GIUBILEO STRAORDINARIO DELLA MISERICORDIA
RITIRO SPIRITUALE GUIDATO DAL SANTO PADRE FRANCESCO
IN OCCASIONE DEL GIUBILEO DEI SACERDOTI
TERZA MEDITAZIONE
Basilica di San Paolo Fuori le Mura – Giovedรฌ, 2 giugno 2016
Esercizi per i sacerdoti 2016
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Terza meditazione: il buon odore di Cristo
e la luce della sua misericordia
Speriamo che il Signore ci conceda quello che abbiamo chiesto nella preghiera: imitare lโesempio della pazienza di Gesรน e con la pazienza superare le difficoltร .
Questa terza meditazione ha come titolo: โIl buon odore di Cristo e la luce della sua misericordiaโ.
In questo terzo incontro vi propongo di meditare sulle opere di misericordia, sia prendendone qualcuna, che sentiamo piรน legata al nostro carisma, sia contemplandole tutte insieme, vedendole con gli occhi misericordiosi della Madonna, che ci fanno scoprire โil vino che mancaโ e ci incoraggiano a โfare tutto quello che Gesรน ci dirร โ (cfr Gv 2,1-12), affinchรฉ la sua misericordia compia i miracoli di cui il nostro popolo ha bisogno.
Le opere di misericordia sono molto legate ai โsensi spiritualiโ. Pregando chiediamo la grazia di โsentire e gustareโ il Vangelo in modo tale che ci renda sensibili per la vita. Mossi dallo Spirito, guidati da Gesรน possiamo vedere giร da lontano, con occhi di misericordia, chi giace a terra al bordo della strada, possiamo ascoltare le grida di Bartimeo, possiamo sentire come sente il Signore sul bordo del suo mantello il tocco timido ma deciso dellโemorroissa, possiamo chiedere la grazia di gustare con Lui sulla croce il sapore amaro del fiele di tutti i crocifissi, per sentire cosรฌ lโodore forte della miseria โ in ospedali da campo, in treni e barconi pieni di gente โ; quellโodore che lโolio della misericordia non copre, ma che ungendolo fa sรฌ che si risvegli una speranza.
Il Catechismo della Chiesa Cattolica, parlando delle opere di misericordia, racconta che santa Rosa da Lima, il giorno in cui sua madre la rimproverรฒ di accogliere in casa poveri e infermi, santa Rosa da Lima senza esitare le disse: ยซQuando serviamo i poveri e i malati, siamo buon odore di Cristoยป (n. 2449). Questo buon odore di Cristo โ la cura dei poveri โ รจ caratteristico della Chiesa, sempre lo รจ stato. Paolo centrรฒ qui il suo incontro con โle colonneโ, come lui le chiama, con Pietro, Giacomo e Giovanni. Essi ยซci pregarono soltanto di ricordarci dei poveriยป (Gal 2,10). Questo mi ricorda un fatto, che ho detto alcune volte: appena eletto Papa, mentre continuavano lo scrutinio, si รจ avvicinato a me un fratello Cardinale, mi ha abbracciato e mi ha detto: โNon dimenticarti dei poveriโ. Il primo messaggio che il Signore mi ha fatto arrivare in quel momento. Il Catechismo dice anche, in maniera suggestiva, che ยซgli oppressi dalla miseria sono oggetto di un amore di preferenza da parte della Chiesa, la quale, fin dalle origini, malgrado lโinfedeltร di molti dei suoi membri, non ha cessato di impegnarsi, a difenderli e a liberarliยป (n. 2448). E questo senza ideologie, soltanto con la forza del Vangelo.
Nella Chiesa abbiamo avuto e abbiamo molte cose non tanto buone, e molti peccati, ma in questo di servire i poveri con opere di misericordia, come Chiesa abbiamo sempre seguito lo Spirito, e i nostri santi lo hanno fatto in modo molto creativo ed efficace. Lโamore per i poveri รจ stato il segno, la luce che fa sรฌ che la gente glorifichi il Padre. La nostra gente apprezza questo, il prete che si prende cura dei poveri, dei malati, che perdona i peccatori, che insegna e corregge con pazienzaโฆ Il nostro popolo perdona molti difetti ai preti, salvo quello di essere attaccati al denaro. Il popolo non lo perdona. E non รจ tanto per la ricchezza in sรฉ, ma perchรฉ il denaro ci fa perdere la ricchezza della misericordia. Il nostro popolo riconosce โa fiutoโ quali peccati sono gravi per il pastore, quali uccidono il suo ministero perchรฉ lo fanno diventare un funzionario, o peggio un mercenario, e quali invece sono, non direi peccati secondari – perchรฉ non so se teologicamente si puรฒ dire questo -, ma peccati che si possono sopportare, caricare come una croce, finchรฉ il Signore alla fine li purificherร , come farร con la zizzania. Invece ciรฒ che attenta contro la misericordia รจ una contraddizione principale. Attenta contro il dinamismo della salvezza, contro Cristo che โsi รจ fatto povero per arricchirci con la sua povertร โ (cfr 2 Cor 8,9). E questo รจ cosรฌ perchรฉ la misericordia cura โperdendo qualcosa di sรฉโ: un brandello di cuore rimane con la persona ferita; un tempo della nostra vita, in cui avevamo voglia di fare qualcosa, lo perdiamo quando lo regaliamo allโaltro, in unโopera di misericordia.
