L’angoscia di fronte alla domanda: “che tempo fa?” รจ certo piรน forte quando un semplice evento atmosferico puรฒ distruggere in pochi minuti un anno di lavoro. Allora non รจ poi cosรฌ strano vedere il parroco del paese incedere nella tempesta, il piviale viola scosso dal vento, fendere l’aria con l’aspersorio dell’acquasanta e implorare con voce ferma Dio di fermare la grandine: “Per Deum verum, per Deum vivum”. In un mondo sempre piรน abitato da suoni nuovi e pervasivi รจ facile perdere le voci antiche che scandivano lo scorrere del tempo: il canto del gallo all’alba, il rintocco delle campane che annunciava momenti lieti o tristi, il grido dell’acciugaio e il richiamo del venditore ambulante di carta da lettere. Suoni quotidiani, destinati a tutti. Il cibo, a ben guardare, oltre che un nutrimento necessario รจ anche qualcosa di cui si deve “aver cura”. La tavola รจ luogo di incontro e di festa e la cucina รจ un mondo in cui si intrecciano natura e cultura. Preparare il ragรน puรฒ diventare allora un momento di meditazione e la bagna cร uda un vero e proprio rito in cui gli ingredienti che la compongono rappresentano uno scambio di terre, di genti, di culture. A dispetto di ogni localismo (anche culinario) tutti i cibi anche i piรน nostrani, sono carichi di debiti con l’esterno e con chi, in terre lontane, ha coltivato le materie prime, le ha fatte crescere e le ha raccolte. Storie ricche di personaggi singolari, di saggezza popolare, di amore per la terra, di riflessioni sulla vita, la morte e la ricchezza della diversitร .
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Guarda l’intervista (divisa in due parti) di Bianchi alla trasmissione “Che tempo che fa”:
Fonte: Religione 2.0