Il Vangelo del Giorno, 5 luglio 2016, Mt 9, 32-38

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Il testo ed il commento al Vangelo del 5 luglio 2016 – Mt 9, 32-38

XIV Settimana del Tempo Ordinario – Anno II

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https://youtu.be/MTZHdZdgRzg

Colore liturgico: bianco

Le letture del giorno: Os 8, 4-7.11-13; Sal 113; Mt 9, 32-38

Seconda settimana del Salterio

Casa d’Israele, confida nel Signore

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Mt 9, 32-38
Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, presentarono a Gesù un muto indemoniato. E dopo che il demonio fu scacciato, quel muto cominciò a parlare. E le folle, prese da stupore, dicevano: «Non si è mai vista una cosa simile in Israele!». Ma i farisei dicevano: «Egli scaccia i demòni per opera del principe dei demòni».
Gesù percorreva tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni malattia e ogni infermità. Vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore. Allora disse ai suoi discepoli: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe perché mandi operai nella sua messe!».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

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Commenti al Vangelo di Mt 9, 32-38

Commento a cura dei Monaci Benedettini

[ads2] L’idolatria, vizio del cuore umano.
Nel brano del profeta Osea si ripete l’accusa che Dio fa al suo popolo perché si dà all’idolatria alle divinità fabbricate dalle mani dell’uomo che non sanno e non possono salvare. Mi colpiscono però le parole che descrivono una constatazione di fatto: “E poiché hanno seminato vento raccoglieranno tempesta. Il loro grano sarà senza spiga, se germoglia, non darà farina e se ne produce, la divoreranno gli stranieri”.

Mi sembra di riscontrare la situazione di tanti nostri fedeli che si confessano una volta l’anno o anche di meno e intanto vivono in uno stato di privazione di grazia per cui tutte le loro azioni, anche umanamente buone, sono come grano senza spiga, infruttuose per la salvezza eterna. Non mi sembra fuori posto questo richiamo e rimprovero del profeta. Quando ci si abbandona al peccato senza avvertire il bisogno di chiedere perdono a Dio è come se rendessimo il nostro culto a un dio creato dalle nostre mani o immaginazione.

Opportunamente il brano del vangelo ci presenta il muto e per di più indemoniato. La mutezza è il peccato dell’uomo che non sa parlare a Dio, non sa rivolgere a Lui una preghiera e nemmeno ascoltare la sua voce. Quando non si ha il colloquio con Dio, necessariamente ci si rivolge a chiedere aiuto ad altri esseri che si trovano nella incapacità di aiutarci. Volesse il cielo che ci si rivolga agli inviati dal Signore, agli operai del vangelo! Si avrebbe almeno una parola di verità e un invito a ricorrere all’aiuto del Dio misericordioso che sa guarire senza umiliare. Tre terzi dell’umanità che vive nella ignoranza della salvezza operata dal Signore Gesù ma molti credenti affetti da sordità e mutezza spirituale fanno dire a Gesù: “La messe è molta, ma gli operai sono pochi. Pregate dunque il padrone della messe che mandi operai nella sua messe.” Invito che impegna tutti i credenti nel Signore a supplicare perché la sua vigna non manchi di validi e generosi operai.

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