Perciรฒ non รจ questione che Dio mi usi misericordia in qualche mancanza, come se nel resto io fossi autosufficiente, o che ogni tanto io compia qualche atto particolare di misericordia verso un bisognoso. La grazia che chiediamo in questa preghiera รจ quella di lasciarci usare misericordia da Dio in tutti gli aspetti della nostra vita e di essere misericordiosi con gli altri in tutto il nostro agire. Per noi sacerdoti e vescovi, che lavoriamo con i Sacramenti, battezzando, confessando, celebrando lโEucaristiaโฆ, la misericordia รจ il modo di trasformare tutta la vita del popolo di Dio in โsacramentoโ. Essere misericordioso non รจ solo un modo di essere, ma il modo di essere. Non cโรจ altra possibilitร di essere sacerdote. Il Cura Brochero diceva: ยซIl sacerdote che non prova molta compassione dei peccatori รจ un mezzo sacerdote. Questi stracci benedetti che porto addosso non sono essi che mi fanno sacerdote; se non porto nel mio petto la caritร , non sono nemmeno cristianoยป.
Vedere quello che manca per porre rimedio immediatamente, e meglio ancora prevederlo, รจ proprio dello sguardo di un padre. Questo sguardo sacerdotale โ di chi fa le veci del padre nel seno della Chiesa Madre โ che ci porta a vedere le persone nellโottica della misericordia, รจ quello che si deve insegnare a coltivare a partire dal seminario e deve alimentare tutti i piani pastorali. Desideriamo e chiediamo al Signore uno sguardo che impari a discernere i segni dei tempi nella prospettiva di โquali opere di misericordia sono necessarie oggi per la nostra genteโ per poter sentire e gustare il Dio della storia che cammina in mezzo a loro. Perchรฉ, come dice il Documento di Aparecida, citando santโAlberto Hurtado, ยซnelle nostre opere, il nostro popolo sa che comprendiamo il suo doloreยป (n. 386).
La prova di questa comprensione del nostro popolo รจ che nelle nostre opere di misericordia siamo sempre benedetti da Dio e troviamo aiuto e collaborazione nella nostra gente. Non cosรฌ per altri tipi di progetti, che a volte vanno bene e altre no, e alcuni non si rendono conto del perchรฉ non funziona e si rompono la testa cercando un nuovo, ennesimo piano pastorale, quando si potrebbe semplicemente dire: non funziona perchรฉ gli manca misericordia, senza bisogno di entrare in particolari. Se non รจ benedetto รจ perchรฉ gli manca misericordia. Manca quella misericordia che appartiene piรน a un ospedale da campo che a una clinica di lusso, quella misericordia che, apprezzando qualcosa di buono, prepara il terreno ad un futuro incontro della persona con Dio invece di allontanarla con una critica puntualeโฆ
Vi propongo una preghiera con la peccatrice perdonata (cfr Gv 8,3-11), per chiedere la grazia di essere misericordiosi nella Confessione, e unโaltra sulla dimensione sociale delle opere di misericordia.
Mi commuove sempre il passo del Signore con la donna adultera, come, quando non la condannรฒ, il Signore โmancรฒโ rispetto alla legge; in quel punto sul quale gli chiedevano di pronunciarsi โ โbisogna lapidarla o no?โ โ non si pronunciรฒ, non applicรฒ la legge. Fece finta di non capire โ anche in questo il Signore รจ un maestro per tutti noi – e, in quel momento, tirรฒ fuori unโaltra cosa. Iniziรฒ cosรฌ un processo nel cuore della donna che aveva bisogno di queste parole: ยซNeanchโio ti condannoยป. Tendendole la mano la fece alzare e questo le permise di incontrarsi con uno sguardo pieno di dolcezza che le cambiรฒ il cuore. Il Signore tende la mano alla figlia di Giairo: โDatele da mangiareโ. Al ragazzo morto, a Nain: โAlzatiโ, e lo dร alla sua mamma. E a questa peccatrice: โAlzatiโ. Il Signore ci rimette proprio come Dio ha voluto che lโuomo stia: in piedi, alzato, mai per terra. A volte mi dร un misto di pena e di indignazione quando qualcuno si premura di spiegare lโultima raccomandazione, il ยซnon peccare piรนยป. E utilizza questa frase per โdifendereโ Gesรน e che non rimanga il fatto che si รจ scavalcata la legge. Penso che le parole che usa il Signore sono tuttโuno con le sue azioni. Il fatto di chinarsi a scrivere per terra due volte, creando una pausa prima di ciรฒ che dice a quelli che vogliono lapidare la donna e, prima di ciรฒ che dice a lei, ci parla di un tempo che il Signore si prende per giudicare e perdonare. Un tempo che rimanda ciascuno alla propria interioritร e fa sรฌ che quelli che giudicano si ritirino.
