Il Vangelo del Giorno, 26 aprile 2016, Gv 14, 27-31

Il testo ed il commento al Vangelo del 26 aprile 2016 – Gv 14, 27-31 – V Settimana del Tempo di Pasqua.

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  • Colore liturgico: bianco

Le letture del giorno: At 14, 19-28; Sal.114; Gv 14, 27-31

Gv 14, 27-31
Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi.
Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate.
Non parlerò più a lungo con voi, perché viene il prìncipe del mondo; contro di me non può nulla, ma bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre, e come il Padre mi ha comandato, così io agisco».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

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Commento al Vangelo di Gv 14, 27-31

Gv 14,27-31

Commento a cura dei Monaci Silvestrini

[ads2]Vi lascio la pace.

La pace è il dono di Cristo redentore del mondo. Dopo la sua gloriosa risurrezione, egli ripetutamente, apparendo ai suoi, li saluta dicendo: «Pace a voi». Poi mostra loro le mani forate dai chiodi e il costato aperto dalla lancia. Vuole così ricordare loro e annunciare a tutti noi che quel dono è scaturito dalla sua passione, dalla sua morte e dalla sua gloriosa risurrezione.

Vuole così tracciare il percorso sicuro e indicare il prezzo della pace vera, affermando che è dono di Dio, che non la si raggiunge se non attraverso la sofferenza e l’umiliazione, che sempre costa sangue, che sgorga dalla croce e infine che è dono di una illuminazione dello Spirito Santo. Non può quindi realizzarsi soltanto con le astuzie e gli artifìci umani, non può essere frutto di momentanei accomodamenti o di instabili equilibri. È frutto di un amore, che giunge fino alla passione, fino alla croce di Cristo, che comporta sempre anche sofferenze e passioni per gli uomini. Comprendiamo così come e quanto sia difficile per gli uomini diventare costruttori e testimoni di pace se non affidano a Cristo il compito di realizzarla definitivamente.

Ecco perché Gesù oggi ci ripete: «Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi». La pace di Cristo è riconciliazione piena con Dio, è la ritrovata fraternità tra gli uomini, è il suo amore riversato nei nostri cuori, è la visione sapiente del valore dei beni terreni e la predilezione per quelli del cielo. Egli ci fa intravedere l’intima ed indissolubile connessione tra la sua passione, la sua morte, la sua risurrezione, la sua ascensione al cielo e la discesa dello Spirito Santo e il dono della pace. Gesù vuole dirci che tutta la sua opera è orientata alla definitiva costruzione della pace tra gli uomini, è un dono messianico. Purtroppo costatiamo, non senza rammarico, che ancora non siamo capaci di stabilirci nella pace, nell’ordine e nella concordia perché manca la nostra libera adesione al progetto che Dio ha già realizzato per noi. Il mondo si sta condannando ad una riprovevole solitudine da Dio e ne sta sperimentando tutte le più funeste conseguenze.

È ancora attuale il lamento di un salmista che dice: «Parlano di pace al loro prossimo, ma hanno la malizia nel cuore». Dobbiamo rimuovere la malizia e lasciarci irrorare dalla grazia. Il Signore ce lo conceda.

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