al villaggio un uomo e una fanciulla alla ricerca di un riparo per la notte, i cuori di tutti gli abitanti rimasero sprangati come i portali delle loro case. Perché dividere il tepore di una stanza con degli sconosciuti, il pane e il sale con dei viandanti, la coltre di pelo di cammello con dei pellegrini? Che si aggiustassero. Giovani com’erano, potevano benissimo trascorrere la notte al lume delle stelle, su qualche cumulo di paglia.
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Giuseppe aveva invano cercato di convincere qualcuno che sua moglie era incinta. Incinta quella ragazza così giovane, che rimaneva immobile nell’ombra della sera e del suo pudore? Un vecchio trucco per intenerire le donne e passare una notte a sbafo.
L’unico che gli aveva creduto era stato l’oste della taverna; ma proprio per questo gli aveva detto che in locanda non c’era spazio neppure per un’acciuga: un parto notturno in una delle sue celle avrebbe suscitato un putiferio di proteste e molti, al mattino, sarebbero partiti senza pagare.
Fu a questo punto che la terra sentì rimestarsi le viscere: l’uomo, il suo ospite, respingeva l’Ospite venuto appositamente per lui dall’immensità dell’eterno. Un avvallamento accanto al villaggio ebbe uno spasimo d’amore di tale intensità che la viva roccia, venuta alla luce, intenerendosi si contorse, si deformò, modellandosi in una grotta dalle pareti lisce e dal soffitto sodo. Il vento la percorse di gran fretta cavandone un richiamo sonoro come di buccina. Ogni erba dei vicini campi distillò di sé il massimo dell’umore, sino all’estenuazione. Il suolo si appiattì come un tappeto e un velluto di polline e di fiori lo ricoprì in un attimo.
Maria non ebbe esitazioni: il profumo la chiamò e la morbidezza la attrasse come un invito sicuro e fiducioso.
Fuor del paese, fuor delle piccole case strette per la vergogna, delle viuzze anguste di spazio e di cuore, la terra aveva preparato quanto di più semplice e amico aveva potuto: se stessa in un nido, in un alveo per il grande fiume d’amore che era venuto, con il suo sangue, a fecondare il cuore dell’uomo senza trovarvi, sin dal primo giorno, neppure una fessura che lo accogliesse.

Semplici come l’aria e profonde come l’abisso… ecco come si presentano queste 24 fiabe, uscite dalla penna e dalla fantasia viva e delicata di Piero Gribaudi.
Sono fiabe dipinte con arguzia e candida ingenuità, fiabe brevi che portano lontano. Conducono infatti il lettore fino al cuore del Natale, fino a quella grotta di Betlemme che ha accolto l’Amore, fattosi uomo in una Notte Santa… e aiutano a comprendere il Natale con l’animo dei bambini. Effatà Editrice pubblica libri di qualità dal 1995, con lo stesso spirito si occupa di editoria digitale: eBook D.O.C. pensati per chi ama i libri. Il testo di questo eBook è stato completamente riadattato alla lettura digitale con l’aggiunta di link per una rapida navigazione.