Nel suo dialogo con la donna il Signore apre altri spazi: uno รจ lo spazio della non condanna. Il Vangelo insiste su questo spazio che รจ rimasto libero. Ci colloca nello sguardo di Gesรน e ci dice che โnon vede nessuno intorno ma solo la donnaโ. E poi Gesรน stesso fa guardare intorno la donna con la domanda: โDove sono quelli che ti classificavano?โ (la parola รจ importante, perchรฉ dice di ciรฒ che tanto rifiutiamo come il fatto che ci etichettino e ci facciano una caricaturaโฆ). Una volta che la fa guardare quello spazio libero dal giudizio altrui, le dice che nemmeno lui lo invade con le sue pietre: ยซNeanchโio ti condannoยป. E in quel momento stesso le apre un altro spazio libero: ยซVaโ e dโora in poi non peccare piรนยป. Il comandamento si dร per lโavvenire, per aiutare ad andare, per โcamminare nellโamoreโ. Questa รจ la delicatezza della misericordia che guarda con pietร il passato e incoraggia per il futuro. Questo ยซnon peccare piรนยป non รจ qualcosa di ovvio. Il Signore lo dice โinsieme con leiโ, la aiuta ad esprimere in parole ciรฒ che lei stessa sente, quel โnoโ libero al peccato che รจ come il โsรฌโ di Maria alla grazia. Il โnoโ viene detto in relazione alla radice del peccato di ciascuno. Nella donna si trattava di un peccato sociale, del peccato di qualcuno a cui la gente si avvicinava o per stare con lei o per lapidarla. Non cโera un altro tipo di vicinanza con questa donna. Perciรฒ il Signore non solo le sgombra la strada ma la pone in cammino, perchรฉ smetta di essere โoggettoโ dello sguardo altrui, perchรฉ sia protagonista. Il โnon peccareโ non si riferisce solo allโaspetto morale, io credo, ma a un tipo di peccato che non la lascia fare la sua vita. Anche al paralitico di Betzatร Gesรน dice: ยซNon peccare piรนยป (Gv 5,14); ma costui, che si giustificava per le cose tristi che gli succedevano, che aveva una psicologia da vittima – la donna no -, lo punge un poโ con quel ยซperchรฉ non ti accada qualcosa di peggioยป. Il Signore approfitta del suo modo di pensare, di ciรฒ che lui teme, per farlo uscire dalla sua paralisi. Lo smuove con la paura, diciamo. Cosรฌ, ognuno di noi deve ascoltare questo ยซnon peccare piรนยป in maniera intima e personale.
Questa immagine del Signore che mette in cammino le persone รจ molto appropriata: Egli รจ il Dio che si mette a camminare con il suo popolo, che manda avanti e accompagna la nostra storia. Perciรฒ, lโoggetto a cui si dirige la misericordia รจ ben preciso: si rivolge a ciรฒ che fa sรฌ che un uomo e una donna non camminino nel loro posto, con i loro cari, con il proprio ritmo, verso la meta a cui Dio li invita ad andare. La pena, ciรฒ che commuove, รจ che uno si perda, o che resti indietro, o che sbagli per presunzione; che sia fuori posto, diciamo; che non sia pronto per il Signore, disponibile per il compito che Lui vuole affidargli; che uno non cammini umilmente alla presenza del Signore (cfr Mi 6,8), che non cammini nella caritร (cfr Ef 5,2).
Lo spazio del confessionale, dove la veritร ci fa liberi
[ads2]Adesso passiamo allo spazio del confessionale, dove la veritร ci fa liberi.
E, parlando di spazio, andiamo a quello del confessionale. Il Catechismo della Chiesa Cattolica ci fa vedere il confessionale come un luogo in cui la veritร ci rende liberi per un incontro. Dice cosรฌ: ยซCelebrando il sacramento della Penitenza, il sacerdote compie il ministero del buon pastore che cerca la pecora perduta, quello del buon Samaritano che medica le ferite, del padre che attende il figlio prodigo e lo accoglie al suo ritorno, del giusto giudice che non fa distinzione di persone e il cui giudizio รจ ad un tempo giusto e misericordioso. Insomma, il sacerdote รจ il segno e lo strumento dell’amore misericordioso di Dio verso il peccatoreยป (n. 1465). E ci ricorda che ยซil confessore non รจ il padrone, ma il servitore del perdono di Dio. Il ministro di questo sacramento deve unirsi all’intenzione e alla caritร di Cristoยป (n. 1466).
