Il Padre Nostro – La preghiera dei figli nel Figlio

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Il Vangelo è la bella notizia, è Gesù che rivela all’umanità che Dio è Padre di tutti, che accoglie, perdona, salva, rende felici. Gesù ci ha svelato il mistero profondo di Dio, nel dialogo che appartiene soltanto a Dio in se stesso. Un giorno i discepoli videro Gesù in preghiera e, attratti dal suo volto trasfigurato dal dialogo prolungato con il Padre, gli chiesero: insegnaci a pregare. Allora egli consegnò ai suoi la preghiera che sgorga dal suo personale rapporto con il Padre.

Il Padre nostro non è una formula, ma la sostanza della preghiera e ne conosciamo due versioni, una dell’evangelista Matteo (6,9-10) e l’altra di Luca (11,2-4). Il testo di Matteo ha
tre domande che riguardano il Regno e tre che vertono sul perdono e sulla vittoria sul male, al centro vi è la domanda del pane d’ogni giorno. Questa preghiera diviene la preghiera che identifica i discepoli di Gesù, figli nel Figlio, perché nel Battesimo sono incorporati a Gesù, che non disdegna di chiamarli fratelli. Nella liturgia, la Chiesa prega il Padre nostro tre volte al giorno: a Lodi, a Vespro e nell’Eucaristia.

Ci viene consegnato in questi mesi il nuovo Messale, il libro per la celebrazione dell’Eucaristia, nella sua terza edizione. Vi troveremo, per la prima volta, il Padre nostro in una nuova traduzione. Non diremo più «non ci indurre in tentazione» ma «non abbandonarci alla tentazione», che evita l’equivoco che sia Dio a esporci alla tentazione. In realtà il testo originale intende supplicare il Padre di liberarci dalla diabolica tentazione, l’origine di ogni peccato e della morte, che fa credere all’uomo di poter fare a meno di Dio e di salvarsi da solo. E, quindi, importante che questa domanda sia ben compresa per essere rivolta a Dio ogni giorno e, con stru gente supplica, nella nostra estrema necessità.

sr. Cristina Cruciani, pddm