Segno e strumento di un incontro. Questo siamo. Attrazione efficace per un incontro. Segno vuol dire che dobbiamo attrarre, come quando uno fa dei segni per richiamare lโattenzione. Un segno devโessere coerente e chiaro, ma soprattutto comprensibile. Perchรฉ ci sono segni che sono chiari solo per gli specialisti, e questi non servono. Segno e strumento. Lo strumento si gioca la vita nella sua efficacia -serve o non serve? -, nellโessere disponibile e incidere nella realtร in modo preciso, adeguato. Siamo strumento se veramente la gente si incontra con il Dio misericordioso. A noi spetta โfar che si incontrinoโ, che si trovino faccia a faccia. Quello che poi faranno รจ cosa loro. Cโรจ un figlio prodigo nel porcile e un padre che tutte le sere sale in terrazza per vedere se arriva; cโรจ una pecora perduta e un pastore che รจ andato a cercarla; cโรจ un ferito abbandonato al bordo della strada e un samaritano che ha il cuore buono. Qual รจ, dunque, il nostro ministero? Essere segni e strumenti perchรฉ questi si incontrino. Teniamo ben chiaro che noi non siamo nรฉ il padre, nรฉ il pastore, nรฉ il samaritano. Piuttosto siamo accanto agli altri tre, in quanto peccatori. Il nostro ministero devโessere segno e strumento di tale incontro. Perciรฒ ci poniamo nellโambito del mistero dello Spirito Santo, che รจ Colui che crea la Chiesa, Colui che fa lโunitร , Colui che ravviva ogni volta lโincontro.
Lโaltra cosa propria di un segno e di uno strumento รจ di non essere autoreferenziale, per dirlo in maniera difficile. Nessuno si ferma al segno una volta che ha compreso la cosa; nessuno si ferma a guardare il cacciavite o il martello, ma guarda il quadro che รจ stato ben fissato. Siamo servi inutili. Ecco, strumenti e segni che furono molto utili per altri due che si unirono in un abbraccio, come il padre col figlio.
La terza caratteristica propria del segno e dello strumento รจ la loro disponibilitร . Che sia pronto allโuso lo strumento, che sia visibile il segno. Lโessenza del segno e dello strumento รจ di essere mediatori, disponibili. Forse qui si trova la chiave della nostra missione in questo incontro della misericordia di Dio con lโuomo. Probabilmente รจ piรน chiaro usare un termine negativo. SantโIgnazio parlava di โnon essere impedimentoโ. Un buon mediatore รจ colui che facilita le cose e non pone impedimenti. Nella mia terra cโera un grande confessore, il padre Cullen, che si sedeva nel confessionale e, quando non cโera gente, faceva due cose: una era aggiustare palloni di cuoio per i ragazzi che giocavano a calcio, lโaltra era leggere un grande dizionario di cinese. Era stato tanto tempo in Cina, e voleva conservare la lingua. Diceva lui che quando la gente lo vedeva in attivitร cosรฌ inutili, come aggiustare vecchi palloni, e cosรฌ a lungo termine, come leggere un dizionario di cinese, pensava: โPosso avvicinarmi a parlare un poโ con questo prete perchรฉ si vede che non ha niente da fareโ. Era disponibile per lโessenziale. Lui aveva un orario per il confessionale, ma era lรฌ. Evitava lโimpedimento di avere sempre lโaspetto di uno molto occupato. Eโ qui il problema. La gente non si avvicina quando vede il suo pastore molto, molto occupato, sempre impegnato.
Ognuno di noi ha conosciuto buoni confessori. Bisogna imparare dai nostri buoni confessori, di quelli ai quali la gente si avvicina, quelli che non la spaventano e sanno parlare finchรฉ lโaltro racconta quello che รจ successo, come Gesรน con Nicodemo. Eโ importante capire il linguaggio dei gesti; non chiedere cose che sono evidenti per i gesti. Se uno si avvicina al confessionale รจ perchรฉ รจ pentito, cโรจ giร pentimento. E se si avvicina รจ perchรฉ ha il desiderio di cambiare. O almeno desidera il desiderio, e se la situazione gli sembra impossibile (ad impossibilia nemo tenetur, come dice il brocardo, nessuno รจ obbligato a fare lโimpossibile). Il linguaggio dei gesti. Ho letto nella vita di un santo recente di questi tempi che, poveretto, soffriva nella guerra. Cโera un soldato che stava per essere fucilato e lui andรฒ a confessarlo. E si vede che quel tale era un poโ libertino, faceva tante feste con le donneโฆ โMa tu sei pentito di questo?โ – โNo, era tanto bello, padreโ. E questo santo non sapeva come uscirne. Cโera lรฌ il plotone per fucilarlo, e allora gli disse: โDiโ almeno: ti rammarichi di non essere pentito?โ – โQuesto sรฌโ – โAh, va bene!โ. Il confessore cerca sempre la strada, e il linguaggio dei gesti รจ il linguaggio delle possibilitร per arrivare al punto.
Bisogna imparare dai buoni confessori, quelli che hanno delicatezza con i peccatori e ai quali basta mezza parola per capire tutto, come Gesรน con lโemorroissa, e proprio in quel momento esce da loro la forza del perdono. Io sono rimasto tanto edificato da uno dei Cardinali della Curia, che a priori io pensavo che fosse molto rigido. E lui, quando cโera un penitente che aveva un peccato in modo che gli dava vergogna a dirlo e incominciava con una parola o due, subito capiva di che cosa si trattava e diceva: โVada avanti, ho capito, ho capito!โ. E lo fermava, perchรฉ aveva capito. Questa รจ delicatezza. Ma quei confessori โ perdonatemi โ che domandano e domandanoโฆ: โMa dimmi, per favoreโฆโ. Tu hai bisogno di tanti dettagli per perdonare oppure โti stai facendo il filmโ? Quel cardinale mi ha edificato tanto. La completezza della confessione non รจ una questione matematica – quante volte? Come? dove?… -. A volte la vergogna si nasconde piรน davanti al numero che davanti al peccato stesso. Ma per questo bisogna lasciarsi commuovere dinanzi alla situazione della gente, che a volte รจ un miscuglio di cose, di malattia, di peccato, di condizionamenti impossibili da superare, come Gesรน che si commuoveva vedendo la gente, lo sentiva nelle viscere, nelle budella e perciรฒ guariva e guariva anche se lโaltro โnon lo chiedeva beneโ, come quel lebbroso, o girava intorno, come la Samaritana, che era come la pavoncella: faceva il verso da una parte ma aveva il nido dallโaltra. Gesรน era paziente.
Bisogna imparare dai confessori che sanno fare in modo che il penitente senta la correzione facendo un piccolo passo avanti, come Gesรน, che dava una penitenza che bastava, e sapeva apprezzare chi ritornava a ringraziare, chi poteva ancora migliorare. Gesรน faceva prendere il lettuccio al paralitico, o si faceva pregare un poโ dai ciechi o dalla donna sirofenicia. Non gli importava se dopo non badavano piรน a Lui, come il paralitico alla piscina di Betzatร , o se raccontavano cose che aveva detto loro di non raccontare e poi sembrava che il lebbroso fosse Lui, perchรฉ non poteva entrare nei villaggi o i suoi nemici trovavano motivi per condannarlo. Lui guariva, perdonava, dava sollievo, riposo, faceva respirare alla gente un alito dello Spirito consolatore.
Questo che dirรฒ adesso lโho detto tante volte, forse qualcuno di voi lo ha sentito. Ho conosciuto, a Buenos Aires, un frate cappuccino – vive ancora -, poco piรน giovane di me, che รจ un grande confessore. Davanti al confessionale ha sempre la fila, tanta gente – tutti: gente umile, gente benestante, preti, suore, una fila – un susseguirsi di persone, tutto il giorno a confessare. E lui รจ un grande perdonatore. Sempre trova la strada per perdonare e per far fare un passo avanti. Eโ un dono dello Spirito. Ma, a volte, gli viene lo scrupolo di aver perdonato troppo. E allora una volta parlando mi ha detto: โA volte ho questo scrupoloโ. E io gli ho chiesto: โE cosa fai quando hai questo scrupolo?โ. โVado davanti al tabernacolo, guardo il Signore, e gli dico: Signore, perdonami, oggi ho perdonato molto. Ma che sia chiaro: la colpa รจ tua perchรฉ sei stato tu a darmi il cattivo esempio! Cioรจ la misericordia la migliorava con piรน misericordia.
Infine, su questo tema della Confessione, due consigli. Uno, non abbiate mai lo sguardo del funzionario, di quello che vede solo โcasiโ e se li scrolla di dosso. La misericordia ci libera dallโessere un prete giudice-funzionario, diciamo, che a forza di giudicare โcasiโ perde la sensibilitร per le persone e per i volti. Io ricordo quando ero in II Teologia, sono andato con i miei compagni a sentire lโesame di โaudiendasโ, che si faceva al III Teologia, prima dellโordinazione. Andammo per imparare un poโ, sempre si imparava. E una volta, ricordo che ad un compagno hanno fatto una domanda, era sulla giustizia, de iure, ma tanto intricata, tanto artificialeโฆ E quel compagno disse con molta umiltร : โMa padre, questo non si trova nella vitaโ – โMa si trova nei libri!โ. Quella morale โdei libriโ, senza esperienza. La regola di Gesรน รจ โgiudicare come vogliamo essere giudicatiโ. In quella misura intima che si ha per giudicare se si viene trattati con dignitร , se si viene ignorati o maltrattati, se si รจ stati aiutati a mettersi in piediโฆ. Questa รจ la chiave per giudicare gli altri. Facciamo attenzione che il Signore ha fiducia in questa misura che รจ cosรฌ soggettivamente personale. Non tanto perchรฉ tale misura sia โla miglioreโ, ma perchรฉ รจ sincera e, a partire da essa, si puรฒ costruire una buona relazione. Lโaltro consiglio: non siate curiosi nel confessionale. Lโho giร accennato. Racconta santa Teresina che, quando riceveva le confidenze delle sue novizie, si guardava bene dal chiedere come erano andate poi le cose. Non curiosava nellโanima delle persone (cfr Storia di unโanima, Manoscritto C, Alla madre Gonzaga, c. XI 32r). Eโ proprio della misericordia โcoprire con il suo mantoโ, coprire il peccato per non ferire la dignitร . Eโ bello quel passo dei due figli di Noรจ, che coprirono con il mantello la nuditร del padre che si era ubriacato (cfr Gen 9,23).
La dimensione sociale delle opere di misericordia
Adesso passiamo a dire due parole sulla dimensione sociale delle opere di misericordia.
Alla fine degli Esercizi, santโIgnazio pone la โContemplazione per giungere allโamoreโ, che congiunga ciรฒ che si รจ vissuto nella preghiera con la vita quotidiana. E ci fa riflettere su come lโamore va posto piรน nelle opere che nelle parole. Tali opere sono le opere di misericordia, quelle che il Padre ยซha preparato perchรฉ in esse camminassimoยป (Ef 2,10), quelle che lo Spirito ispira a ciascuno per il bene comune (cfr 1 Cor 12,7). Mentre ringraziamo il Signore per tanti benefici ricevuto dalla sua bontร , chiediamo la grazia di portare a tutti gli uomini la misericordia che ha salvato noi.
Vi propongo, in questa dimensione sociale, di meditare su alcuni dei passi conclusivi dei Vangeli. Lรฌ, il Signore stesso stabilisce tale connessione tra ciรฒ che abbiamo ricevuto e ciรฒ che dobbiamo dare. Possiamo leggere queste conclusioni in chiave di โopere di misericordiaโ, che pongono in atto il tempo della Chiesa nel quale Gesรน risorto vive, accompagna, invia e attira la nostra libertร , che trova in Lui la sua realizzazione concreta e rinnovata ogni giorno.
La conclusione del Vangelo di Matteo, ci dice che il Signore invia gli apostoli e dice loro: โInsegnate a osservare tutto ciรฒ che vi ho comandatoโ (cfr 28,20). Questo โinsegnare a chi non saโ รจ in sรฉ stessa una delle opere di misericordia. E si rifrange come la luce nelle altre opere: in quelle di Matteo 25, che consistono piuttosto nelle opere cosiddette corporali, e in tutti i comandamenti e consigli evangelici, di โperdonareโ, โcorreggere fraternamenteโ, consolare chi รจ triste, sopportare le persecuzioni, e cosรฌ via.
Marco termina con lโimmagine del Signore che โcollaboraโ con gli apostoli e โconferma la Parola con i segni che la accompagnanoโ (cfr 16,20). Questi โsegniโ hanno la caratteristica delle opere di misericordia. Marco parla, tra lโaltro, di guarire i malati e scacciare gli spiriti cattivi (cfr 16,17-18).
Luca continua il suo Vangelo con il Libro degli โAttiโ โ praxeis โ degli Apostoli, narrando il loro modo di procedere e le opere che compiono, guidati dallo Spirito.
Giovanni termina parlando delle ยซmolte altre coseยป (21,25) o ยซsegniยป (20,30) che Gesรน fece. Gli atti del Signore, le sue opere, non sono meri fatti ma sono segni nei quali, in modo personale e unico per ciascuno, si mostrano il suo amore e la sua misericordia.
Possiamo contemplare il Signore che ci invia a questo lavoro con lโimmagine di Gesรน misericordioso, cosรฌ come fu rivelata a Suor Faustina. In quella immagine possiamo vedere la Misericordia come unโunica luce che viene dallโinterioritร di Dio e che, passando attraverso il cuore di Cristo, esce diversificata, con un colore proprio per ogni opera di misericordia.
Le opere di misericordia sono infinite, ciascuna con la sua impronta personale, con la storia di ogni volto. Non sono soltanto le sette corporali e le sette spirituali in generale. O piuttosto, queste, cosรฌ numerate, sono come le materie prime โ quelle della vita stessa โ che, quando le mani della misericordia le toccano o le modellano, si trasformano, ciascuna di esse, in unโopera artigianale. Unโopera che si moltiplica come il pane nelle ceste, che cresce a dismisura come il seme di senape. Perchรฉ la misericordia รจ feconda e inclusiva. Queste due caratteristiche importanti: la misericordia รจ feconda e inclusiva. Eโ vero che di solito pensiamo alle opere di misericordia ad una ad una, e in quanto legate ad unโopera: ospedali per i malati, mense per quelli che hanno fame, ostelli per quelli che sono per la strada, scuole per quelli che hanno bisogno di istruzione, il confessionale e la direzione spirituale per chi necessita di consiglio e di perdonoโฆ Ma se le guardiamo insieme, il messaggio รจ che lโoggetto della misericordia รจ la vita umana stessa nella sua totalitร . La nostra vita stessa in quanto โcarneโ รจ affamata e assetata, bisognosa di vestito, di casa, di visite, come pure di una sepoltura degna, cosa che nessuno puรฒ dare a sรฉ stesso. Anche il piรน ricco, quando muore, si riduce a una miseria e nessuno porta dietro al suo corteo il camion del trasloco. La nostra vita stessa, in quanto โspiritoโ, ha bisogno di essere educata, corretta, incoraggiata, consolata. Parola molto importante, questa, nella Bibbia: pensiamo al Libro della consolazione di Israele, nel profeta Isaia. Abbiamo bisogno che altri ci consiglino, ci perdonino, ci sostengano e preghino per noi. La famiglia รจ quella che pratica queste opere di misericordia in maniera cosรฌ adatta e disinteressata che non si nota, ma basta che in una famiglia con bambini piccoli manchi la mamma perchรฉ tutto vada in miseria. La miseria piรน assoluta e crudelissima รจ quella di un bambino per la strada, senza genitori, in balia degli avvoltoi.
Abbiamo chiesto la grazia di essere segno e strumento; ora si tratta di โagireโ, e non solo di compiere gesti ma di fare opere, di istituzionalizzare, di creare una cultura della misericordia, che non รจ lo stesso di una cultura della beneficienza, dobbiamo distinguere. Messi allโopera, sentiamo immediatamente che รจ lo Spirito Colui che spinge, che manda avanti queste opere. E lo fa utilizzando i segni e gli strumenti che vuole, benchรฉ a volte non siano in sรฉ stessi i piรน adatti. Di piรน, si direbbe che per esercitare le opere di misericordia lo Spirito scelga piuttosto gli strumenti piรน poveri, quelli piรน umili e insignificanti, che hanno loro stessi piรน bisogno di quel primo raggio della misericordia divina. Questi sono quelli che meglio si lasciano formare e preparare per realizzare un servizio di vera efficacia e qualitร . La gioia di sentirsi โservi inutiliโ, per coloro che il Signore benedice con la feconditร della sua grazia, e che Lui stesso in persona fa sedere alla sua mensa e ai quali offre lโEucaristia, รจ una conferma che si sta lavorando nelle sue opere di misericordia.
Al nostro popolo fedele piace raccogliersi intorno alle opere di misericordia. Basta venire ad una delle udienze generali del mercoledรฌ e vediamo quanti ce ne sono: gruppi di persone che si mettono insieme per fare opere di misericordia. Tanto nelle celebrazioni โ penitenziali e festive โ quanto nellโazione solidale e formativa, la nostra gente si lascia radunare e pascolare in un modo che non tutti riconoscono e apprezzano, malgrado falliscano tanti altri piani pastorali centrati su dinamiche piรน astratte. La presenza massiccia del nostro popolo fedele nei nostri santuari e pellegrinaggi, presenza anonima per eccesso di volti e per desiderio di farsi vedere solo da Colui e Colei che li guardano con misericordia, come pure per la collaborazione numerosa che, sostenendo col suo impegno tante opere solidali, devโessere motivo di attenzione, di apprezzamento e di promozione da parte nostra. E per me รจ stata una sorpresa come qui in Italia queste organizzazioni siano tanto forti e radunino tanto il popolo.
Come sacerdoti, chiediamo due grazie al Buon Pastore: quella di lasciarci guidare dal sensus fidei del nostro popolo fedele, e anche dal suo โsenso del poveroโ. Entrambi i โsensiโ sono legati al โsensus Christiโ, di cui parla san Paolo, allโamore e alla fede che la nostra gente ha per Gesรน.
Concludiamo recitando lโAnima Christi, che รจ una bella preghiera per chiedere misericordia al Signore venuto nella carne, che ci usa misericordia con i suoi stessi Corpo e Anima. Gli chiediamo che ci usi misericordia insieme con il suo popolo: alla sua anima chiediamo โsantificaciโ; il suo corpo supplichiamo โsalvaciโ; il suo sangue imploriamo โinebriaciโ, toglici ogni altra sete che non sia di Te; allโacqua del suo costato chiediamo โlavaciโ; la sua passione imploriamo โconfortaciโ; consola il tuo popolo; Signore crocifisso, nelle tue piaghe, Ti supplichiamo, โnascondiciโโฆ Non permettere che il tuo popolo, Signore, si separi da Te. Che niente e nessuno ci separi dalla tua misericordia, la quale ci difende dalle insidie del nemico maligno. Cosรฌ potremo cantare le misericordie del Signore insieme a tutti i tuoi santi quando ci comanderai di venire a Te.
[Preghiera dellโAnima Christi]
Ho sentito qualche volta commenti dei sacerdoti che dicono: โMa questo Papa ci bastona troppo, ci rimproveraโ. E qualche bastonata, qualche rimprovero cโรจ. Ma devo dire che sono rimasto edificato da tanti sacerdoti, tanti preti bravi! Da quelli โ ne ho conosciuti โ che, quando non cโera la segreteria telefonica, dormivano con il telefono sul comodino, e nessuno moriva senza i sacramenti; chiamavano a qualsiasi ora, e loro si alzavano e andavano. Bravi sacerdoti! E ringrazio il Signore per questa grazia. Tutti siamo peccatori, ma possiamo dire che ci sono tanti bravi, santi sacerdoti che lavorano in silenzio e nascosti. A volte cโรจ uno scandalo, ma noi sappiamo che fa piรน rumore un albero che cade che una foresta che cresce.
E ieri ho ricevuto una lettera, lโho lasciata lรฌ, con quelle personali. Lโho aperta prima di venire e credo che sia stato il Signore a suggerirmelo. Eโ di un parroco in Italia, parroco di tre paesini. Credo che ci farร bene sentire questa testimonianza di un nostro fratello.
Eโ scritta il 29 maggio, da pochi giorni.
โPerdoni il disturbo. Colgo lโoccasioneย di un amico sacerdote che in questi giorni si trova a Roma per il Giubileo sacerdotale, per farLe pervenire senza alcuna pretesa – da semplice parroco di tre piccoli parrocchie di montagna, preferisco farmi chiamare โpastorelloโ – alcune considerazioni sul mio semplice servizio pastorale, provocate – La ringrazio di cuore โ da alcune cose che Lei ha detto e che mi chiamano ogni giorno alla conversione. Sono consapevole di scriverLe nulla di nuovo. Certamente avrร giร ascoltato queste cose. Sento il bisogno di farmi anche io portavoce. Mi ha colpito, mi colpisce quellโinvito che Lei piรน volte fa a noi pastori di avere lโodore delle pecore. Sono in montagna e so bene cosa vuol dire. Si diventa preti per sentire quellโodore, che poi รจ il vero profumo del gregge. Sarebbe davvero bello se il contatto quotidiano e la frequentazione assidua del nostro gregge, motivo vero della nostra chiamata, non fosse sostituito dalle incombenze amministrative e burocratiche delle parrocchie, della scuola dellโinfanzia e di altro. Ho la fortuna di avere dei bravi e validi laici che seguono dal di dentro queste cose. Ma cโรจ sempre quellโincombenza giuridica del parroco, come unico e solo legale rappresentante. Per cui, alla fine, lui deve sempre correre dappertutto, relegando a volte la visita agli ammalati, alle famiglie come ultima cosa, fatta magari velocemente e in qualche modo. Lo dico in prima persona, a volte รจ davvero frustrante constatare come nella mia vita di prete si corra tanto per lโapparato burocratico e amministrativo, lasciando poi la gente, quel piccolo gregge che mi รจ stato affidato, quasi abbandonato a se stesso. Mi creda, Santo Padre, รจ triste e tante volte mi viene da piangere per questa carenza. Uno cerca di organizzarsi, ma alla fine รจ solo il vortice delle cose quotidiane. Come pure un altro aspetto, richiamato anche da Lei: la carenza di paternitร . Si dice che la societร di oggi รจ carente di padri e di madri. Mi pare di constatare come a volte anche noi rinunciamo a questa paternitร spirituale, riducendoci brutalmente a burocrati del sacro, con la triste conseguenza poi di sentirci abbandonati a noi stessi. Una paternitร difficile, che poi si ripercuote inevitabilmente anche sui nostri superiori, presi anche loro da comprensibili incombenze e problematiche, rischiando cosรฌ di vivere con noi un rapporto formale, legato alla gestione della comunitร , piรน che alla nostra vita di uomini, di credenti e di preti. Tutto questo โ e concludo โ non toglie comunque la gioia e la passione di essere prete per la gente e con la gente. Se a volte come pastore non ho lโodore delle pecore, mi commuovo ogni volta del mio gregge che non ha perso lโodore del pastore! Che bello, Santo Padre, quando ci si accorge che le pecore non ci lasciano soli, hanno il termometro del nostro essere lรฌ per loro, e se per caso il pastore esce dal sentiero e si smarrisce, loro lo afferrano e lo tengono per mano. Non smetterรฒ mai di ringraziare il Signore, perchรฉ sempre ci salva attraverso il suo gregge, quel gregge che ci รจ stato affidato, quella gente semplice, buona, umile e serena, quel gregge che รจ la vera grazia del pastore. In modo confidenziale Le ho fatto pervenire queste piccole e semplici considerazioni, perchรฉ Lei รจ vicino al gregge, รจ capace di capire e puรฒ continuare ad aiutarci e sostenerci. Prego per Lei e La ringrazio, come pure per quelle โtiratine di orecchieโ che sento necessarie per il mio cammino. Mi benedica Papa Francesco e preghi per me e per le mie parrocchieโ. Firma e alla fine quel gesto proprio dei pastori: โLe lascio una piccola offerta. Preghi per le mie comunitร , in particolare per alcuni ammalati gravi e per alcune famiglie in difficoltร economica e non solo. Grazie!โ
Questo รจ un fratello nostro. Ce ne sono tanti cosรฌ, ce ne sono tanti! Anche qui sicuramente. Tanti. Ci indica la strada. E andiamo avanti! Non perdere la preghiera. Pregate come potete, e se vi addormentate davanti al Tabernacolo, benedetto sia. Ma pregate. Non perdere questo. Non perdere il lasciarsi guardare dalla Madonna e guardarla come Madre. Non perdere lo zelo, cercare di fareโฆ Non perdere la vicinanza e la disponibilitร alla gente e anche, mi permetto di dirvi, non perdere il senso dellโumorismo. E andiamo avanti!
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